La Genesi alla lettera

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Libro XII

12.25 - Visione corporale ( sensibile ) e visione spirituale

Ma quando, essendo noi svegli, la mente non è rapita fuori dei sensi corporali e abbiamo una visione corporale, la distinguiamo da quella spirituale in cui ci rappresentiamo con l'immaginazione oggetti assenti, sia ritenendo nella memoria cose a noi già note, sia formando in qualche modo nello spirito l'immagine di cose a noi ignote, ma che tuttavia esistono, sia immaginando con la nostra libera fantasia cose che non esistono affatto in nessun luogo.

Da tutti questi oggetti noi distinguiamo quelli materiali - che noi vediamo e sono presenti ai sensi del corpo - al punto che non abbiamo alcun dubbio che siano corpi reali e che quegli altri sono immagini di corpi.

Quando invece o per una eccessiva tensione mentale o per un attacco violento di malattia - come di solito accade ai frenetici nell'accesso della febbre - o per l'unione di qualche altro spirito buono o cattivo, le immagini degli oggetti materiali s'imprimono nello spirito come se gli oggetti fossero presenti ai sensi del corpo pur rimanendo tuttavia l'attenzione dell'anima nei sensi del corpo.

In tal caso le immagini degli oggetti materiali, che si formano nello spirito, si vedono come gli oggetti reali sono presenti ai sensi del corpo.

Ne risulta che nello stesso tempo una persona, che è presente, si vede con gli occhi, mentre un'altra, che è assente, è vista con lo spirito come la si vedesse con gli occhi [ del corpo ].

Noi abbiamo conosciuto persone che in questo stato morboso conversavano sia con altre persone presenti in quel luogo, sia con altre assenti, come se fossero presenti.

Tornate poi in sé, alcune raccontavano ciò che avevano visto, altre invece non ci riuscivano; allo stesso modo alcune si dimenticano dei sogni, altre invece se ne ricordano.

Quando al contrario l'attenzione della mente è del tutto stornata e rapita fuori dai sensi del corpo, allora si parla ordinariamente piuttosto di estasi.

In questo caso, pur avendo gli occhi spalancati, una persona non vede affatto alcun oggetto presente, qualunque esso sia, né sente affatto alcuna parola: lo sguardo dell'anima è interamente concentrato o nelle immagini degli oggetti viste nello spirito o nelle realtà incorporee presenti senz'alcuna rappresentazione d'immagini d'oggetti materiali.

12.26 - Due casi di visione spirituale

Quando però nella visione spirituale la mente, rapita del tutto fuor dai sensi del corpo, è occupata da immagini d'oggetti materiali - sia nel sogno che nell'estasi - se gli oggetti che vede non significano nulla, sono immaginazioni dell'anima stessa; in questo modo anche persone deste, sane di mente e pienamente padrone di sé, contemplano nel proprio spirito immagini di molti oggetti materiali che non sono presenti ai sensi del loro corpo.

C'è tuttavia questa differenza: tali persone sono sempre in condizione di distinguere quelle immagini dagli oggetti reali a esse presenti.

Può darsi al contrario che quelle immagini abbiano un significato speciale, si presentino esse sia a persone che dormono sia a persone sveglie e che nello stesso tempo vedono con i loro occhi immagini d'oggetti presenti dinanzi a loro e nello spirito vedono immagini d'oggetti assenti come se fossero dinanzi ai loro occhi, sia a persone la cui mente è tutta rapita fuori dei sensi nello stato chiamato estasi; questo è un fenomeno straordinario: può accadere cioè che mediante l'unione con un altro spirito una cosa conosciuta da lui, quello spirito la manifesti - mediante quelle immagini - allo spirito con cui è unito, sia che lo spirito comprenda da se stesso le immagini che gli vengono mostrate, sia che vengano comprese da un altro spirito e da questo rivelate alla mente.

Se infatti immagini di tal genere vengono rivelate - ed evidentemente non possono venir rivelate dal corpo - non ci resta da dire se non che sono rivelate da qualche spirito.

