28 aprile 1969

Promulgazione di due nuove Sacre Congregazioni, l'« Ordo missae » ed il Calendario Romano

Il Concistoro odierno volge ormai al termine.

Ma, prima di separarci da voi, Ci restano ancora alcune altre cose da comunicarvi: oltre che sui nuovi Cardinali e sul Processo per la prossima Canonizzazione della Beata Giulia Billiart, vogliamo intrattenervi ora su notizie di grande importanza; e cioè

circa la promulgazione del novus Ordo Missae, del nuovo Calendario Romano come di altri testi liturgici;

circa la divisione della Sacra Congregazione dei Riti in due distinti Dicasteri; e infine

circa l'istituzione della Commissione Teologica.

Come vedete, sono punti di capitale interesse e di varia significazione: che sebbene non possiamo sviluppare convenientemente, desideriamo tuttavia mettere in evidenza come essi partano tutti da quell'impegno, che sente oggi la Chiesa, come dicemmo nella Nostra prima Enciclica, di « riflettere su se stessa per confermarsi nella scienza dei divini disegni sopra di sé, per ritrovare maggiore luce, nuova energia e miglior gaudio nel compiere la propria missione e per determinare i modi migliori per rendere più vicini, operanti e benefici i suoi contatti con l'umanità a cui essa stessa, pur distinguendosi per caratteri propri inconfondibili appartiene ».

È un impegno che la Chiesa si è assunto in quanto « segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano », secondo una felice espressione del Concilio Ecumenico Vaticano II ( Lumen Gentium, 1 ), e che questa Sede Apostolica accoglie con riverente attenzione, ponendo mano a queste innovazioni, nell'intento di interpretare lo spirito e l'insegnamento del recente Concilio.

La Chiesa, la cui dottrina ha formato il tema unificatore, si può dire, di tutta l'azione del Concilio, per Noi, preposti per volontà di Dio a reggerne le sorti visibili come umilissimo Vicario del suo Sommo ed unico invisibile Capo, forma il principale oggetto delle Nostre cure, delle Nostre sollecitudini, del Nostro amore e della Nostra devozione.

La Chiesa, e per essa questa medesima Sede Apostolica, non cessa di rinnovarsi nel suo seno, né di chiamare alle responsabilità del suo governo e della sua vita i rappresentanti di tutti i popoli, come ne sono prova il presente ampliamento del Sacro Collegio, l'aggregazione di alcuni Vescovi, in qualità di Membri, alle Sacre Congregazioni Romane e l'istituzione del Sinodo Episcopale; né essa trascura di perfezionare gli strumenti e i mezzi di santificazione, necessari alla sua missione.

Per questo è innanzitutto da notare che

la Chiesa prega, traendo forza e alimento dal Sacerdozio di Cristo, che si rinnova e prolunga nel sacerdozio ministeriale, e a cui i fedeli hanno anch'essi parte, seppure a diverso titolo; e tutto ciò attraverso la divina liturgia, che è mirabile complesso di « santi segni » per il culto di Dio e per l'educazione alla vera, ricca, autentica spiritualità;

la Chiesa prega, traendo ispirazione e consolazione dalle Scritture, dai suoi Padri e dai suoi Dottori;

la Chiesa prega, traendo forza e incoraggiamento dall'esempio dei suoi Santi.

Come abbiamo voluto dire nella Nostra già citata enciclica, « la vita interiore si pone tuttora come la grande sorgente della spiritualità della Chiesa, modo suo proprio di ricevere le irradiazioni dello Spirito di Cristo, espressione radicale e insostituibile della sua attività religiosa e sociale, inviolabile difesa e risorgente energia nel suo difficile contatto col mondo profano ».

La Chiesa vive e respira di preghiera

La Chiesa, diciamolo anche in questa occasione, vive e respira di preghiera:

essa sa che quando due o tre sono congregati nel Nome di Cristo, Egli è presente in mezzo a loro ( cfr. Mt 18,20 );

essa sa che lo Spirito accende ed infiamma la sua preghiera, perché viene in soccorso alla sua debolezza, « poiché noi non sappiamo né che cosa si deve chiedere nella preghiera né come convenga chiederlo; ma lo Spirito in persona intercede per noi con gemiti ineffabili » ( Rm 8,26 );

la Chiesa sa che solo nella preghiera trova la forza interiore, la pace costruttiva, la fusione dei cuori nella carità, perché fin da principio è stata perseverante nella preghiera unanime, con Maria Madre di Gesù ( cfr. At 1,14 );

la Chiesa sa che la preghiera è il vincolo che cementa in arcana comunione di vita e di meriti la triplice, ordinata, innumerevole schiera dei suoi membri glorificati, pellegrinanti o espianti;

la Chiesa sa che la preghiera

è la scuola dei santi,

è la vocazione dei suoi sacerdoti, che come Pietro e gli apostoli debbono attendere in primo luogo alla preghiera e al ministero della Parola ( cfr. At 6,4 ),

è l'ufficio precipuo delle anime consacrate,

è la compagine della famiglia,

è il vigore degli innocenti, la grazia e la forza della gioventù, la speranza dell'età cadente, il conforto dei morituri.

