Musicam sacram

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III. Il canto nella celebrazione della messa

27. Nella celebrazione dell'Eucaristia, con la partecipazione del popolo, specialmente nelle domeniche e nei giorni festivi, si preferisca, per quanto è possibile, la forma della Messa in canto anche più volte nello stesso giorno.

28. Rimane in vigore la distinzione tra Messa solenne, Messa cantata e Messa letta, stabilita dalla Istruzione del 1958 ( n. 3 ), secondo la tradizione e le vigenti leggi liturgiche.

Tuttavia, per motivi pastorali, vengono proposti per la Messa cantata dei gradi di partecipazione, in modo che risulti più facile, secondo le possibilità di ogni assemblea liturgica, rendere più solenne con il canto la celebrazione della Messa.

L'uso di questi gradi sarà così regolato: il primo potrà essere usato anche da solo; il secondo e il terzo, integralmente o parzialmente, solo insieme al primo.

Perciò si curi di condurre sempre i fedeli alla partecipazione piena al canto.

29. Il primo grado comprende:

a) nei riti d'ingresso:

- il saluto del sacerdote celebrante con la risposta dei fedeli;

- l'orazione;

b) nella liturgia della parola:

- le acclamazioni al Vangelo;

c) nella liturgia eucaristica:

- l'orazione sulle offerte;

- il prefazio, con il dialogo e il Sanctus;

- la dossologia finale del Canone;

- il Pater noster con la precedente ammonizione e l'embolismo:

- il Pax Domini;

- l'orazione dopo la comunione;

- le formule di congedo.

30. Il secondo grado comprende:

a) il Kyrie, il Gloria e l'Agnus Dei;

b) il Credo;

c) l'orazione dei fedeli.

31. Il terzo grado comprende:

a) i canti processionali d'ingresso e di comunione;

b) il canto interlezionale dopo la lettura o l'epistola;

c) l'Alleluia prima del vangelo;

d) il canto dell'offertorio;

e) le letture della sacra Scrittura, a meno che non si reputi più opportuno proclamarle senza canto.

32. L'uso legittimamente vigente in alcuni luoghi, qua e là confermato con indulto, di sostituire con altri testi i canti d'ingresso, d'offertorio e di comunione che si trovano nel Graduale, può essere conservato, a giudizio della competente autorità territoriale, purché tali canti convengano con il particolare momento della Messa, con la festa e il tempo liturgico.

La stessa autorità territoriale deve approvare il testo di questi canti.

33. È bene che l'assemblea partecipi, per quanto è possibile, ai canti del « Proprio »; specialmente con ritornelli facili o forme musicali convenienti.

Fra i canti del « Proprio » riveste particolare importanza il canto interlezionale in forma di graduale o di salmo responsoriale.

Esso, per sua natura, fa parte della liturgia della parola; si deve perciò eseguire mentre tutti stanno seduti e in ascolto e anzi, per quanto è possibile, con la partecipazione dell'assemblea.

34. I canti che costituiscono l'Ordinario della Messa, se sono cantati su composizioni musicali a più voci, possono essere eseguiti dalla « schola » nel modo tradizionale, cioè o « a cappella » o con accompagnamento, purché, tuttavia, il popolo non sia totalmente escluso dalla partecipazione al canto.

Negli altri casi, i canti dell'Ordinario della Messa possono essere distribuiti tra la « schola » e il popolo, o anche tra due cori del popolo stesso, in modo cioè che la divisione sia fatta a versetti alternati, o in altro modo più conveniente, che tenga conto di sezioni più ampie del testo.

In questi casi, tuttavia, si tenga presente:

- Il Credo, essendo la formula di professione di fede, è preferibile che venga cantato da tutti, o in un modo che permetta una adeguata partecipazione dei fedeli.

- Il Sanctus, quale acclamazione finale del prefazio, è preferibile che sia cantato, ordinariamente da tutta l'assemblea, insieme al sacerdote.

- L'Agnus Dei può essere ripetuto quante volte è necessario, specialmente nella celebrazione, durante la frazione del Pane.

E bene che il popolo partecipi a questo canto, almeno con l'invocazione finale.

35. È conveniente che il Pater noster sia cantato dal popolo insieme al sacerdote.22

Se è cantato in latino, si usino le melodie approvate già esistenti; se si canta in lingua volgare, le melodie devono essere approvate dalla competente autorità territoriale.

36. Nulla impedisce che nelle Messe lette si canti qualche parte del « Proprio » o dell'« Ordinario ».

Anzi talvolta si possono usare anche altri canti all'inizio, all'offertorio, alla comunione e alla fine della Messa: non è però sufficiente che siano canti « eucaristici », ma devono convenire con quel particolare momento della Messa, con la festa o con il tempo liturgico.

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22 Cfr. Int. Oec. 48 g