Meditazioni per le principali feste dell'anno

La vita di San Cassiano vescovo martire

Il 13 agosto la Chiesa onora la memoria si san Cassiano, uno dei martiri più illustri di Cristo che abbiano sofferto sotto gli imperatori pagani.
MF 155

Era vescovo di Brescia e suffraganeo dell'arcivescovo di Milano ma, animato da in ardente zelo per la religione cattolica, volle diventare maestro di scuola a Imola, in Italia, e precisamente in Romagna, chiamata allora « Forum Cornelii » dal nome di Cornelio Silla suo fondatore.

Il poeta Prudenzio - che ne ha narrato la storia, prima in versi e poi in prosa - ne venne al corrente quando, per devozione, si recò in pellegrinaggio alla sua tomba, ammirando un quadro che lo rappresentava, ma anche dal racconto che gliene fece un pio ecclesiastico del luogo.

Eccone in breve il contenuto:

San Cassiano, scacciato dalla sua diocesi a causa della persecuzione scatenata da Giuliano l'Apostata, si rifugiò a Imola.

Decise subito di dedicarsi alla educazione dei giovani, perché avrebbe potuto esercitare meglio il suo zelo.

Il suo scopo era quello di ispirare loro, assieme alla scienza, i principi della Religione e della fede in Gesù Cristo e, per meglio riuscirci, iniziò a impartire loro i primi rudimenti delle lettere, cioè a leggere e a scrivere.

Questo insegnamento glielo impartiva per mezzo di segni che servivano a esprimere molte cose con un solo carattere; in modo da riuscire a scrivere con la stessa facilità con cui si impara a parlare, metodo questo molto in uso a quei tempi.

Ma, purtroppo, venne deferito al magistrato della città, che simpatizzava molto per l'Imperatore apostata, che lo fece arrestare e condurre davanti a sé per costringerlo a rinunziare al culto del vero Dio e ad adorare le false divinità.

Cassiano rifiutò di sacrificare agli idoli; il giudice allora irritato dalla sua costanza, lo condannò a morte perché colpevole di sacrilegio verso gli dei e perché aveva violato gli editti imperiali.

Il tiranno pensò che il mezzo migliore, per vendicarsi di lui, era di abbandonarlo ai suoi alunni, per la maggior parte pagani.

Venne ricondotto quindi alla sua scuola, con le mani legate dietro il dorso e sena abiti.

Quella marmaglia di ragazzi si gettò allora su di lui per assecondare il giudice ma anche, forse, per vendicarsi di qualche punizione, certamente giusta e necessaria, che aveva ricevuto.

Alcuni gli ruppero le tavolette in testa; altri lo trafissero con mille colpi con uno stilo di ferro, che era come un bulino o un punteruolo e di cui si servivano allora gli alunni per incidere il legno o per scrivere sulla cera.

E così lo fecero morire poco a poco con un martirio crudele ed estenuante, perché quei piccoli carnefici non erano capaci di togliergli d'un sol colpo la vita.

Languiva tra gli spasimi che venivano continuamente rinnovati e che ebbero termine con l'effusione del suo sangue fino all'ultima goccia.

Era il 13 agosto, probabilmente del 303.

Tutti i martirologi fanno memoria di san Cassiano.

Prudenzio gli rivolse una preghiera per chiedergli un felice viaggio a Roma.

Essendo stato esaudito, scrisse, come s'è detto, la storia del suo martirio, una volta tornato in Spagna suo paese natale.

Brescia lo riconosce come suo Vescovo e la cattedrale di Imola è ancor oggi dedicata a san Cassiano, sotto il cui altare maggiore riposa il suo venerato corpo, riferisce un'antica tradizione.

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