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Lettera 29

Scritta verso la fine del 395.

A., semplice prete di Ippona, scrive all'amico Alipio, vescovo di Tagaste, ragguagliandolo con quali esortazioni riuscì a distogliere i fedeli dalla inveterata e indecente usanza di celebrare le feste dei santi con crapule, indegne sempre dei Cristiani ( n. 1-11 ) e lo esorta a pregare per il buon esito d'una causa coi Circoncellioni ( n. 12 ).

Lettera di un prete di Ippona ad Alipio Vescovo di Tagaste sull'anniversario della nascita di Leonzio, un tempo Vescovo di Ippona.

1 - Una grande grazia ottenuta per le preghiere anche di Alipio

Data l'assenza del fratello Macario non ho potuto per il momento scriverti nulla di sicuro sull'affare che non posso non avere a cuore: si dice però che tornerà presto, e allora si farà ciò che con l'aiuto di Dio potrà farsi.

Quanto poi alla sollecitudine che noi abbiamo per loro, sebbene i concittadini nostri fratelli che erano presenti potessero rassicurarne i loro cari, tuttavia ci è stato offerto dal Signore un avvenimento degno del colloquio epistolare con cui ci consoliamo a vicenda, e nel meritarlo crediamo d'essere stati assai aiutati dalla vostra stessa sollecitudine che certamente non ha potuto non essere accompagnata da preghiere per noi.

2 - Predica contro l'indecenza della festa detta della "Allegrezza"

Non possiamo perciò omettere di narrare alla vostra Carità quello che è accaduto, affinché Voi, che con noi avete profuso preghiere per ottenerlo, con noi rendiate grazie a Dio per l'ottenuto beneficio.

Dopo la tua partenza ci era stato annunciato che il popolo tumultuava e diceva di non poter tollerare che fosse proibita quella festa che chiama "Allegrezza", sforzandosi invano di mascherare il nome dell'ubriachezza ( come già si annunziava quando tu eri ancora presente ); ma nel quarto giorno della settimana, continuando la lettura del Vangelo, avemmo, per occulto disegno di Dio onnipotente, l'opportunità di commentare il passo: Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle innanzi ai porci. ( Mt 7,6 )

Si trattò dunque dei cani e dei porci in modo da far arrossire quelli che protestavano contro i precetti di Dio latrando ostinatamente e quelli che erano dediti alle sozzure dei piaceri carnali, e si concluse in modo che vedessero quale nefandezza fosse fare entro le pareti della chiesa, col pretesto della religione, quello per cui se si fossero ostinati a farlo in casa loro, sarebbe stato doveroso escluderli dal Santo e dalle Perle della Chiesa.

3 - Nefandezza della crapula nella casa di Dio

Ma, per quanto queste considerazioni fossero state accolte di buon grado, tuttavia, poiché pochi erano i convenuti, non si era fatto abbastanza per un affare così importante.

Inoltre questa predica divulgata fuori da coloro che vi avevano assistito secondo la capacità e l'inclinazione di ciascuno, trovò molti oppositori.

Quando però fu spuntato il giorno dell'Ascensione ed una folla numerosa si raccolse all'ora della predica, si lesse il passo evangelico in cui il Signore, cacciati dal tempio i mercanti di bestiame e rovesciati i banchi dei cambiavalute, disse che la casa del Padre suo era stata trasformata da casa di preghiera in una spelonca di briganti. ( Mt 21,12s )

E, dopo aver suscitato la loro attenzione proponendo la questione dell'ubriachezza, recitai io stesso quel capitolo ed aggiunsi un commento per mostrare con quanto maggior sdegno e violenza nostro Signore avrebbe bandito i conviti degli ubriaconi ( che sono vergognosi in qualsiasi luogo ) dal tempio, donde bandì in questo modo i commerci leciti giacché si vendevano le cose necessarie per dei sacrifici a quel tempo leciti, e chiesi loro a chi ritenessero più simile la spelonca dei ladri, se a quelli che vendevano delle cose necessarie o a quelli che bevevano in maniera smodata.

