Discorsi sul Nuovo Testamento

Indice

Dalle parole del Signore nel Vangelo di Giovanni

Gv 14,6: " Io sono la via, la verità e la vita "

1 - Cristo la via sicura
2 - Cristo umile, la via. La separazione dal Signore
3 - Forte la riprensione al peccatore perché sia confuso a salvezza
4 - Odio e amore per il peccatore
5 - Il tumore della superbia va risanato con il farmaco dell'umiltà. Cristo è la via e la porta
6 - Cristo, da medico, beve il calice prima del malato
7 - Cristo offre una certa visione futura
8 - Grazie alla dilazione di lui, aumenti la tua capacità ricettiva
9 - Ha dato quale pegno il suo Spirito
10 - Il tumore della superbia è il vostro carico
11 - Cristo vuole che impariamo da lui non a compiere opere straordinarie, ma ad essere umili
12 - Carità senza alterigia
13 - Senza la carità a nulla giovano gli altri doni di Dio
14 - Con l'imitazione si giunge alla perfezione ed alla carità di Cristo

1 - Cristo la via sicura

Le sacre Letture ci danno animo, così da non lasciarci abbattere dalla disperazione; e, ad un tempo, ci incutono grande timore in modo che non ci porti il vento della superbia.

Sarebbe difficilissimo per noi mantenerci sulla via posta al centro, quella vera, diritta, quasi tra la via sinistra della disperazione e la via destra della presunzione, se Cristo non dicesse: Io sono la via.

Io sono - dice - la via, la verità e la vita. ( Gv 14,6 )

Come a dire: Per dove vuoi andare? Io sono la via.

Dove vuoi andare? Io sono la verità.

Dove vuoi avere stabile dimora? Io sono la vita.

Perciò camminiamo sicuri lungo la via; ma dobbiamo temere insidie accosto alla via.

L'avversario non ardisce tendere insidie sulla via, perché la via è Cristo; ma certamente, accosto alla via non è mai che smetta.

Per cui è detto nel Salmo: Hanno posto agguati di lato al mio cammino. ( Sal 140,6 )

Ed un altro passo della Scrittura dice: Ricorda che cammini in mezzo ai lacci. ( Sir 9,13 )

Questi lacci in mezzo ai quali procediamo, non sono sulla via, ma non di meno sono di lato alla via.

A che la tua grande paura? Che cosa ti fa temere se cammini sulla via?

Se abbandoni la via, allora temi.

Appunto per questo si permette, anzi, all'avversario, di porre lacci a lato della via: perché nell'euforia della sicurezza non si abbandoni la via e si vada a finire nei lacci.

2 - Cristo umile, la via. La separazione dal Signore

Cristo la via, Cristo umile; Cristo verità e vita, l'elevato e Dio.

Se stai alla sequela di Cristo umile, perverrai all'elevato; se, infermo, non disprezzi l'umile, ti stabilirai imbattibile in alto.

Quale, infatti, se non la tua infermità, la causa dell'umiliazione di Cristo?

Infatti la debolezza ti opprimeva assai e irreparabilmente.

E questa situazione indusse a venire da te un così grande medico.

Se la tua infermità fosse almeno tale da permetterti di recarti personalmente dal medico, l'infermità stessa poteva sembrare tollerabile, ma ti è stato impossibile recarti da lui ed egli è venuto da te; è venuto insegnando l'umiltà per la quale torniamo alla salute.

Poiché non ci lasciava ritornare alla vita la superbia, e questa, infatti, aveva fatto allontanare dalla vita lo spirito umano inalberato contro Dio e, trascurando, proprio nello stato d'integrità, i precetti ordinati alla salute, l'anima cadde inferma.

Ora, da inferma, impari ad ascoltare colui del quale non tenne conto da sana; per riportarsi allo stato di benessere, ascolti colui che trascurò procurandosi la caduta.

Resa perfettamente cosciente dall'esperienza fatta, ascolti una buona volta quello che rifiutò avvertita dal precetto.

