Giovanni

Giovanni, figlio di Zecbedeo, è uno dei dodici apostoli ( Mc 3,17 ) e - come il fratello Giacomo - testimone di alcuni particolari momenti della vita di Gesù.

Pescatore ( Mc 1,19 ) e forse discepolo di Giovanni Battista prima di seguire Gesù ( Gv 1,37-39 ), è stato considerato dalla tradizione come l'autore del quarto Vangelo e identificato con il "discepolo che Gesù amava" ( Gv 13,23; Gv 19,26; Gv 20,2; Gv 21,7.20; Gv 21,24 ).

Ma non tutti gli studiosi sono allineati su questa posizione tradizionale.

v. Apocalisse; Apostoli; Giovanni, Lettere di; Giovanni, Vangelo di.

... Battista

Asceta ebreo, santo ( m. Macheronte ca 28 ); festa: 24 giugno.

Il nome deriva dall'ebraico Jehochanan ( Dio fa grazia ) imposto dall'angelo Gabriele ( Lc 1,13 ), mentre il soprannome è dovuto alla sua attività di battezzatore.

Era figlio del sacerdote Zaccaria e di Elisabetta, parente di Maria.

La sua nascita è annunciata da Gabriele come prodigiosa, in quanto la coppia non aveva figli ed era di età avanzata ( Lc 1,5-25 ).

La sua missione è cantata da Zaccaria nel Benedictus ( Lc 1,67-79 ) come quella del profeta e del precursore.

Giovanni inizia la sua predicazione nel deserto di Giuda ( Mt 3,1; Mc 1,4 ) annunciando, con immagini forti, l'imminente giudizio di Dio su Israele ( Mt 3,7-10.12; Lc 3,7-9 ) e invitando al battesimo nel Giordano, con la confessione dei propri peccati, per ottenere il perdono e sfuggire all'ira divina ( Mt 3,5; Mc 1,4; Lc 3,3 ).

I Vangeli gli attribuiscono anche l'annuncio della venuta del Messia che battezzerà in Spirito Santo ( Mt 3,11; Mc 1,7-8; Lc 3,15-16; Gv 1,19-34 ).

La prassi di vita di Giovanni era improntata all'ascetismo ( Mt 3,4; Mc 1,6 ) a differenza di quella di Gesù ( Mt 11,18-19; Lc 7,33-35 ).

Anche la predicazione di Gesù si diversificava profondamente, poiché egli non annunciava il giudizio ma l'iniziativa di salvezza di Dio, il suo Regno.

Questa radicale differenza giustifica la domanda che i discepoli di Giovanni porranno a Gesù circa la sua identità messianica ( Mt 11,3; Lc 7,18-23 ).

Giovanni fu imprigionato nella fortezza di Macheronte e fatto decapitare dal tetrarca di Galilea Erode Antipa.

Alcuni dei discepoli di Giovanni Battista entrarono probabilmente nella comunità cristiana ( Gv 1,35-39 ), altri continuarono a credere nella messianicità di Giovanni e a praticare il suo battesimo ( At 19,1-7 ).

... Climaco

Monaco e asceta greco, santo ( ca 579 - ca 649 ); festa: 30 marzo per la Chiesa latina; quinta domenica di Quaresima per la Chiesa ortodossa.

Il nome di Climaco gli viene dal titolo greco Klimax della sua opera principale la Scala.

Visse come eremita del monastero del Monte Sinai per 40 anni e verso la fine della vita venne chiamato come igumeno ( superiore ) del monastero.

Pregato dall'igumeno Giovanni del monastero Raithu vicino al Mar Rosso di dare regole di vita ai monaci per la loro elevazione al cielo, scrisse la Scala del paradiso, vera enciclopedia ascetica.

È concepita in 30 gradini, secondo gli anni del Signore prima di iniziare l'attività pubblica, ai quali corrispondono 30 discorsi.

Pone l'apathéia ( il superamento delle passioni ) come fine dell'ascesi, per arrivare alla contemplazione.

La preghiera dell'intelletto" diventa "preghiera del cuore" e l'invocazione del nome di Gesù occupa un luogo centrale in questa spiritualità che prende in considerazione anche la respirazione corporea ( v. esicasmo ).

... Crisostomo

Vescovo e Padre della Chiesa, santo ( Antiochia 345/54 - Cappadocia 407 ); festa: 13 settembre.

