Meditazioni per le principali feste dell'anno

Vita di San Gionio
sacerdote e martire

Il 22 settembre la Chiesa celebra la festa del sacerdote san Gionio martirizzato nella regione di Hurepoix, diocesi di Parigi.

La storia del suo martirio è riportata da un antico e pio autore del IX secolo che l'ha derivata dai migliori scrittori di quei tempi.

San Gionio visse nei primi tempi della Chiesa nascente; accompagnò san Dionigi, primo vescovo di Parigi, quando venne in Francia e fu associato ai lavori della sua missione evangelica.

La scelta che questo Apostolo della Francia fece di lui per avere un aiuto in un ministero così difficile e così importante, presuppone che san Gionio avesse le qualità necessarie ad un eccellente operaio del Vangelo e ad un apostolo.

Questo spiega lo zelo che ebbe per procurare la gloria di Dio, e per diffondere la fede in Gesù Cristo; spiega anche la carità che lo mosse a distogliere gli idolatri dagli errori e dai vizi nei quali erano immersi e a procurare loro la salvezza eterna, ma soprattutto spiega il coraggio e la pazienza che ebbe per superare gli ostacoli, le ingiurie e le minacce degli uomini.

La santità della vita di san Gionio non contribuì meno, alla conversione di pagani, delle sue prediche e dei suoi miracoli perché Dio l'aveva reso potente in parole e opere, grazia che Egli abitualmente elargisce ai primi missionari che vanno a portare la luce del Vangelo nei paesi ancora coperti dalle tenebre del paganesimo e dall'ombra della morte ( Lc 1,79 ).

Fu ordinato sacerdote da san Dionigi che l'inviò nel cantone del territorio parigino che diverrà poi il paese di Hurepoix la cui diocesi confina con quella di Sens e di Chârtres.

Il luogo principale e il centro della missione di san Gionio fu la cittadina di Chârtres, sulle rive dell'Orge.

Da lì irradiò la fede di Gesù Cristo con molto successo e meritò di vedere le sue fatiche coronate dal martirio che subì dopo la morte di san Dionigi.

Gionio fu arrestato da un ufficiale di nome Giuliano, secondo l'ordine ricevuto dal governatore di Parigi, lo stesso che fece martirizzare san Luciano di Beauvais e san Piato a Tournai.

Il giudice condannò Gionio alla decapitazione in virtù degli editti imperiali contro i cristiani.

Non si sa bene se fosse quello che Aureliano aveva emanato pochi giorni prima di morire o quello che Massimiano Ercole, collega di Diocleziano, aveva fatto pubblicare nelle Gallie, all'inizio del suo regno l'anno 287.

Non ha importanza quale esso sia; ciò che conta sapere è che san Gionio fu condotto, per essere giustiziato, su un monte vicino, che dista appena una lega da Chârtres.

Era il 5 agosto che, come riferiscono gli Atti, è il giorno della sua morte perché è in questo giorno che si iniziò a celebrare la sua festa, prima ancora che essi fossero pubblicati, verso la fine del IX o l'inizio del successivo.

Questo è anche il giorno scelto dalla Chiesa di Parigi per celebrare la sua festa, per cui non si capisce quali fonti abbiano consultato gli autori del Martirologio romano per fissarla al 22 settembre, cove compare appunto sotto il nome di Giona.

È tradizione diffusa in tutta la regione che, quando san Gionio venne decapitato vicino al fiume Orge, che attraversa Chârtres, su un colle lì presso era stato innalzato il patibolo; appena decapitato la testa del Santo rotolò nel fiume; i suo corpo scese allora dal palco e andò a raccoglierla.

Questo prodigio spaventò moltissimo i carnefici e tutti gli spettatori.

Dopo la sua morte, i fedeli di Chârtres ritirarono il suo corpo dalla collina e gli diedero onorevole sepoltura lungo le mura della loro città.

Lì ebbe sempre una grande venerazione, soprattutto dopo la pace restituita alla Chiesa dall'Imperatore Costantino e lì rimase fino al giorno della traslazione ( delle sue reliquie ) a Corbeil, altra città della diocesi parigina, sulla Senna, a cinque o sei leghe da Chârtres.

Sembra però che non tutte le sue ossa furono traslate e che anzi la maggior parte rimase a Chârtres, racchiuse in una cassa d'argento collocata sotto l'altare, secondo l'uso antico.

Ne è prova il fatto che il breviario parigino afferma che il corpo di san Gionio è rimasto sempre in questa chiesa e non nomina affatto quella di Corbeil.

Non si conosce il tempo esatto in cui avvenne questa traslazione; a Corbeil comunque è festeggiato lo stesso giorno della sua festa principale, cioè il 5 agosto.

Le sue reliquie sono sempre conservate nella chiesa di Notr-Dame che è anche la principale della città.

Ecco le notizie che la tradizione ritiene certe circa la traslazione delle reliquie di san Gionio a Corbeil-sur-Seine e precisamente della testa del santo Martire e circa il modo con cui questa cittadina ne venne in possesso.

Le reliquie di san Gionio operavano molti miracoli, in modo particolare la testa che esercitava il suo potere soprattutto al momento delle inondazioni.

Quando il fiume era gonfio e straripava, con grande pericolo della zona circostante, la testa del santo veniva portata processionalmente sulle sue sponde e le sue acque si ritiravano immediatamente e rientravano nel loro alveo.

Un anno la Senna si gonfiò spaventosamente e minacciava di sommergere tutto il paese.

Il clero e gli abitanti di Corbeil inviarono allora una deputazione ai Signori di Chârtres per chiedere che venisse loro inviata la testa del Santo, promettendo di riportarla con tutti gli onori, una volta liberata dal pericolo.

I signori di Chârtres acconsentirono, ma vollero degli ostaggi; allora i Corbeilesi ricorsero a questo espediente per conservare quel prezioso tesoro tra le loro mura.

Rivestirono di abiti magnifici alcuni orfanelli e li accompagnarono a Chârtres con grande solennità.

I cittadini di Chârtres consegnarono allora la testa di san Gionio e trattennero i bambini che credevano fossero i figli dei notabili di Corbeil.

La sacra reliquia fece effettivamente abbassare le acque del fiume e allora il clero e il popolo di Corbeil portarono trionfalmente la sacra reliquia nella loro chiesa e decisero di non restituirla più a Chârtres.

Ai deputati che erano venuti per riavere la testa di san Gionio dissero che si tenessero pure i bambini che tenevano in ostaggio.

E allora essa è rimasta a Corbeil e continua la sua funzione taumaturgica.

Anche il monte che (san Gionio ) aveva consacrato con l'effusione del suo sangue, benché non conservasse alcuna sua reliquia, divenne un luogo rispettato e venerato dai popoli che, mossi dalla devozione e dalla riconoscenza, si recano lì per onorare la memoria del santo Martire, sul luogo stesso che aveva bevuto il suo sangue a sigillo delle verità che aveva sempre insegnato.

In seguito vi venne costruita una chiesa in suo onore e, attiguo a essa, un monastero che, dopo tante vicissitudini, è ridotto ora a un semplice priorato tuttora esistente, con funzione parrocchiale.

Il continuo afflusso di popolo diede origine a un borgo considerevole e fortificato che prese il nome di Hautefeuille.

Il Signore del luogo istituì anche una guarnigione a difesa sua e della cittadina: si era ai tempi di Ugo Capeto.

Le guerre successive mandarono in rovina quella località; rimase a ricordo solo un piccolo villaggio che, nel suo nome, ricorda il santo Protettore san Gionio.

Il suo signore, con il titolo di barone, conserva ancora una parte degli antichi diritti.

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