Resa negligente dallo stato felice, fu infatti la propria miseria a farle capire che gran male sia separarsi dal Signore nella presunzione di sé; che gran bene sia essere uniti al Signore nell'umile sentire di sé.

Infatti allontanarsi da lui, semplice ed unico bene, e volgersi all'amore del mondo e alle corruzioni terrene, questo significa la separazione dal Signore.

A quest'anima è diretto il grido di protesta: Ti sei fatta una faccia da prostituta e sei tutta disonorata. ( Ger 3,3 )

Consideriamo ora l'intento della forte riprensione.

3 - Forte la riprensione al peccatore perché sia confuso a salvezza

Non incolpa aspramente in tal modo per lanciare un insulto, ma vuole indurre a vergognarsi di sé la resistenza ostinata, allo scopo che rinsavisca.

La Scrittura ha gridato con grande energia, né ha lusingato con l'adulazione quelli che ha voluto ricuperare risanando.

Adùlteri, non sapete che l'amico di questo mondo si rende nemico di Dio? ( Gc 4,4 )

L'amore del mondo rende infedele l'anima; l'amore dell'artefice del mondo rende casta l'anima; ma se non avrà arrossito della depravazione, in lei non sorge la brama di tornare a quei casti abbracci.

Arrossisca per rinsavire quella che se ne faceva un vanto per non tornare indietro.

Ma chi è forte nella riprensione non commette peccato, ma mette in vista il peccato.

Ciò che l'anima non voleva vedere, glielo pone davanti agli occhi e ciò che preferiva tenersi dietro le spalle, glielo portava di fronte.

Ossèrvati all'interno di te.

Perché osservi la pagliuzza nell'occhio di tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? ( Mt 7,3 )

L'anima che andava fuori di sé è fatta tornare in sé.

E come si era allontanata da sé, così si era distaccata dal suo Signore.

Infatti si era riguardata, si era compiaciuta di sé, ed era diventata amante della sua indipendenza.

Si sottrasse a lui e non restò in sé: per questo e si caccia via da sé e si esclude da sé, quindi si cala nelle realtà esterne.

Ama il mondo, ama i beni temporali, ama i beni terreni.

Se pure amasse se stessa, senza tener conto di colui che l'ha creata, l'anima già sarebbe sminuita, già volta a decadere a causa dell'amore a ciò che è da meno; infatti l'anima è appunto inferiore a Dio, ed è assai inferiore, e di tanto inferiore per quanto è di poco conto la cosa creata a confronto del suo Fattore.

Perciò è Dio che deve essere amato: al punto che per amore di lui, se possibile, dobbiamo dimenticare noi stessi.

In che consiste questo passo? L'anima si è dimenticata di se stessa - ma amando il mondo -, ora si dimentichi amando, però, l'Artefice del mondo.

Spintasi in certo qual modo fuori di sé, si perdette e, poiché neppure è capace di rendersi conto delle sue azioni, giustifica le sue malefatte.

Si esalta e insuperbisce nella sfrontatezza, nella lussuria, negli onori, nei poteri, nelle ricchezze, nell'infatuazione della vanità.

Viene convinta di errore, strapazzata, smascherata davanti a se stessa, è scontenta di sé; riconosce la bruttura, desidera la bellezza; ma quella, che se ne andava in balìa dei suoi impulsi, ritorna coperta di confusione.

4 - Odio e amore per il peccatore

Sembra che preghi contro di lei, o a suo favore chi dice: Copri di vergogna i loro volti.

Appare l'avversario, compare il nemico.

Ascolta quel che segue e vedi se a parlare possa essere un amico.

Copri - dice - di vergogna i loro volti perché cerchino il tuo nome, Signore. ( Sal 83,17 )

Li odiava, desiderava di coprire di vergogna i loro volti?

Considera in qual modo ami coloro che vuole ricerchino il nome del Signore.

È tanto che ama o è tanto che odia? Oppure e odia e ama?

Senza dubbio e odia e ama. Odia il tuo, ama te.

