Ecclesiam suam

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Triplice impegno della Chiesa

6 Ma non è Nostra ambizione dire cose nuove né complete;

il Concilio Ecumenico è là per questo;

la sua opera non deve essere turbata da questa Nostra semplice conversazione epistolare, ma quasi onorata ed incoraggiata.

7 Non vuole questa Nostra Enciclica rivestire carattere solenne e propriamente dottrinale, né proporre insegnamenti determinati, morali o sociali, ma semplicemente vuol essere un messaggio fraterno e familiare.

8 Noi vogliamo infatti soltanto, con questo Nostro scritto, compiere il Nostro dovere di aprire a voi l'animo Nostro, con l'intenzione di dare alla comunione di fede e di carità, che beatamente intercede fra noi, maggiore coesione, maggiore gaudio, allo scopo

di rinvigorire il nostro ministero,

di meglio attendere alle fruttuose celebrazioni del Concilio Ecumenico stesso,

e di dare maggiore chiarezza ad alcuni criteri dottrinali e pratici, che possono utilmente guidare l'attività spirituale ed apostolica della Gerarchia ecclesiastica e di quanti le prestano obbedienza e collaborazione, o anche solo benevola attenzione.

9 Vi diremo subito, Venerabili Fratelli, che tre sono i pensieri, che vanno agitando l'animo Nostro quando consideriamo l'altissimo ufficio, che la Provvidenza, contro i Nostri desideri ed i Nostri meriti, Ci ha voluto affidare di reggere la Chiesa di Cristo, nella Nostra funzione di Vescovo di Roma, e perciò di Successore del beato Apostolo Pietro, gestore delle chiavi del regno dei cieli e Vicario di quel Cristo che fece di Pietro il primo Pastore del suo gregge universale.

10 Il pensiero che sia questa l'ora in cui la Chiesa deve approfondire la coscienza di se stessa, meditare sul mistero che le è proprio, esplorare a propria istruzione ed edificazione la dottrina, già a lei nota e già in questo ultimo secolo enucleata e diffusa, sopra la propria origine, la propria natura, la propria missione, la propria sorte finale, ma dottrina non mai abbastanza studiata e compresa, come quella che contiene il piano provvidenziale del mistero nascosto da secoli in Dio… affinché sia manifestato… per mezzo della Chiesa, ( Ef 3,9-10 ) misteriosa riserva cioè dei misteriosi disegni divini che mediante la Chiesa vengono notificati; e come quella che costituisce oggi il tema più d'ogni altro interessante la riflessione di chi vuol essere docile seguace di Cristo, e tanto più di chi, come Noi e come voi, Venerabili Fratelli, lo Spirito Santo ha posto quali Vescovi a reggere la Chiesa di Dio. ( At 20,28 )

11 Deriva da questa illuminata ed operante coscienza uno spontaneo desiderio di confrontare l'immagine ideale della Chiesa, quale Cristo vide, volle ed amò, come sua Sposa santa ed immacolata ( Ef 5,27 ) e il volto reale, quale oggi la Chiesa presenta, fedele, per grazia divina, ai lineamenti che il suo divin Fondatore le impresse e che lo Spirito Santo vivificò e sviluppò nel corso dei secoli in forma più ampia e più rispondente al concetto iniziale da un lato, all'indole della umanità ch'essa andava evangelizzando e assumendo dall'altro; ma non mai abbastanza perfetto, abbastanza venusto, abbastanza santo e luminoso, come quel divino concetto informatore lo vorrebbe.

12 E deriva perciò un bisogno generoso e quasi impaziente di rinnovamento, di emendamento cioè dei difetti, che quella coscienza, quasi un esame interiore allo specchio del modello che Cristo di sé ci lasciò, denuncia e rigetta.

Quale sia cioè il dovere odierno della Chiesa di correggere i difetti dei propri membri e di farli tendere a maggior perfezione, e quale il metodo per giungere con saggezza a tanto rinnovamento, è il secondo pensiero che occupa il Nostro spirito e che vorremmo a voi manifestare per trovare non solo maggiore coraggio a intraprendere le dovute riforme, ma per avere altresì dalla vostra adesione consiglio ed appoggio in così delicata e difficile impresa.

13 Terzo pensiero Nostro, e vostro certamente, sorgente dai primi due sopra enunciati, è quello delle relazioni che oggi la Chiesa deve stabilire col mondo che la circonda ed in cui essa vive e lavora.

14 Una parte di questo mondo, come ognuno sa, ha subito profondamente l'influsso del cristianesimo e l'ha assorbito intimamente più che spesso non si avveda d'esser debitore delle migliori sue cose al cristianesimo stesso, ma poi s'è venuto distinguendo e staccando, in questi ultimi secoli, dal ceppo cristiano della sua civiltà;

e un'altra parte e la maggiore di questo mondo, si dilata agli sconfinati orizzonti dei popoli nuovi, come si dice;

ma tutto insieme è un mondo che non una, ma cento forme di possibili contatti offre alla Chiesa, aperti e facili alcuni, delicati e complicati altri, ostili e refrattari ad amico colloquio purtroppo oggi moltissimi.

15 Si presenta cioè il problema, così detto, del dialogo fra la Chiesa ed il mondo moderno.

È problema questo che tocca al Concilio descrivere nella sua vastità e complessità, e risolvere, per quanto è possibile, nei termini migliori.

Ma la sua presenza, la sua urgenza sono tali da costituire un peso nell'animo Nostro, uno stimolo, una vocazione quasi, che vorremmo a Noi stessi ed a voi, Fratelli, sicuramente non meno di Noi esperti del suo tormento apostolico, in qualche modo chiarire, quasi per renderci idonei alle discussioni e alle deliberazioni che nel Concilio insieme crederemo di prospettare in così grave e multiforme materia.

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