Vaticano

Città del ...

Territorio ( superficie 0,44 kmq ) dello Stato della Santa Sede, compreso nella città di Roma e situato alla destra del Tevere, tra le estreme propaggini del Monte Mario e il Gianicolo; corrisponde al Colle Vaticano ed è delimitato dalla cinta delle Mura Leonine e dal colonnato del Bernini della Piazza S. Pietro.

Oltre un terzo dell'area è occupato dalla basilica di S. Pietro con gli annessi palazzi apostolici.

Allo Stato appartengono varie aree esterne, con caratteri di extraterritorialità: le tre basiliche di S. Maria Maggiore, di S. Giovanni in Laterano e di S. Paolo fuori le Mura, con gli annessi edifici; alcuni palazzi romani sede di dicasteri pontifici; la Villa e il Palazzo di Castel Gandolfo, sul Lago di Albano, residenza estiva del papa; l'area nei pressi di Cesano, poco lontano da Roma, dove sorge la stazione radio di S. Maria di Galeria.

Lo Stato della Città del Vaticano è stato istituito nel 1929, in base ai Patti Lateranensi fra l'Italia e la Santa Sede, che risolsero la "questione romana" creatasi dopo l'annessione di Roma al Regno d'Italia ( 1870 ).

Il governo dello Stato o regolato dalla legge del 1969, secondo la quale il papa esercita i poteri legislativi ed esecutivi per mezzo di una commissione di cardinali, da lui nominati per un quinquennio.

L'amministrazione ecclesiastica è esercitata dal vicario generale per lo Stato del Vaticano.

I rapporti con l'estero sono tenuti dalla seconda sezione della segreteria di Stato e, se la sede è vacante, dal collegio dei cardinali.

Concili Vaticano I

Concilio ecumenico, ventesimo della serie tradizionalmente seguita nella Chiesa cattolica.

L'assemblea venne inaugurata l'8.XII.1869 e sospesa, in seguito all'entrata in Roma delle truppe italiane, il 20.X.1870.

Già nel 1867, papa Pio IX aveva manifestato l'intenzione di convocare il concilio con il compito di approntare "i necessari e salutari rimedi" ai mali che incombevano sulla Chiesa e la società.

Durante la fase preparatoria l'attenzione si polarizzò tuttavia sull'argomento delle prerogative da riconoscere al pontefice romano.

Durante le 89 sedute conciliari furono affrontati altri temi, in particolare quelli attinenti i principi del cristianesimo, insidiati dal razionalismo, e le modalità di un'adeguata catechesi.

Venne emanata la costituzione Dei Filius, in cui si riaffermavano, mediante serrate puntualizzazioni e condanne, le verità dell'esistenza di un Dio personale e creatore, rivelatesi in Gesù Cristo, la ragionevolezza dell'atto di fede, l'armonia fra questa e la ragione.

Nella costituzione Pastor aeternus, elaborata mediante uno stralcio dalla più ampia trattazione ecclesiologica, vennero definite, dopo appassionati dibattiti, sia il primato di giurisdizione sull'intera Chiesa del papa quale successore di s. Pietro, sia la peculiare caratteristica del suo magistero in qualità di fede e di morale, a cui è garantita l'infallibilità inerente, per volere di Cristo, alla Chiesa stessa, quando sia esercitato ex cathedra, cioè nell'adempimento dell'ufficio di pastore e dottore supremo di tutti i cristiani.

Il dogma, i cui termini restarono contenuti rispetto a richieste massimaliste, va compreso sia in continuità con gli sviluppi della tradizione cattolica sia infine in rapporto alle successive precisazioni del concilio Vaticano II ( v. )

Concilio Vaticano II

Concilio ecumenico, ventunesimo secondo la tradizionale numerazione seguita dalla chiesa cattolica.

L'annuncio di un "concilio generale per la Chiesa universale" - dato il 25.1.1959 da Giovanni XXIII ( v. ), papa da circa tre mesi - suscitò, oltre a grande stupore, vive attese.