Che significa: Odia il tuo e ama te? Odia ciò che hai fatto tu, ama ciò che ha fatto Dio.

In che consiste il tuo se non nei peccati?

E chi sei tu se non ciò che ha fatto Dio?

Non fai conto di ciò che sei stato fatto, ti è caro quello che hai fatto tu; ami fuori di te le opere tue, trascuri in te l'opera di Dio.

Di conseguenza vai, di conseguenza scivoli in basso, quindi accresci anche la distanza da te stesso; meritamente ascolti: Un soffio che va e non ritorna. ( Sal 78,39 )

Ascolta piuttosto colui che chiama, dicendo: Convertitevi a me ed io mi convertirò a voi. ( Zc 1,3 )

Dio infatti non va e torna; nella correzione è immanente, nella riprensione è immutabile.

È lontano perché tu ti sei allontanato; tu sei precipitato lontano da lui, Dio non si è occultato a te.

Ascolta perciò mentre ti parla: Convertitevi a me ed io mi convertirò a voi.

Che io mi converto a voi infatti non è che questo: il convertitevi a me.

Dio che insegue sta alle spalle di chi fugge, illumina il volto di chi ritorna.

Dove fugge infatti, fuggendo da Dio?

Dove fuggi fuggendo da lui che non è contenuto in nessun luogo e in nessun luogo è assente, che dà libertà al convertito, punisce chi gli è avverso?

Fuggendo lo hai quale giudice; ritornando, abbilo padre.

5 - Il tumore della superbia va risanato con il farmaco dell'umiltà. Cristo è la via e la porta

Ma la superbia si gonfia e proprio a causa della baldanza non poteva far ritorno attraverso uno spazio stretto.

Grida colui che si è fatto via: Entrate per la porta stretta. ( Mt 7,3 )

Si sforza di entrare, lo impedisce la superbia; la strettezza infatti infastidisce chi è orgoglioso, ma in costui aumenterà la baldanza.

Ma uno che va gonfiandosi di più quando entrerà?

Perciò si sgonfi se ha desiderio di entrare.

Ma come può far scomparire l'orgoglio? Prenda il farmaco dell'umiltà.

Beva, antidoto alla superbia, la pozione amara, ma salutare: beva la medicina dell'umiltà.

Come può farsi piccolo? Non lo permette la mole, non per grandezza, ma per baldanza; la grandezza ha infatti consistenza, la superbia ha vanagloria.

Non si ritenga grande chi è superbo; smetta di gonfiarsi per essere grande, per essere verace e autentico.

Non ambisca di tali cose, non si glori di un tale sfoggio di cose passeggere e corruttibili.

Ascolti quegli stesso che ha detto: Entrate per la porta stretta; colui che disse: Io sono la via. ( Gv 14,6 )

Quasi infatti che il superbo sia a chiedere: Per dove entrerò? Io sono la via, dice.

Entra per me: volendo entrare per la porta, non puoi camminare che per me.

Poiché, come ho detto: Io sono la via, così: Io sono la porta. ( Gv 10,7 )

E che vai cercando per dove far ritorno, dove tornare, per dove entrare?

Perché tu non vada a smarrirti in qualche luogo, egli si è fatto tutto questo per te.

Perciò ti dice in breve: sii umile, sii mite.

Mettiamoci in ascolto di colui che lo dice con estrema chiarezza, in modo da poter distinguere per dove si trovi la via, quale sia la via, dove porti la via.

Dove vuoi andare? Probabilmente, per ambizione, vuoi possedere tutto.

Tutto mi è stato dato dal Padre mio, ( Mt 11,27 ) dice.

Forse stai per dire: A Cristo è stato dato, forse che a me?

Ascolta quanto dice l'Apostolo, ascolta, come ho detto già da tempo, perché non ti lasci avvilire per disperazione, come sei stato amato tu, indegno di essere amato.

Ascolta come sei stato amato, brutto, deforme, prima ancora che in te ci fosse alcunché di meritevole di amore.

Sei stato amato prima che diventassi degno di essere amato.

