Marialis cultus  

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Conclusione

Valore teologico e pastorale del culto della Vergine Maria

56 Venerabili Fratelli, al termine di questa nostra esortazione apostolica desideriamo sottolineare in sintesi il valore teologico del culto alla Vergine e ricordare brevemente la sua efficacia pastorale per il rinnovamento del costume cristiano.

La pietà della chiesa verso la vergine Maria è elemento intrinseco del culto cristiano.

La venerazione che la chiesa ha reso alla Madre di Dio in ogni luogo e in ogni tempo - dal saluto benedicente di Elisabetta ( Lc 1,42-45 ) alle espressioni di lode e di supplica della nostra epoca - costituisce una validissima testimonianza che la norma di preghiera della chiesa è un invito a ravvivare nelle coscienze la sua norma di fede.

E, viceversa, la norma di fede della chiesa richiede che, dappertutto, si sviluppi rigogliosa la sua norma di preghiera nei confronti della Madre del Cristo.

Tale culto alla Vergine ha radici profonde nella parola rivelata e insieme solidi fondamenti dogmatici:

la singolare dignità di Maria, " Madre del Figlio di Dio e, perciò, figlia prediletta del Padre e tempio dello Spirito santo; per il quale dono di grazia straordinaria precede di gran lunga tutte le altre creature, celesti e terrestri ";119

la sua cooperazione nei momenti decisivi dell'opera della salvezza, compiuta dal figlio;

la sua santità, già piena nella concezione immacolata e pur crescente via via che ella aderiva alla volontà del Padre e percorreva la via della sofferenza ( Lc 2,34-35; Lc 2,41-52; Gv 19,25-27 ), progredendo costantemente nella fede, nella speranza e nella carità;

la sua missione e condizione unica nel popolo di Dio, del quale è insieme membro eccellentissimo, modello chiarissimo e Madre amorosissima; la sua incessante ed efficace intercessione per la quale, pur assunta in cielo, è vicinissima ai fedeli che la supplicano ed anche a coloro che ignorano di esserne figli;

la sua gloria, che nobilita tutto il genere umano, come mirabilmente espresse il poeta Dante: " Tu sé colei che l'umana natura / nobilitasti sì, chél suo fattore / non disdegnò di farsi sua fattura ".120

Maria, infatti, è detta nostra stirpe, vera figlia di Eva, benché esente dalla colpa di questa madre, e vera nostra sorella, la quale ha condiviso pienamente, donna umile e povera, la nostra condizione.

Aggiungiamo che il culto alla beata Vergine ha la sua ragione ultima nell'insondabile e libera volontà di Dio, il quale, essendo eterna e divina carità ( 1 Gv 4,7-8.16 ), tutto compie secondo un disegno di amore: egli l'amò ed in lei operò grandi cose ( Lc 1,49 ); l'amò per se stesso e l'amò anche per noi; la donò a se stesso e la donò anche a noi.

57 Cristo è la sola via al Padre ( Gv 14,4-11 ).

Cristo è il modello supremo al quale il discepolo deve conformare la propria condotta ( Gv 13,15 ), fino ad avere gli stessi suoi sentimenti ( Fil 2,5 ), vivere della sua vita e possedere il suo Spirito ( Gal 2,20; Rm 8,10-11 ): questo la chiesa ha insegnato in ogni tempo e nulla, nell'azione pastorale, deve oscurare questa dottrina.

Ma la chiesa, edotta dallo Spirito e ammaestrata da una secolare esperienza, riconosce che anche la pietà verso la beata Vergine, subordinatamente alla pietà verso il divin Salvatore ed in connessione con essa, ha una grande efficacia pastorale e costituisce una forza rinnovatrice del costume cristiano.

La ragione di tale efficacia è facilmente intuibile.

Infatti la molteplice missione di Maria verso il popolo di Dio è realtà soprannaturale operante e feconda nell'organismo ecclesiale.

E rallegra considerare i singoli aspetti di tale missione e vedere come essi siano orientati, ciascuno con propria efficacia, verso il medesimo fine: riprodurre nei figli i lineamenti spirituali del Figlio primogenito.

Vogliamo dire che la materna intercessione della Vergine, la sua santità esemplare, la grazia divina, che è in lei, diventano per il genere umano argomento di speranze superne.

La missione materna della Vergine spinge il popolo di Dio a rivolgersi con filiale fiducia a colei, che è sempre pronta ad esaudirlo con affetto di madre e con efficace soccorso di ausiliatrice.121

Esso, pertanto, è solito invocarla come consolatrice degli afflitti, salute degli infermi, rifugio dei peccatori, per aver nella tribolazione conforto, nella malattia sollievo, nella colpa forza liberatrice; perché ella, che è libera dal peccato, a questo conduce i suoi figli: a debellare con energica risoluzione il peccato.122

E tale liberazione dal peccato e dal male ( Mt 6,13 ) è - occorre riaffermarlo - la premessa necessaria per ogni rinnovamento del costume cristiano.

La santità esemplare della Vergine muove i fedeli ad innalzare " gli occhi a Maria, la quale rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti ".123

Si tratta di virtù solide, evangeliche: la fede e l'accoglienza docile della parola di Dio ( Lc 1,26-38; Lc 1,45; Lc 11,27-28; Gv 2,5 ); l'obbedienza generosa ( Lc 1,38 ); l'umiltà schietta ( Lc 1,48 ); la carità sollecita ( Lc 1,39-56 ); la sapienza riflessiva ( Lc 1,29-34; Lc 2,19.33.51 ); la pietà verso Dio, alacre nell'adempimento dei doveri religiosi ( Lc 2,21,22-40.41 ), riconoscente dei doni ricevuti ( Lc 1,46-49 ), offerente nel tempio ( Lc 2,22-24 ), orante nella comunità apostolica ( At 1,12-14 ); la fortezza nell'esilio ( Mt 2,13-23 ), nel dolore ( Lc 2,34-35.49; Gv 19,25 ); la povertà dignitosa e fidente in Dio ( Lc 1,48; Lc 2,24 ); la vigile premura verso il Figlio, dall'umiliazione della culla fino all'ignominia della croce ( Lc 2,1-7; Gv 19,25-27 ), la delicatezza previdente ( Gv 2,1-11 ); la purezza verginale ( Mt 1,18-25; Lc 1,26-38 ); il forte e casto amore sponsale.

