Protestantesimo

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Il termine « protestanti » fu applicato a partire dal 1529 a quei sostenitori della Riforma, generata in special modo dal pensiero di Martin Lutero, che protestavano sia contro il sistema delle decisioni di maggioranza in cose di fede, sia contro l'intervento d'autorità nei riguardi della fede del singolo.

Mentre all'inizio il termine « protestanti » era usato dagli oppositori della Riforma, e in un modo dispregiativo, esso fu più tardi assunto dagli stessi Riformatori come termine proprio e giustificato.

Il nome « Protestantesimo » fu usato solo a partire dall'epoca dell'Illuminismo ( secolo XVIII ); e dal secolo XIX alcuni autori parlano anche di « cultura protestante » vera e propria, e non solo di un movimento di Riforma nella Chiesa.

Quest'ultima prospettiva culturale del concetto di Protestantesimo non è però accettata da parecchi altri autori ( evangelico; luterano ).

Accanto all'ortodossia e al cattolicesimo romano, il protestantesimo è la terza grande famiglia e comunione cristiana sin qui apparsa sul palcoscenico della storia; è un modo di essere cristiani, un tipo particolare di cristianesimo storico.

Quest'ultimo sta del resto vivendo nel nostro tempo nuovi processi di inculturazione nelle culture africane e asiatiche, da cui sicuramente emergeranno, in un futuro più o meno prossimo, tipi di cristianesimo diversi da quelli sin qui conosciuti.

Il cristianesimo è uno ma fin dall'inizio molteplice: unità e diversità lo caratterizzano già nel secolo apostolico.

Il protestantesimo è anch'esso, come il cristianesimo, multiforme.

È sostanzialmente unitario nei principi costitutivi della fede e nelle linee di fondo della vita cristiana personale e comunitaria, ma esiste in una pluralità di chiese o "denominazioni" ( così vengono tradizionalmente chiamate nel mondo anglosassone, soprattutto americano ), autonome sul piano organizzativo ma variamente collegate le une alle altre mediante consigli di chiese regionali o nazionali, oltre che nelle rispettive alleanze o federazioni confessionali, e nel Consiglio ecumenico delle Chiese con sede a Ginevra.

Il protestantesimo dal sec. XVI a oggi

Il termine "protestantesimo" deriva dalla protestatio ( latino: protesta, rimostranza ) elevata nel corso della seconda dieta ( parlamento ) dell'impero, convocata da Carlo V a Spira nell'aprile del 1529, quando venne revocata la decisione della dieta precedente ( anch'essa avvenuta a Spira, tre anni prima, nel 1526 ) di lasciare le autorità politiche di ciascun territorio dell'impero - in attesa della convocazione di un concilio generale - libere di autorizzare oppure no la predicazione evangelica e di attuare le riforme che essa comportava.

Cinque principi elettori e i rappresentanti di 14 città che avevano aderito alla Riforma protestarono per ben tre volte ( ma invano: le loro dichiarazioni scritte vennero tutte respinte ) contro la revoca decisa dalla dieta.

Nella terza dichiarazione del 29 aprile 1529 si legge tra l'altro: "… Nelle cose che riguardano la gloria di Dio e la salvezza delle nostre anime e la beatitudine eterna, ciascuno deve stare davanti a Dio e rendergli conto per se stesso…

Poiché questa terza notificazione delle nostre vibrate rimostranze non trova possibilità di accoglienza, noi protestiamo e attestiamo davanti a Dio … e altresì davanti a tutti gli uomini e a tutte le creature, che noi non consentiamo ne accettiamo in alcun modo, tanto per noi quanto per i nostri ( sudditi ), la delibera proposta e tutte quelle cose che sono contrarie a Dio, alla sua santa Parola, alla salvezza e alla buona coscienza di noi tutti, e anche al decreto della dieta imperiale di Spira citata prima…".

Dal "noi protestiamo" pronunciato a Spira nel 1529 proviene il termine "protestantesimo", che descrive dunque un atteggiamento di resistenza e opposizione sia a leggi, norme o volontà che pretendano coartare o violare la coscienza dei singoli in materia di fede negando la sua autonomia davanti a Dio, al quale solo ciascuno deve rispondere, sia a forme ecclesiastiche o civili di governo che limitino la libertà della Parola di Dio vietandone l'annuncio o non si sottomettano alla sua autorità, aggirandola in un modo o nell'altro.

