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Lettera 226

Scritta nello stesso tempo.

Ilario, un laico della Gallia, denuncia ad Agostino degli errori sulla grazia ( n. 1 ), come quello sulla predestinazione, sulla grazia che accompagna la volontà, sull'elezione dei fedeli, sul dono della perseveranza, sul numero degli eletti e sul libero arbitrio ( n. 2-6 ), indicando i passi dei suoi libri di cui i Marsigliesi si servivano per difendere le loro tesi ( n. 3; 6-8 ); chiede infine i libri delle Revisioni critiche ( n. 9-10 ).

Ilario ad Agostino, signore beatissimo, padre degno d'essere amato con tutto l'affetto e d'essere molto onorato in Cristo

1 - Ilario segnala dottrine antiagostiniane

Se, ordinariamente, in mancanza di obiezioni poste dagli avversari, ti giungono graditi i quesiti proposti da coloro che bramano imparare anche ciò che si potrebbe ignorare senza pericolo, mi pare che gradirai ancor più la sollecitudine testimoniata da questa nostra relazione con la quale, mentre ti segnalo, secondo quanto esposto da certe persone, alcune dottrine contrarie alla verità, sollecito la Santità tua, non tanto per quelle persone quanto per le altre che rimangono turbate o turbano gli altri con tali dottrine, affinché provveda con la tua prudenza, o Signore beatissimo e padre degno d'essere amato con tutto l'affetto e d'essere molto onorato in Cristo.

2 - Fino a che punto l'uomo è decaduto

Ecco dunque le tesi che si sbandierano a Marsiglia o anche in qualche altro luogo della Gallia: È una novità inutile e non gioverebbe alla predicazione dire che l'elezione di alcuni avviene in virtù d'un decreto di Dio, di modo che essi non possano né conquistarla né conservarla, salvo che non sia concessa loro la volontà di credere.

Credono che si toglie ogni vigore alla predicazione se si dice che negli uomini non resta più nulla che possa venire stimolato da questa volontà.

Sono d'accordo con noi che tutto il genere umano si è perduto in Adamo e che nessuno si può liberare per mezzo della propria volontà, ma sostengono anche la seguente opinione, che dicono conforme alla verità oppure conveniente alla predicazione: che cioè quando si annuncia agli uomini decaduti e incapaci di rialzarsi con le proprie forze ch'è offerta loro l'occasione di salvarsi, è solo grazie al merito derivante dalla loro volontà e dalla fede nella possibilità di guarire dalla loro malattia che ottengono un aumento della fede e la effettiva e completa loro guarigione.

Del resto sono d'accordo con noi che nessuno è capace d'incominciare e tanto meno di portare a termine un'opera buona, poiché non pensano sia da annoverarsi tra le azioni che procurano la guarigione né l'essere atterriti dal male né il desiderarne e l'implorarne la guarigione.

Quanto a ciò che sta scritto: Credi e sarai salvo, ( Rm 10,9 ) dicono che la prima delle due cose si esige e la seconda è offerta in modo che, se si compie ciò che si esige, viene concesso in seguito quel ch'è offerto.

Per conseguenza - pensano - l'uomo deve prestare fede ( a Dio ), poiché la facoltà di credere è stata concessa alla sua natura dalla volontà del Creatore, natura che in nessuno è corrotta o decaduta fino al punto che non debba o non possa volere la propria guarigione.

Per questo motivo ciascuno può esser guarito della propria malattia, se lo vuole, mentre, se non lo vuole, sarà punito portandosi con sé la propria malattia.

Non è una negazione della grazia l'affermare che essa è preceduta dalla volontà, la quale non fa altro che cercare il medico, ma non può far nulla da sola.

Quanto alle affermazioni della Sacra Scrittura come questa: Secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno, ( Rm 12,3 ) ed altre simili, essi pretendono si debbano intendere nel senso che verrà aiutato chi avrà cominciato a volere, e non già nel senso che il dovere sia un dono concesso ad alcuni e rifiutato ad altri, i quali non sono maggiormente colpevoli e che potrebbero essere ugualmente salvati se fosse loro concessa similmente la volontà di credere, largita ad altri ( peccatori ) indegni come loro.

Se invece - dicono - si afferma che almeno una tale volontà è rimasta in potere di tutti, rendendoli capaci di rifiutare ( la chiamata di Dio ) o di darle ascolto, ci si può in sostanza rendere conto dell'elezione degli uni e del rigetto degli altri tenendo presente che a ognuno è attribuito ciò che ha meritato la sua volontà.

