Vivere la fede oggi

Indice

II. Alcuni punti essenziali del messaggio cristiano

L'iniziativa di Dio

7. - Il cristianesimo si presenta all'umanità come la proclamazione di questo lieto annuncio: Dio s'è rivelato all'uomo nel Figlio suo incarnato, redentore e salvatore!

Una rivelazione, che è insieme redenzione o liberazione dal peccato nella riconciliazione con Dio.

L'iniziativa di questa misteriosa « discesa » di Dio tra gli uomini è partita da Dio stesso: Egli, infatti, ha mandato il Figlio suo unigenito, che, incarnandosi, ha posto la sua « tenda » in mezzo a noi.

Ed è una iniziativa di carità, un gesto di amore: « Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio, l'Unigenito, affinché ognuno che crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna ». ( Gv 1,14 e Gv 3,16 )

Questo disegno di amore l'uomo può intravederlo già nella creazione.

Dio evoca dal nulla le cose e « forma » l'uomo come termine di un dialogo di amore.

Né il dialogo ha fine, per la caduta dei progenitori e la solidarietà nel peccato di tutti gli uomini.

Ma Dio, che ha promesso la salvezza alla stirpe di Adamo, ( Cfr. Gen 3,15 ) si sceglie di mezzo alle nazioni un popolo, che circonda di premure e delicatezze quasi materne, che libera dalla schiavitù dei nemici, a cui invia continuamente dei messaggeri - i Profeti - perché lo richiamino alla osservanza del Patto solenne, sancito ai piedi del Sinai.

Anche nei momenti più oscuri della sua storia, Israele sa che può confidare nell'amore del suo Dio: « Ed ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe, che ti ha plasmato, o Israele: Non temere, perché ti ho riscattato e ti ho nominato mio possesso!

Quando passerai per le acque, io sarò con te; e quando attraverserai i fiumi, non ti sommergeranno.

Se camminerai in mezzo al fuoco, non ne verrai bruciato e la fiamma non ti incendierà, perché io sono il Signore Iddio tuo, il Santo d'Israele, il tuo Salvatore ». ( Is 43,1-3 )

Il Dio, che qui parla, cui obbediscono le forze della natura e quelle della storia, si manifesta soprattutto come il Dio che « ama » ed ama di un amore creatore, capace di dar vita a situazioni nuove per la sopravvivenza e la esaltazione del « suo » popolo.

La elezione d'Israele, però, non è fine a se stessa: è una fase preparatoria alla salvezza di tutte le genti in Cristo, e già la inizia, come tipo e figura.

La benignità e l'amore del Salvatore nostro Dio per gli uomini

8. - In realtà, l'intervento definitivo, compimento del disegno di salvezza, che dà senso a tutta la storia, è il mistero dell'Incarnazione, Passione, Morte e Resurrezione del Figlio stesso di Dio, Cristo Signore.

In Lui Dio non ci si è manifestato di lontano, in mezzo alle fiamme del roveto ardente o nel fulgore del Sinai, come a Mosè; neppure solo indirettamente tramite i suoi messaggeri, i Profeti; ma direttamente e da vicino: in Gesù di Nazareth, il Figlio di Maria, è lo stesso Figlio di Dio che ci è venuto incontro.

Col mistero della Incarnazione, Dio si è rivelato in Cristo. ( Cfr. Gv 14,9 )

Il Figlio di Dio ha preso la nostra natura umana; si è reso « in tutto somigliante a noi, fuorché nel peccato ». ( Eb 4,15 )

Ha percorso i nostri sentieri, ha provato la nostra stanchezza, ha sentito il morso della fame e della sofferenza, ha palpitato di amore e di gioia.

Uomo vero in mezzo ad uomini veri: « Non è costui il figlio di Giuseppe, di cui conosciamo il padre e la madre? ». ( Gv 6,42 )

Gesù Cristo, Uomo-Dio, ci ha insegnato ad amare Dio con tutto il cuore e ad invocarlo come nostro Padre.

Ci ha comandato di amare tutti gli uomini come fratelli, con una preferenza verso i piccoli, i poveri, i peccatori, i deboli, i sofferenti.

Questa sua predilezione l'ha espressa con le immagini familiari del pastore e della pecorella smarrita, del figlio prodigo e del padre pronto al perdono.

Parlandoci di Dio in linguaggio umano, ci ha svelato la realtà di un Dio che va in cerca dell'uomo, che quasi lo rincorre per le vie del mondo con la potenza di un amore senza fine, riservando un'attenzione, premurosa e delicata per ciascuna delle sue creature.