13.27 - Si nega che l'anima abbia la facoltà divinatoria

Alcuni - è vero - sostengono che l'anima umana ha in se stessa una facoltà divinatoria.

Ma se è così, come mai l'anima non è in grado di esercitarla ogni volta che lo vuole?

Forse perché non ha l'aiuto necessario per poterla effettuare?

E allora, quando riceve l'aiuto, può forse riceverlo da nessuno o dal corpo per mettere in atto quella facoltà?

Non ci resta dunque altra ipotesi se non quella che l'anima venga aiutata da uno spirito.

Inoltre in che modo viene aiutata? Accade forse nel corpo qualcosa per cui si liberi - per così dire - dal corpo e balzi fuori lo sforzo mentale dell'anima e arrivi fino al punto di vedere in se stessa le immagini simboliche delle cose ch'erano già in essa senza che fossero viste, allo stesso modo che riteniamo anche nella memoria molti oggetti che non sempre vediamo?

O sono forse immagini formate nell'anima che prima non c'erano, o sono in qualche spirito in cui l'anima, penetrando e poi lanciandosi fuori può vederle?

Ma se quelle immagini erano già nell'anima come sue proprie, perché mai non poteva anche comprenderle?

Talvolta, infatti, anzi il più delle volte, essa non le comprende.

O forse, allo stesso modo che il suo spirito è aiutato a vedere in sé le immagini, così anche la mente, senza ricevere un simile aiuto, non può capire le cose che sono nello spirito?

O forse non si tratta d'allontanare o allentare gli impedimenti frapposti dal corpo perché l'anima di proprio impulso sia attratta verso ciò che deve contemplare, ma è l'anima stessa a esser trasportata verso quegli oggetti, sia per vederli con lo spirito, sia per conoscerli con l'intelletto?

O forse l'anima vede quegli oggetti talora da se stessa e talora per mezzo di un altro spirito?

Qualunque sia di queste ipotesi quella giusta, non si deve affermare alcunché avventatamente.

Una cosa tuttavia non dev'essere messa in dubbio: le immagini corporali viste dallo spirito, sia di chi è sveglio, sia di chi dorme, sia di chi è malato, non sempre sono segni d'altre realtà; sarebbe però strano se potesse aver luogo un'estasi senza che somiglianze di realtà materiali abbiano un significato.

13.28 - L'influsso del demonio e degli angeli buoni

Naturalmente non c'è da stupirsi che anche degli indemoniati dicano talvolta verità che sfuggono alla conoscenza dei presenti; il fatto è certamente dovuto a una non so quale misteriosa unione con lo spirito cattivo di modo che lo spirito dell'ossesso e quello del vessatore risulta in un certo senso un unico e medesimo spirito.

Quando invece uno spirito buono afferra o rapisce lo spirito d'una persona per trasportarlo a visioni straordinarie, non può esserci alcun dubbio che quelle immagini sono segni d'altre cose utili a conoscersi, poiché questo è un dono di Dio.

Senza dubbio è assai difficile distinguere quando lo spirito maligno agisce in un modo apparentemente pacifico e, senza vessare il corpo, prende possesso dello spirito umano e dice quello che può, dicendo finanche la verità e svelando utili conoscenze del futuro.

Egli allora si maschera - come dice la Scrittura - da angelo di luce, ( 2 Cor 11,14 ) affinché, una volta acquistatosi la fiducia [ d'una persona ] riguardo a cose evidentemente buone, con l'inganno nei suoi tranelli l'attragga.

Questo spirito - a quanto io penso - non può riconoscersi che mediante il dono di cui parla l'Apostolo quando elenca i diversi doni di Dio: a un altro il discernimento degli spiriti. ( 1 Cor 12,10 )

14. Non è difficile discernere lo spirito cattivo quando ha raggiunto il suo scopo, quello cioè di condurre uno a ciò ch'è contrario ai buoni costumi o alla norma della fede; poiché in tal caso sono molti i capaci di discernerlo.

Il dono del discernimento invece, fin dall'inizio - quando lo spirito appare ancora a molti come uno spirito buono - di primo acchito mette uno in grado di giudicare immediatamente se uno spirito è cattivo.