Cristo infatti - come afferma l'Apostolo - morì per gli empi. ( Rm 5,6 )

L'empio, per caso, meritava di essere amato?

Domando che cosa meritava l'empio. La condanna, rispondi tu.

Cristo, tuttavia, morì per gli empi.

Ecco che è stato fatto per te, empio: ora al credente che cosa è riservato?

Che è stato compiuto per l'empio? Cristo è morto per gli empi.

Ma tu desideravi possedere tutto.

Non volerlo per avidità: chiedilo in forza del sentimento religioso; se avrai chiesto in tal modo, giungerai a possedere.

Avrai infatti colui per il quale sono state create tutte le cose e, con lui stesso, tutto sarà in tuo possesso.

6 - Cristo, da medico, beve il calice prima del malato

Non diciamo queste cose quasi frutto di ragionamento.

Ascolta che sta a dire lo stesso Apostolo: Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? ( Rm 8,32 )

Ecco, o avaro, hai tutto.

Disprezza tutte le cose che ami per non essere distolto da Cristo, ma egli ti appartenga ed in lui ti sia possibile avere tutte le cose.

Allora egli, il medico, per nulla bisognoso di un tale rimedio, nondimeno, quasi come ad incoraggiare l'infermo, bevve per primo ciò di cui non aveva necessità, quasi invitando amorevolmente chi lo rifiutava e facendo animo a chi era timoroso.

Il calice - disse - che io sto per bere; ( Mt 20,22 ) io che non ho in me che debba essere sanato da quel calice, lo prenderò tuttavia perché tu che hai bisogno di berlo non lo respinga.

Considerate ora, fratelli, se il genere umano debba ancora durare nell'infermità dopo aver ricevuto un farmaco tanto efficace.

Dio si è già umiliato e l'uomo è ancora superbo. Ascolti, impari.

Tutto - dice - mi è stato dato dal Padre mio.

Se desideri tutto, lo avrai con me.

Se desideri il Padre, lo avrai per mezzo di me, lo avrai in me.

A che scopo - tu dici - avrò tutto, se non avrò avuto lui? Dici bene.

Se vuoi avere anche lui, ascolta ciò che segue.

Avendo detto infatti: Tutto mi è stato dato dal Padre mio, quasi come uno che voglia incoraggiare e dire: Vieni a me se vuoi possedere tutto, e perché tu non dica: Non voglio tutte le cose, ma voglio colui che ha creato tutte le cose, prosegue e dice: Nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio.

Non ritenerti deluso, ascolta il resto: E colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. ( Mt 11,27 )

Al quale voglia, dice; per caso non voglia rivelarlo a me?

Non verrebbe a te l'umile se non volesse farti conoscere l'Eccelso.

A questo punto può darsi tu dica: Anche se egli mi si facesse conoscere, avrei desiderio di conoscere il Padre.

Vuoi conoscere il Padre? Odi la voce di Filippo; fu il primo che ne parlò, e fece benissimo, come conveniva; desiderava infatti la beatitudine e, pur cercandola dappertutto, restava immancabilmente assetato; non trovava in alcun luogo di che essere appagato.

Nell'ardore del desiderio si rivolse al Signore: Signore, mostraci il Padre e ci basta.

Che vuol dire: ci basta? Trovando appagamento in questo, non ricercherò altro.

E il Signore: Da tanto tempo sono con voi, e non mi conosci?

Filippo, chi vede me, vede anche il Padre. ( Gv 14,8-9 )

Quindi, ecco quello di cui si ha bisogno, che il Figlio si faccia conoscere.

Non si scoprirà infatti che il Figlio è inferiore al Padre o che disse senza ragione: Io e il Padre siamo una cosa sola. ( Gv 10,30 )

Ma colui che di per sé è una cosa sola con il Padre, per te, tuttavia, spogliò se stesso assumendo la condizione di servo. ( Fil 2,7 )

Per il fatto che spogliò se stesso assumendo la condizione di servo, ha donato questo a te che gli avevi voltato le spalle; invece una volta convertito a lui, ti riservò: Io e il Padre siamo una cosa sola.

