La Genesi difesa contro i Manichei

Indice

Libro I

14.20 - Si risolvono le obiezioni a Gen 1,14-19

Dio inoltre ordinò: Siano astri nel firmamento, affinché splendano sopra la terra e distinguano il giorno dalla notte e servano da segnali per le stagioni, per i giorni e per gli anni e servano da luci nel firmamento per illuminare la terra. E così avvenne.

E Dio creò due luminari: quello maggiore per iniziare il giorno e quello minore per iniziare la notte, e le stelle.

Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per regolare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre.

E Dio vide che è una cosa buona. E fu sera e mattina: quarto giorno. ( Gen 1,14-19 )

A questo punto [ i manichei ] sollevano anzitutto la seguente questione: "In qual modo furono creati gli astri, ossia il sole, la luna e le stelle al quarto giorno?

In qual modo i tre giorni precedenti poterono essere privi del sole, dal momento che noi adesso vediamo che il giorno si svolge dal sorgere del sole al suo tramonto, mentre per noi la notte risulta dall'assenza del sole quando questo dall'altra parte dei mondo torna verso Oriente?".

A costoro rispondiamo: "Può darsi che la durata di ciascuno dei tre giorni precedenti fosse compiuta come corrispondente a quella che impiega il sole nel suo giro, da quando spunta a Oriente fino a quando torna di nuovo ad Oriente.

Questo lungo periodo di tempo potrebbero percepirlo gli uomini anche se abitassero nelle spelonche, ove non potrebbero vedere il sole al suo sorgere e al suo tramonto.

E così si comprende che in tal modo ci sarebbe potuta essere questa durata di tempo anche senza il sole prima che il sole fosse creato e questo periodo si fosse compiuto in quei tre giorni durante ciascuno di essi".

Noi risponderemmo dunque così, se non fossimo dissuasi dalle parole del passo citato: E fu sera e fu mattina, cosa che ora non può accadere senza il corso del giorno.

Non ci resta dunque se non intendere che, almeno per ciò che riguarda la stessa durata del tempo, la distinzione tra le opere fu denominata "sera" a causa della fine dell'opera portata a termine, e "mattina" a causa dell'inizio dell'opera avvenire, a somiglianza cioè delle opere umane poiché esse, per la maggior parte, cominciano la mattina e finiscono la sera.

È infatti abitudine delle Sacre Scritture di esprimere le realtà divine con termini propri delle realtà umane.

14.21 - Che significa: servono da segni per i tempi

In secondo luogo [ i manichei ] sollevano la questione del perché mai Dio, parlando degli astri, disse: Servano da segni per i tempi. ( Gen 1,14 )

" Forse perché - dicono essi - quei tre giorni poterono essere senza determinati periodi di tempo oppure non fanno parte di spazi particolari di tempo?"

Ma la Scrittura dice: Servano da segni per i tempi, affinché mediante questi astri siano distinti i periodi di tempo e siano riconosciuti dagli uomini; e ciò per la ragione che, se i tempi scorressero senz'essere distinti da nessuno dei momenti precisi che si osservano durante il moto degli astri, i tempi potrebbero, sì, scorrere e passare, ma gli uomini non potrebbero accorgersene e distinguerli.

Allo stesso modo, quando il giorno è nuvoloso, scorrono bensì le ore e compiono la loro durata ma non possono essere distinte ed osservate da noi.

14.22 - Che significa: fece il sole per dar inizio al giorno, ecc.

Quanto all'altra frase: E Dio fece i due luminari: il maggiore per l'inizio del giorno e il minore per l'inizio della notte, ( Gen 1,16 ) la Scrittura la proferisce come se dicesse: "perché fosse a capo del giorno e a capo della notte".

Il sole infatti non solo dà inizio al giorno, ma lo fa anche trascorrere e lo conduce a termine; la luna, al contrario, ci si presenta talvolta a metà o alla fine della notte; se dunque le notti, in cui si presenta, così non hanno inizio da essa, in qual senso fu creata per dare inizio alla notte?

Se invece con inchoatio s'intende "il principio" e con "principio" s'intende "il dominio", è chiaro che il sole ha il dominio durante il giorno, la luna lo ha durante la notte, poiché anche allora appaiono le stelle, ma ciononostante essa le supera tutte in splendore e perciò con tutta ragione si chiama loro sovrana.