Sacerdote nel 386, mise la sua eccellente formazione culturale e l'esperienza monastica al servizio dell'annuncio del Vangelo: "il mio sacerdozio è predicare il Vangelo".

Per Giovanni la predicazione non aveva come compito primario l'approfondimento dottrinale o il precetto morale, ma doveva tendere a suscitare uno stile di vita, secondo la condizione di ciascuno e le alterne circostanze dell'esistenza.

Commentando per tutti le Scritture ( ci sono giunte più di 700 omelie; 250 solo sulla Lettera ai Romani di s. Paolo ), sollecitava la creatività della carità e la libertà da ogni forma di cortigianeria e compromesso.

La carità lo portava a spiegare che beneficiare i poveri è "abilitarli a qualche servizio, altrimenti li si umilia".

Per la libertà ripeteva a tutti che certo variano le fortune della vita, specie il favore dei potenti, ma "solo a Dio si deve la gloria".

Le sue prediche gli valsero nel 404 l'esilio dalla Corte di Costantinopoli, dove era stato nominato vescovo nel 389.

L'appellativo di Crisostomo, che in greco significa "bocca d'oro", ricorda che la sua forza comunicativa non era legata solo all'arte retorica, ma a ciò che attraverso di essa sapeva comunicare: la capacità del Vangelo di modellare la vita.

... Damasceno

Dottore della Chiesa, santo ( Damasco 650 - S. Saba, Gerusalemme, ca 750 ); festa: 4 dicembre.

Monaco al monastero di S. Saba ( tra Gerusalemme e il Mar Morto ), vi può respirare abbondantemente la tradizione spirituale della Chiesa antica e servirsi di una ricca biblioteca.

Nel prologo della sua opera principale, La fonte della conoscenza, Giovanni Damasceno dichiarava: "Io non dirò niente di mio. Raccoglierò, come mi sarà possibile, tutto quello che fu elaborato da maestri esperti e ne farò un'esposizione sintetica".

Questa esplicita intenzione dice bene la fisionomia di tanta parte della sua opera e la consapevolezza che egli vive: avverte di trovarsi alla conclusione di un'epoca, l'epoca dei Padri della Chiesa, di cui occorre raccogliere e trasmettere l'eredità.

A partire dal 730, nel dibattito sulle icone, sulla legittimità di rappresentare Gesù Cristo e i santi, Giovanni sostiene che questo uso ecclesiale non ha nulla della pretesa idolatrica; esso si fonda sul fatto che tramite l'incarnazione il Figlio di Dio si è reso visibile.

Le immagini dei santi sono memoria della loro sintonia con il Signore Gesù, segno della forza umanizzante della sua presenza tra noi.

Così in Giovanni di Damasco lo scrupolo per la fedeltà alla tradizione, all'esattezza del linguaggio teologico elaborato dai Padri, si coniuga con la difesa delle "sante immagmi", della loro efficacia evocativa del mistero di Dio tra noi.

... della Croce

Mistico spagnolo, dottore della Chiesa, santo, al secolo Juan de Yepes ( Fontiveros 1542 - Ubeda 1591 ); festa: 14 dicembre.

A 22 anni entrò tra i carmelitani; studiò all'università di Salamanca, diventando sacerdote ( 1567 ).

Collaborò con Teresa d'Avila alla riforma dell'ordine carmelitano: per questo cambiò nome in Giovanni della Croce e iniziò un nuovo stile di vita a Duruelo ( 1568 ), prima fondazione dei "carmelitani scalzi".

Fu imprigionato per alcuni mesi dai confratelli nel convento carmelitano di Toledo ( 1577 ), dal quale riuscì a evadere.

Negli ultimi anni di vita si trovò di nuovo in difficoltà e perseguitato dagli stessi carmelitani scalzi.

Fu proclamato santo nel 1726 e dottore della Chiesa nel 1926.

La sua fama è legata a quattro opere costituite da componimenti poetici accompagnate da commenti e spiegazioni: Salita del Monte Carmelo ( 1578-83 ); Notte oscura ( 1579 ); Cantico spirituale ( 1584 ); Fiamma d'amar vivo ( 1584 ).

Esse formano un patrimonio fra i più importanti della spiritualità cristiana soprattutto in riferimento all'esperienza mistica e agli stati contemplativi magistralmente descritti.