14.29 - La visione intellettiva non inganna

Tuttavia, sia mediante visioni corporali, sia mediante immagini d'oggetti materiali rivelate nello spirito, gli spiriti buoni istruiscono [ le persone ] mentre quelli cattivi le ingannano.

La visione intellettuale al contrario non inganna poiché o non la comprende chi l'interpreta diversamente da quello che è oppure, se la comprende, ne scopre immediatamente la verità.

Gli occhi infatti non sanno che fare quando vedono un oggetto somigliante a un altro oggetto e che non riescono a distinguere dall'altro; così pure l'attenzione dell'anima non può far nulla quando nello spirito si forma l'immagine d'un oggetto ch'essa non è in grado di distinguere dall'oggetto stesso.

Allora però interviene l'attività dell'intelletto che ricerca il significato degli oggetti visti oppure l'utilità che vogliono insegnare; allora o scopre la verità e così raggiunge l'effetto [ della sua ricerca ] oppure non la scopre, e allora continua a riflettere per non cadere in un errore esiziale a causa d'una funesta temerità.

14.30 - L'errore nelle visioni spirituali non sempre è nocivo

Un intelletto assennato sa giudicare, con l'aiuto di Dio, la natura e l'importanza delle cose, a proposito delle quali non è dannoso per l'anima giudicarle diversamente da quello che sono in realtà.

Uno, per esempio, può essere giudicato buono dalle persone buone anche se nell'intimo è cattivo; ciò è piuttosto funesto per lui anziché pericoloso per coloro che lo giudicano, purché lo sbaglio non riguardi la vera realtà, cioè lo stesso Bene, grazie al quale uno diventa buono.

Così non nuoce ad alcuno credere nel sonno che siano oggetti reali le immagini delle cose viste in sogno, come non fu un male per Pietro di credere, a causa della subitaneità del miracolo, d'avere una visione quando fu sciolto dalle catene e fu condotto [ fuori della prigione ] da un angelo, ( At 12,7-9 ) o quando nell'estasi rispose al Signore: Non sia mai, Signore, poiché non ho mangiato mai nulla di profano o d'impuro, ( At 10,14 ) credendo che fossero veri animali gli oggetti che gli erano stati fatti vedere nel vassoio. ( At 10,11-14 )

Quando noi scopriamo che tutte queste cose sono diverse da come le avevamo credute allorché le vedevamo, non sentiamo alcun rammarico che ci siano apparse in quel modo, purché non abbiamo da rimproverarci né un'infedeltà ostinata né un'interpretazione falsa o sacrilega.

Perciò anche quando il diavolo c'inganna con visioni corporali, nessun danno ci viene arrecato per il fatto che gli occhi vengono illusi, se non sbagliano riguardo alle verità di fede e alla sana intelligenza, mediante la quale Dio insegna a coloro che sono a lui ubbidienti.

Oppure se il diavolo ingannasse l'anima con una visione spirituale mediante immagini d'oggetti materiali, inducendola a pensare che sia corpo quello che non lo è, non reca alcun danno all'anima purché non consenta a una cattiva suggestione.

15.31 - Come giudicare il consenso dato ad azioni viste in sogno

Talvolta perciò sorge la questione circa il consenso dato durante il sonno quando alcuni sognano perfino d'avere un rapporto carnale o contrariamente al loro ideale di vita religiosa o anche ai buoni costumi.

Siffatti sogni avvengono solo perché ci vengono in sogno le cose che pensiamo anche da svegli - senza acconsentire al piacere che si prova per esse, ma immaginandole come quando, per qualche motivo, parliamo anche di tali argomenti - e durante il sonno quelle immagini tornano alla mente con tanto risalto da eccitare per via di un processo naturale la carne, e il liquido [ seminale ], raccolto nei suoi meati per cause naturali, lo emette attraverso gli organi genitali: così, neppure io potrei parlare di questo argomento.

