Mater et magistra

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Mutata situazione

91 In questi ultimi decenni, come è noto, il distacco fra proprietà di beni produttivi e responsabilità direttive nei maggiori organismi economici si è andato sempre più accentuando.

Sappiamo che ciò crea difficili problemi di controllo da parte dei poteri pubblici per garantire che gli obiettivi perseguiti dai dirigenti delle grandi aziende, soprattutto da quelle che hanno maggiore incidenza in tutta la vita economica di una comunità politica, non siano in contrasto con le esigenze del bene comune; problemi, come l'esperienza attesta, che si pongono ugualmente tanto se i capitali che alimentano le grandi imprese siano di proprietà di privati cittadini, quanto se essi siano di enti pubblici.

92 Ed è pure vero che non sono pochi oggi i cittadini, e il loro numero va crescendo, che dalla loro appartenenza a sistemi assicurativi o di sicurezza sociale traggono argomento per guardare con serenità l'avvenire: serenità che un tempo si fondava sulla proprietà di patrimoni sia pure modesti.

93 Infine va osservato che ai nostri giorni, più che a diventare proprietari di beni, si aspira ad acquistare capacità professionali; e si nutre maggior fiducia sui redditi che hanno come fonte di lavoro o diritti fondati sul lavoro, che sui a redditi che hanno come fonte il capitale o diritti fondati sul capitale.

94 Ciò del resto è in armonia con il carattere preminente del lavoro quale espressione immediata della persona nei confronti del capitale, bene di sua natura strumentale; e va quindi considerato un passo innanzi nell'incivilimento umano.

95 Gli accennati aspetti che presenta il mondo economico hanno certamente contribuito a diffondere il dubbio che oggi sia venuto meno o abbia perduto di importanza un principio dell'ordine economico-sociale costantemente insegnato e propugnato dai nostri predecessori; e cioè il principio del diritto naturale della proprietà privata sui beni anche produttivi.

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