Spiegazione del metodo di orazione

L'orazione in generale e la disposizione dell'anima per l'orazione

1 L'Orazione è una occupazione interiore; cioè una applicazione dell'anima a Dio.

2 E definita così: per distinguerla dalla preghiera vocale che, in parte, è una occupazione del corpo, perché ci serviamo della bocca; ma è anche occupazione dello spirito che deve avere la sua parte.

3 È detta interiore perché essa non è solo un'occupazione dello spirito, lo è anche delle potenze dell'anima che, per essere pura e salda, deve essere praticata nel più profondo dell'anima, cioè nella sua parte più intima.

4 Perché se la sua sede fosse solo lo spirito o la parte superficiale del cuore, sarebbe facilmente soggetta alle distrazioni umane e sensibili che potrebbero impedirle di trame frutto; se, poi, questa occupazione dello spirito non penetrasse nell'anima, sarebbe solo passeggera e, di conseguenza, lascerebbe l'anima arida e vuota di Dio.

5 L'Orazione è definita una occupazione interiore perché l'anima si occupa di tutto ciò che le è proprio in questa vita e cioè conoscere e amare Dio ( Gv 17,3; Lc 10,27-28 ) e prendere i mezzi necessari per raggiungere questi scopi.

6 Ma l'occupazione principale dell'anima durante l'Orazione che è davvero interiore, consiste nel riempirsi di Dio e nell'unirsi interamente a Lui; ( Ef 3,19 ) il che costituisce per lei come un tirocinio e un assaggio, attraverso una viva fede, di ciò che essa farà realmente durante la giornata.

Questo è il motivo per cui l'Orazione è definita un'applicazione dell'anima a Dio.

7 L'Orazione si divide in tre parti:

La prima consiste nel disporre l'anima a fare orazione ed è detta, propriamente, raccoglimento.

La seconda è l'applicazione al soggetto dell'orazione.

La terza è il ringraziamento al termine dell'orazione.

8 Si afferma che la prima parte consiste nel disporre l'anima a fare orazione perché l'intelletto umano che, di solito anzi per la maggior parte della giornata, si dedica a cose che, prese in sé, sono soltanto esteriori e sensibili, esce, in qualche modo, e con questo mezzo, fuori da se stesso ed è contagiato, almeno in parte, dalla qualità delle cose alle quali si dedica.

9 Questo richiede che, se vogliamo applicarci all'orazione, dobbiamo distoglierlo completamente dalle cose esteriori e sensibili, e rivolgerlo tutto a quelle spirituali e inferiori.

Perciò si da inizio ad essa mettendoci alla presenza di Dio e agli atti della prima parte che servono ad intrattenere e a occupare l'intelletto, finché essi durano.

10 Ed è così che questa prima parte dispone all'Orazione in quanto l'applicazione alla presenza di Dio alla quale ci si è dedicati all'inizio e che gli atti della prima parte aiutano a mantenere sempre nello spirito, allontana detto spirito dalle cose esteriori e gli permette di occuparsi solo dell'oggetto la cui applicazione è la sola capace di mantenere lo spirito all'interno di se stesso e di renderlo, di conseguenza, interiore.

11 Perché l'applicazione a Dio ha questo di proprio che essendo incompatibile con l'applicazione alle cose esterne e sensibili - poiché Dio è spirituale - ( Gv 4,24 ) e non potendo neanche convenire con l'applicazione alle creature spirituali, poiché Dio è infinitamente al di sopra delle cose create, per quanto esse siano distaccate dalla materia e perfette; a seconda di quanto occupano lo spirito, esse riescono ad annullare l'interesse per le creature.

Ne deriva, necessariamente, che più un'anima si applica a Dio più riesce a distaccarsi dall'occupazione delle creature e, quindi, dall'attaccamento e dall'affetto per esse.

Difatti, come l'una produce l'altra, così la privazione dell'una in un'anima produce necessariamente la privazione dell'altra.

12 Ed è così che insensibilmente l'anima si riempie di Dio, ( Ef 3,19 ) si distacca dalle creature e, come s'è già detto, diventa interiore, proprio perché è riuscita a liberarsi e a distaccarsi dalle cose sensibili ed esteriori.

13 E per questo motivo che la prima parte dell'orazione è detta raccoglimento.

Essa, difatti, serve a disimpegnare lo spirito dalle cose esteriori, a richiamarlo e a trattenerlo dentro di sé e quindi a portare l'anima al raccoglimento per mezzo dell'applicazione a Dio e alle cose puramente interiori.

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