28 giugno 1987

Beatificazione del vescovo Giorgio Matulaitis-Matulewicz

1. "Siamo stati battezzati in Cristo Gesù" ( Rm 6,3 ).

Oggi, giorno in cui - in unione con la Chiesa in terra lituana - rendiamo grazie alla Santissima Trinità per il Battesimo di quella Nazione avvenuto seicento anni fa, San Paolo si rivolge a noi in un modo particolare.

"Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?

… siamo dunque stati sepolti insieme a lui … perché come Cristo risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, … possiamo … camminare in una vita nuova" ( Rm 6,3-4 ).

Se qualcuno, oggi, domanda che cosa e successo seicento anni fa a Vilnius e in Lituania, trova la giusta risposta nelle parole dell'apostolo appena ascoltate.

Una risposta completa.

Cristo entrò nella storia personale del Granduca e dei suoi connazionali per mezzo del suo mistero pasquale.

Essi furono immersi nella morte redentrice di Cristo, per poter insieme con Lui passare a vita nuova nella sua risurrezione.

2. Radunati oggi, in questa Basilica che è il centro della Cristianità, in spirituale comunione con i nostri fratelli e sorelle della Lituania, meditiamo la realtà sacramentale del Battesimo in tutta la sua profondità e potenza.

Quando il Risorto inviò gli apostoli a tutte le nazioni della terra, per annunciare il Vangelo alle genti e battezzarle nel nome della SS. Trinità, si compirono le parole del profeta Ezechiele ricordate dall'odierna liturgia: "Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra …

Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati … vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo" ( Ez 36,24-26 ).

Il Battesimo: sacramento che rigenera nell'acqua e nello Spirito Santo, secondo le parole di Cristo a Nicodemo.

Il Battesimo: sacramento di una vita nuova, nella quale viene sconfitta l'eredità del peccato originale, e innestata nell'uomo l'eredità della Redenzione: la grazia e l'amore.

Così come prega il Salmista: "Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo!" ( Sal 51,12 ).

Il Battesimo: prima vittoria dello Spirito Santo nell'anima dell'uomo.

Inizio della via della salvezza eterna in Dio.

Inizio del regno di Dio che e in noi.

3. La liturgia dell'odierna solennità ci conduce verso l'uomo interiore, che viene creato nuovamente per opera del Sacramento: "Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei precetti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi" ( Ez 36,27 ).

E contemporaneamente questa solennità conduce verso il popolo: "Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio" ( Ez 36,28 ).

Mentre ascoltiamo le parole del profeta, i nostri pensieri e i nostri cuori si rivolgono verso la terra che, da secoli, è abitata dal popolo lituano: i Lituani, nostri fratelli e sorelle nella comunione dell'eredità cattolica.

Siamo spiritualmente uniti con quella Chiesa sorella, che in questo storico anno 1987 rende grazie alla SS. Trinità per il dono del S. Battesimo.

Oggi, questa spirituale comunione ha un'espressione particolarissima nella coincidenza della nostra celebrazione sulla Tomba dell'apostolo Pietro e della celebrazione giubilare nazionale a Vilnius.

In questo stesso momento, i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose sono raccolti con i loro fedeli presso la Tomba del patrono San Casimiro: le loro voci e le nostre si innalzarlo insieme verso il Signore, Padre di tutti e Datore di ogni bene.

La presenza in questa Basilica di una Delegazione giunta dalla Lituania, presieduta dal venerato Confratello Monsignor Antanas Vaicius e composta di sacerdoti rappresentanti di ciascuna diocesi lituana, rende ancora più viva e quasi tangibile la nostra comunione.

Cari confratelli!

Voi rendete in qualche modo presente in mezzo a noi, in questo cuore della cattolicità e nel nostro cuore, il vostro nobile popolo, la vostra Comunità così ricca di fede e di carità, e l'inestimabile ricchezza di doni spirituali che essa, nei suoi seicento anni di storia, ha portato e porta alla Chiesa universale.

Accogliamo oggi con gioia anche i lituani dell'emigrazione, qui convenuti numerosi dai vari continenti, per testimoniare la loro fedeltà al dono del "battesimo" ricevuto dai Padri e la loro fraterna unione con la Comunità cattolica in patria.

4. Cari nostri fratelli e sorelle della Lituania!

Il Vescovo di Roma, il quale - come Successore di San Pietro - è testimone e servitore dell'unità di tutta la Chiesa, oggi vi saluta cordialmente e vi dona, in questa Eucaristia, il fraterno bacio di pace.

Con tutto il desiderio del cuore sono con voi.

È un desiderio che porto in me da tanto tempo: ogni giorno visito in preghiera la vostra Patria.

In questa preghiera e nel ricordo di voi si unisce a me tutta la Chiesa.

Specialmente la Chiesa nel continente europeo sente i profondi legami che la uniscono a voi, diletti fratelli e sorelle, che per la stessa vostra posizione geografica e per tutta la vostra storia, appartenete alla grande famiglia delle nazioni cristiane del continente.

Proprio per questo è oggi così eloquente la presenza di quasi tutti gli Episcopati d'Europa: essa vi dice quanto profondamente noi tutti sentiamo la comunione e l'unione con voi.