14.23 - Si spiega la frase: e separino il giorno dalla notte

Quanto poi all'altra frase: E separino il giorno dalla notte, ( Gen 1,18 ) uno potrebbe fare una critica ingiusta dicendo: "In qual modo aveva Dio già separato il giorno dalla notte, se quest'opera è fatta dalle stelle il quarto giorno?", poiché l'espressione: Separino il giorno dalla notte corrisponde press'a poco a quest'altra: "separino il giorno dalla notte in modo che il giorno sia posto sotto il potere del sole e la notte sotto il potere della luna e di tutte le altre stelle".

C'era già stata la separazione del sole e della luna, ma non ancora quella tra questi astri e le altre stelle in modo che ci fosse la certezza sul numero degli astri, quale di essi cioè apparisse agli uomini durante il giorno e quale durante la notte.

15.24 - Col nome di "acqua" in Gen 1,20-23 si denota l'aria umida e caliginosa

Dio inoltre ordinò: Le acque producano rettili dotati d'anima vivente e uccelli che volino sopra la terra sotto il firmamento del cielo.

E così avvenne. Dio allora creò i grandi mostri marini e tutti gli animali e i rettili prodotti dalle acque secondo la specie di ciascuno di essi e ogni genere di volatili alati secondo la specie di ciascuno di essi.

E Dio vide che sono cose buone e li benedisse dicendo: Crescete e moltiplicatevi e riempite le acque del mare, e gli uccelli si moltiplichino sulla terra.

E fu sera e mattina: quinto giorno. ( Gen 1,20-23 )

Queste affermazioni i manichei sono soliti criticarle domandando - o piuttosto facendo un'obiezione maliziosa -: "Per qual motivo la Scrittura dice che sono nati dalle acque non solo gli animali che vivono nell'acqua ma anche quelli che volano nell'aria e tutti gli animali alati?".

Ma tutti coloro che si sentono turbati da queste obiezioni devono sapere che la nostra aria nuvolosa ed umida, in cui volano gli uccelli, suole essere assimilata alle acque da persone assai dotte che si applicano diligentemente allo studio di questi fenomeni.

L'aria infatti si condensa e diventa spessa a causa delle esalazioni e, per così dire, delle evaporazioni del mare e della terra e acquista in certo qual modo consistenza mediante la stessa umidità si da poter sostenere il volo degli uccelli.

Ecco perché nelle notti serene cade anche la rugiada, le cui gocce al mattino si trovano sull'erba.

Si dice per esempio che un monte della Macedonia, chiamato Olimpo, è tanto alto che sulla vetta non si sente neppure il vento né si addensano le nubi, poiché con la sua altitudine sovrasta tutta la massa della nostra atmosfera umida, in cui volano gli uccelli, e si dice che non ci volano nemmeno gli uccelli.

Si dice che ciò è stato riferito da coloro che ogni anno avevano l'abitudine di salire sulla vetta del monte suddetto per farvi non so quali sacrifici e di tracciare nella polvere dei segni che l'anno successivo trovavano intatti.

Ciò non potrebbe accadere se quel posto fosse esposto al vento o alla pioggia.

Siccome poi l'aria lassù è tanto rarefatta che non li faceva respirare, non potevano restarvi a lungo senza applicarsi delle spugne bagnate alle narici; costoro dunque dichiararono pure che non vi scorsero mai alcun uccello.

Non senza ragione quindi la Scrittura del tutto veridica ricorda che dalle acque nacquero non solo i pesci e tutti gli altri animali acquatici, ma anche gli uccelli, poiché questi possono volare attraverso questa nostra aria che si forma dalle evaporazioni del mare e della terra.

16.25 - Perché furono creati gli animali dannosi ( Gen 1,24s )

Dio inoltre ordinò: La terra produca animali viventi secondo ciascuna specie di quadrupedi, di serpenti, di bestie selvatiche della terra.

E così avvenne. Dio fece allora le bestie selvatiche della terra e animali da pascolo secondo la loro specie e tutti i rettili della terra secondo la loro specie.

E Dio vide che sono una cosa buona. ( Gen 1,24-25 )

Anche qui i manichei sono soliti sollevare la seguente questione, dicendo: "Che bisogno c'era che Dio creasse tanti animali non solo nelle acque ma anche sulla terra, i quali non sono necessari agli uomini? Molti anzi sono dannosi e spaventosi".

Quando però fanno queste obiezioni, non capiscono che tutte le cose sono belle per il loro creatore e artefice, che si serve di tutte per governare l'universo ch'egli domina con legge sovrana.

