Catechesi tradendae

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Catechesi e teologia

61 In questo contesto, mi sembra importante che sia ben compreso il legame che c'è tra la catechesi e la teologia.

Questo legame appare con ogni evidenza profondo e vitale a chi comprende la missione insostituibile della teologia a servizio della fede.

Non c'è da meravigliarsi, pertanto, che ogni scossa nel campo teologico provochi ugualmente ripercussioni sul terreno della catechesi.

Ora la chiesa, in questo immediato post-concilio, vive un momento importante, ma rischioso, della ricerca teologica.

Alcuni padri sinodali, venuti da tutti i continenti hanno affrontato tale questione con un linguaggio molto netto: essi hanno parlato di un « equilibrio instabile », che dalla teologia rischia di passare alla catechesi, ed hanno, altresì, sottolineato la necessità di apportare un rimedio a tale inconveniente.

Il pontefice Paolo VI aveva anch'egli affrontato il problema in termini non meno netti nell'introduzione alla sua Solenne professione di fede,108 e nell'esortazione apostolica che ricordava il quinto anniversario della chiusura del concilio Vaticano II.109

Conviene insistere nuovamente su questo punto.

Consapevoli dell'influsso delle loro ricerche e delle loro affermazioni sull'insegnamento catechetico, i teologi e gli esegeti hanno il dovere di stare molto attenti a non far passare come verità certe ciò che appartiene, al contrario, all'ambito delle questioni opinabili o della disputa tra esperti.

I catechisti avranno, a loro volta, la saggezza di cogliere nel campo della ricerca teologica ciò che può illuminare la loro riflessione ed il loro insegnamento, attingendo come i teologi stessi alle vere fonti, nella luce del magistero.

Si asterranno dal turbare l'animo dei fanciulli e dei giovani, a questo stadio della loro catechesi, con teorie peregrine, con vari problemi e con sterili discussioni, spesso condannate da san Paolo nelle sue « Lettere Pastorali ». ( 1 Tm 1,3ss; 1 Tm 4,1ss; 2 Tm 2,14ss; 2 Tm 4,1-5; Tt 1,10-12 )110

Il dono più prezioso, che la chiesa possa offrire al mondo contemporaneo, disorientato ed inquieto, è di formare in esso cristiani sicuri nell'essenziale ed umilmente lieti nello loro fede.

La catechesi questo insegnerà loro, e ne trarrà vantaggio essa stessa per prima: « L'uomo che vuol comprendere se stesso fino in fondo - non soltanto secondo immediati, parziali, spesso superficiali, e perfino apparenti criteri e misure del proprio essere - deve, con la sua inquietudine e incertezza ed anche con la sua debolezza e peccaminosità, con la sua vita e morte, avvicinarsi a Cristo.

Egli deve, per così dire, entrare in lui con tutto se stesso, deve « appropriarsi » ed assimilare tutta la realtà dell'incarnazione e della redenzione per ritrovare se stesso ».111

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108 Paolo VI, Sollemnis Professio Fidei, n. 4: AAS 60 ( 1968 ), p. 434
109 Paolo VI, Esort. Ap. Quinque iam Anni: AAS 63 ( 1971 ), p. 99
110 Paolo VI, Evangelii Nuntiandi 78
111 Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis 10