3 - La grazia è concessa in previsione della fede

Quando però si domanda loro perché mai la parola di Dio viene predicata ad alcuni e non ad altri, in alcuni paesi e non in altri, e perché mai è predicata adesso mentre un tempo non fu annunciata a quasi nessun popolo dell'antichità e perché mai non è stata ancora annunciata ad alcuni popoli, rispondono che ciò dipende dalla prescienza di Dio: così la verità è stata e viene annunciata agli uomini nei tempi e nei luoghi ove, secondo la previsione di Dio, doveva e dev'essere accolta con fede.

Essi affermano di provare ciò con le testimonianze non solo di altri autori cattolici ma altresì con i tuoi scritti anteriori, nei quali tuttavia hai esposto la dottrina della grazia con verità e chiarezza non minori che nelle altre tue opere.

Citano per esempio quanto la Santità tua ha scritto nella questione contro Porfirio sul tempo in cui è apparsa la religione cristiana: " Cristo - dicevi - ha voluto apparire agli uomini e far predicare loro la sua dottrina quando e dove sapeva che avrebbero creduto in lui".1

Citano anche il seguente passo del tuo commento alla Lettera ai Romani sulle parole: Mi domanderai quindi: E perché ancora rimprovera? Chi mai infatti può resistere alla sua volontà? ( Rm 9,19 )

"L'Apostolo - tu dici - a questa domanda risponde in modo da farci comprendere che ( solo ) gli uomini spirituali, quelli cioè che non vivono più secondo ( la mentalità del ) l'uomo terrestre, possono capire chiaramente i primi meriti e demeriti derivanti gli uni dalla fede e gli altri dall'empietà, come cioè Dio, nella sua prescienza, sceglie coloro che crederanno e condanna coloro che non crederanno, senza scegliere i primi in base alle opere e senza condannare i secondi in base alle opere, ma accordando alla fede dei primi il dono di compiere il bene e indurendo l'empietà dei secondi con l'abbandono che li fa agire male ".

E ancora un po' prima nello stesso libro: " Tutti gli uomini - affermi - sono uguali prima che li distinguano i meriti che avranno e non si può parlare di scelta ove esiste una perfetta eguaglianza.

Ma siccome lo Spirito Santo non è dato se non ai credenti, Dio non sceglie in base alle opere poiché è lui stesso, dandoci lo Spirito Santo, a concederci la capacità di compiere le opere buone in virtù della carità; egli tuttavia sceglie in base alla fede, poiché, se uno non crede e non persiste nella disposizione di ricevere il dono di Dio, non riceve questo dono, ossia lo Spirito Santo, il quale, infondendo in noi la carità, ci permette di compiere il bene.

Dio dunque non sceglie alcuno per il fatto che prevede le sue opere, essendo lui a dar la forza di compierle, ma per il fatto che prevede la sua fede.

Così, conoscendo in antecedenza chi crederà, lo sceglie per dargli lo Spirito Santo, affinché, praticando il bene, ottenga la vita eterna.

L'Apostolo infatti dice: È il medesimo Dio a operare ogni cosa in tutti, ( 1 Cor 12,6 ) ma in nessuna parte ( della Scrittura ) è stato detto: ' Dio crede ogni cosa in tutti '.

Il fatto dunque che noi crediamo dipende da noi; che noi invece compiamo il bene, dipende da lui ".2

Ecco quanto dichiarano d'accettare e d'approvare e così tutto il resto che affermi nella medesima opera come conforme alla verità dell'angelo.

4 - La predestinazione e la perseveranza per gli oppositori di Agostino

Sostengono del resto che la prescienza, la predestinazione o decreto ( di Dio ) significano solo che Dio conosce in precedenza, predestina, decreta di scegliere coloro che crederanno.

Di questa fede inoltre non si può dire: Che cosa hai che tu non l'abbia ricevuto? ( 1 Cor 4,7 ) poiché ( la facoltà di credere ) è rimasta nella medesima natura ( umana ) per quanto corrotta, la quale però ci è stata data all'origine sana e perfetta.

Riguardo poi a quanto dice la Santità tua che cioè nessuno può perseverare, salvo che abbia ricevuto la virtù di perseverare, essi lo accettano, ma con la riserva che, a quelli che ricevono questa grazia, essa è concessa per il fatto che è preceduta dal libero arbitrio, benché incapace di agire; questo - asseriscono - è libero solo per accogliere o rifiutare il rimedio ( offerto da Dio ).

Anch'essi, del resto, dichiarano di detestare e condannare chi pensasse che in qualcuno sia rimasta ( dopo il peccato ) la minima forza per arrivare da se stesso alla guarigione.