7 - Cristo offre una certa visione futura

Ma osserva come lo dica apertamente.

Chi mi ama osserva i miei comandamenti; chi mi ama è amato dal Padre mio e anch'io lo amerò.

Ci pone quasi in attesa di quel che ci dirà, dal momento che ci ama.

Come nel caso che uno ti dica: Ti amo, tu stai a badare solo al fatto che egli ti possa fare dei doni, e che ti dia quale prova, a che ti possa giovare, in che possa esserti utile.

Afferma perciò il Signore: e anch'io lo amerò.

Chiedi che cosa ti vorrà dare.

Ascolta ciò che segue: ed io mi farò conoscere a lui. ( Gv 14,21 )

Questo che vuol dire, fratelli? Voi avvertite dove può attrarre la fiamma della carità.

Ci è riservata la visione di qualcosa; e proprio questo qualcosa è il Verbo di Dio; e questo qualcosa è Dio presso Dio, per il quale sono state create tutte le cose.

Il dono viene rivelato, il dono viene presentato.

Quanto grande e come è vuota l'allegrezza degli uomini!

Da ogni dove, con eccessiva vivacità si leva il chiasso altisonante delle persone che si agitano ritrovandosi insieme, che si richiamano ad andare, a vedere qualcosa d'importante per via di propaganda e di futili allettamenti.

Dove andare, che vedere? Dove può dirigersi l'anima già corrotta, per ritornare più corrotta e indegna dell'abbraccio del suo sposo tanto legittimo.

Là si va, là si corre. Ma Cristo fa presente che ci sarà una certa qual visione, che ci sarà un'aspettativa.

Dice infatti: Io amerò e farò conoscere a lui, non ciò che ho fatto, non la voragine degli abissi, non i segreti delle terre, non la varietà delle piante, non il numero straordinario delle specie di animali; infine, non il numero delle stelle, non le orbite degli astri, non le misure dei tempi.

A che scopo infatti vuoi sapere queste cose?

Se tu le conoscessi, non risulterebbero certo gran cosa.

Io le ho fatte. Io mi farò conoscere a lui.

8 - Grazie alla dilazione di lui, aumenti la tua capacità ricettiva

Ma dice qualcuno: Quando farà conoscere? Differisce, non esclude.

E nel rinviare che fa? Dilata con il desiderio la capacità dell'anima.

Egli darà qualcosa di grande, fratelli; e che dico di grande solo?

Anche se pure è da dirsi questo.

Considerate quante cose concede agli empi, e quante cose dona agli indegni.

Perché anche a questi? Perché fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi. ( Mt 5,45 )

Fa' attenzione in qual modo la creazione debba servire i blasfemi: rivolgi l'attenzione agli stessi doni di natura.

Hanno la salute, i sensi integri, hanno lo spirito che vitalizza le membra terrene, si avvalgono dell'apporto di questa atmosfera.

Hanno la visione della luce, la mente razionale, per cui sono superiori a tutti gli altri esseri animati.

Tutte queste cose, quasi ricchezze comuni, sono alla portata dei ricchi, dei poveri, dei buoni, dei cattivi.

Ricevono sussistenza, sono illuminati da questa luce, vivono quasi di ciò che è di tutti.

Egli dà tutte queste cose.

Di qui non dobbiamo pensare, fratelli, che cosa riservi ai suoi, che cosa appresti ai fedeli perché lo vedano quelli che non vedono, ma credono?

Credere prima che tu veda è il merito di quella che sarà la visione.

La dilazione dei beni valga perciò ad aumentare la tua ricettività affinché, accresciuta dal desiderio, tu sia idoneo a ricevere ciò che promette e ciò che desideri.

9 - Ha dato quale pegno il suo Spirito

Ha già dato appunto qualcosa: ha dato infatti quale pegno il suo Spirito.

