Discorsi sul Nuovo Testamento

Indice

La sepoltura dei catecumeni

1 - Il vostro vescovo, che ci è signore, padre e fratello, con sua degnazione mi incarica di proporre alla vostra santità qualche considerazione riguardo alla sepoltura dei catecumeni.

Questo sarebbe certo una sua incombenza, e assai importante, ma, uniti nella carità di cui vi stavamo parlando, vogliamo parteciparvi ogni cosa, al fine di essere tutti in [ piena ] comunione con Cristo. ( Eb 3,14 )

Si sa al riguardo che il dolore qualche volta diventa causa di odio, odio che sicuramente va perdonato.

Chi infatti ricuserebbe il perdono a una persona addolorata e con il cuore in tumulto, se per caso dovesse pronunciare parole di odio?

Ad ogni modo dovete sapere tutti, o carissimi, - e del resto molti di voi, o quasi tutti, lo sanno - che, secondo le usanze e la disciplina della Chiesa, la salma di chi muore catecumeno non deve essere sepolta insieme alle salme dei fedeli, cioè là dove vengono celebrati i misteri, a cui partecipano i fedeli.

La cosa non può essere accordata a nessuno, e il comportarsi diversamente altro non sarebbe che una colpevole parzialità verso alcune persone. ( Rm 2,11; Ef 6,9; Col 3,25; Gc 2,9 )

Perché infatti si dovrebbe concedere questo a un benestante e non ad un povero, se da ciò deriva un qualche sollievo ai defunti?

In realtà i meriti dei morti si calcolano non in base alle tombe dove giacciono i corpi ma in base agli affetti nutriti dalle anime.

Miei fratelli, anche in questa cosa imparate a ragionare da veri credenti: a motivo dei sacri misteri le salme non possono essere sepolte dove non è consentito.

2 - A parte questo, noi piangiamo per la dipartita di questo catecumeno, e siamo addolorati per colui del quale ci stavamo occupando.

Da quanto però è accaduto vogliamo trarre motivo per ammonirvi, fratelli, che a nessuno è data la certezza di vivere anche domani.

Affrettatevi a raggiungere la grazia [ del sacramento ]; cambiate vita!

Questo esempio vi sia di richiamo.

Chi era più sano di lui? Quale corpo era più florido del suo? Eppure improvvisamente è morto.

Era vivo e vegeto; ha cessato di vivere, e voglia il cielo che egli sia soltanto deceduto e non davvero morto!

Cosa volete che vi dica, fratelli miei?

Lusingherò la gente dicendo che i catecumeni vanno là dove vanno i fedeli?

Dovremo forse essere condiscendenti con le persone provate dal dolore fino al punto da esporre dottrine contrarie al Vangelo?

Non lo possiamo, fratelli miei!

Bisogna affrettarsi da vivi, per non essere a ragione pianti da morti e per non morire davvero.

Se ci si affrettasse a ricevere i sacramenti dei vivi come ci si affretta nella ricerca di sepolcro per i morti, probabilmente non ci sarebbe nessuno per il quale si dovrebbe piangere con motivi razionalmente validi; e se si dovesse piangere, lo si farebbe solo per motivi di commozione sensibile.

Non si piange infatti per uno che ha raggiunto una sorte migliore e, superata la tentazione del tempo presente, non ha da temere alcun male ma, ottenuta in Cristo la tranquillità, non teme gli assalti del diavolo né si spaventa per le dicerie di chi gli vuol male.

3 - Forse non ebbe sepoltura quel Lazzaro, al quale i cani leccavano le piaghe; almeno Dio non ne fa menzione.

Di lui si dice soltanto che quando morì fu trasportato nel seno di Abramo. ( Lc 16,20-22 )

Nessun accenno alla sepoltura.

Chi infatti visse nella fame e nel disprezzo, forse alla sua morte fu lasciato insepolto; eppure fu dagli angeli recato nel seno di Abramo.

Dice [ la Scrittura ]: Anche il ricco morì e fu sepolto. ( Lc 16,22 )

Ma cosa giovò a lui il sepolcro, sia pure di marmo, se la sua anima assetata, giù nell'inferno, bramava una goccia d'acqua dalla punta di un dito e nessuno gliela dava? ( Lc 16,24 )

Non voglio aggiungere altro, miei fratelli.

Basta l'avervi terrorizzati così; né voglio accrescere il dolore di alcuni nostri fratelli particolarmente colpiti da questa disgrazia.

In realtà, non avrei dovuto dire nemmeno questo, se non vi fossimo stati costretti dalla necessità di esortare e ammonire l'intera comunità.

4 - Meditate sulla fragilità umana, miei fratelli; e per ottenere la vita correte mentre siete vivi; correte da vivi per non morire in eterno.

Non v'intimorisca l'austera disciplina di Cristo, poiché è lui che proclama: Il mio giogo è soave e il mio peso leggero. ( Mt 11,30 )

Proprio nel capitolo che poco fa stavamo spiegando egli afferma: Imparate da me, che sono mite ed umile di cuore. ( Mt 11,29-30 )

Infatti il mio giogo è soave e il mio peso leggero.

Ora tu obietti contro di lui e dici: " Non voglio per ora passare tra i fedeli.

Non lo posso ". Che significa questo tuo " Non lo posso " se non che il giogo di Cristo ti è duro e il suo fardello pesante?

È dunque la tua carne a suggerirti la verità, mentre Cristo dice menzogne?

Lui dice: È soave, la tua insipienza dice: " È duro "; lui dice: È leggero, la tua vanità replica: " È pesante ".

Su dunque! Presta fede a Cristo e credi che il suo giogo è soave e il suo peso leggero.

Non temere! Sottoponi coraggiosamente il tuo collo a quel giogo: il quale tanto più ti sarà soave quanto più il tuo collo sarà sostenuto dalla fede.

Questo volevamo dirvi, fratelli, per ammonire la vostra carità; e questo vi abbiamo detto per due motivi: primo, perché nessuno di voi venga a chiederci cose come questa, rattristandosi poi se non gli riesce di ottenerle; secondo, perché voi, catecumeni, mentre siete ancora in vita provvediate con cura a non andare in perdizione nell'ora della morte.

Lì infatti non potranno venirvi in aiuto né i vostri cari né la santa madre Chiesa.

Indice