Esposizione dei Salmi

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Salmo 119 (118)

Discorso 28

1 - [vv 137.138.] Giustizia e verità di Dio

Il cantore di questo salmo aveva detto antecedentemente: I miei occhi sono discesi in scaturigini di acque, perché non hanno rispettato la tua legge, parole che attestano come egli abbia pianto copiosamente la sua trasgressione.

Volendo ora indicare la ragione per cui abbia dovuto piangere tanto e dolersi così profondamente del suo peccato, dice: Giusto tu sei, o Signore, e retto è il tuo giudizio; hai ingiunto le tue testimonianze, che sono giustizia; hai prescritto severamente la tua verità.

In effetti, chiunque pecca deve temere la giustizia di Dio e così pure il suo giusto giudizio e la sua verità.

Infatti è per tale giustizia che vengono condannati tutti coloro che sono condannati, né c'è alcuno che con fondatezza possa lagnarsi della giustizia di Dio che gli ha inflitto la condanna.

Da ciò il pianto salutare del pentito: poiché, se il suo cuore fosse rimasto impenitente e per questa impenitenza fosse stato condannato, giustissima sarebbe stata la condanna.

A buon diritto chiama giustizia le testimonianze di Dio, in quanto Dio si dimostra giusto ordinando la giustizia.

E tali testimonianze sono ancora verità, in quanto attraverso tali testimonianze si manifesta Dio stesso.

2 - [v 139.] Il vero zelo

Cosa significano le altre parole: Il mio zelo mi ha consumato, ovvero, come leggono altri codici: Il tuo zelo?

Ci sono poi codici che recano: Lo zelo della tua casa; e, in luogo di: Mi ha consumato, hanno: Mi ha divorato.

Questa lezione è però da emendarsi perché desunta ( a quanto posso io vedere ) da quell'altro salmo dove sta scritto: Lo zelo della tua casa mi ha divorato, ( Sal 69,10 ) il quale passo è - come sappiamo - citato anche nel Vangelo. ( Gv 2,17 )

Riguardo alla parola: Mi ha consumato, essa è simile all'altra che si legge anche nel salmo or ora citato: Mi ha divorato.

Quel che poi leggono parecchi codici, e cioè: Il mio zelo, non crea alcun problema.

Cosa c'è infatti di sorprendente ad essere consumati dal proprio zelo?

Quanto agli altri che leggono: Il tuo zelo, certo si riferiscono all'uomo pieno di zelo per la causa di Dio, non per la sua; né ripugna che uno zelo siffatto venga chiamato anche mio.

Infatti cos'altro dice l'Apostolo con le parole: Ho per voi zelo in ordine a Dio e in forza dello stesso zelo di Dio?

Dicendo infatti: Ho per voi zelo, cosa indica se non che si tratta di uno zelo suo personale?

Aggiungendo però: In ordine a Dio, vuol sottolineare che lo zelo non era finalizzato all'uomo che zela ma a Dio, per cui può aggiungere: In forza dello stesso zelo di Dio.

Questo zelo è ispirato da Dio nell'anima dei suoi fedeli ad opera dello Spirito Santo; è infatti uno zelo frutto di amore, non di livore.

Infatti qual era la preoccupazione che faceva pronunziare all'Apostolo queste parole?

Dice: Vi ho infatti fidanzati per darvi, vergine casta, ad un uomo solo, a Cristo; e temo che, come il serpente ingannò Eva con la sua scaltrezza, così i vostri pensieri siano corrotti allontanandosi dalla semplicità e purezza nei confronti di Cristo. ( 2 Cor 11,23 )

Lo divorava lo zelo della casa di Dio, della quale era geloso non per sé ma per Cristo.

Lo sposo è infatti, per se stesso, geloso della sua sposa, mentre l'amico dello Sposo ( Gv 3,29 ) non deve esserne geloso per se stesso ma per amore dello sposo.

Occorre dunque interpretare in bene lo zelo del salmista, il quale per precisarne il motivo aggiunge: Perché hanno dimenticato le tue parole i miei nemici.

Gli rendevano male per bene, perché era zelante di loro presso Dio in forma così intensa e infuocata da potersi dire consumato dal medesimo zelo.

Gli avversari, al contrario, per i quali egli aveva un amore geloso ( voleva cioè che essi amassero Dio ), per questo suo zelo gli rovesciavano addosso la loro ostilità.