Cristo nostro fratello

9. - Così, Colui che si è « attendato » tra gli uomini è diventato uno di noi, il « Primogenito » tra i fratelli. ( Cfr. Rm 8,29 )

Cristo, perciò, si rivolge a noi come a fratelli: « Colui, infatti che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti dallo stesso ceppo.

Per questo appunto Gesù non si vergogna di chiamarli fratelli.

Egli non viene per essere di aiuto agli Angeli, ma per soccorrere il seme di Abramo ». ( Eb 2,11-16 )

Anche volendo, gli uomini non potrebbero respingere Cristo: respingere Cristo-Uomo significherebbe non solo respingere Dio, ma una parte di se stessi, dal momento che nella Sua umanità si è assimilato a noi e la nostra umanità è in Lui.

Cristo appartiene all'umanità e alla sua storia.

Non si può, tuttavia, accettare Cristo-Uomo senza accettare Cristo-Dio, perché « in Lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità ». ( Col 2,10 )

In Cristo e per Cristo, dunque, gli uomini hanno toccato, visto, ascoltato Dio stesso.

Lo scriveva ai primi cristiani, con parola commossa, l'Apostolo Giovanni: « Quel che era da principio, quello che abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che abbiamo contemplato e le nostre mani hanno toccato riguardo al Verbo della vita, questo l'annunciamo a voi, affinché voi pure siate in comunione con noi.

E la nostra comunione è col Padre e col suo Figlio Gesù Cristo ». ( 1 Gv 1,1-3 )

Cristo ci libera dal peccato e ci rende figli di Dio

10. - Le parole dell'Apostolo non dicono soltanto la realtà e concretezza della Incarnazione.

Ne spiegano anche il senso profondo: Cristo è venuto per dare la vita a tutti gli uomini e introdurli cosi nella comunione col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo.

Ma, per donare agli uomini questa « vita » divina, ha dovuto prima riscattarli dalla schiavitù del male e del peccato: la comunione con Dio Uno e Trino presuppone la redenzione e la riconciliazione.

« Dio - scrive san Paolo ai Romani - dimostra il suo amore verso di noi per il fatto che Cristo è morto per noi, quando eravamo ancora peccatori ». ( Rm 5,8 )

Siamo stati, cioè, « riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo » ( Rm 5,10 )

Chi vuole far suo il dono della riconciliazione operata da Cristo, deve rinnovarne in se stesso il mistero salvifico.

È ciò che, per misericordiosa azione di Dio, si avvera nel battesimo: « Con il battesimo fummo sepolti in Lui ( Cristo ) nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato da morte dalla potenza gloriosa del Padre, cosi noi pure vivessimo di una vita nuova ». ( Rm 6,6 )

Ecco la « nuova creatura », l'« uomo nuovo », - di cui parla lo stesso Apostolo - « creato secondo Dio nella giustizia e santità della verità ». ( Ef 4,24 )

Spogliato dell'« uomo vecchio », riconciliato con il Padre, anzi diventato suo figlio, il cristiano è introdotto nella ineffabile comunione con la Trinità.

Questo sublime ingresso nella vita trinitaria avviene tramite Cristo ed in Cristo, « unico mediatore tra Dio e gli uomini ». ( 1 Tm 2,5 )

Non c'è altra via, nel piano della salvezza, per arrivare a Dio: « Nessuno viene al Padre, se non per me ». ( Gv 14,6 )

Cristo, Figlio di Dio, unendoci ed assimilandoci a Sé, ci fa diventare veri « figli di Dio ».

Lo afferma solennemente S. Giovanni nel prologo del suo Vangelo: « Ma a quanti l'accolsero diede loro potere di diventare figli di Dio, ai credenti nel suo nome, i quali non dal sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono nati ». ( Gv 1,12-13 )

Una « nascita », dunque, radicalmente diversa da quella naturale, che si compie « per la carne ed il sangue ».

S. Paolo approfondisce il senso di questa misteriosa rinascita del cristiano attribuendola all'opera dello Spirito, che trasforma l'uomo da semplice creatura, schiava del peccato, in libero figlio di Dio: « Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il Figlio suo, fatto da donna, fatto sotto la Legge, affinché riscattasse quelli che erano soggetti alla Legge, affinché ricevessimo l'adozione di figli.