Ci rallegriamo per la vostra fede e perseveranza cristiana.

Insieme con voi professiamo che "Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui …

Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù" ( Rm 6,9.11 ).

Insieme con voi supplichiamo Iddio onnipotente, affinché "vi renda degni della sua chiamata e porti a compimento, con la Sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l'opera della vostra fede; perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù Cristo, e voi in Lui" ( 2 Ts 1,11-12 ).

5. Oggi desideriamo rendere grazie per tutti coloro che da sei secoli a questa parte sono diventati servitori e ministri dei misteri di Dio tra i vostri avi.

E contemporaneamente rendiamo grazie, perché il Battesimo della Lituania continua a produrre i suoi frutti salvifici nel nostro secolo.

Ne è luminosa espressione la figura del vostro Beato Connazionale, che proprio oggi ho la gioia di elevare alla gloria degli altari.

L'arcivescovo Giorgio Matulaitis-Matulewicz, la cui vita e i cui meriti sono stati ricordati poc'anzi, è un particolare dono per la Chiesa e per la Nazione lituana nella presente circostanza del Giubileo.

Vero "servo e apostolo di Gesù Cristo" ( 2 Pt 1,1 ), zelante ed infaticabile nel ministero in terra patria, in Polonia, a Roma ed in altri luoghi.

Egli fu Pastore ricco di coraggio e di iniziativa, capace di affrontare, con prudenza e spirito di sacrificio, situazioni difficili per la Chiesa, sempre preoccupato esclusivamente della salvezza delle anime a lui affidate.

E se egli seppe superare oggi prova e godere di tanta larga stima, fu per le sue virtù, praticate in modo straordinario.

Ne dà testimonianza la molteplicità dei campi, in cui il suo lavoro pastorale fu sempre fecondo di frutti:

dallo zelante svolgimento della missione sacerdotale, all'espletamento dei delicati incarichi affidatigli dalla Santa Sede;

dall'insegnamento alla promozione della cultura cattolica e della giustizia sociale,

ed all'impegno personale costante al servizio dei più poveri e più bisognosi.

Vorrei ricordare particolarmente lo zelo con cui egli praticò e promosse la vita religiosa, riformando la Congregazione dei Chierici Mariani e fondando quelle delle Suore dell'Immacolata Concezione e delle Ancelle di Gesù in Eucaristia.

I suoi figli e le sue figlie spirituali, oggi qui largamente rappresentati, hanno raccolto da lui un'eredità preziosa di santità e di dedizione alla Chiesa ed ai fratelli.

Tutto questo rigoglio di risultati nasceva da un'intensa vita interiore, che lo teneva costantemente unito a Dio.

Il nuovo Beato è, in special modo, uno splendido modello di Vescovo, che si fece eroicamente "tutto a tutti", profondamente conscio della propria missione pastorale, vero apostolo di unità, interamente dedito all'annuncio del Vangelo ed all'opera di santificazione delle anime.

6. Nel Vangelo di oggi udiamo le parole di Cristo Signore: "Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.

Chi avrà trovato la sua vita, la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia ( = per me ), la troverà" ( Mt 10,38-39 ).

Ecco il più fedele riassunto della vita e della vocazione dell'Arcivescovo Giorgio.

Per cinquantasei anni cercò di essere degno di Cristo.

Perciò prese la sua croce - molteplici furono le croci che in quei tempi decisivi gli toccò di prendere e portare - prese dunque queste croci e segui il Cristo.

Ed ora pronto - in diversi modi - a "perdere la propria vita per Cristo".

Lo testimoniano le sue opere e le sue parole, tutto il suo servizio pastorale.

Non cercò se stesso, non volle "trovare la propria vita".

Fu pronto a "perderla" molte volte.

Proprio per questo si trovò in quella pienezza di vita, che all'uomo è dato di sperimentare in Cristo.

Seguendolo, condusse anche gli altri lungo la via del Vangelo; lungo la via che è frutto e conseguenza del Battesimo "in Cristo".

7. Oggi la Chiesa si rivolge a voi, cari fratelli e sorelle della Lituania, con le parole di Cristo nel Vangelo: "Accogliete un profeta come profeta.

Accogliete un giusto come giusto" ( cf. Mt 10,41 ).

Tale è l'eloquenza di questa beatificazione per il Giubileo del vostro Battesimo.

Bisogna accogliere i Santi con il cuore e con la fede, perché possano indicarci la strada - quella strada il cui inizio è costituito dall'"immersione in Cristo" mediante il Battesimo.

Insieme dunque al nuovo Beato, che si presenta a voi, accanto a San Casimiro, patrono della Lituania, preghiamo affinché voi non cessiate di essere "degni di Cristo": "Chi prende la sua croce e mi segue, è degno di me".

Così Egli dice.

Tante volte, nel corso della vostra storia, voi avete mostrato di desiderare di essere degni di Cristo - e, più volte, anche in modo eroico.

Che cosa possiamo augurarvi di più oggi, in questo anno giubilare e per il futuro?

Vi auguriamo: di essere sempre degni di Cristo!

Di essere il Popolo di Dio, nel paese che Dio diede ai vostri avie che Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo sia sempre il vostro Dio ( cf. Ez 36,28 ).

Amen.