La Salita del Monte Carmelo e la Notte oscura sono strettamente uniti tra loro anche dal poema In una notte oscura di cui sono commento progressivo; nel poema viene spiegato e illustrato il significato simbolico della "notte oscura dell'anima".

Il Cantico spirituale è l'opera maggiormente curata e sviluppa il simbolismo mistico dell'amore sponsale tra Dio e l'anima.

La Fiamma d'amor vivo è l'opera più breve ed è dominata dalla prospettiva trinitaria.

Nel '900 la dottrina poetica e mistica di Giovanni della Croce è diventata un punto di riferimento fondamentale per la spiritualità cristiana, suscitando interesse anche presso altre tradizioni religiose.

Lettere di Giovanni

Scritti apostolici del Nuovo Testamento.

Si tratta di tre lettere attribuite alla medesima scuola, se non allo stesso autore, del Vangelo di Giovanni ( v. ).

La prima è la più ampia e la più importante.

Non è facile decidere se la sua redazione precede il Vangelo o se lo segue: comunque si può ragionevolmente ritenere che appartiene allo stesso periodo.

Quando Giovanni scriveva questa prima lettera circolavano falsi maestri, che sotto l'influenza di concezioni dualistiche allora diffuse, negavano che il Figlio fosse realmente venuto "nella carne".

Per lo stesso motivo amavano concepire la salvezza in termini di conoscenza, di illuminazione, anziché in termini di prassi e di reale coinvolgimento.

Giovanni scrive per difendere l'unità della persona di Cristo, l'unità fra l'umanità e la divinità.

L'incarnazione deve essere accettata in tutta la sua serietà.

Difendendo l'unità della persona di Cristo, Giovanni difende coerentemente l'unità dell'esistenza cristiana: l'unità, cioè, fra conoscenza e prassi, fede e amore.

La seconda, breve ( 13 versetti ), si rivolge a una comunità, che viene messa in guardia contro gli eretici che negavano l'incarnazione del Figlio di Dio.

La terza, altrettanto breve ( 16 versetti ), è indirizzata a un personaggio privato, che viene incoraggiato a perseverare nella vita cristiana.

Vangelo di Giovanni

Il quarto Vangelo, attribuito dalla tradizione all'apostolo Giovanni, ha avuto una formazione assai complessa rispetto ai Vangeli sinottici di Matteo, Marco e Luca.

La complessa storia della redazione

La redazione è stata preceduta da una tradizione orale, affine ma non identica a quella degli altri Vangeli: all'origine e alla guida di questa tradizione c'è un apostolo-testimone, chiamato il prediletto ( forse Giovanni ).

In un secondo momento, probabilmente lo stesso apostolo-testimone approfondì questa tradizione, dando corpo a quella "cristologia alta" che caratterizza questo Vangelo.

A un certo momento, si sentì il bisogno di raccogliere queste tradizioni, stendendo una prima edizione del Vangelo.

Più tardi, infine, un redattore, discepolo dell'apostolo-testimone, stese una seconda edizione rispettando la struttura della prima ( di cui conservò persino la conclusione ), inserendovi tutte le tradizioni che circolavano nella comunità e non erano state incluse nella prima edizione.

Ma per quanto articolati e vari siano stati i processi che hanno condotto al testo finale ( in genere tatto risalire agli anni intorno al 90-100 ), non si può stemperare la sua formazione in una sorta di anonimato; resta comunque indiscusso che dietro il Vangelo di Giovanni si delinea la spiccata personalità di un autore principale, che gli ha dato sostanza e forma letteraria.

La critica più recente tende ad attribuire sempre più peso agli influssi giudaici presenti nel Vangelo di Giovanni.

Un tempo esso era considerato il più teologico e il più greco tra tutti i Vangeli.

Oggi, conoscendo meglio la varietà dell'ebraismo del primo secolo, si è propensi ad apprezzarne maggiormente le radici giudaiche.

La struttura

Scritto in greco, il Vangelo di Giovanni è divisibile in due parti.

La prima ( 1-12 ), spesso chiamata "il libro dei segni" ( segno, secondo la tradizione giudaica è il termine proprio di questo Vangelo per indicare i miracoli ), si apre con il famoso prologo sulla divinità del Verbo ( 1,1-18 ), contiene racconti, storie di miracoli e discorsi.

