Concilio di Nicea II

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Canone XIX

Che le professioni dei sacerdoti, Monaci e monache debbano farsi senza doni.

Taluni rettori di chiese, anche alcuni che sono ritenuti pii, uomini e donne, dimenticando i comandamenti di Dio sono accecati dall'avidità al punto da ammettere sia al sacerdozio che allo stato di monaco per denaro.

E quelli che hanno male incominciato, proseguono peggio, secondo l'espressione di Basilio Magno.49

Non si può servire Dio, infatti, per mezzo di mammona. ( Mt 6,24 )

Perciò se un vescovo o un abate o qualsiasi altro del ceto sacerdotale agisce cosi o cessi o sia deposto, in conformità del canone secondo del sacro concilio di Calcedonia.

In caso poi che si tratti di una badessa sia cacciata dal monastero e sia relegata in un altro monastero, sottoposta ad altri.

Cosi vengano trattati anche gli abati, che non sono sacerdoti.

Per ciò che i genitori danno come dote ai figli che entrano in monastero o per quanto essi portano, dichiarando di consacrarlo a Dio, stabiliamo che tali beni restino nel monastero, secondo la promessa fatta, sia che essi rimangano sia che se ne vadano, a meno che non vi sia colpa del superiore del monastero.

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49 De ieiunio hominis, II ( PG 31,192 )