Ora la prova che voi siete figli sta nel fatto che Dio mandò lo Spirito del Figlio suo nei vostri cuori, il quale grida: Abba, Padre!

Sicché tu non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, anche erede da parte di Dio ». ( Gal 4,4-7 )

Donandoci Cristo come fratello, il Padre ha dunque voluto dilatare e moltiplicare la sua paternità di amore e di salvezza.

È ancora S. Paolo che apre l'animo a questa verità meravigliosa: « Noi sappiamo che, per coloro che amano Dio, Egli fa cooperare tutto in loro bene, per coloro cioè che secondo il suo disegno sono chiamati.

Coloro infatti che egli ha in anticipo conosciuti ed amati, li ha predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, affinché Egli sia il primogenito fra molti fratelli ». ( Rm 8,28-29 )

Nella misura in cui fa crescere il numero dei suoi fratelli, Cristo aumenta il numero dei figli di Dio, quasi a realizzare cosi una comune « famiglia » col Padre, col Figlio e con lo Spirito.

Questa famiglia, nella fase peregrinante del regno di Dio, è la Chiesa di Cristo, chiamata dai Padri « un popolo adunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo ».30

Comunità di fede, di speranza, di carità è, al tempo stesso, società costituita di organi gerarchici: la Chiesa, amata da Cristo come sua sposa, che continua nel tempo e nello spazio la sua opera di salvezza, diffondendo su tutti la sua verità e la sua grazia.

Perciò, i testi conciliari la definiscono « universale sacramento di salvezza ».31

Una, santa, cattolica ed apostolica - quale la professiamo nel Simbolo o Credo - « questa Chiesa, in questo modo costituita e organizzata come società, sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal Successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con Lui ».

Sostenuta e corroborata dalla virtù del Signore risorto, essa « trova forza per vincere, con pazienza e amore, le sue interne ed esterne afflizioni e difficoltà, e per manifestare al mondo, nei veli dell'ombra ma fedelmente, il mistero di Lui, sino a che, alla fine dei tempi, sarà manifestato nella pienezza della sua luce ».32

Ecco, dunque, il cammino della nostra fede: adesione totale a Cristo, Figlio di Dio incarnato, rivelatore, salvatore e mediatore; ed in Lui adesione alla Chiesa, Suo mistico corpo e sacramento di salvezza per l'umanità.

Con Cristo e in Cristo l'uomo diventa più grande

11. - Accettando il Cristo come dono del Padre, vivendo nello Spirito il mistero della vita trinitaria, aderendo alla Chiesa quale mistico Corpo del Signore, il cristiano nobilita ed accresce anche la sua dignità di uomo.

La fede non soffoca, né impedisce lo sviluppo di tutto ciò che è autenticamente umano, ma lo purifica ed eleva in un esaltante contatto con il divino: « Chi segue Cristo, l'Uomo perfetto, si fa lui pure più uomo ».

La stessa costituzione conciliare afferma che solo in Cristo l'uomo scopre il senso del suo vivere e del suo morire: « Il Signore è il fine della storia umana, il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, il centro del genere umano, la gioia di ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni.

Egli è colui che il Padre ha risuscitato da morte, esaltato e collocato alla sua destra e costituito giudice dei vivi e dei morti.

Vivificati e coadunati nello Spirito, noi andiamo pellegrini incontro alla finale perfezione della storia umana che corrisponde in pieno al disegno del suo amore: ricapitolare tutte le cose in Cristo, quelle del cielo, come quelle della terra ». ( cfr. Ef 1,13 )33

Il Dio, che conosciamo attraverso Gesù Cristo, non è un Dio estraneo o rivale dell'uomo.

È, al contrario, a lui vicino, come Padre ai figli e Fratello ai fratelli.

Con l'uomo che cresce é Dio stesso che avanza nella storia e nella civiltà.

Nessun conflitto, dunque, tra la grandezza dell'uomo e l'onnipotenza di Dio.

Realizzi l'uomo la sua crescita integrale ed armonica con animo fiducioso e sereno: è questa la volontà di Dio; ed è questa la vocazione dell'« uomo nuovo », che trova in Cristo la sua pienezza e il suo modello.
( Cfr. Gen 1,28 e Col 1,15ss )

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30 S. Cipriano, De Orat. Dom. 23 - P.L. 4, 553;
cfr. Lumen Gentium, 4
31 Cfr. Lumen Gentium, 48;
Ad Gentes, 1
32 Cfr. Lumen Gentium, 8
33 Gaudium et Spes, 41 e n. 48