La seconda parte ( 13-21 ) è chiamata di solito "libro della gloria", a causa dell'importanza assunta da questa parola per interpretare l'evento pasquale; comprende i discorsi di addio ( 13-17 ), la storia della passione ( con notevoli differenze rispetto ai sinottici ), la risurrezione, e una breve conclusione ( 18-20 ).

Il capitolo 21 ( aggiunto al libro in un secondo tempo ) narra l'apparizione del Risorto sul lago di Tiberiade e termina con una seconda conclusione.

Il valore letterario e il significato teologico

Colpisce la genialità letteraria di questo Vangelo.

Ciascun episodio è costruito su uno schema semplice e costante: Rivelazione di Gesù, accettazione o rifiuto da parte degli ascoltatori.

Il tema è dunque la Rivelazione e la fede, o l'incredulità.

Fra un episodio e l'altro vi è una drammatica progressione: man mano che Gesù si rivela, la fede si affina o si smentisce.

Il quarto Vangelo non è composto da una serie di episodi staccati: la struttura di ogni singolo episodio si riproduce anche nella struttura generale.

Ne risulta una grande compattezza, letteraria e tematica.

I discorsi sono generalmente preceduti o accompagnati da un "segno": parola e segno si illustrano a vicenda.

L'uomo non comprende i segni, o li comprende a modo proprio, inadeguato.

Non si passa direttamente dal segno alla fede, ma occorre la mediazione della Parola che illumina e rigenera.

I discorsi sono più volte interrotti da ascoltatori che non comprendono.

Con questo l'autore vuole significare che l'uomo lasciato a se stesso non comprende.

La realtà è enigmatica, da interpretare, e le letture possibili sono due: carnale e spirituale.

Abbandonato a se stesso, l'uomo rimane chiuso nella lettura carnale.

I personaggi - pur non perdendo la loro solida individualità - sono figure-simbolo, che incarnano la fede o l'incredulità.

Il lettore che li incontra è costretto a confrontarsi.

Giovanni parla per simboli: la luce, la vita, il pane, l'acqua, il pastore.

Sono simboli in qualche modo universali, appartenenti a ogni cultura, ma che Giovanni desume dall'Antico Testamento e dal giudaismo.

L'evangelista utilizza questi simboli e li applica tutti a Cristo, non senza una punta di polemica e di contrapposizione al giudaismo: Gesù è la "vera" luce, il "vero" pane, il "vero" pastore.

Questa concentrazione sulla persona di Gesù vuoi significare che egli è l'unico valido approdo della ricerca dell'uomo e delle attese di Israele.

Fra Giovanni e i Vangeli sinottici corrono molte somiglianze, ma numerosissime e profonde sono le differenze: nel quadro, nei racconti, nei discorsi, nella forma letteraria e nella visione teologica.

Perché una cosi grande differenza?

Lo stesso interrogativo si pone, se si confronta Giovanni con il resto del Nuovo Testamento: anche qui la differenza è profonda, qualitativa e teologica.

Non va esagerata al punto da cercare l'origine del quarto Vangelo in un cristianesimo settario e marginale, però esiste.

La ragione di tanta differenza va probabilmente individuata in un intreccio di elementi: la particolare genialità teologica e spirituale dell'apostolo, che ha suscitato e accompagnato la meditazione della comunità nel suo cammino; la molteplicità e la profondità degli influssi culturali che questa comunità ha via via incontrato, i problemi particolarmente acuti che si ponevano negli ultimi decenni del I sec.

... XXIII

Papa, al secolo Angelo Giuseppe Roncalli ( Sotto il Monte, Bergamo, 1881 - Roma 1963 ).

Nato in una famiglia contadina di stampo patriarcale, suggestivamente fedele a moduli di religiosità tradizionali, Angelo Giuseppe Roncalli studiò dapprima nel seminario diocesano e dal 1901 a Roma, dove conseguì presso l'Apollinare il dottorato di teologia e ricevette l'ordinazione sacerdotale ( 1904 ).

Le forti esperienze formative

Questo periodo, trascorso al centro della cristianità, lasciò impronte distinguibili nell'indirizzo esistenziale del futuro pontefice.

