Esposizione dei Salmi

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Salmo 119 (118)

Discorso 27

1 - [v 129.] Nel creato sono le vestigia del Creatore

Ecco le parole del salmo che con l'aiuto del Signore esporremo: Mirabili sono le tue testimonianze; perciò l'anima mia le ha scrutate.

Chi potrebbe enumerare anche per sommi capi le testimonianze di Dio?

Il cielo e la terra, le creature visibili e invisibili di Dio testimoniano, per così dire, della bontà e grandezza di lui.

Altrettanto il succedersi periodico degli eventi naturali, sebbene frequenti al punto da esser divenuti abituali; e così il tempo che passa strappando via ogni cosa, qualunque essa sia.

Pur trattandosi di realtà temporali e caduche, di cose che per esservici assuefatti noi non calcoliamo, tuttavia se chi le considera ha senso religioso, esse rendono testimonianza al Creatore.

In effetti, tra le varie creature che esistono al mondo, ce n'è forse qualcuna che non sia mirabile, se la si misuri non con la logica dell'abitudine ma con quella di una [ illuminata ] razionalità?

Se poi con un unico sguardo ci spingiamo, per così dire, a mirare e contemplare l'insieme [ del mondo creato ], non si avverano forse in noi le parole del Profeta: Ho considerato le tue opere e sono rimasto sbigottito? ( Ab 3,1 )

Il salmista tuttavia non si lascia sopraffare dalla meraviglia suscitata in lui dalle cose che contempla, ma proprio dal fatto che sono ammirabili dice di ricavare un motivo per considerarle più a fondo.

Dopo aver detto infatti: Mirabili sono le tue testimonianze, proseguendo dice: Perciò l'anima mia le ha scrutate, quasi che la difficoltà di penetrarle ne abbia stimolato la curiosità.

Difatti quanto più sono recondite le cause delle diverse cose, tanto più è mirabile [ il Creatore ].

2 - La funzione della Legge nella storia della salvezza

Se ci si facesse incontro un uomo che ci palesasse l'intenzione di voler scrutare le testimonianze di Dio perché sono mirabili ( quelle testimonianze di cui è pieno il mondo creato nell'ambito sia del visibile che dell'invisibile ), non dovremmo noi moderarlo?

Non dovremmo dirgli: Non cercare quello che è al di sopra di te, e non scrutare ciò che sorpassa le tue forze?

Piuttosto, a ciò che Dio ti ha comandato, a questo pensa sempre. ( Sir 3,22 )

Ma egli potrebbe risponderci: " I comandamenti del Signore, che voi mi ordinate di meditare, sono essi stessi le testimonianze mirabili di Lui.

Mi attestano infatti che egli è Signore, in quanto impone delle leggi, e che è un Signore buono e grande, perché impone tali leggi ".

Oseremo forse distogliere un tal uomo dallo scrutarle? o non piuttosto lo esorteremo a farlo con diligenza e a dedicarsi con tutto l'impegno a un'attività così eccellente?

O dovremo dire che i comandamenti di Dio sono, sì, testimonianze della sua bontà ma non sono cose mirabili?

Cosa c'è infatti di mirabile se il Signore, che è buono, comanda cose buone?

Ma no! È invece proprio mirabile ( e quindi da scrutarne le cause ) il fatto che, avendo Dio nella sua bontà comandato cose buone ha dato una legge, in se stessa buona, a chi da una tal legge non avrebbe potuto essere giustificato: per cui da questa legge, per quanto buona, non sarebbe derivata alcuna giustizia.

Se infatti fosse stata data una legge che avesse il potere di vivificare, allora sì che dalla legge verrebbe la giustizia. ( Gal 3,21 )

Perché dunque venne data una legge incapace di vivificare e di produrre alcuna sorta di giustizia?

Ecco dove sta la meraviglia, ecco il perché dello stupore.

In questo senso sono mirabili le testimonianze di Dio, e per questo l'anima del salmista le ha scrutate.

Né per questo gli si può dire: Non scrutare ciò che sorpassa le tue forze.

Ma a ciò che ti è comandato da Dio, a quello pensa sempre. ( Sir 3,22 )

Si tratta infatti delle cose che il Signore ha comandate e che debbono aversi sempre dinanzi alla mente.

Cerchiamo quindi di vedere cosa abbia trovato l'anima di questo investigatore.

3 - [v 130.] La Legge indirizza al Salvatore

Dice: La manifestazione delle tue parole illumina e dà intelligenza ai piccoli.

Che vuol dire " piccolo " se non umile e debole?

Non insuperbirti dunque; non presumere della tua virtù ( che poi non esiste ), e comprenderai perché Dio, che è buono, abbia dato una legge buona ma incapace di portare alla vita.

Te l'ha data per renderti piccolo, da grande che ti credevi, per farti toccare con mano che tu di tuo non avevi le forze per osservare la legge.