I desideri e i progetti, diffusi in quegli anni pervasi di ottimismo e di tensione verso un rinnovamento complessivo, sebbene imprecisato, della società, venivano proiettati anche sulla celebrazione conciliare.

Giovanni XXIII alimentava queste speranze, presentando in varie occasioni il concilio come singolare evento di grazia, "nuova Pentecoste", luogo di annuncio evangelico più che di magistero prescrittivo, momento di libere disamine finalizzate ad adeguare le espressioni del cristianesimo al mondo contemporaneo e ad avvicinare l'ideale della concordia tra i cristiani e tutti gli uomini.

I lavori preparatori

Il 16.V.1959 venne ufficialmente resa nota la composizione di una commissione antepreparatoria con l'incarico di raccogliere le proposte dei vescovi, dei dicasteri della Santa Sede, delle facoltà di teologia e di diritto canonico delle università cattoliche.

Il 5.VI.1960 il motu proprio papale Superno Dei mitu istituiva dieci commissioni incaricate del la preparazione degli schemi per le discussioni nell'assemblea, secondo i desiderata pervenuti e gli specifici ambiti tematici ( per esempio, teologia, liturgia, missioni ).

A questi organismi, composti in larga misura da membri della Curia Romana, ma anche da significativi esponenti delle comunità cattoliche nel mondo, si affiancarono un Segretariato per le Comunicazioni Sociali, e un altro per le tematiche e le attività inerenti all'unione dei cristiani.

La prima fase del concilio

Con la costituzione apostolica Humanae salutis del Natale 1961 fu ufficialmente indetta l'assise.

L'11.X.1962 vide riuniti nella basilica di S. Pietro in Vaticano i circa 2500 padri conciliari che provenivano da tutti i continenti, gli osservatori delegati di altre confessioni cristiane ( 46, ma altri in seguito si sarebbero aggiunti ), gli ospiti del Segretariato per l'Unione dei Cristiani, e molti rappresentanti di Stati.

Il discorso di Giovanni XXIII prospettò lo spirito da cui dovevano essere permeati i lavori.

L'intento che li avrebbe guidati non doveva arrestarsi alla sola preoccupazione di "custodire" intatta la fede, bensì volgersi "con alacre volontà e senza timore" a compiere "un balzo innanzi verso una penetrazione dottrinale e una formazione delle coscienze", secondo "le forme dell'indagine e della formulazione letteraria del pensiero moderno", sullo stampo di un "magistero a carattere prevalentemente pastorale".

Inoltre l'appello all'armonia fra tutti i cristiani risuonò, nelle parole del pontefice, non tanto come un'esortazione del vescovo di Roma, quanto come risposta alle richieste dei "fratelli separati".

Il timbro dell'allocuzione rafforzò in molti padri il proposito di compiere una profonda riconsiderazione su molti aspetti dottrinali e della prassi all'interno del cattolicesimo.

Di conseguenza le discussioni furono molto accese e le posizioni dissimmetriche, specie sui temi dei rapporti tra Sacra Scrittura, Tradizione, Magistero, del ruolo del vescovo di Roma, della libertà religiosa, dei nessi con la civiltà contemporanea.

La prima sessione, conclusa l'8.XII.1962, affrontò lo schema sulla liturgia ed esaminò quello concernente la Rivelazione cristiana.

Il relativo testo, redatto a cura della commissione preparatoria, venne respinto da un larghissimo schieramento, incline a una visione ritenuta più in sintonia con gli insegnamenti biblico-patristici e con le esigenze enucleate dalla teologia protestante.

A questo proposito giova notare come la presenza di inviati di Chiese e comunità non cattoliche si inserì, quale fattore di non trascurabile portata, nella dialettica dei lavori,

I mesi successivi alla sospensione delle sedute permisero alle apposite commissioni, elette dall'assemblea, di iniziare la rielaborazione dei documenti alla luce delle idee che si andavano via via
affermando.

Le ulteriori sessioni del concilio.