Gli permise infatti di raccogliere le sollecitazioni verso la riforma della Chiesa e il ricupero, attraverso indagini criticamente condotte, dell'autentico patrimonio cristiano, che pervadevano gli ambienti da lui frequentati ( fu condiscepolo, tra gli altri, di Ernesto Buonaiuti, protagonista nella controversia del modernismo; v. ).

D'altro canto la formazione ascetica che ricevette dal redentorista padre Pitocchi, solidamente ancorata alla pietà devozionale ottocentesca, innestata però nella centralità della figura del Cristo, cui il giovane seminarista apparve sensibile fin dagli anni bergamaschi nella sua assidua lettura dell'Imitazione di Cristo, gli permise di assorbire i fermenti innovativi entro un disegno a forte connotazione pastorale.

Successive esperienze della vita sacerdotale ne formarono ulteriormente la personalità.

Segretario del vescovo di Bergamo, Radini Tedeschi, un "intransigente" assai avvertito dei problemi sociali del tempo, e professore di storia ecclesiastica nel locale seminario, coltivò ricerche storielle sulle vicende diocesane e pubblicò gli Atti della visita pastorale effettuata da s. Carlo Borromeo nel Bergamasco.

L'interesse erudito per una fase rilevante della storia del popolo da cui proveniva, si saldava in lui all'apprezzamento verso l'opera, tipicamente "tridentina", dell'arcivescovo milanese.

Dopo la prima guerra mondiale, che lo vide soldato in sanità e cappellano militare, tornò a Roma in qualità di presidente del consiglio centrale per l'Italia della Pontificia Opera per la Propagazione della Fede.

La esimerà diplomatica e l'elezione a patriarca di Venezia.

Nel 1924, consacrato vescovo, iniziò la carriera nella diplomazia pontificia, che lo portò in Bulgaria ( 1925-1934 ) quale visitatore prima e delegato apostolico poi, ponendolo a contatto con la realtà della Chiesa ortodossa, con cui intrattenne relazioni cordiali.

Il successivo incarico di delegato apostolico in Turchia ( 1935-1944 ) gli permise, da un lato, di aprirsi sul mondo dell'islamismo e, dall'altro, di avvertire i problemi della seconda guerra mondiale in un crocevia diplomatico assai affollato, data la neutralità del paese.

Nominato nunzio in Francia nel 1944, poté accostare l'esuberante sbocciare delle speranze postbelliche, insieme alle istanze secolarizzatrici di una cultura incline all'indifferentismo.

Nominato nel 1953 cardinale e patriarca di Venezia, si calò nel concreto apostolato diocesano, permeandolo di uno stile di governo fraterno e suadente.

Uno straordinario "papato di transizione"

Nel 1958, alla morte di Pio XII, la maggioranza dei cardinali vide probabilmente in lui un sereno garante del coesistere di varie tendenze, per un pontificato che facilitasse la decantazione di vari problemi e quindi, come fu detto, "di transizione".

Ma, appena eletto, Giovanni XXIII impresse cadenze originali al suo ministero, svolto con uno stile semplice, affettuoso, diretto, che lo rese popolarissimo anche fuori dei confini della Chiesa.

Sottolineò il legame della funzione papale con la diocesi romana mediante frequenti visite alle parrocchie e ai luoghi dove più acuta si mostrava la sofferenza dei fedeli, come ospedali e carceri.

Adottò, all'inizio del 1959, la decisione di convocare un concilio ( v. Vaticano II ) destinato a determinare svolte storielle di straordinario rilievo.

All'assemblea seppe additare, con tatto ma con impegno appassionato, un chiaro indirizzo ecumenico e pastorale, volto a quello che chiamò "l'aggiornamento" della Chiesa.

Su questa linea si collocarono altri suoi interventi magisteriali.

Il magistero

Nell'enciclica sui "recenti sviluppi della questione sociale" Mater et magistra ( v. ), del 15.V.1961, risaltano analisi nuove come la denuncia dei rischi neocolonialisti, la condanna della corsa agli armamenti, il tema degli squilibri tra i settori economici, la rivendicazione dei diritti delle classi lavoratrici.

