Spiegazione del metodo di orazione

I tre atti che si riferiscono a noi

Su una massima

311 Ai primi tre atti ne seguono altri tre che si riferiscono a noi, e cioè:

- un atto di confusione,

- un atto di contrizione,

- un atto di applicazione.

Atto di confusione

312 Il primo si fa riconoscendo, dinanzi a Dio, la grande confusione che dobbiamo avere, per non esserci applicati sinora, o per averlo fatto fiaccamente, ad acquistare lo spirito di questa massima e a metterlo in pratica, ripensando alle più importanti occasioni che ci sono capitate, a quelle che abbiamo mancato, per comportarci secondo lo spirito di questa massima, e avere una maggiore confusione.

313 a. Mio Dio, sono davvero confuso, soprattutto se mi metto a riflettere alla tua presenza, e considero quanto il mio comportamento è dissimile dallo spirito di questa massima perché, fin da quando ho l'uso di ragione, ho imparato dal tuo insegnamento che mi hai creato e messo in questo mondo, solo perché mi impegnassi a conoscerti, ad amarti e servirti, facendo la tua santa volontà, osservando i tuoi divini Comandamenti e gli obblighi del mio stato.

b. Quante volte mi è capitato di espormi, con incredibile leggerezza, a perdere l'anima per l'eternità, e non per conquistare il mondo intero, ( Mt 16,26 ) ma per godere di un vile, vergognoso e fugace piacere, di un onore ridicolo, di una soddisfazione e di un interesse vano.

Riconosco e confesso, o mio Dio, che quanto mi è capitato in numerose occasioni, specialmente in questa o quella circostanza.

Quale vergogna provo, mio divino Salvatore.

c. Ti prego di concedermi che essa mi aiuti ad appagare il tuo desiderio di giustizia.

Atto di contrizione

314 Si fa un atto di contrizione chiedendo perdono a Dio delle colpe che abbiamo commesso contro lo spirito di questa massima, e facendo proposito di essere, in avvenire, più fedele ad acquistarne lo spirito.

315 Possiamo farlo in questi termini:

a. Oppresso dal dolore che provo, mio Signore e mio Dio, per avere condotto una vita tanto contraria allo spirito di questa massima, ti chiedo molto umilmente perdono.

b. Ne sono profondamente addolorato, tanto più che riconosco di averti dato gravi dispiaceri, e di averti offeso perché, trascurando la mia salvezza, ho trattato con disprezzo la tua divina maestà, le tue buone grazie e la tua amicizia, che pur debbo stimare infinitamente e preferire agli onori, ai piaceri e alle ricchezze della terra. ( Lc 6,24-26 )

c. Perdonami Signore, per piacere, se mi sono comportato male.

Lo detesto con tutta l'anima.

d. Ti prometto, o Dio, che preferirò la mia salvezza ad ogni altra cosa, per conservare la tua grazia e il tuo amore, che desidero unicamente.

In avvenire e in ogni circostanza ripeterò le parole di quell'antico solitario: Voglio salvare la mia anima.

e. Ma ho bisogno della tua grazia, o divin Salvatore, senza di essa non riesco a far nulla, ( Gv 15,5 ) te la chiedo, perciò, con grande umiltà, sapendo che anche tu desideri che mi salvi.

Atto di applicazione

316 Questo atto si fa applicando a noi la massima, e considerando dinanzi a Dio il grande bisogno che abbiamo di penetrarne lo spirito, facendo attenzione alle occasioni in cui è possibile, anzi doveroso, farlo, e prendendo i mezzi adatti e speciali per riuscirci.

317 Possiamo chiederlo così:

a. Monsignore Gesù Cristo, ti sono tanto obbligato per la bontà che mi hai dimostrato, scendendo dal cielo sulla terra, ( Gv 3,13; Gv 6,38 ) per insegnarmi una verità tanto importante per la mia anima.

b. Riconosco la grande necessità che ho di riempire la mente e il cuore con questa divina massima, tanto più che, se ne trascuro la pratica, andrò in rovina - come afferma il tuo servo Mosè: Il Signore vostro Dio susciterà tra i vostri fratelli un profeta simile a me.

Ascoltate quanto vi dirà. ( At 3,22-23 )

Chiunque rifiuterà di ascoltarlo sarà sterminato da mezzo al popolo.

c. Sei tu, Signore, il divino Profeta, le cui parole sono spirito e vita e danno lo spirito di Dio e la vita eterna a chi le ascolta con umiltà e docilità e le mette fedelmente in pratica. ( Lc 8,21 )

d. Capisco, mio Dio, che se perdo l'anima, perdo tutto e che se la salvo, guadagno tutto.

Non voglio, dunque, anteporre nulla alla mia salvezza.

e. Fin da oggi, se mi prende il desiderio disordinato di conoscere le cose esteriori, come la scrittura, l'aritmetica e cose simili, che pur sono necessarie e utili alla mia professione, e pur essendo autorizzato a studiarle, mi convincerò che non è neanche il caso di metterle a raffronto e tanto meno di preferirle agli esercizi spirituali che sono stati fissati per procurarmi la salvezza.

Se il desiderio o il pensiero mi spingono a usare il tempo, o una parte di esso, destinato agli esercizi spirituali, è bene che dica a me stesso: A che può servirmi diventare un esperto insegnante se poi perdo l'anima, trascurando i mezzi destinati alla mia salvezza? ( Mt 16,26 )

f. Se la preoccupazione di procurare il bene temporale della casa mi spinge a dedicarle, senza un'assoluta necessità, e senza la sanzione della santa obbedienza, anche il tempo della lettura spirituale, dell'orazione, ecc…

g. Se la cupidigia mi spinge a ricevere qualsiasi cosa dagli alunni o dai loro genitori, contro le regole e i voti, mi farò scudo di questo pensiero: Che mi serve conquistare tutto il mondo se poi perdo la mia anima?

h. Ancora: se il pretesto di uno zelo indiscreto e mal regolato mi spinge a dedicarmi alla salvezza degli altri, a discapito della mia, userò, per respingere questo nemico, l'arma spirituale che il Salvatore ha messo tra le mie mani: Che mi servirà conquistare tutto il mondo, procurare, cioè, la salvezza di tutte le anime, se poi perdo la mia?

i. Accordami, dunque, te ne supplico o dolce Gesù, il tuo Santo Spirito e la tua grazia, perché aiutino la mia grande debolezza.

Indice