Essi però non vogliono che questa perseveranza sia presentata come un dono che sia impossibile meritare con la preghiera e perdere per propria resistenza ( a Dio ).

Non vogliono neppure che li si rinvii all'incertezza della volontà divina, mentre è evidente in essi - così pensano - un inizio quale che sia della volontà, grazie alla quale possono conservare o ricevere ( il dono della perseveranza ).

Quanto al passo della Sacra Scrittura da te citato: È stato tolto via dal mondo perché la malizia non alterasse la sua mente, ( Sap 4,11 ) dichiarano che dev'essere lasciato da parte perché preso da un libro non canonico.

Così dunque la prescienza di Dio la intendono nel senso che, se alcuni sono stati conosciuti ( da Dio ) in precedenza, ciò è avvenuto a causa della loro fede futura; e nessuno - secondo essi - riceve la perseveranza come una grazia per cui non possa prevaricare, ma come una grazia, per cui può sempre, con la propria volontà, abbandonarla e soggiacere così alla propria debolezza.

5 - Obiezioni contro la tesi di Agostino sulla grazia

Costoro sostengono che sia inutile l'usanza di esortare nel caso che si affermi che nell'uomo non resta più alcuna scintilla di bontà capace d'essere risvegliata dai rimproveri; scintilla che essi riconoscono inerente alla natura, in modo che si può riferire a un beneficio della grazia attuale per il fatto stesso che la verità viene annunciata a chi l'ignorava.

Se - spiegano essi - gli uomini sono predestinati a far parte di un gruppo o di un altro, in modo che nessuno può passare dall'uno all'altro, a che serve insistere tanto nel rimproverarli dal di fuori, se cioè - dicono - dall'uomo non può scaturire, in mancanza d'una fede perfetta, almeno un sentimento di dolore e il rimorso della propria miseria oppure l'orrore per la morte ( spirituale ) alla quale gli viene mostrato che si trova esposto?

Se uno infatti è incapace di provar paura davanti a ciò, con cui viene atterrito, se non in virtù d'una volontà ricevuta ( da Dio ), non può venire incolpato del suo rifiuto attuale, ma può esserlo in colui e con colui che una volta rifiutò d'ubbidire e per questo meritò d'essere condannato insieme con i suoi posteri a non desiderare mai il bene ma sempre il male.

Se invece nasce un sentimento quale che sia di dolore quando lo si esorta e lo si riprende, dicono che in ciò è da vedere la causa per cui l'uno è rigettato e l'altro è scelto e non c'è quindi bisogno di stabilire due categorie di persone a ciascuna delle quali non si può né aggiungere né togliere nulla.

6 - La distinzione di Agostino tra la grazia di Adamo e la nostra

Dispiace poi a costoro che si faccia distinzione tra la grazia data una volta al primo uomo e quella che ora viene data a tutti, " per cui quello avrebbe ricevuto il dono della perseveranza non come una grazia in virtù della quale potesse effettivamente perseverare, ma senza la quale non avrebbe potuto perseverare in virtù del solo libero arbitrio; ora invece ai santi, predestinati per grazia al regno, non viene concesso un aiuto di natura simile per perseverare, ma uno di tale natura che è concessa loro la stessa perseveranza, ossia non solo un dono senza il quale non potrebbero essere perseveranti, ma un dono col quale non possono che essere perseveranti ".3

Costoro si sentono talmente turbati da queste parole della Santità tua da affermare che esse in qualche modo offrono agli uomini motivo di disperarsi.

Poiché - dicono - secondo questa supposizione, Adamo ricevette un aiuto in virtù del quale poteva perseverare nella giustizia o allontanarsene; ora, al contrario, i santi vengono aiutati con una grazia così efficace che non possono deflettere dalla giustizia, dal momento che hanno ricevuto in dono una volontà di perseverare così forte da non poter volere altra cosa; alcuni al contrario sono talmente abbandonati da Dio che alla giustizia non si avvicinano nemmeno, oppure, se vi si avvicinano, se ne allontanano in seguito.

Se è così, le esortazioni e le minacce potevano giovare per quella volontà che aveva la piena libertà di perseverare nel bene o di abbandonarlo, non per la nostra volontà, ch'è determinata al male per una necessità ineluttabile, fatta eccezione di coloro i quali, creati con gli altri nella massa universale della condanna, ne sono stati esclusi per essere salvati con una grazia ( particolare ).

Insomma l'unica differenza da loro ammessa tra la natura di tutti noi e quella del primo uomo consisterebbe in ciò: quello, in cui erano integre le forze della volontà, riceveva una grazia che lo aiutava nel suo volere e senza la quale egli non avrebbe potuto perseverare; noi, invece, privati e spogliati di queste forze, e non avendo se non la fede, riceviamo una grazia che non solo ci risolleva dalla nostra caduta, ma ci sostiene anche nel cammino.