La Pacem in terris ( v. ) dell'11.IV.1963, pervasa dall'ispirazione fondamentale alla concordia tra i popoli dopo la tragedia d'immani guerre, scandisce alcuni princìpi suscettibili di vaste applicazioni:

le distinzioni tra errore ed errante e tra le ideologie astrattamente considerate e i movimenti storici da esse scaturiti;

il riconoscimento del diritto per ogni uomo a onorare Dio secondo il dettame della retta coscienza e della conseguente libertà di culto privato e pubblico;

l'ammissibilità di un "avvicinamento o incontro di ordine pratico" tra i cattolici e i militanti in movimenti di diversa matrice spirituale e ideologica;

il richiamo a non disattendere i "segni dei tempi".

Nemmeno due mesi dopo la pubblicazione di questo documento, al tramonto del 3.VI.1963, l'anziano papa, già da mesi minato da un male incurabile, si spegneva, tra manifestazioni di cordoglio e di affettuosa venerazione in larghissimi strati dell'opinione pubblica mondiale.

... Paolo I

Papa, al secolo Albino Luciani ( Canale d'Agordo, Belluno, 1912 - Roma 1978 ).

Nacque da una famiglia di condizioni assai modeste e compì gli studi nei seminari di Feltre e Belluno, ricevendo a 23 anni non ancora compiuti l'ordinazione sacerdotale.

Nel 1947 conseguì il dottorato in teologia presso l'Università Gregoriana di Roma.

Insegnò teologia al seminario di Belluno e nel 1948 fu nominato provicario generale della diocesi bellunese.

Dal 1959 al 1969 fu vescovo di Vittorio Veneto.

Prese parte al concilio Vaticano II, traendone sollecitazioni per un rinnovamento di prospettiva nei campi dell'ecumenismo e della collaborazione tra le Chiese, specie nel Terzo Mondo; in tale ambito promosse concreti rapporti fra la sua diocesi e centri del Burundi e del Brasile.

Patriarca di Venezia dal 1970 al 1978, mostrò attitudini decise nel contenere le contestazioni ecclesiali, e parallelamente accentuò le preferenze verso un apostolato attento ai poveri, ai malati, ai lavoratori e alla divulgazione dei contenuti dottrinali attraverso moduli oratori piani e agevolmente accessibili.

Eletto papa il 26.VIII.1978, volle chiamarsi con i nomi dei suoi immediati predecessori ( Giovanni XXIII e Paolo VI ), quasi a significare il proposito di continuità rispetto sia alle svolte giovannee sia alla linea, perseguita da Paolo VI, di equilibrata apertura, non scevra di insistiti richiami ai valori tradizionali.

I 33 giorni di pontificato non permisero di veder tradotte simili direttrici.

Rivelarono tuttavia la profonda semplicità del pontefice e la sua spontanea immediatezza comunicativa nel trasmettere il messaggio cristiano.

Morì improvvisamente nella notte fra il 27 e il 28.IX.1978.

... Paolo II

Papa, al secolo Karol Woityia ( Wadowice, Polonia, 1920 ).

Da giovane lavorò come operaio.

Fu ordinato prete nel 1946, si laureò in filosofia e in teologia, svolse quindi l'incarico di insegnante di
teologia morale al seminario di Cracovia e all'Università Cattolica di Lublino.

Fu nominato vescovo ausiliare e vicario capitolare della diocesi di Cracovia nel 1958.

Partecipò attivamente ai lavori del concilio Vaticano II.

Arcivescovo di Cracovia dal 1964 e cardinale dal 1967, fu eletto papa nel conclave dell'ottobre 1978 dopo la subitanea scomparsa di Giovanni Paolo I.

È il primo papa non italiano ( e contemporaneamente - cosa più rilevante - non occidentale ) da quattro secoli e mezzo.

Comunicazione e ansia missionaria

Fin dai primi passi del pontificato, con il famoso "grido" del discorso di insediamento ( "Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!" ), è emersa la forte carica missionaria e la capacità comunicativa del papa, la cui figura nel corso degli anni è cresciuta al ruolo indubbio di un leader universale.

Il grave attentato subito in piazza S. Pietro il 13.V.1981 per opera del terrorista turco Ali Agca non ha impedito a Giovanni Paolo II di proseguire i viaggi apostolici, che l'hanno portato a toccare ogni angolo del mondo e a incontrare i fedeli cattolici e le autorità locali, pronunciando discorsi concepiti come "catechesi universale", nella convinzione che la Chiesa debba rispondere a tutti i problemi dell'uomo contemporaneo.

