Concilio di Nicea II

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Canone I

Bisogna osservare in tutto i sacri canoni

Quelli che hanno avuto in sorte il sacerdozio, hanno il criterio costituito dalle testimonianze e dalle indicazioni delle prescrizioni canoniche.

Noi le accettiamo con gioia, e cantiamo con Davide divinamente ispirato, dicendo a Dio: Mi sono dilettato dei tuoi comandamenti, come di ogni ricchezza. ( Sal 119,14 )

E hai emanato i tuoi comandamenti con giustizia in eterno; dammene l'intelligenza e vivrò. ( Sal 119,138.144 )

Se, dunque, la voce dei profeti ci comanda di osservare in eterno i comandamenti di Dio, e di vivere in essi, ( Sal 119,88 ) è chiaro che essi devono rimanere intatti e stabili.

Anche Mosè, infatti, che vide Dio, dice cosi: In essi non vi è nulla da aggiungere e nulla da togliere. ( Qo 3,14 )

E il divino apostolo, gloriandosi in essi, grida: In essi gli angeli desiderano ardentemente di volgere lo sguardo; ( 1 Pt 1,12 ) e: Se un angelo vi annunzia ( qualche cosa ) oltre quello che voi avete ricevuto, sia anatema. ( Gal 1,9 )

Convinti di ciò ne facciamo professione e ce ne rallegriamo come uno si rallegra di abbondanti spoglie, ( Sal 119,162 ) gioiosamente accogliamo nel nostro cuore i divini canoni, e conserviamo integre e certe le loro prescrizioni, sia quelle emanate dai lodevolissimi apostoli, trombe dello Spirito, che quelle dei sei concili universali e dei concili locali, raccolti per esporre questi decreti, e dei nostri santi padri.

Illuminati, infatti, da un solo e medesimo Spirito, stabilirono quanto era utile.

Sicché quelli che essi hanno anatematizzato lo sono anche per noi; quelli deposti lo sono anche per noi; quelli giudicati degni di segregazione, lo sono anche per noi; quelli sottoposti a pene, lo sono anche per noi allo stesso modo.

Il vostro modo di vivere non sia amante del denaro, ma contentatevi di quanto avete: ( 2 Cor 12,2-3 ) cosi esclama con chiara voce il divino Paolo, colui che sali al terzo cielo e ascoltò parole ineffabili.

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