Deuteronomio

Ultimo libro del Pentateuco ( v. ).

In ebraico si intitola devarim: Parole, dai vocaboli iniziali "Queste sono le parole" ( Dt 1,1 ); il titolo greco Deuteronómion attribuito dai Settanta proviene da un'errata traduzione dell'espressione ebraica di Deuteronomio 17,18  (in luogo di "una copia di questa Torà" i Settanta traducono "questa seconda legge" ).

Nella redazione attuale il Deuteronomio è il risultato di una serie di successive rielaborazioni.

Il cosiddetto codice deuteronomico ( Dt 12-26 ), che costituisce la sezione più antica ( fine dell'VIII sec. a.C. ), redatto nel Regno del Nord e fatto conoscere in Giudea dai profughi dopo la caduta del Regno del Nord, rimase nascosto, gelosamente custodito nel Tempio, per tutto il tempo in cui la Giudea fu dominata da re idolatri, infedeli a JHWH.

Ritrovato al tempo del re Giosia ( 640-609 a.C. ), che da esso si lasciò ispirare per attuare la sua riforma religiosa ( 2 Re 22,3-13 ), contiene una serie di precetti che consentono di tradurre concretamente, nella vita di ogni giorno, la fede e l'amore per il Signore.

L'ebreo è chiamato ad amare questa Torà con tutto il cuore, cogliendo l'intenzione profonda dei singoli precetti, custodendo la memoria di quanto il Signore ha operato e continua a operare a favore del suo popolo.

A questo primo nucleo furono aggiunti i rimanenti capitoli in un lavoro di ampliamento progressivo completato negli anni dell'esilio babilonese.

La struttura finale è costruita sulla base di una finzione letteraria; per conferire autorità alle proprie parole e per ricondurre il popolo alle radici della propria fede, l'autore presenta il suo messaggio come una serie di discorsi pronunciati da Mosè, a cui segue il suo testamento e il racconto della sua morte.

Al cuore del messaggio di questo libro vi è il tema dell'elezione di Israele, chiamato a rispondere con l'amore all'amore del suo Dio.

Le parole di Deuteronomio 6,4-5 ( "Ascolta Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo.

Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le tue forze" ) aprono la confessione di fede dell'ebraismo ( v. Shemà Israel ) ed è con queste parole che Gesù risponde allo scriba che lo interrogava su quale fosse il primo e più grande comandamento ( Mc 12,28-32 ) e per il credente ebreo come per ogni discepolo del Signore queste sono parole che devono restare "fisse nel cuore" ( Dt 6,6 ).