Ermeneutica

Dal greco hermenéuo, "interpreto" una lingua straniera, "traduco", "faccio capire il pensiero", è la scienza che stabilisce le regole di una retta esegèsi ( v. ), dalla quale non ha tuttavia precisi confini di delimitazione.

Si occupa prevalentemente di avviare alla comprensione del testo esaminando il genere letterario al quale esso appartiene, la mentalità dell'epoca e dell'ambiente, l'intendimento dell'autore, e soprattutto inculcando una conoscenza precisa della lingua originale, dei suoi modi espressivi e degli influssi ai quali essa fu soggetta ( ad esempio, l'ebraico ed i suoi contatti con la letteratura accadica ).

La competenza nell'ebraico-aramaico è necessaria anche per l'interpretazione del NT, scritto in un greco dietro al quale traspaiono sovente strutture e vocaboli aramaici, ai quali l'autore era abituato e che ha, talora forse solo approssimativamente, trasposti in termini greci.

Indispensabile è poi stabilire raffronti con l'AT nella traduzione dei Settanta, che formava il punto di riferimento obbligato per i primi cristiani.

Per ermeneutica ( dal greco hermenéuo: interpreto, spiego ) si intende sia la teoria dell'interpretazione, l'esposizione cioè dei criteri di lettura e interpretazione di un testo, sia la pratica dell'interpretazione.

La Bibbia ( v. ), come ogni altro testo antico, richiede di essere interpretata; solo l'interpretazione può colmare la distanza temporale e culturale tra il testo e chi lo legge.

L'ermeneutica biblica, in certo senso, è sempre esistita, profondamente intrecciata con l'esegesi ( v. ): si potrebbe dire che il termine ermeneutica per molti secoli fu considerato sinonimo di esegesi.

Con il sorgere, nei tempi moderni, di una teoria ermeneutica generale si tende a differenziare l'esegesi dall'ermeneutica biblica.

L'esegesi comprende l'analisi linguistica, letteraria, storica, culturale del testo, mentre l'ermeneutica, che presuppone l'esegesi, considera il testo come un interlocutore con il quale il lettore entra in dialogo: in questo dialogo il testo plasma chi lo legge e, a sua volta, chi legge fa vivere il testo.

L'interpretazione in quanto relazione di una persona con un testo è inesauribile.

L'ermeneutica biblica è nata in ambito protestante con la lettura esistenziale di R. Bultmann ( 1884-1976 ), che riteneva di dover ritradurre il messaggio evangelico, espresso in una forma mitologica nel Nuovo Testamento, in categorie esistenziali per annunciare la salvezza all'uomo moderno.

La lettura esistenziale e demitologizzante ( v. demitizzazione ) di Bultmann è all'origine delle ermeneutiche contemporanee.

Accanto alle metodologie che mettono al centro il testo biblico, alla luce della sua genesi ( storia delle forme ), della sua canonicità ( storia della redazione ), dell'unità dei due Testamenti ( teologia biblica ), del primato del racconto ( ermeneutica narrativa o retorica ), si devono segnalare nuove prospettive che privilegiano il soggetto o la comunità che interpreta il testo ( prospettive di lettura femminista e lettura socio-politica, propugnata dalla teologia della liberazione ).

In ambito cattolico il concilio Vaticano II formulò nella Dei Verbum i principi che devono presiedere all'ermeneutica biblica.

Essa deve fondarsi sul principio che "Dio parla nella Scrittura per mezzo di uomini e in linguaggio umano" ( Dei Verbum, 12 ) e che l'azione dello Spirito Santo è all'origine della Sacra Scrittura.

I libri della Bibbia, redatti "sotto l'ispirazione dello Spirito Santo" ( Dei Verbum, 11 ), devono essere interpretati nello stesso Spirito che li ha ispirati.

E un'affermazione che troviamo già esposta da Gerolamo: "La Scrittura deve essere letta e interpretata nello stesso Spirito nel quale è stata scritta" ( Commento alla Lettera ai Galati ).

Concretamente, secondo le indicazioni della Dei Verbum, la lettura della Bibbia nello Spirito sarà guidata dal principio dell'unità della Scrittura, il quale esige che ogni sua pagina venga letta alla luce di tutto il messaggio biblico; sarà sorretta dalla viva tradizione della Chiesa, cioè sarà una lettura nella Chiesa e con la Chiesa, e infine obbedirà al criterio dell'analogia della fede, per il quale un testo biblico non può essere in contraddizione con altri testi.

Le diverse ermeneutiche possono offrire degli strumenti di lettura per una miglior comprensione del testo biblico, ma nessuna di esse può dirsi esaustiva e definitiva.

L'ermeneutica, per il fatto stesso di essere data da un dialogo tra un testo e il lettore, non conosce una fine.

Potremmo dire con Gregorio Magno: "Le parole della Scrittura crescono mentre cresce l'animo di chi le legge" ( In Ezechielem ).

Dio, che per parlare all'uomo si è consegnato a parole umane, si espone ai limiti e ai rischi delle umane interpretazioni.

La Chiesa è in cammino verso la pienezza della comprensione; come afferma il concilio Vaticano II: "Nel corso dei secoli essa tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio" ( Dei Verbum, 8 ). 

Dal greco « erméneia », « interpretazione, spiegazione ».

È quella scienza che si interessa della determinazione del senso esatto di parole, formule, simboli, concetti, documenti, collocandoli nel loro contesto esatto, sia linguistico che culturale, e soprattutto sentendoli carichi di significato come fenomeni umani.