Fioretti

Delle sacre Sante Istimate di santo Francesco e delle loro considerazioni

[1896] In questa parte vederemo con divota considerazione delle gloriose, sacrate e sante Istimate del beato padre nostro messere santo Francesco, le quali egli ricevette da Cristo in sul santo monte della Vernia; e imperò che le dette Istimate furono cinque, secondo le cinque piaghe del nostro Signore Gesù Cristo, e però questo trattato avrà cinque considerazioni.

La prima considerazione sarà del modo come santo Francesco pervenne al monte santo della Vernia.

La seconda considerazione sì sarà della vita e conversazione, ch' egli ebbe e tenne con li suoi compagni in sul detto santo monte.

La terza considerazione sarà della apparizione serafica e impressione delle sacratissime Istimate.

La quarta considerazione sarà come santo Francesco iscese del monte della Vernia, poi ch' egli ebbe ricevute le sacre Istimate, e tornò a Santa Maria degli Agnoli.

La quinta considerazione sarà di certe apparizioni e rivelazioni divine fatte dopo la morte di santo Francesco a santi frati e altre divote persone, delle dette sacre e gloriose Istimate.

Della prima considerazione delle sacre sante Istimate.

[1897] Quanto alla prima considerazione, è da sapere che santo Francesco, in età di quarantatrè anni, nel mille ducento ventiquattro, spirato da Dio si mosse della valle di Spuleto per andare in Romagna con frate Leone suo compagno; e andando passò a pie' del castello di Montefeltro, nel quale castello si facea allora un grande convito e corteo per la cavalleria nuova d' uno di quelli conti di Montefeltro.

E udendo santo Francesco questa solennità che vi si facea e che ivi erano raunati molti gentili uomini di diversi paesi, disse a frate Leone: « Andiamo quassù a questa festa, però che con lo aiuto di Dio noi faremo alcuno frutto spirituale ».

Tra gli altri gentili uomini che vi erano venuti di quella contrada a quello corteo, sì v' era uno grande e anche ricco gentile uomo di Toscana, e aveva nome messere Orlando da Chiusi di Casentino, il quale per le maravigliose cose ch' egli avea udito della santità e de' miracoli di santo Francesco, sì gli portava grande divozione e avea grandissima voglia di vederlo e d' udirlo predicare.

Giugne santo Francesco a questo castello ed entra e vassene in sulla piazza, dove era radunata tutta la moltitudine di questi gentili uomini, e in fervore di spirito montò in su uno muricciuolo e cominciò a predicare proponendo per tema della sua predica questa parola in volgare: Tanto è quel bene ch' io aspetto, che ogni pena m' è diletto.

E sopra questo tema, per dittamento dello Spirito santo, predicò sì divotamente e sì profondamente, provandolo per diverse pene e martìri de' santi Apostoli e de' santi Martiri e per le dure penitenze di santi Confessori, per molte tribulazioni e tentazioni delle sante Vergini e degli altri Santi, che ogni gente stava con gli occhi e con la mente sospesa inverso di lui, e attendeano come se parlasse uno Agnolo di Dio.

Tra li quali il detto messere Orlando, toccato nel cuore da Dio per la maravigliosa predicazione di santo Francesco, si puose in cuore d' ordinare e ragionare con lui, dopo la predica, de' fatti dell' anima sua.

[1898] Onde, compiuta la predica, egli trasse santo Francesco da parte e dissegli: « O padre, io vorrei ordinare teco della salute dell' anima mia ».

Rispuose santo Francesco: « Piacemi molto; ma va' istamani e onora gli amici tuoi che t' hanno invitato alla festa e desina con loro, e dopo desinare parleremo insieme quanto ti piacerà ».

Vassene adunque messere Orlando a desinare, e dopo desinare torna a santo Francesco, e sì ordina e dispone con esso lui i fatti dell' anima sua pienamente.

E in fine disse questo messere Orlando a santo Francesco: « Io ho in Toscana uno monte divotissimo il quale si chiama il monte della Vernia, lo quale è molto solitario e salvatico ed è troppo bene atto a chi volesse fare penitenza, in luogo rimosso dalle gente, o a chi desidera vita solitaria.