Orbene, se le immagini di queste cose corporali, alle quali non potevo non pensare per esporre queste idee, si presentassero in sogno con la stessa vividezza con cui i corpi si presentano agli occhi d'uno ch'è desto, potrebbe accadere ciò che invece non potrebbe fare senza peccato una persona sveglia.

Chi infatti potrebbe non rappresentarsi ciò almeno quando parla di questo e la necessità dell'argomento esige ch'egli dica qualcosa dell'unione carnale ch'egli ha avuta?

Inoltre, quando l'immagine che si forma nell'immaginazione di chi parla, si presenta nella visione di chi sogna, tanto vivida che non può distinguersi da un'effettiva visione carnale, la carne immediatamente si eccita e segue ciò che ordinariamente è l'effetto di tale eccitazione: ciò avviene senza peccato come senza peccato ne parla uno da sveglio e senza dubbio, per parlarne, non ha potuto non pensare al coito.

Tuttavia, grazie alla buona disposizione, l'anima purificata dal desiderio d'un bene migliore, distrugge molte brame passionali che non hanno alcuna attinenza con gli stimoli naturali della carne; siffatti stimoli le persone caste li reprimono e frenano quando sono sveglie, mentre quando dormono non possono fare altrettanto poiché non sono in grado di controllare le rappresentazioni d'immagini corporee non distinguibili dai corpi reali.

Grazie dunque a quella buona disposizione dell'anima anche nel sonno risultano evidenti certi suoi meriti.

Anche Salomone, per esempio, preferì [ in una visione ] mentre dormiva, la sapienza a tutti gli altri beni e la chiese ai Signore, disprezzando tutte le altre cose, e - come attesta la Scrittura - il suo desiderio riuscì gradito al Signore che non tardò a dargli l'adeguata ricompensa per il suo eccellente desiderio. ( 1 Re 3,5-15 )

16.32 - I sensi e la visione corporale

Stando così le cose, le visioni corporali hanno attinenza con i sensi del corpo che fluiscono attraverso una specie di canaletti di capacità differente.

Quel che nel corpo è l'elemento più sottile di tutti gli altri e perciò più simile all'anima è la luce; anzitutto essa è diffusa, allo stato puro, attraverso gli occhi e risplende con i raggi luminosi emessi dagli occhi per percepire gli oggetti visibili, inoltre essa, unendosi, mediante una sorta di mescolanza in primo luogo con l'aria pura, in secondo luogo con l'aria fosca e tenebrosa, in terzo luogo con il vapore acqueo più denso e in quarto luogo con sostanze terrene compatte dà origine ai cinque sensi - insieme a quello della vista in cui essa è più perfetta essendo allo stato puro -, come ricordo di avere spiegato nel quarto e anche nel settimo libro.

Ora, il cielo visibile ai nostri occhi e da cui risplendono i luminari e gli altri astri è certamente superiore a tutti gli elementi materiali, come il senso della vista è superiore agli altri sensi del corpo.

Ma poiché ogni spirito è senza dubbio superiore a ogni corpo, ne segue che la natura spirituale, compresa quella in cui sono prodotte le immagini d'oggetti materiali, è superiore a questo nostro cielo fisico non per il posto che occupa ma per l'eccellenza della sua natura.

16.33 - In che modo si forma l'immagine nello spirito

A questo punto viene fuori una cosa straordinaria: sebbene lo spirito abbia la precedenza sul corpo e l'immagine d'un corpo viene dopo un corpo, tuttavia - poiché ciò ch'è posteriore nel tempo si forma in ciò ch'è anteriore nella natura - l'immagine d'un corpo in uno spirito è più eccellente del corpo stesso considerato nella sua propria sostanza.

Inoltre non si deve credere neppure che un corpo produca qualcosa nello spirito, come se lo spirito fosse soggetto, al pari d'una materia, all'azione del corpo.

Poiché chi produce qualche cosa è, sotto ogni rispetto, superiore alla cosa con la quale egli la produce.

Ora, il corpo non è in alcun modo superiore allo spirito; al contrario è evidente ch'è lo spirito superiore al corpo.