Questo atteggiamento di resistenza a un'imposizione ritenuta ingiusta è lo stesso che tenne Lutero alla dieta di Worms nel 1521.

All'imperatore e alle massime autorità politiche e religiose dell'Europa d'allora che gli imponevano di ritrattare, egli rispose: "A meno che io non venga contraddetto con testimonianze della Scrittura o evidenti argomenti di ragione - poiché non credo al papa o ai concili soltanto, essendo chiaro che essi si sono sovente sbagliati e contraddetti - sono soggiogato dalle parole della Scrittura che ho citato.

E fino a che la mia coscienza è prigioniera della Parola di Dio non posso ne voglio ritrattare, perché è sconsigliabile e pericoloso per la salvezza fare qualcosa contro la coscienza.

Dio m'aiuti. Amen".

Questa dichiarazione di Lutero può essere considerata l'atto di nascita del protestantesimo.

Ma quella che a Worms era la protesta solitaria di una persona è diventata a Spira la voce corale di una comunità di Chiese.

Queste Chiese un anno più tardi presenteranno all'imperatore Carlo V, nella dieta di Augusta del 1530, la loro confessione di fede ( perciò chiamata Augustana ), scritta da Melantone.

Ma nella dieta di Augusta vennero presentate all'imperatore altre due confessioni di fede protestanti: la Fidei ratio di Zwingli, riformatore di Zurigo, e la Tetrapolitana di Bucero, riformatore di Strasburgo, insieme ad altre tre città della Germania meridionale.

Come si vede, il protestantesimo nascente assunse fin dall'inizio forme e fisionomie diverse, con diversi profili teologici.

Su qualche punto, le differenze divennero anche divisioni; sulla questione della Cena del Signore, per esempio, Lutero e Zwingli diedero spiegazioni divergenti su come Cristo è presente nella Cena e, dopo un tentativo non riuscito di giungere a un accordo con il Colloquio di Marburgo del 1529, si separarono.

Solo nel 1973, con la Concordia di Leuenberg, i loro discendenti, cioè le Chiese luterane e riformate d'Europa, hanno ritrovato e ristabilito tra loro la piena comunione ecclesiale.

Nel XVI sec. il protestantesimo prese corpo in due confessioni distinte: quella luterana e quella zwingliana-calviniana ( detta "riformata" ).

Ma accanto e insieme a loro e con loro variamente collegati e intrecciati si manifestarono più o meno contemporaneamente altri due tipi di Riforma religiosa ( che possono anche essere considerate due forme sui generis di protestantesimo ): l'anglicanesimo, cioè la Riforma inglese, in cui operano molti fermenti calviniani, anche se la struttura della Chiesa è rimasta episcopale e se, sul piano liturgico, il culto e la pietà hanno largamente conservato le loro forme tradizionali; e l'anabattismo, cioè la Riforma radicale, che in nome di una fedeltà anche alla lettera della Scrittura esigeva una rottura netta con la tradizione cristiana medievale ( espressa con il rifiuto di praticare il battesimo dei bambini ) e una dissociazione completa dalla "società cristiana" con tutte le sue ambiguità ( espressa con il rifiuto di ricoprire cariche pubbliche e di assumere impegni politici come cristiani ).

Il rapporto fra cattolicesimo, luteranesimo e calvinismo da un lato, e anabattismo dall'altro, fu conflittuale: gli anabattisti furono perseguitati da tutti e il numero dei loro martiri tu elevato.

Nel XVII sec. il protestantesimo dette vita al grande fenomeno puritano, dalla cui matrice particolarmente feconda germinarono diversi importanti movimenti ( che presto divennero Chiese ), come quello battista, quello congregazionalista e - benché di proporzioni più ridotte - quello quacchero.

Nel XVIII sec. fiorì il metodismo che, con la sua passione per l'evangelizzazione popolare e per la formazione e mobilitazione del laicato, s'è diffuso a macchia d'olio in tutto il mondo anglosassone.