S' egli ti piacesse, volentieri lo ti donerei a te e a' tuoi compagni per salute dell' anima mia ».

Udendo santo Francesco così liberale profferta di quella cosa ch' egli desiderava molto, ne ebbe grandissima allegrezza, e laudando e ringraziando in prima Iddio e poi il predetto messere Orlando, sì gli disse così: « Messere, quando voi sarete tornato a casa vostra, io sì manderò a voi de' miei compagni e voi sì mostrerete loro quel monte; e s' egli parrà loro atto ad orazione e a fare penitenza, insino a ora io accetto la vostra caritativa profferta ».

E detto questo, santo Francesco si parte: e compiuto ch'egli ebbe il suo viaggio, sì ritornò a Santa Maria degli Agnoli; e messere Orlando similmente, compiuta ch' egli ebbe la solennità di quello corteo, sì ritornò al suo castello che si chiamava Chiusi, il quale era presso alla Vernia a uno miglio.

[1899] Tornato dunque che santo Francesco fu a Santa Maria degli Agnoli, egli sì mandò due de' suoi compagni al detto messere Orlando; i quali giugnendo a lui, furono con grandissima allegrezza e carità da lui ricevuti.

E volendo egli mostrare loro il monte della Vernia, sì mandò con loro bene da cinquanta uomini armati, acciò che li difendessino dalle fiere salvatiche.

E così accompagnati, questi Frati salirono in sul monte e cercarono diligentemente, e alla perfine vennero a una parte del monte molto divota e molto atta a contemplare, nella quale parte sì era alcuna pianura, e quello luogo sì scelsono per abitazione loro e di santo Francesco.

E insieme coll' aiuto di quelli uomini armati ch' erano in loro compagnia feciono alcuna celluzza di rami d'arbori; e così accettarono e presono, nel nome di Dio, il monte della Vernia e il luogo de' frati in esso monte, e partironsi e tornarono a santo Francesco.

E giunti che furono a lui, sì gli recitarono come e in che modo eglino aveano preso il luogo in sul monte della Vernia, attissimo alla orazione e a contemplazione.

Udendo santo Francesco questa novella, si rallegrò molto e, laudando e ringraziando Iddio, parla a questi frati con allegro viso e dice così: « Figliuoli miei, noi ci appressiamo alla quaresima nostra di santo Michele Arcangelo: io credo fermamente che sia volontà di Dio che noi facciamo questa quaresima in sul monte della Vernia, il quale per divina dispensazione ci è stato apparecchiato acciò che ad onore e gloria di Dio e della sua gloriosa vergine Maria e de' santi Agnoli noi con penitenza meritiamo da Cristo la consolazione di consacrare quel monte benedetto ».

[1900] E allora detto questo, santo Francesco si prese seco frate Masseo da Marignano d' Ascesi, il quale era uomo di grande senno e di grande eloquenza, e frate Agnolo Tancredi da Rieti, il quale era molto gentile uomo ed era stato cavaliere nel secolo, e frate Leone, il quale era uomo di grande semplicità e purità ( per la quale cosa santo Francesco molto l' amava e quasi ogni suo secreto gli revelava ); e con questi tre frati santo Francesco si puose in orazione, e poi finita l' orazione raccomandò sè e li predetti compagni alle orazioni de' frati che rimanieno, e mossesi con quelli tre nel nome di Gesù Cristo crocifisso per andare al monte della Vernia.

E movendosi, santo Francesco chiamò uno de' tre compagni, ciò fu frate Masseo, e sì gli disse così: « Tu, frate Masseo, sì sarai nostro guardiano e nostro prelato in questo viaggio, cioè mentre che noi andremo e staremo insieme, e sì osserveremo la nostra usanza che, o noi diremo l' ufficio o noi parleremo di Dio o noi terremo silenzio, e non penseremo innanzi nè di mangiare nè di bere nè del dormire: ma quando sarà l' ora dello albergare, noi accatteremo uno poco di pane, e sì ci ristaremo e riposeremoci in quel luogo che Dio ci apparecchierà ».

