Meditazioni per le domeniche dell'anno

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MD 34

III Domenica dopo Pasqua
( Gv 16,16-22 )

Le false gioie del mondo e la vera gioia di cui godono i servi di Dio

1 Nel Vangelo odierno Gesù Cristo afferma che il mondo sarà nella gioia e che i servi di Dio saranno per un po' nella tristezza e la loro tristezza si cambierà in gioia ( Gv 16,22 ).

Questa affermazione vi dà modo di considerare la differenza che c'è tra la gioia delle persone di mondo e quella di cui godono i servi di Dio.

La gioia del mondo sarà breve, quella dei servi di Dio non avrà fine: questo affermano le parole del santo Vangelo.

I mondani, afferma Gesù, saranno nella gioia, ma fino a quando?

Tutt'al più finché saranno in vita: ma quando non saranno più in questo mondo, cioè dopo la loro vita, la gioia finirà e la tristezza che seguirà sarà eterna.

La gioia dei servi di Dio, invece, sarà tale che, come dice Gesù Cristo, nessuno potrà loro rapirla ( Gv 16,22 ).

Potranno anche avere qualche momento o qualche motivo di tristezza, ma sarà solo per poco tempo ( Gv 16,16 ) mentre la gioia che seguirà le loro sofferenze non avrà mai fine.

Guai a quelli che pensano solo a cercare soddisfazioni in questo mondo, perché esse dureranno poco!

2 C'è un'altra differenza tra la gioia dei mondani e quella dei servi di Dio: quella dei primi è superficiale, quella dei secondi è molto salda.

Possiamo riscontrare questa differenza nelle parole di Gesù Cristo: il mondo sarà nella gioia ( Gv 16,20 )

Questo vi deve far capire che la gioia degli uni è solo apparente, perché la gioia che offre il mondo è solo fasto e apparenza: ma quando i servi di Dio sono nella gioia, è il loro cuore che gioisce, il cuore che è il sostegno della vita dell'uomo, ed è l'ultima parte a rimanere in vita.

La loro gioia, secondo la spiegazione del Signore, è molto salda e non si altera facilmente perché è fondata su ciò che sostiene in essi la vita della grazia che, a sua volta, è fondata sull'amore di Dio e sulla comunicazione con Dio, che si realizza con l'orazione e con i sacramenti.

Poiché è Dio che sostiene e mantiene la loro gioia, possiamo affermare che essa ha solide basi, perché è fondata in Dio.

La vostra gioia sarà salda se riuscirete ad essere allegri anche quando soffrite e dovete sopportare le pene più raffinate; se invece fate consistere la vostra gioia nei piaceri dei sensi, è proprio vero allora che essa è molto superficiale; perché ha la stessa natura del suo oggetto che è fragile ed effimero ( 1 Ts 1,6; Rm 12,12 ):

3 C'è un'ultima e considerevole differenza tra la gioia dei mondani e quella dei servi di Dio: la gioia dei primi è completamente esteriore, quella dei secondi è interiore, perché ha sede nel cuore.

Ne consegue che anche la più piccola sofferenza turba la gioia dei mondani e li getta nell'abbattimento; mentre la gioia dei servi di Dio, risiedendo dentro loro stessi, non può aver alcun fastidio da ciò che si agita all'esterno, perché nulla di esteriore può penetrare fino in fondo a un cuore che non ha comunicazione alcuna con l'esterno, tranne che si lasci sopraffare dai sensi.

E poiché la gioia dei giusti scaturisce dall'amore a Dio che risiede nell'intimo del loro cuore e poiché questo amore ha come oggetto un bene inalterabile, immutabile ed eterno, ne consegue che essi non potranno essere turbati nel possesso di questa deliziosa gioia interiore, almeno finché saranno uniti a Dio nella carità.

La vostra gioia proviene veramente dal vostro intimo?

Non vi abbandonate talvolta alla gioia puramente esteriore e perciò vana?

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