Meditazioni per le domeniche dell'anno

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MD 14

Domenica di sessagesima
( Lc 8,4-15 )

Tre tipi di disobbedienti

1 In una Comunità, la parola del Superiore è come il seme di cui parla il Vangelo di questo giorno.

Esso è talvolta ricevuto da tre tipi di persone che sono mal disposte.

Il seme caduto sulla strada ( Lc 8,5 ) è la parola del Superiore ricevuta da chi ha solo il desiderio di ubbidire: sembra, all'apparenza, che ami molto l'obbedienza; all'occasione ne parla anche bene, dà buoni consigli agli altri; ma tutto si riduce alla buona volontà di fare a cui però non seguono i fatti, perché trova difficile tutto ciò che gli viene comandato.

Ne consegue che egli non prova entusiasmo per la pratica e non obbedisce, perché il suo cuore non è disposto a farlo.

Per impegnarlo all'obbedienza, è necessario che il Superiore, che deve impartire un ordine, lo prepari in modo da fargli provare gusto per essa.

Vi comportate così?

Siete sempre disposti ad obbedire?

Fate di tutto per ben disporre il vostro cuore, in modo che il Superiore possa darvi i suoi ordini in qualsiasi momento, fiducioso di trovarvi ben disposti a seguirli?

2 Il seme caduto sul terreno pietroso ( Lc 8,13 ) è la parola del Superiore ricevuta da chi esegue ciò che gli è comandato a condizione che non ci siano fastidi e tentazioni.

Altrimenti, alla più piccola tentazione, al minimo turbamento di spirito, al minimi contrasto con il Superiore, rimane sconvolto e diventa incapace di fare ciò che gli viene comandato.

Il motivo è che non è radicato nella virtù e che non è mai stato esercitato nella pratica dell'obbedienza.

È perciò necessario che queste persone deboli e soggette alla tentazione, siano molto esercitate perché chi ha un tale carattere ha bisogno di essere contraddetto e messo alla prova.

Pregate spesso i Superiori che non sopportino in voi debolezze di questo genere e pregate Dio che vi dia un cuore sempre docile.

3 Il seme caduto tra le spine ( Lc 8,14 ) è la parola del Superiore ricevuta da chi accetta solo gli ordini che gli piacciono e che non presentano alcuna difficoltà; ma non appena prova qualche ripugnanza per gli ordini ricevuti non obbedisce più, perché è incapace di vincersi e di fare a se stesso quella violenza che in certe occasioni è necessaria.

Per impegnarlo a obbedire, il Superiore dovrebbe comandargli solo ciò che gli è gradito; anzi il Superiore dovrebbe studiare il suo temperamento e le sue inclinazioni, prima di dargli un ordine.

Ma questa è un'obbedienza puramente naturale e umana, che non ha nulla di religioso né di meritorio dinanzi a Dio perché essa obbliga il Superiore a chiedere al suo inferiore ciò che vuole fare, quando invece è l'inferiore che dovrebbe dire al suo Superiore: Cosa vuole che faccia? ( At 9,6 )

È così che dovete comportarvi sempre, se volete obbedire bene.

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