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Lo spirito di povertà

55 Ma Noi non vogliamo rinunciare a due accenni particolari che Ci sembrano riguardare bisogni e doveri principali, e che possono offrire tema di riflessione per gli orientamenti generali del buon rinnovamento della vita ecclesiastica.

56 Accenniamo dapprima allo spirito di povertà.

Pensiamo che esso sia così proclamato nel santo Vangelo, che sia così insito nel disegno della nostra destinazione al regno di Dio,

che sia messo così in pericolo dalla valutazione dei beni nella mentalità moderna,

che sia così necessario per farci comprendere tante nostre debolezze e rovine nel tempo passato e per farci altresì comprendere quale debba essere il nostro tenore di vita e quale il metodo migliore per annunciare alle anime la religione di Cristo, e

che sia infine così difficile praticarlo a dovere, che osiamo farne menzione esplicita in questo Nostro messaggio, non già perché Noi abbiamo in mente di emanare speciali provvedimenti canonici a questo riguardo, quanto piuttosto per chiedere a voi, Venerabili Fratelli, il conforto del vostro consenso, del vostro consiglio e del vostro esempio.

Noi attendiamo che voi, quale voce autorevole che interpreta gli impulsi migliori, onde palpita lo Spirito di Cristo nella santa Chiesa, diciate come debbano Pastori e fedeli alla povertà educare oggi il linguaggio e la condotta: Abbiate in voi lo stesso sentire che fu in Cristo Gesù, ci ammonisce l'Apostolo; ( Fil 2,5 ) e come insieme dobbiamo proporre alla vita ecclesiastica quei criteri direttivi che devono fondare la nostra fiducia più su l'aiuto di Dio e sui beni dello spirito, che non su i mezzi temporali; che devono a noi stessi ricordare, e al mondo insegnare, il primato di tali beni su quelli economici, e che di questi tanto dobbiamo limitare e subordinare il possesso e l'uso quanto è utile al conveniente esercizio della nostra missione apostolica.

57 La brevità di questo accenno alla eccellenza e all'obbligo dello spirito di povertà, che caratterizza il Vangelo di Cristo, non Ci esonera dal ricordare che tale spirito non Ci preclude la comprensione e l'impiego, a Noi consentito, del fatto economico, reso gigantesco e fondamentale nello sviluppo della moderna civiltà, specialmente in ogni suo riflesso umano e sociale.

Pensiamo anzi che l'interiore liberazione, prodotta dallo spirito della povertà evangelica, ci renda più sensibili e più idonei a comprendere i fenomeni umani collegati con i fattori economici, sia nel dare alla ricchezza e al progresso di cui può essere generatrice il giusto e spesso severo apprezzamento che le si addice, sia nel dare alla indigenza l'interessamento più sollecito e generoso, sia infine nel desiderare che i beni economici non siano fonte di lotte, di egoismi, di orgoglio fra gli uomini, ma siano rivolti, per vie di giustizia e di equità, al bene comune, e perciò sempre più provvidamente distribuiti.

Tutto quanto si riferisce a questi beni economici, inferiori a quelli spirituali ed eterni, ma necessari alla vita presente, trova l'alunno del Vangelo capace di valutazione sapiente e di cooperazione umanissima: la scienza, la tecnica e specialmente il lavoro umano si fanno per noi oggetto di vivissimo interesse; e il pane che ne risulta diventa sacro per la mensa e per l'altare.

Gli insegnamenti sociali della Chiesa non lasciano dubbio su questo tema; e Ci piace avere questa occasione per riaffermare in proposito la Nostra coerente adesione a tali salutari dottrine.

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