Ma egli non era ingrato alla grazia divina mediante la quale, da nemico che era stato, aveva conseguito la riconciliazione con Dio; e per questo amava gli stessi suoi nemici e ne era zelante per amore di Dio, dispiacente e afflitto perché essi ne avevano dimenticato la parola.

3 - [v 140.] Passa poi a considerare la fiamma di amore che gli arde in petto per la parola di Dio, e conclude: Purificato a intenso fuoco è il tuo parlare, e il tuo servo lo ama.

È ovvio che fosse zelante per i nemici se vedeva in essi un cuore impenitente per cui avevano dimenticato le parole di Dio.

Ardeva elevarli a quei beni che egli amava con estremo ardore.

4 - [v 141.] Il popolo del Vecchio Testamento e quello del Nuovo

Dice: Io sono assai giovane e disprezzato, ma le vie della tua giustizia non ho dimenticato.

Non ho fatto come i miei nemici che hanno dimenticato le tue parole.

Sembrerebbe quasi che sia più giovane di età questo tale che non ha dimenticato le vie della giustizia di Dio e che si duole perché le hanno dimenticate i suoi nemici più avanzati negli anni.

Cosa infatti significano le parole: Io che sono più giovane non me ne sono dimenticato, se non: " Gli altri invece, che sono più adulti, se ne sono dimenticati "?

Nel greco vi troviamo νεώτερος, cioè lo stesso termine che ricorre nell'altro passo ove è detto: In base a che raddrizzerà l'adolescente la sua via? ( Sal 119,9 )

Ora tale aggettivo è di grado comparativo, e intanto ha un senso in quanto stabilisce un confronto con un altro più grande di età.

Bisogna quindi intendere nel nostro testo due popoli: quei due cioè che si dibattevano in grembo a Rebecca, ( Gen 25,23 ) quando non in vista delle opere ma per volere di chi li chiamava le fu detto che il maggiore sarà servo del minore. ( Rm 9,12-1-3 )

Ora, questo figlio minore dice di essere disprezzato, ma è proprio per questo che diviene più grande: poiché Dio ha scelto le cose ignobili e spregevoli del mondo, e le cose inesistenti come se esistessero, per annullare le cose consistenti. ( 1 Cor 1,28 )

E ancora: Ecco che sono ultimi coloro che erano primi, e primi quelli che erano ultimi. ( Mt 20,16 )

5 - [v 142.] È nella logica delle cose che abbiano dimenticato le parole di Dio coloro che volevano affermare la propria giustizia misconoscendo la giustizia di Dio. ( Rm 10,3 )

Questo figlio più giovane, al contrario, non se ne è dimenticato poiché non voleva avere una giustizia sua propria ma ricercava la giustizia di Dio, della quale dice ora: La tua giustizia è giustizia in eterno, e la tua legge è verità.

Come infatti non sarebbe stata verità quella legge che fa conoscere il peccato ( Rm 3,20 ) e che rende testimonianza alla giustizia di Dio?

Così infatti si esprime l'Apostolo: Si è manifestata la giustizia di Dio, attestata dalla Legge stessa e dai Profeti. ( Rm 3,21 )

6 - [v 143.] Fedeltà alla Legge divina e utilità delle persecuzioni

Per amore di questa [ legge ] il figlio minore ebbe a subire persecuzioni da parte del maggiore, e al riguardo eccolo uscire nelle parole: Tribolazione e angustia m'hanno incolto: i tuoi precetti sono la mia meditazione.

Si accaniscano pure contro di me e mi perseguitino; basta che io non abbandoni i comandamenti di Dio e che, in conformità con tali precetti, sappia amare anche i miei persecutori.

7 - [v 144.] Giustizia [ sono ] le tue testimonianze in eterno: dammi intelletto e vivrò.

Il nostro giovinetto chiede l'intelligenza, senza la quale non potrebbe comprendere più degli anziani.

E la chiede quando si trova nella tribolazione e nell'angustia, al fine di comprendere quanto sia insignificante ciò che possono strappargli i nemici che lo perseguitano e, a quanto egli dice, lo disprezzano.

In ordine a ciò dice: E io vivrò.

E cioè: anche se la tribolazione e l'angustia arrivassero a quell'estremo che la vita presente fosse stroncata per mano di nemici persecutori, continuerebbe a vivere in eterno colui che alle cose terrene antepone la giustizia, la quale è stabile per tutta l'eternità.

Ed è proprio questa giustizia, conservata in mezzo alle tribolazioni e alle angustie, che costituisce i martirii di Dio, cioè le testimonianze per le quali i martiri sono stati coronati.

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