Che vuol dire: Ha dato quale pegno? Come a dire: Ecco che darò qualcosa, di esso ora ti porgo ciò che ti porti in alto, che susciti la fiamma della carità, che, gustato, attiri al pieno appagamento.

Gustate e vedete quanto è buono il Signore. ( Sal 34,9 )

Di ciò che avete gustato, di quello saziatevi.

Saranno saziati - dice - dell'abbondanza della tua casa …

Perché in te è la sorgente della vita e nella tua luce vedremo la luce. ( Sal 36,9-10 )

Forse che una cosa è la sorgente della vita e altra la luce?

Si dice in molti modi ciò che non si può spiegare quanto più sarà stato detto.

Quindi, lasciamoci portare in alto, lasciamoci accendere, alimentiamo la fiamma, desideriamo.

E se ci viene differito, non ci viene sottratto.

Solo teniamo la via: ivi sarà la nostra sazietà, ivi sarà la sorgente della vita.

Egli, la sorgente della vita, è venuto, si è rivestito di carne, ha fatto sì che ne avessimo il desiderio.

Agli indegni ha donato la sua morte. Ai degni ha riservato la sua vita.

10 - Il tumore della superbia è il vostro carico

Ma, come abbiamo detto, fratelli, poiché noi non facevamo ritorno a causa del tumore della superbia, di conseguenza egli ha donato la sua morte agli indegni, si è fatto umile, perché, elevato in alto, fosse esaltato.

Questo ha compiuto per far sì che la tua malattia regredisse.

Gonfi di boria volevano entrare quei due discepoli, quelli che lo richiesero tramite la madre, avendo ritegno di farlo di persona.

Magari lo stesso imbarazzo dovette far capire quale fosse l'oggetto della domanda.

Non ardivano personalmente: fecero parlare al Signore la loro vecchia madre, come rispettabile per età.

Desideravano il regno, dove non si entra se non attraverso uno stretto passaggio.

Ma quelli, gonfi pur per bramosia di cuore, per quanto si spingevano al passo assai stretto, altrettanto si tormentavano con maggiore angustia.

Il Signore li riconduce in basso e, contro la boria, porge il calice amaro, del quale ho parlato poco prima.

Tu dicevi: Non posso; mi chiami su un passo ristretto, non posso farmi largo nelle strettezze.

Venite a me - dice - voi tutti che siete affaticati e oppressi.

La vostra superbia è a voi di peso.

Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, ed io vi darò ristoro.

Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me. ( Mt 11,28-29 )

11 - Cristo vuole che impariamo da lui non a compiere opere straordinarie, ma ad essere umili

Grida il Maestro degli angeli.

Grida il Verbo di Dio, del quale si nutrono tutte le intelligenze senza che si riduca, cibo che ristora conservandosi integro… grida per dire: Imparate da me. ( Mt 11,29 )

Il popolo dia ascolto a lui che parla: Imparate da me.

Risponda: Che impariamo da te? Non so infatti che ascolteremo dal sublime artefice quando dice: Imparate da me.

Chi è che dice: Imparate da me? Chi ha creato la terra, chi ha separato il mare dalla terra arida, chi ha creato gli uccelli del cielo, chi ha creato gli animali terrestri, chi ha creato tutti gli esseri acquatici, chi pose nel cielo gli astri, chi differenziò il giorno dalla notte, chi fissò il firmamento stesso, chi separò la luce dalle tenebre; egli appunto dice: Imparate da me.

Forse per caso ci dirà di fare con lui tali cose? Chi può farlo? Solo Dio le compie.

Non temere - dice - non intendo aggravarti.

Da me impara ciò che sono diventato per te.

Imparate da me, dice, non a dare l'essere alla creatura che per mezzo di me è stata creata.

Neppure dico di apprendere quelle opere che ho concesso di realizzare ad alcuni, ai quali ho voluto, non a tutti: risuscitare i morti, rendere la vista ai ciechi, aprire le orecchie dei sordi; e non pensate di imparare da me tali cose quasi che d'importanza.

Ne godettero i discepoli e tornarono pieni di gioia, dicendo: Signore, nel tuo nome, anche i dèmoni si sottomettono a noi.