4 - Neppure nell'A. T. si riscontrano tali indecenze

E poiché mi si tenevano pronti i passi della Scrittura da sottoporre loro, aggiunsi poi che lo stesso popolo giudaico, che viveva secondo la carne, in quel tempio in cui non si offriva ancora il corpo e il sangue del Signore, non solo non aveva mai celebrato conviti accompagnati dall'ubriachezza, ma neppure sobri; e che mai nella Storia Sacra si trova ch'esso si fosse ubriacato col pretesto della religione se non quando celebrò le feste dopo aver fabbricato l'idolo. ( Es 32,6 )

E mentre dicevo questo, presi anche il volume e recitai tutto quel passo.

Aggiunsi ancora con tutto il dolore di cui fui capace ( poiché l'Apostolo per distinguere il popolo cristiano dall'insensibilità dei Giudei dice che la sua lettera è stata scritta non su tavole di pietra ma sulle tavole di carne del cuore ( 2 Cor 3,3 ) ) come non avremmo potuto, mentre il servo di Dio Mosè aveva spezzato a causa di quei principi le due tavole di pietra, ( Es 32,19 ) spezzare i cuori di quei tali che, uomini del Nuovo Testamento, volevano, per celebrare le feste dei santi, offrire solennemente quegli spettacoli che il popolo del Vecchio Testamento celebrò una volta sola e per un idolo.

5 - Come Paolo bolla le intemperanze dell'Agape cristiana

Allora, restituito il volume dell'Esodo, sottolineando ( per quanto il tempo lo permetteva ) la gravità della colpa dell'ubriachezza, presi le lettere dell'apostolo Paolo e mostrai tra quali peccati fosse stata posta, leggendo il passo: Se si chiama "fratello" un impudico o un idolatra o un avaro o un diffamatore o un ubriacone o un ladro, con un simile individuo non mangiare neppure ( 1 Cor 5,11 ) …; e gemendo ricordai loro con quanto pericolo noi banchettassimo con coloro che si abbandonavano all'ubriachezza anche solo nelle loro case.

Lessi inoltre ciò che segue non molto dopo: Non illudetevi: né gli impudichi, né gli idolatri, né  gli adulteri, né gli effeminati, né i sodomiti, né i ladri, né gli avari, né gli ubriaconi, né gli ingiuriatori, né i rapinatori avranno l'eredità del regno di Dio.

Appunto questo siete stati; ma vi siete mondati, ma siete stati giustificati nel nome del Signor nostro Gesù Cristo e dallo Spirito del nostro Dio. ( 1 Cor 6,9-11 )

Letto questo dissi di considerare come potessero udire le parole ma vi siete mondati quei fedeli i quali tolleravano che vi fossero nel loro cuore, cioè nel tempio interiore di Dio, le sozzure d'una tale concupiscenza alle quali è precluso il regno dei cieli.

Si giunse poi al capitolo: Quando dunque voi vi radunate insieme, il vostro non è affatto un celebrare la cena del Signore: ciascuno infatti, nel mangiare, si mette innanzi il suo proprio pasto, sicché l'uno ha fame, l'altro è ubriaco: non avete dunque voi case per mangiare e bere?

O non tenete in alcun conto la chiesa di Dio? ( 2 Cor 11,20.22 )

E dopo averlo recitato sottolineai con maggior diligenza che in chiesa non si debbono celebrare neppure dei conviti onesti e sobri, giacché l'Apostolo non ha detto: "non avete forse le case per ubriacarvi?" come se unicamente non fosse lecito ubriacarsi in chiesa, ma per mangiare e per bere: il che può farsi onestamente, ma fuori della chiesa, da coloro che hanno le case in cui potersi ristorare con gli alimenti necessari; eppure noi siamo ridotti in tali angustie per la corruzione dei tempi e il rilassamento dei costumi da non desiderare ancora conviti modesti, ma almeno che il regno dell'ubriachezza sia ridotto entro le pareti domestiche.