Del resto essi pretendono che, quale che possa essere il dono fatto ai predestinati, può essere perduto o conservato con la propria volontà; cosa questa che non sarebbe esatta se dovessero ritenere per vero che alcuni hanno ricevuto una siffatta grazia della perseveranza per cui non potrebbero essere se non perseveranti.

7 - Rifiutano un numero fisso di eletti e di reprobi

Non vogliono, per conseguenza, ammettere nemmeno che sia già fissato immutabilmente il numero degli eletti e dei reprobi, e nemmeno accettano la spiegazione della frase dell'Apostolo esposta da te;4 secondo loro Dio vuole salvi tutti gli uomini e cioè non solo i predestinati ad essere annoverati tra i santi, ma assolutamente tutti senza eccezione. ( 1 Tm 2,4 )

Non si deve nemmeno temere che da ciò si concluda che, tutti coloro i quali si perdono, si perdano contro la volontà di Dio.

Come infatti - dicono essi - Dio non vuole che nessuno pecchi e abbandoni la virtù, eppure ogni giorno si abbandona la virtù e si commettono peccati contro la sua volontà, così egli vuole che tutti gli uomini si salvino, eppure non tutti si salvano.

Pensano inoltre che i passi della Sacra Scrittura che tu hai citati a proposito di Saul e David5 non abbiano alcuna attinenza con la questione, la quale tratta dell'esortazione.

Quanto alle altre citazioni, esse si riferiscono, secondo loro, alla questione ma pensano che in esse venga affermata la grazia con cui ciascuno è aiutato dopo aver voluto, oppure si riferiscono alla ( grazia della ) chiamata ( alla salvezza ) che viene offerta agl'indegni.

Tutto ciò dichiarano di poterlo provare sia con i passi delle tue opere già menzionate, sia di altri autori, che qui sarebbe troppo lungo elencare.

8 - Il caso dei bimbi e quelle degli adulti

Costoro inoltre non tollerano che si citi il caso dei bambini ( morti senza battesimo ) quale modello degli adulti; la stessa Santità tua - dicono essi - ha toccato quella questione con qualche riserva: volevi che rimanesse incerto il loro castigo e piuttosto preferivi che si nutrissero dei dubbi al riguardo.

Come tu stesso ricordi, hai esposto queste idee nel terzo libro del trattato Sul libero arbitrio,6 dando occasione a questa obiezione.

A questo proposito citano anche passi di altri scrittori autorevoli nella Chiesa e la Santità tua comprende quale appoggio, e non piccolo, possa venire ai nostri oppositori, se noi non citiamo passi di peso maggiore o almeno uguale.

La tua Pietà non ignora quanto ( nella Chiesa ) siano numerosi coloro i quali accettano un'opinione o passano ad un'altra basandosi sull'autorità degli scrittori.

Per di più, dopo averci stancati con le loro discussioni, danno alle loro esposizioni, o meglio alle loro accuse, un'altra forma riscuotendo il consenso anche di coloro che non osano disapprovare la tua dottrina, dicendo: Che bisogno c'era di trattare problemi così oscuri e turbare in tal modo tante coscienze incapaci di capirli?

Anche senza queste teorie la fede cattolica non è stata, per tanti anni, da tanti autori, in tanti libri sia tuoi che di altri, difesa meno efficacemente sia contro altri avversari, sia, soprattutto, contro i Pelagiani.

9 - Agostino indichi le misure da prendere

Ecco, Padre mio, le loro idee, senza parlare di moltissime altre ancora.

Era - voglio confessartelo - mio grandissimo desiderio venire io stesso a informartene, o almeno, non avendo meritato questa gioia, avrei voluto avere più tempo per raccogliere e inviarti tutti i punti ( della tua dottrina ) che li turbano, e così sentire dalla tua viva voce come si devono confutare tutte le obiezioni sollevate a proposito del problema della grazia oppure, se ciò non è possibile, come sopportarle.

Ma, siccome non mi è riuscita nessuna delle due cose desiderate, ho preferito inviarti, come ho potuto, le informazioni qui raccolte, anziché passare completamente sotto silenzio un'opposizione così forte mossa contro di te da certe persone.

Tra queste ce ne sono alcune così qualificate, che i laici, secondo l'usanza della Chiesa, sono obbligati a dimostrare loro i segni del più grande rispetto.