Se per esempio nell'officina di un artigiano entra un incompetente, vi scorge molti strumenti di cui ignora l'uso e, se è molto stupido, li giudica inutili.

Se poi cadrà distrattamente nella fucina o si ferirà con uno strumento accuminato di ferro, maneggiandolo maldestramente, penserà anche che vi sono arnesi pericolosi e dannosi.

Ciò nondimeno l'artigiano, che ne conosce bene l'utilità, si burla dell'ignoranza di quell'individuo e, senza curarsi delle sue parole insulse, prosegue senza sosta a lavorare assiduamente nella propria officina.

Gli uomini tuttavia sono tanto stolti che, di fronte a una creatura mortale qual è un artigiano, non osano criticare gli strumenti che non conoscono ma, appena li vedono, li stimano necessari e costruiti per determinati usi, mentre al contrario, a proposito di questo mondo di cui è proclamato creatore e governatore Dio, osano criticare molte cose di cui ignorano la ragione e, a proposito delle opere e degli strumenti dell'Artefice onnipotente, desiderano apparire come esperti di ciò che non sanno.

16.26 - Ogni cosa è bella nella sua specie; gli animali sono utili o dannosi o inutili

Io, al contrario, confesso di non sapere perché sono stati creati i topi e le rane, ma capisco tuttavia che tutte le cose sono belle nella loro specie anche se, a causa dei nostri peccati, esse ci sembrano avverse.

In verità io non posso considerare il corpo e le membra d'un essere vivente senza scoprirvi delle misure, delle proporzioni e un ordine che concorrono all'armonia dell'unità.

Io non capisco d'onde derivino tutte queste proprietà se non dalla suprema misura e proporzione e dal supremo ordine, che sussistono nella perfettissima, immutabile ed eterna essenza di Dio.

Se cotesti individui assai loquaci ma assai stupidi la pensassero così, non verrebbero a dar fastidio a noi ma, considerando da se stessi tutte le bellezze, sia le più eccelse che le infime, darebbero lode a Dio creatore in ogni caso; siccome inoltre la ragione non si sente offesa per nulla se talora, per caso, si sente offeso il senso carnale, attribuirebbero ciò non a un difetto delle cose stesse, ma ai difetti della nostra condizione mortale.

Certamente tutti gli esseri viventi ci sono o utili o dannosi oppure sono inutili.

Contro quelli utili i manichei non hanno nulla da dire.

Quanto invece a quelli dannosi o servono per punirci o per mettere a prova la nostra virtù o per incuterci paura, affinché cerchiamo di amare e desiderare non la vita presente, soggetta a molti pericoli e fatiche, ma un'altra migliore ov'è perfetta sicurezza, e affinché ce la procuriamo con i meriti delle opere ispirate dalla fede.

Al contrario, riguardo agli animali inutili, perché metterci a discutere?

Se ti dispiace che non siano vantaggiosi, ti piaccia che non siano dannosi poiché, anche se non sono necessari per la nostra casa, servono a completare la totalità dell'universo in cui viviamo, ch'è molto più grande della nostra casa e molto migliore.

Dio infatti governa l'universo molto meglio che non ciascuno di noi la propria casa.

Sèrviti dunque di quelli utili, evita quelli dannosi, lascia da parte quelli inutili.

Ciò nondimeno, quando vedi in tutti gli esseri le misure, le proporzioni e l'ordine, cercane il Creatore, poiché non ne troverai alcun altro se non Colui nel quale è somma misura somma proporzione e sommo ordine, cioè Dio, di cui la Scrittura dice con assoluta verità: Ha disposto ogni cosa con misura, calcolo e peso. ( Sap 11,21 )

In tal modo troverai forse maggior vantaggio quando lodi Dio riguardo alla piccolezza di una formica anziché quando attraversi un fiume in groppa a un'alta bestia da soma.

17.27 - In che senso l'uomo è stato creato a immagine di Dio secondo Gen 1,26

E Dio disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza e abbia il dominio sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su tutte le bestie domestiche su tutta la terra e su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra, ( Gen 1,26 ) con tutto il resto che dice la Scrittura fino alla sera e al mattino in cui si compie il sesto giorno. ( Gen 1,27-30 )

I manichei sono soliti polemizzare in modo particolare su questo tema, da chiacchieroni e ci scherniscono perché noi crediamo che l'uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio.

Essi infatti considerano solo la forma esteriore del nostro corpo e disgraziatamente ci domandano se Dio ha narici, denti, barba oltre gli organi interni e tutte le altre parti del corpo che sono necessarie a noi.