Ogni viaggio è stato anche un evento dei mass media e ha contribuito alla creazione dell'immagine del papa-guida dell'umanità ( immagine confermata dal libro-intervista Varcare la soglia della speranza, edito in 70 paesi nel 1994 e divenuto un best-seller mondiale ).

Ispirazione spirituale e guida della Chiesa

La forza comunicativa del pontificato poggia comunque su una ispirazione fortemente spirituale presente fin dalle prime encicliche teologico-spirituali, grande preghiera contemplativa pubblica dedicata alla Trinità ( Redemptor hominis, 1979; Dives in misericordia, 1980; Dominum et vivificantem, 1986 ).

Giovanni Paolo II si è dato il compito di rinsaldare la fede e l'identità del popolo cristiano con grande energia e con fiducia, attuando così il concilio Vaticano II, ma superando senza remore il travagliato periodo postconciliare.

Fa parte di questa visione di compattezza ecclesiale la riaffermazione netta della dottrina tradizionale anche su argomenti discussi ( come il celibato ecclesiastico e il rifiuto dell'ordinazione presbiterale delle donne ), l'impulso dato alla Congregazione per la Dottrina della fede, la celebrazione di numerosi sinodi, con la partecipazione dei vescovi, la pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica ( 1992 ), testo universale di riferimento per le esperienze catechistiche delle Chiese locali.

Il disegno epocale e il confronto con il mondo

Il senso di rinnovata compattezza della Chiesa si intreccia con un approccio dialogico molto vivo al mondo della fine di millennio, bisognoso di riscoprire la "verità integrale sull'uomo".

Egli ha quindi parlato di una "nuova evangelizzazione" della vecchia Europa.

In questo senso, il suo pontificato annovera tra i punti qualificanti la lotta a ogni ideologia che ponga se stessa a criterio di verità.

La lotta antiateistica ha in questo senso accomunato la contrapposizione al comunismo e la critica all'Occidente materialista.

Nella lotta al comunismo, la decisa condanna dottrinale si è accompagnata a un'attenta condotta politica, che si è giovata della decennale esperienza di equilibrio che la Chiesa polacca aveva saputo costruire con il regime ( a differenza di altre Chiese dell'Est ).

Il sostegno discreto all'esperienza di Solidarnosc in Polonia, il dialogo con il riformista Gorbacev, la proposta, priva di esasperazioni polemiche, di un'alternativa spirituale al comunismo, hanno fatto del papa il precursore del crollo della "cortina di ferro" del 1989.

Il crollo del comunismo ha messo in primo piano l'altro delicato fronte critico, il consumismo occidentale e la sua visione secolarizzata, che rifiuta il confronto sulla verità.

Giovanni Paolo II vi ha opposto la netta riaffermazione di una dottrina morale spesso disattesa ( Veritatis splender, 1993; Evangelium vitae, 1995).

In particolare ha richiamato l'attenzione sul problema della giustizia, della spaccatura Nord-Sud del mondo, criticando un Occidente-fortezza rinchiuso in se stesso.

Questi impegni si sono accompagnati alla ripresa costante del tema della difesa dei diritti umani e della pace che l'ha portato ad assumere spesso posizioni controcorrente, nella difficile ricerca di soluzioni originali e non scontate ai drammatici problemi mondiali.

Il rilancio della dottrina sociale della Chiesa

L'interesse sociale, espresso fin dalla Laborem exercens del 1981, ha condotto Giovanni Paolo II a riaffermare e a rinnovare la dottrina sociale della Chiesa, senza irrigidirla in una cultura politica e sociale autonoma, ma collocandola nell'ambito della riflessione della teologia morale ( come ha affermato nell'enciclica Sollicitudo rei socialis, 1987 ).

La summa della stessa dottrina, presentata da Giovanni Paolo II nella Centesimus annus ( 1991 ), ribadisce il sostegno alla democrazia, la difesa dei diritti umani, nonché l'opzione per un'economia di mercato libero, ma controllata solidaristicamente "dalle forze sociali e dallo Stato, in modo da garantire la soddisfazione delle esigenze fondamentali di tutta la società" ( n. 35 ).

Ecumenismo e incontri interreligiosi

Giovanni Paolo II ha partecipato a incontri di preghiera per la pace con i capi delle grandi religioni del mondo ( a partire da quello di Assisi nel 1986 ).