Io veramente ho avuto cura, con l'aiuto di Dio, di osservare questo dovere senza peraltro omettere, quando c'era bisogno, di palesare, riguardo a questi problemi, quanto mi suggeriva l'esiguità delle mie forze.

Per adesso però ho voluto, nella misura che me lo permetteva la fretta del latore, fornirti queste indicazioni sommarie come in forma di avvertimento.

Spetta alla tua Prudenza esaminare che cosa occorre fare per vincere o tenere a bada l'opposizione di persone tanto importanti e qualificate.

A reprimerla servirà poco - io credo - che tu renda loro conto del tuo pensiero se non aggiungerai il peso dell'autorità davanti alla quale cotesti instancabili contestatori dovranno arrestarsi.

Non devo, d'altronde, assolutamente tacere che, ad eccezione dei punti suaccennati, essi affermano di avere ammirazione per tutto quello che fa o dice la Santità tua.

Toccherà a te decidere come dobbiamo sopportare la loro opposizione su quei punti.

Non ti stupire se la presente contiene - come credo - modifiche e aggiunte di cose che non avevo dette nella mia precedente: il loro pensiero attualmente è quello che ti ho esposto adesso, salvo forse ciò che ho tralasciato per la fretta o per dimenticanza.

10 - Chiede le Retractationes e il De gratia et libero arbitrio

I libri che stai componendo su tutta la tua opera, vorremmo aver la fortuna di riceverli appena saranno pubblicati, soprattutto per potere, basandoci sulla loro autorità, togliere quello che tu per caso non approvi nei tuoi scritti, senza il timore di mancare al rispetto che si deve al tuo nome.

Noi non abbiamo neppure il trattato La grazia e il libero arbitrio; non ci resta che aver la fortuna di ricevere anche questo trattato, poiché confidiamo che ci sarà utile per il problema ivi discusso.

La Santità tua non pensi ch'io scriva queste cose come se dubitassi della verità insegnata nella tua recente opera.

Sono già abbastanza addolorato, poiché, oltre a non godere la gioia della tua presenza quando mi nutrivo del latte dei tuoi insegnamenti, mi tormenta non solo l'esser lontano da te, ma anche l'ostinazione di certi individui i quali, oltre che negare delle verità evidenti, criticano quelle che non comprendono.

Mi sento, del resto, così immeritevole di un tale sospetto che piuttosto mi credo degno di biasimo per la debolezza della virtù con cui sopporto così poco pazientemente questi oppositori.

Lascio comunque alla tua saggezza, come ho già detto, di giudicare quali provvedimenti occorra prendere nei riguardi di quest'affare.

Quanto a me, io ho reputato fosse mio dovere, ispirato dalla carità di cui sono debitore al Cristo e a te, solo di non lasciarti all'oscuro di ciò ch'è messo in discussione.

A causa della grazia che tu possiedi e che ammirano i piccoli e i grandi, accoglieremo con immensa gratitudine e come un verdetto emanato da una persona autorevole, qual è la tua carissima e veneratissima, tutto ciò che vorrai e potrai dirci.

Poiché mi faceva premura il latore e poiché io, consapevole delle mie deboli forze, temevo di non poter inviare una relazione completa o poco presentabile, ho incaricato una persona, assai distinta sia per le sue virtù che per il suo talento letterario e per il suo zelo, di scriverti anch'egli per comunicarti tutte le informazioni che avesse potuto raccogliere.

Mi sono fatto premura di farti recapitare insieme con la mia anche la sua lettera.

È una persona che, anche al di fuori di questa circostanza che ci obbliga a scriverti, meriterebbe d'essere conosciuta dalla Santità tua.

T'inviano molti saluti il santo diacono Leonzio, tuo devoto discepolo, e i miei parenti.

La Paternità tua si ricordi di me, e Cristo Signore si degni di conservarti ancora per molti anni alla sua Chiesa, mio Signore e Padre.

( In calce: ) La Santità tua sappia che mio fratello, il quale era stato la causa principale della nostra partenza da costì, ha fatto a Dio voto di perfetta continenza d'accordo con la moglie.

Domandiamo quindi alla Santità tua d'avere la bontà di pregare, affinché il Signore si degni di confermare e conservare questo loro proposito.

Indice

1 Aug., Exp. quar. prop. ex Ep. ad Rm. 62
2 Aug., Exp. quar. prop. ex Ep. ad Rm. 60
3 Aug., De corrept. et gratia 12,34.
4 Aug., De corrept. et gratia 13,39;
Aug., De corrept. et gratia 14,44
5 Aug., De corrept. et gratia 14,45
6 Aug., De lib. arbitrio 3,8,23