Sebbene dunque noi prima vediamo un corpo che non avevamo visto in precedenza e se ne formi allora un'immagine nel nostro spirito, per mezzo del quale ci ricordiamo dell'oggetto quando esso è assente, tuttavia non è il corpo a formar quell'immagine nello spirito ma è lo spirito a formarla in se stesso.

Ciò avviene con una straordinaria rapidità ed è impossibile spiegare quanto essa sorpassi le azioni tanto lente del nostro corpo: appena gli occhi vedono un oggetto se ne forma l'immagine nello spirito di colui che lo vede senza neppure un attimo d'intervallo.

Lo stesso avviene a proposito dell'udito: se lo spirito immediatamente non formasse in se stesso l'immagine della parola percepita dalle orecchie e non la serbasse nella memoria, uno non saprebbe se la seconda sillaba fosse proprio la seconda per il fatto che naturalmente non esisterebbe più la prima, dileguatasi dopo aver colpito l'orecchio.

Così ogni vantaggio del discorrere, ogni dolcezza del canto, infine ogni movimento relativo alle azioni del corpo svanirebbe e cesserebbe e non acquisterebbe alcuno sviluppo, se lo spirito non serbasse il ricordo dei movimenti fisici passati per collegarli con altre azioni future; ma di certo non sarebbe il ricordo di quei movimenti futuri se non se ne fosse formata un'immagine in se stesso.

In noi ci sono anche le immagini dei nostri movimenti futuri prima che abbiano inizio le azioni stesse.

Quale azione infatti compiamo noi con il corpo che lo spirito non abbia formato in precedenza nel suo pensiero, vedendo prima in se stesso e in un certo modo ordinando le somiglianze di tutte le nostre azioni visibili?

17.34 - Come le visioni spirituali sono conosciute dal demonio

È difficile scoprire e spiegare in qual modo gli spiriti - anche quelli immondi - vengano a conoscere quelle immagini d'oggetti materiali presenti nell'anima nostra, oppure quale ostacolo incontri l'anima nostra da parte del nostro corpo terrestre, che c'impedisce di vedere a nostra volta nel nostro spirito le immagini che hanno essi.

Da sicurissime testimonianze mi risulta che i demoni hanno svelato i pensieri degli uomini; essi tuttavia, se potessero intuire nell'interno dell'uomo l'intima natura delle virtù, non li tenterebbero.

Se, per esempio, il demonio avesse potuto intuire la notissima ed eroica pazienza di Giobbe, non avrebbe certamente desiderato d'essere sconfitto da colui ch'egli tentava.

D'altronde non deve sorprenderci il fatto ch'essi annunciano eventi già passati ma accaduti in località lontane, della realtà dei quali si ha conferma solo dopo alcuni giorni.

[ Gli spiriti cattivi ] sono in grado di fare ciò non solo grazie all'acume della loro vista incomparabilmente superiore alla nostra ma anche alla straordinaria agilità dei loro corpi, senza dubbio di gran lunga più sottili dei nostri.

17.35 - Predizioni di un ossesso forse solo frenetico

Da sicure informazioni mi risulta pure che un tale posseduto da uno spirito immondo, e che viveva ritirato in casa sua, era solito indicare in qual momento un prete si metteva in cammino da una località distante dodici miglia per recarsi a visitarlo, tutti i luoghi ove si trovava lungo il tragitto, di quanto s'avvicinava, quando entrava nel suo podere, in casa sua e nella sua camera da letto fino a quando si trovava alla sua presenza.

Tutti questi particolari, anche se l'ossesso non li vedeva con gli occhi, non li avrebbe tuttavia palesati con tanta veracità se non li avesse visti in qualche modo; ma l'uomo era in preda alla febbre e annunciava quelle cose come se fosse in uno stato di delirio frenetico.

E forse era proprio un frenetico, ma a motivo di quei fenomeni lo si reputava un ossesso.

Nessun alimento per ristorarsi accettava dai suoi, ma solo da quel prete; resisteva inoltre ai suoi con tutta la violenza che poteva e si calmava solo alla venuta del prete; a lui solo si mostrava ubbidiente, a lui solo rispondeva docilmente.