L'Ottocento protestante fu caratterizzato da un lato dal fenomeno del "Risveglio" manifestatesi, con effetti più o meno dirompenti, in tutte le Chiese, e dall'altro da un forte impulso all'azione missionaria su scala mondiale.

Nel XX sec. sono sorti in seno al protestantesimo due grandi movimenti che fino a oggi hanno seguito percorsi paralleli, diventando però entrambi realtà ormai presenti su scala mondiale: il movimento ecumenico e il movimento pentecostale.

Il contributo del protestantesimo alla formazione del mondo moderno

Il protestantesimo non ha dato vita soltanto a un nuovo modello di Chiesa cristiana, ha anche svolto direttamente o indirettamente un ruolo di primo piano nella formazione del mondo moderno.

Calvino è stato chiamato, non a torto, "fondatore di una civiltà" ( E.G. Léonard ).

In altre parole: il protestantesimo è certo anzitutto un movimento di fede e una confessione religiosa, ma è anche un fenomeno storico più vasto e complesso, una cultura, potremmo dire, capace di forgiare i caratteri delle persone ( mentalità, atteggiamento, comportamenti, che persino in contesti sociali secolarizzati possono agevolmente essere individuati e ricondotti alla loro matrice protestante ) e di permeare intere comunità e società.

In questo quadro, due questioni in particolare possono essere menzionate: il rapporto tra protestantesimo e capitalismo e quello tra protestantesimo e democrazia.

Riguardo alla prima, è senz'altro plausibile la tesi secondo cui, mutatis mutandis, Calvino è stato per la borghesia emergente del XVI e XVII sec. qualcosa di analogo a quello che Marx è stato per il proletariato industriale del XIX sec.; uno e l'altro, benché in modi profondamente diversi, hanno dato alle due "nuove classi" dell'Europa moderna coscienza del loro fondamentale ruolo storico.

Il puritanesimo poi, con il suo rigore etico, la sua concezione vocazionale del lavoro e il suo stile di vita austero e frugale, senza sprechi ne lusso, incline al risparmio ma non al consumo, produttore di ricchezza non da scialare ma da investire, ha senza dubbio contribuito ad accelerare la crisi definitiva del sistema economico feudale e ha favorito la vittoria del capitalismo, agendo soprattutto sul suo "spirito" ( M. Weber ).

Per quanto concerne invece il nesso tra protestantesimo e democrazia, è particolarmente evidente nel calvinismo, il cui ordinamento ecclesiastico ( detto "presbiteriano" nel mondo anglosassone, essendo il "presbiterio", cioè l'organo responsabile di un gruppo di comunità vicine, la sua unità di base ) prevede soltanto forme di governo collegiali, sia a livello sociale ( "concistoro" ) sia a livello regionale e nazionale ( "sinodo" ): il "potere" non risiede più nel ministro ma nell'assemblea dei credenti che, in ubbidienza alla Parola di Dio, è in prima persona responsabile della vita della Chiesa in tutti i suoi aspetti.

Anche sul piano dottrinale il protestantesimo esclude una concezione autoritaria della verità cristiana.

Non c'è un magistero infallibile, c'è lo Spirito che guida la Chiesa, cioè la comunità raccolta intorno alla Parola di Dio, in tutta la verità, suscitando per così dire dal basso, attraverso l'ascolto condiviso della Scrittura e il confronto reciproco, il consenso della fede.

Ha luogo insomma una sorta di democratizzazione del sapere evangelico.

La fede protestante, infine, è quella forgiatasi nell'esperienza della Riforma del XVI sec. ( ampiamente descritta in questo volume nelle voci "luteranesimo" e "calvinismo" ), arricchita dai vari apporti maturati lungo la sua storia ( in questo secolo soltanto ci sono stati quelli decisivi di Barth, Tillich e Bonhoeffer, per limitarci ai maggiori ), ed è oggi vissuta nell'orizzonte della pratica e della speranza ecumenica.

I protestanti nel mondo sono circa 300 milioni e in Italia vive quella che può essere considerata la Chiesa protestante ( ante litteram, essendo nata nel XII sec. ) più antica del mondo: la Chiesa valdese.

v. Calvinismo; Luteranesimo; Puritanesimo; Riforma protestante; Valdesi