Da questa esigenza di preghiera, incentrata sul Sacrificio eucaristico, nascono, come da una fonte perenne di acqua limpida, le disposizioni liturgiche, a cui abbiamo in principio accennato:

il novus Ordo Missae, che dopo un lavoro lungo e paziente di semplificazione nei riti iniziali, e in quelli dell'Offertorio, della Frazione del Pane, e della Pace, è punto di arrivo della riforma della S. Messa, auspicata dai Padri Conciliari, e vuole sempre meglio aiutare la cosciente e viva partecipazione dei fedeli al Divino Sacrificio.

Sempre a questo fine, anche il Canone Romano, con qualche ritocco, ha acquistato maggiore unità e facilità di recitazione.

Altre formule del Canone, altre « anafore », com'è noto, sono state inserite nel nuovo Messale.

Così entro breve tempo, saranno nelle vostre mani questo santo Libro dell'Altare, e altri Libri Liturgici riveduti, dopo lungo studio, dal « Consilium ad exsequendam Constitutionem de S. Liturgia ».

Il Mistero Pasquale al centro del nuovo calendario

Quanto al nuovo Calendario Romano, voi vedete che l'Anno liturgico non ha subito mutazioni radicali, ma si è fatto sì che gli elementi costitutivi di ciascun tempo ponessero in migliore evidenza la centralità del mistero pasquale di Cristo.

Il Calendario ha poi confermato, nei limiti del possibile, il « dies natalis » alla celebrazione di ciascun Santo, scegliendo quelli di maggiore rilievo storico e tipico per tutta la Chiesa, lasciando gli altri, meno conosciuti, al culto locale, dopo un'accurata revisione dei fondamenti storici della loro vita e della loro festa;

in tal modo si è voluto esprimere l'universalità nel tempo e nello spazio della santità nella Chiesa, e la vocazione alla santità di tutti i popoli e di tutte le categorie sociali, secondo il valido insegnamento della Costituzione Conciliare Lumen Gentium ( nn. 39-42 ).

Siamo certi che tutti i sacerdoti e fedeli non solo accoglieranno con gioia queste nuove modificazioni, tanto attese, ma ne seguiranno le norme rituali con fedeltà, vivendo autenticamente la condizione essenziale della « lex orandi, lex credendi », come espressione dell'unità di fede, di carità, di disciplina.

La preghiera emerge così nella vita della Chiesa come la sua forza invincibile.

La Chiesa, soprattutto oggi, non ha un « potere », nel senso politico e umano: non ha tendenze autocratiche, non vuole instaurare e tanto meno imporre un dominio esteriore.

Come sottolineò Pio XII, nella circostanza in cui, con gesto allora profetico e inaudito, volle allargare a tutte le nazionalità l'appartenenza al Sacro Collegio, non è « ufficio della Chiesa di comprendere e in qualche modo di abbracciare, come un gigantesco Impero mondiale, tutta la società umana.

Questo concetto della Chiesa, come impero terreno o dominazione mondiale, è fondamentalmente falso; in nessuna epoca della storia è stato vero e corrispondente della realtà » ( Discorso per l'imposizione della Berretta ai nuovi Cardinali, 20 febbraio 1946 ).

No, la Chiesa non ha mai avuto e non ha queste pretese: nel perseguire i suoi compiti, a lei affidati dal suo Divino Fondatore, essa, come ha sottolineato la Costituzione Conciliare sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, « non è mossa da alcuna ambizione terrena, ma mira a questo soltanto: a continuare, sotto la guida dello Spirito Paraclito, l'opera stessa di Cristo, il quale è venuto nel mondo per dare testimonianza alla verità, per salvare e non per condannare, per servire e non per essere servito » ( Gaudium et spes, 3 ).

La Chiesa è il Popolo di Dio, prefigurato nell'antico Patto, e, nella pienezza dei tempi ( cfr. Ef 1,10 ) riunito da tutte le genti della terra per il sacrificio di Cristo, il quale diede se stesso « non soltanto per la sua nazione, ma per raccogliere in unità i figli di Dio dispersi » ( cfr. Gv 11,52 ).

La sua politica è la santificazione delle anime; la sua aspirazione è il Regno dei cieli, verso cui è incamminata, non avendo qui una cittadinanza stabile ( cfr. Eb 13,14 ); e, fin da questo mondo, il suo unico scopo è di stabilire nel mondo il Regno della verità, quella verità di cui Cristo ha dato testimonianza davanti al potere terreno ( cfr. Gv 18,37 ), e che essa continua a proclamare, come Lui mite, come Lui indifesa, come Lui perseguitata.