Di queste virtù della Madre si orneranno i figli, che con tenace proposito guardano i suoi esempi, per riprodurli nella propria vita.

Tale progresso nella virtù apparirà conseguenza e già frutto maturo di quella forza pastorale che scaturisce dal culto reso alla Vergine.

La pietà verso la Madre del Signore diviene per il fedele occasione di crescita nella grazia divina: scopo ultimo, questo, di ogni azione pastorale.

Perché è impossibile onorare la Piena di grazia senza onorare in se stessi lo stato di grazia, cioè l'amicizia con Dio, la comunione con lui, l'inabitazione dello Spirito.

Questa grazia divina investe tutto l'uomo e lo rende conforme all'immagine del figlio di Dio ( Rm 8,29; Col 1,18 ).

La chiesa cattolica, basandosi sull'esperienza di secoli, riconosce nella devozione alla Vergine un aiuto potente per l'uomo in cammino verso la conquista della sua pienezza.

Ella, la Donna nuova, è accanto a Cristo, l'Uomo nuovo, nel cui mistero solamente trova vera luce il mistero dell'uomo,124 e vi è come pegno e garanzia che in una pura creatura, cioè in lei, si è già avverato il progetto di Dio, in Cristo, per la salvezza di tutto l'uomo.

All'uomo contemporaneo, non di rado tormentato tra l'angoscia e la speranza, prostrato dal senso dei suoi limiti e assalito da aspirazioni senza confini, turbato nell'animo e diviso nel cuore, con la mente sospesa dall'enigma della morte, oppresso dalla solitudine mentre tende alla comunione, preda della nausea e della noia, la beata vergine Maria, contemplata nella sua vicenda evangelica e nella realtà che già possiede nella città di Dio, offre una visione serena e una parola rassicurante: la vittoria della speranza sull'angoscia, della comunione sulla solitudine, della pace sul turbamento, della gioia e della bellezza sul tedio e la nausea, delle prospettive eterne su quelle temporali, della vita sulla morte.

Sigillo della nostra esortazione e ulteriore argomento del valore pastorale della devozione alla Vergine nel condurre gli uomini a Cristo, siano le parole stesse che ella rivolse ai servitori delle nozze di Cana: "Fate quello che egli vi dirà" ( Gv 2,5 ); parole, in apparenza, limitate al desiderio di porre rimedio a un disagio conviviale, ma, nella prospettiva del quarto evangelo, sono come una voce in cui sembra riecheggiare la formula usata dal popolo di Israele per sancire l'alleanza sinaitica ( Es 19,8; Es 24,3,7; Dt 5,27 ), o per rinnovarne gli impegni ( Gs 24,24; Esd 10,12; Ne 5,12 ), e sono anche una voce che mirabilmente si accorda con quella del Padre nella teofania del monte Tabor: "Ascoltatelo!" ( Mt 17,5 ).

58 Abbiamo trattato diffusamente, venerabili fratelli, di un elemento che è parte integrante del culto cristiano: la venerazione verso la Madre del Signore.

Lo ha richiesto la natura della materia, che è stata oggetto di studio, di revisione e, talora, di qualche perplessità in questi ultimi anni.

Ci è di conforto il pensiero che il lavoro compiuto, in adempimento delle norme del concilio, da questa sede apostolica e da voi stessi - in particolar modo, la riforma liturgica - sia valida premessa per un culto a Dio, Padre e Figlio e Spirito, sempre più vivo e adorante, e per la crescita della vita cristiana nei fedeli.

Ci è motivo di fiducia la constatazione che la rinnovata liturgia romana costituisce, anche nel suo insieme, fulgida testimonianza della pietà della chiesa verso la Vergine.

Ci sostiene la speranza che le direttive, emanate per rendere tale pietà sempre più limpida e vigorosa, saranno sinceramente applicate.

Ci allieta, infine, l'opportunità che il Signore ci ha concesso di offrire alcuni spunti di riflessione per rinnovare e confermare la stima verso la pratica del rosario mariano.

Conforto, fiducia, speranza, letizia sono i sentimenti che, unendo la nostra voce alla voce della Vergine - come implora la liturgia romana125 -, vogliamo tradurre in fervida lode e ringraziamento al Signore.

Mentre auspichiamo, pertanto, che grazie al vostro impegno generoso, fratelli carissimi, ci sia nel clero e nel popolo, affidato alle vostre cure, un salutare incremento della devozione mariana con indubbio profitto per la chiesa e per la società umana, impartiamo di cuore a voi ed a tutti i fedeli, cui è rivolto il vostro zelo pastorale, una speciale benedizione apostolica.

Roma, presso San Pietro, 2 febbraio 1974, festa delle presentazione del Signore, anno undicesimo del nostro pontificato.

Paolo VI

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119 Lumen Gentium 53
120 La Divina Commedia, Paradiso XXXIII, 4-6
121 Lumen Gentium 60-63
122 Lumen Gentium 65
123 Lumen Gentium 65
124 Gaudium et Spes 22
125 Missale romanum, die 31 maili, Collecta