Allora questi tre compagni inchinaron i capi, e facendosi il segno della croce andarono oltre.

[1901] E la prima sera giunsono ad uno luogo di frati e ivi albergarono; la seconda sera, tra per lo mal tempo e perché erano istanchi, non poteano giugnere a uno luogo di frati nè a villa nessuna, e sopraggiugnendo la notte col mal tempo, si ricoverarono ad albergo in una chiesa abbandonata e disabitata, e ivi si puosono a riposare.

E dormendo li compagni, santo Francesco si gettò in orazione; ed eccoti, in su la prima vigilia della notte, venire una grande moltitudine di demoni ferocissimi con romore e stroppiccìo grandissimo, e cominciarono fortemente a dargli battaglia e noia; onde l' uno lo pigliava di qua e l' altro di là: l' uno lo tirava in giù e l' altro in su; l' uno il minacciava d' una cosa e l' altro gliene rimproverava un' altra, e così in diversi modi si ingegnavano di sturbarlo dalla orazione; ma non poteano, perché Iddio sì era con lui.

Onde quando santo Francesco ebbe assai sostenute queste battaglie de' demoni, egli cominciò a gridare ad alte voci: « O spiriti dannati, voi non potete niente se non quanto la mano di Dio vi permette: e però dalla parte dello onnipotente Iddio io vi dico che voi facciate nel corpo mio ciò che vi è permesso da Dio, con ciò sia cosa che io lo sostegna volentieri, perch' io non ho maggiore nemico che il corpo mio; e però se voi per me fate vendetta del mio nemico, voi sì mi fate troppo grande servigio ».

E allora i demoni con grandissimo empito e furia sì lo presono e incominciaronlo a strascinare per la chiesa e fargli troppo maggiore molestia e noia che prima.

E santo Francesco cominciò allora a gridare e dire: « Signore mio Gesù Cristo, io ti ringrazio di tanto amore e carità quanto tu mostri verso di me; chè è segno di grande amore, quando il Signore punisce bene il servo di tutti i suoi difetti in questo mondo, acciò che non ne sia punito nell' altro.

E io son apparecchiato a sostenere allegramente ogni pena e ogni avversità che tu, Iddio mio, mi vuogli mandare per li miei peccati ».

Allora li demoni, confusi e vinti dalla sua costanza e pazienza, si partirono; e santo Francesco in fervore di spirito esce dalla chiesa ed entra in uno bosco che era ivi presso, e ivi si gitta in orazione e con prieghi e con lagrime e con picchiare di petto cerca di trovare Gesù Cristo sposo e diletto dell' anima sua.

E finalmente trovandolo nel secreto della anima sua, ora gli parlava riverente come a signore, ora gli rispondeva come a suo giudice, ora il pregava come padre, ora gli ragionava come ad amico.

In quella notte e in quel bosco i compagni suoi, poiché s' erano desti e istavano ad ascoltare e considerare quello che faceva sì il vidono e udirono con pianti e con voci pregare divotamente la divina misericordia per li peccatori.

Fu allora udito e veduto piagnere ad alta voce la passione di Cristo, come s' egli la vedesse corporalmente.

In questa notte medesima il vidono orare, colle braccia raccolte in modo di croce, per grande spazio sospeso e sollevato da terra e attorniato da una nuvola splendente.

E così, in questi santi esercizi, tutta quella notte passò sanza dormire.

[1902] E di poi il mattino, conoscendo li compagni che, per la fatica della notte che passò sanza dormire, santo Francesco era troppo debole del corpo e male arebbe potuto camminare a piedi, se ne andarono a uno povero lavoratore della contrada, e sì gli chiesono per l' amore di Dio il suo asinello in prestanza per frate Francesco loro padre, il quale non puote andare a piede.

Udendo costui ricordare frate Francesco, sì li domandò: « Siete voi di quelli frati di quello frate Francesco d' Ascesi, del quale si dice cotanto bene? ».