La sua missione, a cui essa ha cercato di mantenersi fedele nei secoli, è quella « di ricondurre ad un unico capo, Cristo, tutte le cose » ( Ef 1,10 ): e questo, non con la forza, ma con la persuasione;

non con gli ambagi tortuosi, ma con la carità;

non con l'appoggio dei potenti, ma con la collaborazione di tutti i suoi figli, anzi di tutti gli uomini di buona volontà;

con l'azione instancabile, intrecciando rapporti su scala internazionale, offrendo la sua competenza bimillenaria agli uomini del tempo presente, inquieto e dilaniato, per aiutarli a superare le loro crisi e a ritrovare il loro equilibrio,

ma facendo conto, prima di tutto, e sopra tutto, dell'aiuto di Colui, che solo è potente a dare incremento, perché è il Padre dei Lumi, da cui scende ogni buon regalo e ogni dono perfetto ( cfr. Gc 1,17 ).

Il culto divino e le cause dei Santi affidati a due distinti dicasteri

In questo ampio disegno, diretto a facilitare sempre di più l'opera della Chiesa per seguire e favorire la preghiera dei suoi fedeli, rientra la decisione che abbiamo presa di dividere la Sacra Congregazione dei Riti in due distinti Dicasteri con competenze proprie e autonome, uno per il Culto Divino, l'altro per le Cause dei Santi:

effettivamente è parso a Noi opportuno che un organo centrale fosse esclusivamente dedicato ad animare e vigilare la vita dell'Ecclesia orans nel mondo, dopo l'impulso che il Concilio ha dato alla vita liturgica in tutti i settori,

mentre un altro organo, di carattere specificamente storico, dovesse dedicarsi unicamente allo studio delle Cause dei Santi, nelle complessità di ogni genere che esse presentano.

Ne abbiamo ascoltato le ragioni che consigliano tale divisione, e promulgheremo pertanto le norme relative alle due nuove Congregazioni con un'apposita Costituzione Apostolica, per delinearne la natura, enumerarne la composizione, stabilirne i compiti.

Sollecitudine per gli studi teologici

Ci resta infine da annunziare un altro importante provvedimento: la istituzione della Commissione Teologica, i cui membri saranno prossimamente nominati e che accoglieremo con grande stima e cordiale fiducia.

Come ben sapete, allo stato odierno delle cose, è necessario provvedere all'incremento delle ricerche e degli studi teologici, specialmente in ordine alle nuove questioni, che lo sviluppo delle scienze e le tendenze della mentalità moderna pongono alla retta comprensione e alla migliore esposizione della dottrina cattolica.

La Sede Apostolica segue tale stato di cose con la massima attenzione, e, per venire incontro in quel campo alle necessità dell'ora presente, abbiamo tra l'altro avuto cura, secondo gli orientamenti del Concilio Ecumenico II, di meglio adeguare al suo alto e grave compito la S. Congregazione per la Dottrina della Fede.

Oltre alla riforma disposta dal Motu proprio Integrae servandae abbiamo pure accolto il voto del primo Sinodo dei Vescovi, quello cioè di creare presso quel Dicastero una schiera di studiosi, esimi cultori di ricerche e di dottrine teologiche, fedeli all'insegnamento genuino della Chiesa docente.

Abbiamo perciò fatto in tutto questo tempo una larga consultazione, qual era richiesta dalla gravità dell'argomento; ed è questa, non altra la causa che ha ritardato il compimento di questo disegno.

Ora esso diviene realtà: accanto ai teologi, della cui Consulta si avvale la menzionata Congregazione per la Dottrina della Fede, e ai quali esprimiamo il Nostro compiacimento per la competenza, dedizione e disinteresse, da essi posti nel servizio di questo importantissimo Dicastero, per lo studio delle questioni correnti, verrà ora ad aggiungersi questa nuova Commissione, sicché la Santa Sede potrà usufruire dello speciale contributo di teologi esperti, scelti nelle varie parti del mondo, e profittare così di più larghi scambi e di più varie esperienze, sempre per l'approfondimento e per la tutela della fede, cioè per l'approfondimento e per la tutela della genuina verità rivelata, e, di conseguenza, anche della vita spirituale di tutti gli ordini della Santa Chiesa.

Ecco, Venerabili Fratelli, quanto Ci è piaciuto comunicarvi in questa solenne circostanza del Concistoro.

Continuate ad assisterci con la vostra saggezza, con la vostra esperienza nell'adempimento del Nostro oneroso servizio, aiutandoCi specialmente nella preghiera, che tutti ci unisce in Cristo: dal canto Nostro siamo lieti di assicurarvi il ricordo continuo, la benevolenza più grata, il compiacimento più sincero, mentre, in pegno dei copiosi doni del Cielo sulla vostra attività, tutta spesa per il bene della Chiesa, di cuore vi impartiamo l'Apostolica Benedizione.