Tuttavia quell'alienazione mentale od ossessione demoniaca non cedé neppure all'esorcismo del prete, se non quando guarì dalla febbre e in seguito non provò mai più nulla di simile.

17.36 - Predizioni d'un tale veramente frenetico

Conosco anche un tale ch'è senza dubbio frenetico, il quale predisse la morte d'una donna, non come chi predice il futuro ma come chi ricorda un fatto già trascorso.

Una volta infatti, mentre veniva menzionata quella donna in sua presenza, "È morta - esclamò - io l'ho vista che veniva portata al sepolcro e sono passati per questa strada con il cadavere".

La donna però era ancora viva e in buona salute; ma pochi giorni dopo essa morì all'improvviso e fu condotta al sepolcro lungo la strada ch'egli aveva predetto.

17.37 - Visioni di un ragazzo gravemente infermo

C'era, ugualmente, nel nostro monastero un ragazzo che all'inizio della pubertà soffriva dolori atroci negli organi genitali.

I medici non riuscivano a diagnosticare che specie di malattia fosse quella; tutto quel che sapevano era che il membro virile era nascosto nella cavità del pube, in modo che non si sarebbe potuto vedere neppure qualora fosse stato asportato il prepuzio che, per la sua eccessiva lunghezza, penzolava in fuori, e solo allora si sarebbe potuto scoprire a stento.

Stillava poi un umore viscoso e irritante che procurava dolori brucianti ai testicoli e all'inguine.

Questi dolori acuti non li aveva però di continuo ma, quando li sentiva, prorompeva in alte e forti urla agitando scompostamente le membra, sebbene la sua intelligenza restasse interamente sana, come quando si è in preda a violenti dolori fisici.

Poi in mezzo alle sue grida perdeva i sensi e rimaneva supino con gli occhi aperti ma senza vedere alcuno dei presenti, senza scuotersi quando gli davano dei pizzicotti.

Poco dopo, svegliandosi come dal sonno, non sentiva più dolore e rivelava le cose che aveva viste.

Passati però pochi giorni soleva ricadere nelle medesime crisi.

Egli affermava che in tutte o in quasi tutte le sue visioni vedeva due persone di cui una era un anziano e l'altra un giovinetto: esse gli dicevano o mostravano ciò che raccontava d'aver udito o visto.

17.38 - Visione dei beati e dei dannati avuta dallo stesso

Un giorno vide un coro di fedeli che cantavano inni con gioia, circonfusi di luce meravigliosa, e una schiera di empi immersi nelle tenebre, i quali soffrivano diversi e atroci tormenti, mentre l'anziano e il giovanetto l'accompagnavano glieli mostravano e gli spiegavano perché gli uni avevano meritato la felicità e gli altri l'infelicità.

Questa visione egli l'ebbe la domenica di Pasqua, dopo aver trascorso tutta la Quaresima senza sentire alcuno di quei dolori che prima gli erano risparmiati appena per tre giorni di seguito.

Proprio all'inizio della Quaresima aveva avuto una visione, in cui quelle due persone gli avevano promesso che durante quei quaranta giorni non avrebbe sentito alcun dolore.

Quei due inoltre gli diedero una specie di prescrizione medica, quella cioè di farsi tagliare il prepuzio troppo lungo.

Egli seguì il loro consiglio e per lungo tempo non sentì più alcun dolore.

Allorché però cominciò a sentire di nuovo gli stessi dolori e ad avere le stesse visioni, ricevette da quei due di nuovo un consiglio, d'immergersi cioè nel mare fino al pube e uscirne solo dopo esserci rimasto per un certo tempo, promettendogli che per l'avvenire non avrebbe sentito più quell'atroce dolore ma solo il fastidio di quell'umore viscoso.

In seguito non andò mai più soggetto alla perdita dei sensi né mai più ebbe visioni simili a quelle ch'era solito avere quando tra dolori e terribili urli restava completamente privo dei sensi e diventava muto.

Più tardi tuttavia i medici con le loro cure riuscirono a guarirlo ma egli non perseverò nella vocazione religiosa.

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