Il Signore disse loro: Non rallegratevi perché i dèmoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti in cielo. ( Lc 10,17.20 )

A chi volle concesse di scacciare i dèmoni, a chi volle concesse di risuscitare i morti.

Tali miracoli si realizzarono anche prima dell'incarnazione del Signore: morti risuscitati, lebbrosi mondati.

Noi leggiamo queste cose; e chi fece tali cose, se non colui che, in seguito, dopo Davide, é Cristo-Uomo e, prima di Abramo, è Cristo-Dio?

Egli ha dato di compiere tutte queste cose, egli le ha compiute per mezzo di uomini, tuttavia non lo ha concesso a tutti.

Forse che non devono avere speranza coloro ai quali non è stato dato, e dire di non aver parte con lui perché non hanno meritato di ricevere tali doni?

Nel corpo vi sono le membra: altra facoltà di quel membro, altra dell'altro membro.

Dio formò il corpo; non ha conferito all'orecchio la facoltà di vedere, né all'occhio quella di udire, non il senso dell'odorato alla fronte, non il gusto alla mano.

Non ha dato queste cose: ma a tutte le membra ha dato la sanità, ha dato compagine, ha dato unità.

Con lo spirito, ugualmente, vitalizzò, unì tutte le membra.

Così, dunque, non ha dato a uno di risuscitare i morti, altri non hanno avuto il dono della parola; tuttavia, che cosa ha dato a tutti?

L'abbiamo ascoltato dire: Imparate da me che sono mite ed umile di cuore. ( Mt 11,29 )

A che giova se uno compia miracoli, ma sia superbo, non sia mite ed umile di cuore?

Non saranno considerati nel numero di quelli che alla fine [ dei tempi ] si presenteranno e diranno: Non abbiamo noi profetato nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?

Ma che ascolteranno? Non vi conosco, allontanatevi da me tutti voi, operatori di iniquità. ( Mt 7,22-23 )

12 - Carità senza alterigia

Allora che è che giova e valga la pena di apprendere?

Che io sono mite - dice - e umile di cuore. ( Mt 11,29 )

Inculca la carità, ma la carità vera e propria, senza contraddizioni, senza vanteria, senza alterigia, senza doppiezza.

Questo inculca colui che dice: Imparate da me che sono mite e umile di cuore.

Quand'è che il superbo e il pieno di sé può avere una carità pienamente sincera?

È certo inevitabile che abbia invidia.

Oppure si dà il caso che ami chi guarda di mal'occhio, ma, allora, siamo noi in errore?

Dio tolga che alcuno s'inganni al punto da ammettere che l'invidioso abbia carità.

Perciò che dice l'Apostolo? La carità non è invidiosa.

Perché non è invidiosa? Non si vanta. ( 1 Cor 13,4 )

Fa subentrare immediatamente la ragione per la quale aveva dovuto sottrarre l'invidia alla carità; dal momento che non si vanta, non è invidiosa.

Veramente per prima cosa annunziò: La carità non è invidiosa, ma quasi tu volessi sapere come possa essere senza invidia, ha aggiunto: non si vanta.

Se la carità non si vanta, e pertanto non è invidiosa, colui che avverte: Imparate da me che sono mite e umile di cuore, inculca la carità.

13 - Senza la carità a nulla giovano gli altri doni di Dio

Ora abbia uno ciò che vuole e si vanti di ciò che vuole: Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono diventato come un bronzo che risuona e un cembalo che tintinna.

Che di più alto del dono delle diverse lingue? È bronzo, è cembalo risonante se togli la carità.

Sta' a sentire degli altri doni: Se conoscessi tutti i misteri; che di più eccellente, che di più esaltante?

Ascolta dell'altro ancora: Se avessi il dono della profezia e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, sarei un nulla.

Progredì in esemplificazioni più rilevanti.