6 - Frutti della carne e frutti dello spirito

Ricordai ancora il capitolo del Vangelo che avevo trattato il giorno precedente, dove è detto dei falsi profeti: Li riconoscerete dai loro frutti. ( Mt 7,16 )

Quindi rammentai che in quel passo col nome di frutti non si indica altro che le opere: allora esaminai tra quali frutti fosse ricordata l'ubriachezza e recitai il passo della lettera ai Galati: Sono ben note le opere della carne, che sono fornicazioni, impurità, dissolutezza, idolatria, magie, inimicizie, risse, gelosie, rivalità, discordie, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cosesimili a queste; riguardo alle quali vi predico, come vi ho già predetto, che coloro i quali commettono tali azioni non entreranno in possesso del regno di Dio. ( Gal 5,19-21 )

Dopo queste parole domandai come, dal frutto dell'ubriachezza, noi avremmo potuto essere riconosciuti come cristiani dal momento che il Signore comandò che si riconoscessero dai frutti.

Aggiunsi ancora di leggere quel che segue: I frutti dello spirito, al contrario, sono: carità, gioia, pace, longanimità, benignità, bontà, fedeltà, mitezza, temperanza, ( Gal 5,22-23 ) e feci loro considerare quanto fosse vergognoso e lacrimevole che coi frutti della carne bramassero non solo di vivere in privato ma anche di rendere onore alla Chiesa e che, se fosse loro data la possibilità, avrebbero riempito tutto lo spazio di una così ampia basilica di turbe di banchettanti e di ubriaconi, mentre coi frutti dello spirito, ai quali erano esortati sia dall'autorità delle Scritture divine che dai nostri gemiti, non volevano offrire doni a Dio e con questi soprattutto celebrare le feste dei Santi.

7 - Una perorazione particolarmente efficace

Fatto questo restituii il volume e, dopo aver ordinato di pregare, per quanto fui capace e conforme all'urgenza stessa del pericolo e alle forze che il Signore si degnava di concederimi, posi davanti ai loro occhi il comune pericolo, sia di loro stessi, sia di noi, che di essi avremmo dovuto rendere conto al Principe dei pastori.

Per l'umiliazione, le straordinarie contumelie, gli schiaffi, gli sputi in viso, le percosse, la corona di spine, la croce e il sangue di Lui, li supplicai che, se per conto loro essi avevano mancato in qualche modo, almeno avessero misericordia di noi e considerassero l'ineffabile carità dimostrata nei miei confronti dal vecchio Valerio, il quale non aveva esitato per causa loro ad impormi l'onere così pericoloso di spiegare le parole della Verità, e sovente aveva detto loro che le sue preghiere erano state esaudite per la nostra venuta e non si era certo rallegrato che noi fossimo venuti da lui per morire insieme a loro o per assistere alla loro morte ma perché insieme ci sforzassimo per conseguire la vita eterna.

Infine dissi anche di avere sicura la fede in Colui che non sa mentire, il quale per bocca del suo profeta, promise parlando di nostro Signore Gesù Cristo: Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge e non cammineranno secondo i miei precetti; se violeranno le mie giuste disposizioni, visiterò con la verga le loro iniquità e con la sferza i loro misfatti, ma non toglierò loro la mia misericordia; ( Sal 89,31-34 ) di avere pertanto fede in Lui che, se disprezzavano queste così gravi ammonizioni che erano state loro lette e rivolte oralmente, li avrebbe visitati con la verga e col flagello e non avrebbe permesso che fossero dannati insieme a questo mondo.

E nel levare tali doglianze agii conforme ai sentimenti ed alle facoltà che mi offriva il nostro protettore e reggitore in rapporto alla grandezza dell'impresa e del pericolo.

Non fui io a suscitare le loro lacrime con le mie lacrime, ma, nel dire tali cose ( lo confesso ), prevenuto dal loro pianto, non potei trattenere il mio.

E dopo che già avevamo pianto insieme, posi fine al mio discorso con pienissima speranza nella loro correzione.

8 - A. vince le ultime resistenze degli oppositori

Ma all'indomani, spuntato il giorno per cui solevano prepararsi le gole e i ventri, mi si riferisce che alcuni di coloro che avevano assistito alla predica, non avevano ancora smesso di mormorare, e tanta forza esercitava su di essi la pessima abitudine che seguivano unicamente la sua voce e dicevano: "Perché adesso?

