Formazione negli Istituti Religiosi

Indice

Introduzione

1. Scopo della formazione dei Religiosi

Il rinnovamento degli Istituti religiosi dipende principalmente dalla formazione dei loro membri.

La vita religiosa raduna discepoli di Cristo che vanno aiutati ad accogliere « quel dono divino che la Chiesa ha ricevuto dal suo Signore e che essa conserva mediante la grazia ».1

È per questo che le migliori forme di adeguamento non porteranno i loro frutti se non sono animate da un profondo rinnovamento spirituale.

La formazione dei candidati, che ha per fine immediato quello di iniziare la vita religiosa e di far prendere loro coscienza della specificità della vita religiosa nella Chiesa, deve dunque mirare soprattutto, attraverso l'armonica fusione dei suoi elementi, spirituale, apostolico, dottrinale e pratico, ad aiutare i religiosi a realizzare la loro unità in Cristo per mezzo dello Spirito.2

2. Preoccupazione costante

Già prima del Concilio Vaticano II la Chiesa si era preoccupata della formazione dei religiosi.3

Il Concilio, a sua volta, ha dato dei principi dottrinali e delle norme generali nel capitolo IV della Costituzione dommatica Lumen gentium e nel decreto Perfectae caritatis.

Il Papa Paolo VI, da parte sua, ha ricordato ai religiosi che, qualunque sia la verità delle forme di vita e dei carismi, tutti gli elementi della vita religiosa devono sempre essere ordinati alla costruzione de "l'uomo interiore". ( cf. 2 Cor 4,16; Rm 7,22; Ef 4,24 )4

Il Santo Padre Giovanni Paolo II è spesso intervenuto sin dall'inizio del suo pontificato ed in numerosi discorsi da lui pronunciati, sulla formazione dei religiosi.5

Il Codice di Diritto canonico ha infine tradotto in forme più precise le esigenze necessarie per un conveniente rinnovamento della formazione.6

3. L'azione postconciliare della Congr. Istituti di vita consacrata e Società vita apostolica

La Congregazione, sin dal 1969, ritoccava alcune disposizioni canoniche ora in vigore dell'Istruzione Renovationis causam per « meglio adeguare l'insieme del ciclo della formazione alla mentalità delle nuove generazioni, alle condizioni presenti, come alla natura e al fine particolare di ciascun istituto ».7

Altri documenti pubblicati successivamente dal Dicastero, sebbene non riguardino direttamente la formazione dei religiosi, tuttavia si riferiscono ad essa sotto l'uno o l'altro aspetto.

Sono Mutuae relationes del 1978,8

Religiosi e promozione umana e Dimensione contemplativa della vita religiosa del 1980,9

Elementi essenziali dell'insegnamento della Chiesa sulla vita religiosa del 1983.10

Sarà utile ricorrere a questi vari documenti affinché la formazione dei religiosi sia fatta in piena armonia con gli orientamenti pastorali della Chiesa universale e delle Chiese particolari e per favorire l'integrazione tra « interiorità e attività » dei religiosi dediti all'apostolato.11

Cosi l'attività « per il Signore » non cesserà di condurli al Signore « sorgente di ogni attività ».12

4. La ragione d'essere di questo documento ed i suoi destinatari

La Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica pensa che sia utile, ed anche necessario, proporre ai superiori maggiori degli istituti religiosi ed ai loro fratelli e sorelle incaricati della formazione, comprese le monache ed i monaci, oltre a tutti coloro che lo hanno richiesto, il presente documento.

Fa ciò in virtù della sua missione di dare agli istituti orientamenti che potranno aiutarli ad elaborare il loro piano di formazione ( ratio ) di cui il diritto generale della Chiesa fa loro obbligo.13

D'altra parte, le religiose ed i religiosi hanno il diritto di conoscere qual è la posizione della Santa Sede sui problema attuali della formazione e le soluzioni che avrebbe da suggerire per risolverli.

Il documento si ispira a numerose esperienze già tentate dopo il Concilio Vaticano II e si fa eco di questioni spesso sollevate dai superiori maggiori.

Ricorda a tutti alcune esigenze del diritto in funzione delle circostanze e dei bisogni presenti.

Infine, spera di rendere servizio soprattutto agli istituti nascenti e a quelli che, per il momento, non dispongono che di pochi mezzi di formazione e di informazione.

5. Il documento non riguarda che gli istituti religiosi.

Esso si centra su ciò che la vita religiosa ha di più specifico e dedica solo un capitolo alle esigenze richieste per accedere al ministero diaconale e presbiterale.

Queste ultime hanno costituito l'oggetto di istruzioni esaurienti da parte del dicastero competente, e riguardano anche i religiosi candidati a tali ministeri.14

Esso cerca di dare orientamenti validi per la vita religiosa nel suo insieme.

Spetterà a ciascun istituto utilizzarli secondo il proprio carattere.

Il contenuto del documento vale ugualmente per gli istituti maschili e femminili, a meno che dal contesto e dalla natura delle cose non appaia diversamente.15

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1 LG 43.
2 Cf. PC 18,3.
3 Per ordine cronologico:
SC dei religiosi, Decreto Quo efficacius, 24-1-1944: AAS 36 ( 1944 ) 213;
Lettera circolare Quantum conferat, 10-6-44: Enchiridion de statibus perfectionis, Romae 1949, nn. 382. 561-564;
Costituzione apostolica Sedes Sapientiae, 31-5-1956: AAS 48 ( 1956 ) 354-365, e statuti generali annessi alla Costituzione.
4 ET 32;
EV 996ss.
5 Giovanni Paolo II a Porto Alegre, 5-7-1980;
a Bergamo, 26-4-1981;
a Manila, 17-2-1981;
ai Gesuiti a Roma, 27-2-1982;
ai maestri dei novizi dei Cappuccini a Roma, 28-9-1984;
a Lima, 1-2-1985;
a Roma, 4-5-1985;
a Bombay, 10-2-1986;
all'UISG, 22-5-1986;
alla conferenza dei religiosi del Brasile, 11-7-1986.
6 Cf. CIC, cc. 641-661
7 RC, Introduzione.
8 Congregazione per i religiosi e gli istituti secolari e Congregazione per i vescovi: AAS 70 978 ) 473 ss.
9 Congregazione per i religiosi e gli istituti secolari, EV 7, 414 ss.
10 Congregazione per i religiosi e gli istituti secolari, EV 9, 181.
11 DCVR 4.
12 Giovanni Paolo II alla Congregazione per i religiosi e gli istituti secolari, 7-3-1980.
13 Cf. C. 659, 2 e 3.
14 RI I,2.
15 Cf. C. 606