Oltre a promuovere il dialogo interreligioso, si è dedicato con grande impegno a favorire una sempre maggiore intesa tra le varie confessioni cristiane, perseguendo, fra l'altro, il progetto di ricostituzione
dell'unità spirituale dell'Europa, che deve "respirare con i due polmoni" dell'Oriente e dell'Occidente.

Frutto ne è stata la proclamazione di Cirillo e Metodio a compatroni d'Europa con s. Benedetto ( enciclica Slavorum apostoli, 1985 ).

L'enciclica Ut unum sint del 1995 rilancia una prospettiva ecumenica fondamentale per la fine del millennio.

La preparazione del grande giubileo

Dal 1994, dopo la lettera apostolica Tertio millennio adveniente, l'attenzione del papa si è indirizzata verso la prospettiva del grande giubileo del 2000, conclusione del secondo millennio cristiano.

Nella linea di una grande riconciliazione, la richiesta centrale alla Chiesa di riscoprirsi sale e luce della terra è coerente con la prospettiva dell'intero pontificato.

Significativi in questo percorso sono apparsi sia il rinnovato appello ecumenico, sia la richiesta di riflessione storica sulle "pagine oscure" della storia della Chiesa, con la conseguente richiesta di perdono.

Battista è più grande: per il solo fatto che appartiene al regno, mentre Giovanni, in quanto precursore, è rimasto sulla porta.

Questa parola oppone due epoche dell'opera divina, due « economie », senza per nulla svalutare la persona di Giovanni; i tempi del regno trascendono totalmente quelli che lo hanno preceduto e preparato.

Mt 11,11.14

Schedario biblico

Giovanni C 84
Cristo, prediletto B 53
Seguire Gesù Cristo E 19

Giovanni Battista

Testimoni C 42
Monaci C 47
Giovanni Battista ( A ) C 70
Giovanni Battista ( B ) C 71
Cristo, Nuovo Elia (B) B 49
Conversione E 26
Povertà E 51

Magistero

Da autentico profeta, Giovanni rese testimonianza alla verità senza compromessi.

Denunciò le trasgressioni dei comandamenti di Dio, anche quando protagonisti ne erano i potenti.

Angelus Benedetto XVI
24-6-2007

La missione del Battista non era ancora compiuta: poco tempo dopo, gli fu chiesto di precedere Gesù anche nella morte violenta: Giovanni fu decapitato nel carcere del re Erode, e così rese piena testimonianza all'Agnello di Dio, che per primo aveva riconosciuto e indicato pubblicamente.

Angelus Benedetto XVI
24-6-2012

Mentre lui è « la voce, una voce senza parola, perché la parola non è lui, è un altro.

Lui è quello che parla, ma non dice; quello che predica su un altro che verrà dopo ».

Meditazione Francesco
24-6-2013

« L'umiliazione di Giovanni - ha sottolineato il vescovo di Roma - è doppia: l'umiliazione della sua morte, come prezzo di un capriccio », ma anche l'umiliazione di non poter scorgere « la storia di salvezza: l'umiliazione del buio dell'anima ».

Meditazione Francesco
24-6-2014

Il Battista - va avanti nel cammino del Signore; dà testimonianza del Signore non soltanto mostrandolo - "È questo!" - ma anche portando la vita fino alla fine come l'ha portata il Signore ».

Meditazione Francesco
6-2-2015

Giovanni dunque « era concreto, ma misurato » e, per battezzare « tutti questi peccatori », chiedeva solo un « minimo passo avanti, perché sapeva che con questo passo poi il Signore faceva il resto ».

Proprio qui sta « la grandezza di Giovanni, un grande, l'ultimo di quella schiera di credenti che è incominciata con Abramo, quello che predica la conversione, quello che non usa mezze parole per condannare i superbi, quello che alla fine della vita si permette di dubitare ».

Meditazione Francesco
15-12-2016

Tutto l'avvenimento della nascita di Giovanni Battista è circondato da un gioioso senso di stupore, di sorpresa e di gratitudine.

Angelus Francesco
24-6-2018

Catechismo della Chiesa Cattolica

... Battista Comp. 102; 105; 141; 254

Summa Teologica

... Battista

Santificato nel seno materno III, q. 27, a. 6