Rispondono li frati che sì e che per lui veramente eglino addomandano il somiere.

Allora questo buono uomo con grande divozione e sollecitudine sì apparecchiò l' asinello e menollo a santo Francesco, e con grande riverenza vel fece salire suso.

E camminarono oltre, e costui con loro dietro al suo asinello.

E poiché furono iti oltre un pezzo, disse il villano a santo Francesco: « Dimmi, se' tu frate Francesco d' Ascesi? ».

Risponde santo Francesco che sì.

« Ora t' ingegna dunque, disse il villano, d' essere così buono come tu se' tenuto da ogni gente, perciò che molti hanno grande fede in te, e però io ti ammonisco che in te non sia altro che quello che la gente ne spera ».

Udendo santo Francesco queste parole, non si isdegnò d' essere ammonito da uno villano, e non disse tra se medesimo: Che bestia è costui che m' ammonisce?, siccome direbbono oggi molti superbi che portano la cappa, ma immantanente si gittò in terra dello asino e inginocchiossi dinanzi a costui e baciogli i piedi, e sì lo ringrazia umilmente perch' egli avea degnato d' ammonirlo così caritativamente.

Allora il villano insieme con li compagni di santo Francesco con grande divozione sì lo levarono da terra e ripuosonlo in su l' asino; e camminarono oltre.

E giunti che furono forse a mezza la salita del monte, perch' era il caldo grandissimo e la salita faticosa, a questo villano sì dà la sete grandissima, in tanto che cominciò a gridare dopo santo Francesco, dicendo: « Oimè! che io mi muoio di sete; chè se io non ho qualche cosa da bere, io trafelerò immantanente ».

Per la quale cosa santo Francesco iscende dall' asino e gittasi in orazione; e tanto sì stette ginocchioni colle mani levate al cielo, che conobbe per rivelazione che Iddio l' avea esaudito.

E allora disse al villano: « Corri, va' tosto a quella pietra, e quivi troverai l' acqua viva la quale Cristo in questa ora, per la sua misericordia, ha fatta uscire da quella pietra ».

Corre costui a quello luogo che santo Francesco sì gli avea mostrato, e trova una fonte bellissima, per virtù della orazione di santo Francesco prodotta dal sasso durissimo, e bevvene copiosamente e fu confortato.

E bene apparve che quella fonte fusse da Dio prodotta miracolosamente per li prieghi di santo Francesco, perciò che nè prima nè poi in quello luogo si vide giammai fonte d' acqua, nè acqua presso a quello luogo a grande ispazio.

Fatto questo, santo Francesco con li compagni e col villano ringraziarono Iddio del miracolo mostrato; e camminarono oltre.

[1903] E appressandosi a pie' del sasso proprio della Vernia, sì piacque a santo Francesco di riposarsi una volta sotto a una quercia che era in sulla via, ed evvi ancora; e istando sotto ad essa, santo Francesco cominciò a considerare la disposizione dello luogo e del paese; e istando in questa considerazione, eccoti venire una grande torma di diversi uccelli li quali con cantare e con battere l' ali mostravano tutti grandissima festa e allegrezza; e attorniarono santo Francesco in tale modo, che alquanti se li puosono in sul capo alquanti in sulle spalle, alquanti in sulle braccia, alquanti in grembo e alquanti a' pie' d' intorno.

Vedendo questo i suoi compagni e il villano e maravigliandosi, santo Francesco tutto allegro in ispirito disse così: « Io credo, carissimi fratelli, ch' al nostro Signore Gesù Cristo piace che noi abitiamo in questo monte solitario, poiché tanta allegrezza ne mostrano della nostra venuta le nostre sirocchie e fratelli uccelli ».

E dette queste parole, si levarono suso e camminarono oltre, e finalmente pervennono al luogo ch'aveano in prima preso i suoi compagni.

E questo è quanto alla prima considerazione, cioè come santo Francesco pervenne al monte santo della Vernia.

A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco.

Amen.

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