In tal modo, sprovvisto e spoglio di risorse personali saresti ricorso alla grazia e avresti gridato: Signore, abbi pietà di me perché sono debole. ( Sal 6,3 )

Scrutando queste cose, questo piccolo ha compreso ciò che Paolo, ( vale a dire " piccolo " ), ultimo degli Apostoli, avrebbe esposto riguardo alla legge e alla sua incapacità di dare la vita quando dice: La Scrittura ha racchiuso ogni cosa sotto il peccato, affinché fosse concessa ai credenti la promessa mediante la fede in Gesù Cristo. ( Rm 3,19 )

Sì, Signore. Opera così, Signore misericordioso.

Comanda pure cose che non possiamo realizzare; o meglio, comandaci le cose che possono essere realizzate soltanto con l'ausilio della tua grazia.

In tal modo, constatando gli uomini l'incapacità di adempiere i tuoi precetti con le sole loro forze, ogni bocca dovrà azzittirsi e nessuno si crederà grande ai propri occhi.

Che tutti siano piccoli, e che tutto il mondo sia gravato di colpe dinanzi a te; e risulti palese che mediante la legge nessun uomo sarà giustificato davanti a te; difatti attraverso la legge si ha solo la conoscenza del peccato.

Ma ora all'infuori della legge si è manifestata la giustizia di Dio, attestata dalla Legge stessa e dai Profeti. ( Rm 3,19-21 )

Ecco le tue testimonianze mirabili che ha scrutato l'anima di questo piccolo.

Egli le ha trovate perché si è umiliato e si è fatto piccolo.

Chi infatti è in grado di osservare come si deve i tuoi comandamenti ( osservarli cioè mediante la fede che opera attraverso la carità ( Gal 5,6 ) ) se non colui che ha in cuore questa carità, ivi diffusa dallo Spirito Santo? ( Rm 5,5 )

4 - [v 131.] Lo Spirito soccorre la nostra impotenza

È quanto confessa questo piccolo quando dice: Aprii la mia bocca e presi fiato, perché dei tuoi precetti avevo brama.

Cosa desiderava se non osservare i comandamenti di Dio?

Ma, essendo debole, non aveva mezzi per compiere cose ardue; essendo piccolo, non bastava a cose grandi.

Aprì allora la bocca, confessando la propria incapacità, e si attirò la forza per riuscire.

Aprì la bocca chiedendo, cercando e picchiando, ( Mt 7,7 ) e nella sua sete si abbeverò di quello Spirito buono che lo mise in condizione d'osservare il comando divino, santo giusto e buono, ( Rm 7,12 ) che da solo non aveva potuto osservare.

Se infatti noi, pur essendo cattivi, sappiamo dare ai nostri figli i beni che ci sono stati elargiti, quanto più il nostro Padre celeste darà lo Spirito buono a chi glielo chiede? ( Mt 7,11 )

Non sono infatti figli di Dio coloro che agiscono per impulso del proprio spirito ma coloro che vengono mossi dallo Spirito di Dio: ( Rm 8,14 ) non nel senso che ad essi non resta niente da fare ma perché a togliere la loro inerzia in fatto di opere buone debbono essere mossi e spinti all'azione da colui che è buono.

Infatti tanto più si diventa figli buoni [ di Dio ] quanto maggiore è l'abbondanza di Spirito buono che il Padre ci dona.

5 - [v 132.] E chiede ancora. Ha aperto, è vero, la bocca e ha attirato in sé lo Spirito, ma seguita a picchiare e a cercare.

Ha bevuto, ma quanto maggiore è stata la soavità che ha assaporato tanto più ardente ne è divenuta la sete.

Ascolta le parole dell'assetato.

Dice: Guardami e abbi pietà di me, conforme al giudizio per quei che amano il tuo nome, cioè secondo il giudizio che hai usato con coloro che amano il tuo nome: poiché prima che potessero amarti tu li avevi amati.

Così dice infatti l'apostolo Giovanni.

Noi amiamo Dio, dice, ma, come se qualcuno gli chiedesse la causa per cui siamo stati in grado di amarlo, soggiunge: Poiché lui ci ha amati per primo. ( 1 Gv 4,19 )

6 - [v 133.] Osserva cosa dice in maniera quanto mai esplicita anche costui: I miei passi guida secondo il tuo dire, e non mi domini ingiustizia alcuna.

E con ciò che cosa intende dire se non: Rendimi giusto e libero secondo la tua promessa?

In effetti, quanto più regna nell'uomo l'amore di Dio tanto meno vi spadroneggia l'iniquità.

Cosa dunque chiede se non di potere, con l'aiuto di Dio, amare Dio?