Dopo la morte di Giovanni XXIII ( 3.VI.1963 ) il successore Paolo VI decise di continuare il concilio, cercando di orientare i lavori e di comporre le divergenti posizioni dei Padri conciliari in un disegno unitario, possibilmente accolto dall'assemblea in maniera unanime.

Non mancarono comunque minuziose analisi e riscritture dei testi, con divaricazioni di opinioni che riecheggiavano, spesso amplificate e talora distorte, sui mass media.

La seconda sessione durò dal 29.IX. al 4.XII.1963; la terza, dal 14.1X. al 21.XI.1964; l'ultima dal 13.IX. all'8.XII.1965.

I documenti del concilio

Frutto dell'intensa, a volte febbrile, opera delle 168 "congregazioni generali", o sedute plenarie, delle singole commissioni e degli approcci informali, furono quattro costituzioni:

Sacrosanctum concilium ( v. ), sulla liturgia;

Lumen gentium ( v. ), sulla Chiesa;

Dei Verbum ( v. ), sulla Rivelazione;

Gaudium et spes ( v. ), sul mondo contemporaneo.

Furono approvati anche nove decreti: sui mezzi di comunicazione sociale, l'ecumenismo, le Chiese orientali cattoliche, l'ufficio pastorale dei vescovi, il rinnovamento della vita religiosa, la formazione sacerdotale, l'apostolato dei laici, l'attività missionaria, la vita dei presbiteri.

Vennero rese pubbliche tre dichiarazioni: sull'educazione cristiana, la libertà religiosa, le relazioni con le religioni non cristiane.

Tra i contributi più significativi del concilio se ne possono segnalare alcuni a titolo esemplificativo.

La liturgia viene considerata come fulcro dell'intera struttura ecclesiale, terreno in cui germinano la fede e la pratica cristiane, la condivisione e l'accostamento alla Bibbia e alla preghiera comune, reso più accessibile grazie all'impiego delle lingue correnti, in sostituzione del latino.

Nella concezione di Chiesa, presentata come sacramento dell'unione con Dio e dell'unità del genere umano, spazi peculiari sono riconosciuti ai laici, dichiarati partecipi del sacerdozio di Cristo; un ruolo imprescindibile è attribuito ai vescovi, "padri" nelle proprie diocesi e collaboratori, nell'unico "collegio apostolico", di cui il papa e il capo, principio visibile e fondamento dell'unità dei vescovi e dei fedeli.

Notevoli sviluppi si incontrano nell'ambito della dottrina sulla Rivelazione, il cui perno insostituibile viene individuato nella Sacra Scrittura, riferimento essenziale per la vita dei credenti.

Di grande rilievo i documenti Unitatis redintegratio e Nostra aetate ( v. ) rispettivamente sull'ecumenismo e sui rapporti con le altre religioni, in particolare l'ebraica, delle quali sottolinea la dignità, l'originalità delle rispettive tradizioni, le consonanze sui piani dell'idealità e dell'eticità.

Il riconoscimento della libertà religiosa è speculare al riconoscimento del diritto delle persone a "essere immune da ogni forma di coercizione [...], così che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza [...] privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata".

Infine l'angolazione con cui si inquadra il compito della Chiesa nel mondo contemporaneo risulta ampiamente positiva, estranea alla logica dell'anatema, volta a sostenere gli sforzi verso il progresso e la pace.

Il significato del concilio.

Al di là di questi e altri, spesso capillari, pronunciamenti, il significato globale del concilio sembra risiedere nell'acquisita coscienza dell'importanza che nella Chiesa rivestono pratiche di condivisione e di reciproca comprensione, e soprattutto nel rilievo attribuito alla liturgia e alla Parola di Dio, comunitariamente accolta durante la celebrazione dei misteri, personalmente assimilata, comunque consegnata senza remore e distinzioni a tutti i cristiani, perché ne traggano il discernimento e la salvezza, i motivi per sperare e la forza per costruire, senza barriere e discriminazioni, l'umana fraternità.