Che disse, inoltre, fratelli? Se distribuissi tutte le mie sostanze ai poveri. ( 1 Cor 13,1-3 )

Che si può fare di più perfetto? Poiché il Signore lo impose al ricco quale esigenza di perfezione, dicendo: Vuoi essere perfetto?

Va', vendi tutto quello che possiedi, e dallo ai poveri.

Già dunque è perfetto chi ha venduto tutte le sue sostanze e le ha date ai poveri?

No, per questo aggiunse infatti: Poi vieni, seguimi. ( Mt 19,21 )

Va' - disse - da' tutti i beni ai poveri; poi vieni, seguimi.

Perché ti seguo? Avendo ormai venduto tutto e dato ai poveri, non sono ancora perfetto?

Perché occorre che ti segua? Seguimi.

Perché tu impari che sono mite ed umile di cuore.

È davvero possibile che alcuno venda tutti i suoi beni e li dia ai poveri e non sia ancora mite, non sia ancora di cuore umile?

È certamente possibile. Se infatti avrò distribuito ai poveri tutti i miei beni … e ascolta ancora.

Giacché alcuni, lasciato tutto quanto possedevano, avendo già seguito il Signore, ma non avendolo ancora seguito fino alla perfezione - la perfetta sequela è infatti l'imitazione -, non furono in grado di superare la prova della passione.

Ad esempio, Pietro, fratelli, era di quelli che avevano lasciato ogni cosa e avevano seguito il Signore.

Poiché, tornando quel ricco tristemente sui suoi passi, come i discepoli turbati vollero sapere chi potesse essere perfetto fino a quel segno - ma il Signore li confortò -, chiesero al Signore: Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito: che ce ne verrà?  ( Mt 19,27 )

E il Signore spiegò che cosa darebbe loro quaggiù e che cosa avrebbe riservato per l'avvenire.

Pietro, tuttavia, era già nel numero di quelli che avevano compiuto tali cose.

Ma quando si giunse al momento critico della passione, alla domanda di una serva, lo rinnegò tre volte; pure, secondo ciò che aveva promesso, avrebbe dato la vita.

14 - Con l'imitazione si giunge alla perfezione ed alla carità di Cristo

Veda perciò di comprendere la Carità vostra.

Va' - disse - vendi quello che possiedi e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi. ( Mt 19,27 )

Pietro giunse alla perfezione quando il Signore sedeva già in cielo alla destra del Padre, allora fu perfetto e reso maturo.

Perciò quando seguiva il Signore verso la passione non era maturo; ma, appena non si trovò più sulla terra colui che doveva seguire, fu allora perfetto?

Anzi, hai davanti a te addirittura in permanenza colui che devi seguire.

Il Signore ha posto sulla terra una copia esemplare, vi ha lasciato il Vangelo; nel Vangelo egli è con te.

Non mentì, infatti, dicendo: Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo. ( Mt 28,20 )

Quindi, segui il Signore. In che cosa consiste seguire il Signore? Nell'imitare il Signore?

Che vuol dire: imitare il Signore? Imparate da me che sono mite e umile di cuore. ( Mt 11,29 )

Perché se avrò distribuito tutte le mie sostanze ai poveri e avrò dato il mio corpo per essere bruciato, ma non ho la carità, niente mi giova. ( 1 Cor 13,3 )

Pertanto esorto la Carità vostra proprio alla carità.

Ma non esorterei alla carità se non ci fosse una carità iniziale.

Quindi, si porti a compimento ciò che ha avuto principio; vi invito anche a condurre a perfezione ciò che si è intrapreso; chiedo pure che da parte vostra si preghi per me, perché giunga a perfezione anche in me ciò a cui incoraggio voi.

Indubbiamente siamo tutti imperfetti e saremo portati alla perfezione là dove ogni cosa raggiunge pienezza.

Afferma l'apostolo Paolo: Fratelli, io non ritengo di esservi giunto.

Ed è egli stesso a dire: Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione. ( Fil 3,12-13 )

E quale degli uomini osa vantarsi di perfezione?

Riconosciamo piuttosto l'imperfezione per meritare la perfezione.

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