Giacché non è che non fossero Cristiani coloro che in passato non proibirono queste cose".

Udito questo, non sapevo assolutamente quali astuzie escogitare come più efficaci per commuoverli; mi disponevo tuttavia, se pensavano che si dovesse perseverare, a scuotere le mie vesti e andarmene dopo aver letto quel passo del profeta Ezechiele: L'esploratore si assolve se ha denunziato il pericolo, anche nel caso che quelli cui viene denunziato non abbiano voluto guardarsene. ( Ez 33,9 )

Ma allora il Signore dimostrò che non ci abbandona e in quali modi ci esorti ad aver fiducia in Lui: infatti prima dell'ora di salire sul pulpito, entrarono da me quegli stessi che avevo sentito essersi lagnati per l'opposizione fatta all'antica consuetudine.

Accoltili cortesemente, con poche parole li indussi al partito che era ragionevole.

E quando si giunse al momento della discussione, tralasciata la lettura che avevo preparata, perché non pareva più necessaria, feci alcune brevi considerazioni su questo stesso problema, dicendo non poter noi addurre niente di più conciso né di più vero contro coloro che dicono: "Perché adesso?", se non dire anche noi: "Almeno adesso".

9 - Perché nella Chiesa primitiva furono tollerate certe usanze profane

Tuttavia, perché non si avesse l'impressione che si facesse da noi ingiuria a coloro che prima di noi o permisero o non osarono proibire crimini così manifesti della folla ignorante, esposi loro per quale necessità pareva che usanze di tal genere fossero sorte nella Chiesa.

Dato che, fatta la pace dopo così numerose e violente persecuzioni, le turbe dei gentili che desideravano diventare cristiane ne venivano distolte dal fatto che usavano consumare i giorni di festa coi loro idoli in copiosi banchetti e nella ubriachezza e non potevano facilmente astenersi da questi piaceri perniciosissimi eppure tanto inveterati, parve opportuno ai nostri antenati che si tollerasse per il momento questa parte di debolezza e che, dopo quelle che abbandonavano, celebrassero altre feste in onore dei santi Martiri almeno con un non simile sacrilegio, anche se con simile dissipazione.

A coloro invece che erano già legati insieme dal nome di Cristo e sottoposti al giogo di così grande autorità, [ parve opportuno che ] s'impartissero salutari precetti di sobrietà, ai quali non potessero più resistere per rispetto e timore di chi li impartiva.

Esser quindi ormai tempo - [ concludevo ] - che coloro che non osano negare la loro qualità di Cristiani comincino a vivere secondo la volontà di Cristo in maniera che vengano rigettate, adesso che sono Cristiani, quelle concessioni ch'erano state fatte affinché diventassero Cristiani.

10 - L'ammonimento di S. Pietro contro gli intemperanti

Esortai poi affinché volessimo essere imitatori delle Chiese transmarine in cui siffatte consuetudini in parte non furono mai accolte, in parte furono già corrette ad opera di buoni reggitori con l'ottemperanza del popolo.

E poiché si adducevano esempi di quotidiana ubriachezza provenienti dalla basilica del beato apostolo Pietro, dissi in primo luogo aver noi udito che lo si era proibito sovente; ma, essendo la località lontana dalla residenza del vescovo e grande, in una città così vasta, la moltitudine delle persone che vivono secondo la carne ( conservando soprattutto i pellegrini che giungono continuamente nuovi quella consuetudine e con tanta più forza quanto maggiore è la loro ignoranza ), non si era ancora potuto frenare e stroncare una così orrenda calamità.

Tuttavia, se onoravamo l'apostolo Pietro, dovevamo ascoltare i suoi precetti e tenere presente con molto maggiore devozione l'Epistola in cui si manifesta la sua volontà che non la basilica in cui non si manifesta; e subito, preso il volume, recitai il passo in cui dice: Avendo infatti Cristo sofferto nella carne per noi, armatevi anche voi della stessa convinzione, che Colui che ha sofferto nella carne si è staccato dalla carne per vivere il tempo che gli rimane da vivere nel corpo non più secondo le passioni umane ma secondo il volere di Dio.