Ma credere che Dio abbia tali cose è ridicolo, anzi empio, e per questo negano che l'uomo è fatto a immagine di Dio.

A costoro rispondiamo che tali membra sono, per la verità, nominate non solo nei libri del Vecchio, ma anche del Nuovo Testamento, per lo più quando si vuole dare un'idea di Dio ai semplici che ascoltano.

In realtà sono ricordati non solo gli occhi di Dio ma anche le orecchie, le labbra e i piedi; viene inoltre proclamato che il Figlio siede alla destra del Padre.

Lo stesso Signore dice: Non giurate nel nome del cielo, poiché è la dimora di Dio, né per la terra, poiché è lo sgabello dei suoi piedi. ( Mt 5,34-35 )

Egli stesso parimenti diceva di scacciare i demoni col dito di Dio. ( Lc 11,20 )

Ma tutti coloro che intendono le Scritture nel senso spirituale, hanno imparato a intendere che questi termini non indicano membra corporee, ma potenze spirituali, come anche le corazze lo scudo, la spada e molte altre simili cose. ( Ef 6,16-17 )

Anzitutto dunque a cotesti eretici si deve dire con quale impudenza fanno empie insinuazioni a proposito di quelle parole del Vecchio Testamento quando le medesime parole le vedono usate anche nel Nuovo, o forse essi non le vedono rimanendo accecati mentre discutono in modo litigioso.

17.28 - L'uomo è immagine di Dio per l'anima, per cui supera tutti gli altri animali

Costoro tuttavia sappiano che in base alla dottrina cattolica i fedeli spirituali credono che Dio non è circoscritto dalla forma del corpo e che quando la Scrittura afferma che l'uomo è stato fatto ad immagine di Dio, lo afferma riguardo all'interiorità dell'uomo ov'è la ragione e l'intelligenza.

Grazie a queste facoltà l'uomo esercita anche il suo dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, su tutte le bestie domestiche e su tutte le fiere, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra.

Ecco qui, dopo aver detto: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza, Dio soggiunge immediatamente: e abbia il dominio sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, ( Gen 1,26 ) ecc. per farci comprendere che la Scrittura afferma che l'uomo è fatto a immagine di Dio non a causa del corpo, ma del potere per il quale è superiore a tutte le bestie.

Effettivamente tutti gli altri animali sono soggetti all'uomo non per via del corpo ma dell'intelligenza che noi abbiamo e di cui essi sono privi, sebbene anche il nostro corpo sia stato formato in modo da mostrare che noi siamo superiori alle bestie e perciò simili a Dio; poiché il corpo di tutti gli animali che vivono sia nell'acqua sia sulla terra o che volano nell'aria, è proclive verso la terra e non eretto come il corpo dell'uomo.

Questa caratteristica ci fa intendere che anche la nostra anima dev'essere protesa in alto verso le realtà celesti, che sono soltanto un bene suo, cioè quelle eterne, spirituali.

Per conseguenza si capisce che l'uomo è fatto ad immagine di Dio soprattutto per via dell'anima, come lo attesta anche la forma eretta del corpo.

18.29 - Anche dopo la condanna l'uomo può soggiogare quasi tutte le bestie

Talvolta i manichei sono soliti dire anche: "In qual modo l'uomo ricevette il dominio sui pesci del mare e su gli uccelli del cielo, su tutte le bestie domestiche e su le belve, quando vediamo che gli uomini vengono uccisi da molte fiere e riceviamo danni dai volatili che vorremmo schivare o catturare e il più delle volte non ci riusciamo?

In qual modo abbiamo dunque ricevuto il dominio sugli animali?".

A questo proposito bisogna anzitutto dir loro che sbagliano di molto coloro i quali considerano l'uomo com'era dopo il peccato, allorché fu condannato alla mortalità della vita terrena e perse la perfezione con cui era stato creato a immagine di Dio.

Ma anche dopo la condanna l'uomo ha tanta potenza da esercitare il dominio su un così gran numero di animali poiché, sebbene possa venire ucciso da molte belve per la fragilità del suo corpo, non può essere soggiogato da nessuna di esse, mentre invece ne sottomette al suo dominio tante o, per dir meglio, quasi tutte.

Se dunque l'uomo, anche dopo la condanna, conserva tanta potenza, che cosa dobbiamo pensare del regno promessogli dalla parola di Dio una volta che sarà rinnovato e liberato?

Indice