Catechesi tradendae

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Collaborazione ecumenica nel campo della catechesi

33 In situazioni di pluralità religiosa, i vescovi possono giudicare opportune, o anche necessarie, determinate esperienze di collaborazione nel campo della catechesi tra cattolici ed altri cristiani, ad integrazione della catechesi normale che i cattolici in ogni caso devono ricevere.

Tali esperienze trovano il loro fondamento teologico negli elementi che sono comuni a tutti i cristiani.86

Tuttavia, la comunione di fede tra i cattolici e gli altri cristiani non è completa e perfetta; ci sono anzi, in certi casi, divergenze profonde.

Di conseguenza, questa collaborazione ecumenica è per sua stessa natura limitata: essa non deve mai significare una « riduzione » ad un minimum comune.

La catechesi, per di più, non consiste soltanto nell'insegnare la dottrina, ma nell'iniziare a tutta la vita cristiana, facendo partecipare pienamente ai sacramenti della chiesa.

Di qui la necessità, laddove sia in atto un'esperienza di collaborazione ecumenica nel campo della catechesi, di vigilare a che la formazione dei cattolici sia ben assicurata, nella chiesa cattolica, in materia di dottrina e di vita cristiana.

Non pochi vescovi hanno segnalato, nel corso del sinodo, i casi - sempre più frequenti, dicevano - nei quali l'autorità civile o altre circostanze impongono, nelle scuole di alcuni paesi, un insegnamento della religione cristiana - con i suoi manuali, orari di corso, ecc. - comuni ai cattolici ed ai non-cattolici.

È appena il caso di dire che non si tratta di una vera catechesi.

Pure, un tale insegnamento ha anche un'importanza ecumenica, quando presenta con lealtà la dottrina cristiana.

Nel caso in cui le circostanze imponessero questo insegnamento, è importante che sia in altro modo assicurata, con tanta maggior cura, una catechesi specificamente cattolica.

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86 Unitatis Redintegratio 3;
Lumen Gentium 15