Giacché è già eccessivo per voi aver consumato il tempo trascorso secondo la volontà degli uomini, vivendo in dissolutezza, cupidigia, ubriachezza, orge e nefande idolatrie. ( 1 Pt 4,1-3 )

Fatto questo, vedendo che tutti unanimemente, deplorando la cattiva abitudine, erano inclini alla buona volontà, li esortai a partecipare nelle ore pomeridiane alle divine letture ed al canto dei salmi; così pensavo che quel giorno si dovesse celebrare molto più puramente e sinceramente, e certo dalla folla dei convenuti si sarebbe potuto facilmente vedere chi seguisse la ragione e chi il ventre. Così, eseguite tutte le letture, il sermone ebbe termine.

11 - Predica conclusiva nell'assemblea pomeridiana

Nel pomeriggio poi accorse una folla maggiore che prima di mezzogiorno e fino all'ora della nostra uscita col vescovo si leggeva e si cantava alternativamente, e quando noi fummo usciti furono letti due salmi.

Poi il Vecchio, ordinandomelo, costrinse mio malgrado me ( che avrei già voluto che una giornata così pericolosa fosse giunta al termine ), a dir loro qualcosa.

Tenni un breve sermone per rendere grazie a Dio.

E siccome sentivamo dire che nella basilica degli eretici erano stati da loro celebrati i soliti conviti, poiché proprio in quel tempo in cui da noi venivano fatte queste cose essi continuavano ancora a darsi al vino, io dissi che la bellezza del giorno è adornata dal paragone con la notte e il colore bianco diventa più gradito per la vicinanza di quello nero: similmente il nostro convegno per una celebrazione spirituale sarebbe stato forse meno lieto se non vi si fosse contrapposta la crapula carnale dell'altra parte.

Li esortai inoltre perché, se avevano gustato quanto è soave il Signore, ricercassero insistentemente tali banchetti, invece devono temere coloro che ricercano come la cosa più importante quello che un giorno sarà distrutto, giacché ciascuno diviene compagno di quello che ama, e l'Apostolo inveì contro siffatte persone dicendo: Loro dio è il ventre, ( Fil 3,19 ) avendo inoltre detto in un altro passo: I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi, ma Dio distruggerà quello e questi. ( 1 Cor 6,13 )

Perciò noi abbiamo il dovere di perseguire ciò che non viene meno, ciò che, remotissimo dall'affetto carnale, si conserva mediante la santificazione dello spirito.

E, dette in tal senso, come la circostanza richiedeva, le parole che Dio si compiacque di suggerire, si celebrarono i soliti riti vespertini di ogni giorno e, ritirandoci noi col vescovo, i fratelli nello stesso luogo cantarono un inno mentre una non piccola moltitudine dell'uno e dell'altro sesso si trattenne a salmodiare finché il giorno si fu oscurato.

12 - Pregare per il buon esito della causa contro i Circoncellioni

Vi ho esposto con la maggior brevità possibile quello che senza alcun dubbio voi avreste desiderato di conoscere.

Pregate che Dio si degni tener lontani dai nostri sforzi ogni scandalo e ogni cosa incresciosa.

Noi certamente, pur continuando a lavorare con fervore, facciamo grande affidamento su di voi, giacché tanto frequentemente ci si annunziano i doni ( da Dio ) concessi alla Chiesa spirituale di Tagaste.

La nave coi fratelli non è ancora arrivata.

Ad Asna, dove è prete il fratello Argenzio, i Circoncellioni invadendo la nostra basilica hanno fatto a pezzi l'altare.

La causa viene discussa attualmente e vi supplichiamo molto di pregare affinché essa venga discussa pacificamente come si addice alla Chiesa Cattolica per schiacciare le lingue degli eretici senza pace.

Abbiamo mandato una lettera all'Asiarca. Continuate a vivere beatissimi nel Signore memori di noi. Amen.

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