Amando Dio, amerà anche se stesso e sarà in grado d'amare salutarmente il prossimo come se stesso: precetti nei quali si compendiano tutta la Legge e i Profeti. ( Mt 22,40 )

Insomma, cosa chiede nella sua preghiera se non che Dio con il suo aiuto gli faccia adempiere quei precetti che gli impone come legislatore?

7 - [v 134.] Le oppressioni degli empi superate dal popolo di Dio

Ma che senso hanno le parole: Liberami dalle calunnie degli uomini, e io osserverò i tuoi comandamenti?

Se gli rinfacciano colpe reali, non lo calunniano; se colpe inventate, perché desiderare d'essere redento dalle calunnie, cioè da colpe inesistenti che non possono recargli alcun nocumento?

Una colpa inventata, cioè una calunnia, non può infatti rendere colpevole un uomo se non dinanzi a un giudice umano.

Quando invece il giudice è Dio, nessuno può essere danneggiato da colpe non commesse; anzi in tal caso la colpa non si ascrive al calunniato ma al calunniatore.

O che si debba vedere in queste parole l'invocazione della Chiesa e dell'intero popolo cristiano, sottratto alle calunnie con cui un tempo gli uomini da ogni parte lo tempestavano?

Ma è forse vero che per questo motivo [ solo al presente ] esso osserva i comandamenti di Dio?

O non fu piuttosto in mezzo alle calunnie, e proprio quando erano più scottanti, che il popolo santo restò fedele ai comandamenti di Dio riportandone tanto maggior gloria in quanto, nonostante le tribolazioni, non cedeva ai persecutori né si lasciava indurre all'empietà?

È proprio questo il senso delle parole: Liberami dalle calunnie degli uomini, e io osserverò i tuoi comandamenti.

Tu infondimi il tuo Spirito e fa' sì che le calunnie degli uomini non mi atterriscano né vincano, facendomi deviare dai tuoi comandamenti alle loro opere malvagie.

Se mi tratterai così, se cioè, dandomi la pazienza, mi redimerai dalle loro calunnie e non mi farai tremare dinanzi alle falsità che calunniosamente mi rovesciano addosso, allora certamente, nonostante le loro calunnie, io rimarrò fedele ai tuoi comandamenti.

8 - [v 135.] Dice: Fa' risplendere la tua faccia sul tuo servo; cioè: Manifesta la tua presenza soccorrendomi e aiutandomi.

E insegnami le vie della tua giustizia.

Insegnamele affinché le metta in pratica, come più chiaramente si legge nell'altro testo: Insegnami a fare la tua volontà. ( Sal 143,10 )

Se infatti uno ascolta i comandamenti ma non li mette in pratica, non si può dire che li abbia imparati, anche se tiene a mente ciò che ha ascoltato.

Così infatti suona la parola della Verità: Chiunque ha udito dal Padre ed ha appreso, viene a me. ( Gv 6,45 )

Se dunque uno non pratica [ la legge ], cioè non viene [ al Padre ], non l'ha appresa.

9 - [v 136.] Dall'umiliazione ci si solleva col pentimento

A questo punto il salmista ripensa alle sue trasgressioni e, manifestandoci il dolore del suo pentimento, dice: I miei occhi sono discesi in scaturigini di acque, poiché loro stessi, i miei occhi, non hanno rispettato la tua legge.

In alcuni codici si legge così: Poiché io non ho rispettato la tua legge.

Per questo motivo i miei occhi sono discesi in scaturigini di acque, hanno versato cioè torrenti di lagrime.

È questa una espressione del tipo di quella [ da noi usata ]: " I miei piedi hanno disceso i monti ", senza dire espressamente " giù per i monti " o " lungo i monti ".

Analogamente si dice: " Egli ha sceso le scale " per dire che è sceso giù per le scale, ovvero: " Ha sceso la piscina ", senza specificare " dentro la piscina ".

Molto bene poi dice: Sono discesi, poiché egli ha agito così per l'umiltà del pentimento.

Erano infatti saliti [ gli uomini ] quando, montati in superbia, s'erano testardamente sollevati [ contro il cielo ].

Credettero d'essere in alto quando, misconoscendo la giustizia di Dio, vollero affermare la propria. ( Rm 10,3 )

Ma ne uscirono affranti e confusi, avendo trasgredito la legge, e dal trono orgogliosamente costruitosi dovettero scendere in pianto per impetrare, pentiti, la giustizia di Dio.

Ci sono codici che non leggono: Discesero, ma: Sorpassarono, come per dire che essi, piangendo oltre misura, superarono le fonti delle acque, intendendo in questa maniera le scaturigini delle acque.

In altre parole, essi piangendo avrebbero versato maggior copia [ di lagrime ] che non quando fuoriescono le acque dalle loro scaturigini.

Ma perché, dopo che si è trasgredita la legge, si ha da piangere così, se non perché questo vale ad impetrare la grazia che cancella la colpa nel pentito e sorregge la volontà del credente?

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