Perchè un Dio uomo?

Libro secondo

I. L'uomo fu creato giusto perché fosse beato

Anselmo - Non si deve dubitare che la natura ragionevole fu creata giusta da Dio per essere beata nella fruizione di lui.

È ragionevole appunto per questo: per discernere ciò che è giusto da ciò che è ingiusto, il bene dal male, un bene maggiore da un bene minore.

Altrimenti sarebbe stata creata inutilmente.

Ma Dio non la creò ragionevole inutilmente.

Quindi nessun dubbio che sia stata fatta ragionevole a questo scopo.

Con un ragionamento simile si prova che essa ricevette la facoltà di scegliere perché odiasse ed evitasse il male, perché amasse e scegliesse il bene e perché preferisse nella sua scelta e nel suo amore ciò che è migliore.

Altrimenti Dio gli avrebbe data invano questa facoltà di scegliere: la sua scelta sarebbe inutile qualora non la guidasse in quello che deve amare o evitare.

E poi non è conveniente che Dio le abbia data inutilmente una facoltà così importante.

Quindi è certo che la natura ragionevole è stata creata per amare e scegliere sopra tutte le cose il sommo bene, non in vista di un altro ma per se stesso.

Se infatti lo amasse in vista di un altro, non amerebbe lui ma l'altro.

Ma perché essa possa fare questo, deve essere giusta.

Quindi, perché non fosse inutilmente ragionevole, è stata creata contemporaneamente ragionevole e giusta.

Che se è stata creata giusta per scegliere e amare il sommo bene o è stata fatta tale per raggiungere un giorno l'oggetto dell'amore e della scelta oppure no.

Ma se non è stata creata giusta per ottenere ciò che ama e sceglie, inutilmente è stata creata capace di amarlo e di sceglierlo e non c'è alcuna ragione per la quale un giorno debba ottenerlo.

Quindi fino a quando amando e scegliendo il sommo bene si manterrà giusta adempiendo quello per cui è stata creata, essa sarà misera, perché contro la sua volontà sarà bisognosa e non possederà ciò che desidera: e questo è evidentemente assurdo.

Per cui la natura ragionevole è stata creata giusta affinché fosse beata nella fruizione del sommo bene cioè di Dio.

Quindi l'uomo, che è una natura ragionevole, è stato creato giusto, perché fosse beato nel possesso di Dio.

II. L'uomo non sarebbe morto se non avesse peccato

Anselmo - Che l'uomo poi sia stato creato in una condizione tale da non implicare necessariamente la morte lo si prova facilmente: come già abbiamo detto, è contro la sapienza e la giustizia di Dio costringere colui che è stato creato giusto in vista dell'eterna beatitudine a subire la morte pur non avendo peccato.

Ne segue dunque che l'uomo non sarebbe mai morto se mai avesse peccato.

III. L'uomo risorgerà col medesimo corpo col quale visse

Anselmo - Da questo sgorga chiara la prova che un giorno avverrà anche la risurrezione dei morti.

Infatti, posto che l'uomo debba essere reintegrato completamente, egli deve essere riportato in quella condizione in cui sarebbe stato se non avesse peccato.

Bosone - Non può essere altrimenti.

Anselmo - Quindi, come se non avesse peccato avrebbe dovuto rivestire d'incorruttibilità il corpo nel quale viveva, così quando verrà reintegrato è necessario che ciò si compia in quel corpo nel quale egli ha trascorso questa vita.

Bosone - Che cosa risponderemo, se uno ci dicesse che questo avverrà necessariamente in quelli nei quali il genere umano verrà reintegrato, ma non nei reprobi?

Anselmo - Non si può concepire nulla di più conveniente e di più giusto di ciò: come l'uomo se avesse perseverato nella giustizia sarebbe stato eternamente beato nella sua totalità, cioè nell'anima e nel corpo, così sarà eternamente misero nella sua totalità se persevera nell'ingiustizia.

Bosone - Con poche parole hai risposto adeguatamente alle mie domande.

IV. Dio completerà quello che ha iniziato nella natura umana

Anselmo - Da quello che abbiamo detto è facile dedurre che o Dio completerà ciò che ha iniziato nella natura umana oppure egli ha ordinato invano una natura così sublime a un bene così grande.

Ma se, come sappiamo, Dio non ha creato nulla di più prezioso della natura razionale capace di godere di lui, ripugna che egli lasci completamente perire una natura ragionevole.

Bosone - Un cuore ragionevole non può pensare diversamente.

Anselmo - Quindi è necessario che completi ciò che ha iniziato nella natura umana.

E questo può avvenire, come abbiamo detto, soltanto mediante la totale soddisfazione del peccato che nessun peccatore può dare.

Bosone - Capisco ormai ch'è necessario che Dio conduca a fine ciò che ha cominciato, affinché non sembri abbandonare in modo sconveniente la sua impresa.

V. Benché questo debba necessariamente avvenire, Dio non lo farà costretto dalla necessità

Bosone - Ma se è così si ha l'impressione che Dio sia costretto dalla necessità di evitare una sconvenienza a procurare la salvezza umana.

E allora come si potrà negare che la compia più per se stesso che per noi?

E se è così, che riconoscenza gli dobbiamo per quello che compie per sé?

Anzi, come potremo attribuire la nostra salvezza al suo amore gratuito, se egli ci salva per necessità?

Anselmo - C'è una necessità che esclude o diminuisce il dovere di essere riconoscenti al benefattore e c'è una necessità che aumenta l'obbligo di riconoscenza per il beneficio.

Infatti quando qualcuno compie il bene costretto dalla necessità e contro sua voglia, non gli si deve riconoscenza alcuna o assai poca.

Invece quando uno spontaneamente si sottomette alla necessità di dovere fare il bene e non la sopporta a malincuore, allora merita maggiore riconoscenza per il beneficio.

Questa non si può chiamare necessità ma gratuità, perché egli senza essere spinto da qualcuno, l'accetta o la mantiene gratuitamente.

Per esempio, se tu oggi spontaneamente prometti che domani darai qualcosa e domani lo dai con la stessa volontà, nonostante che allora sia necessario per te dare quanto hai promesso, se lo puoi, altrimenti mentisci, non per questo colui a cui dai ti deve di meno per il beneficio ricevuto di ciò che ti dovrebbe se tu non glielo avessi promesso, proprio perché non hai esitato a farti debitore nei suoi confronti prima del momento del dono.

Questo avviene anche quando qualcuno fa spontaneamente voto di condurre vita santa.

Costui quantunque, dopo il voto, debba necessariamente osservare ciò che ha promesso per non incorrere nella condanna dell'apostata e quantunque, se non vuole adempiere l'obbligazione assunta, possa esservi costretto, tuttavia se osserva volentieri ciò che ha promesso con voto, è più accetto a Dio che se non avesse fatto il voto, perché non soltanto rinunciò alla vita ordinaria ma anche al diritto di viverla, e questo per amore di Dio.

E non si deve dire che viva santamente per necessità, ma piuttosto per quella libertà con cui fece il voto.

Così, e a maggiore ragione, se Dio completa il bene cominciato nell'uomo, benché non sia conveniente che Dio lasci il bene incompiuto, dobbiamo attribuire tutto al suo gratuito amore, in quanto egli l'ha intrapreso per noi e non per sé, sia perché non ha bisogno di niente e di nessuno, sia perché non ignorava, quando creò l'uomo, cosa sarebbe accaduto, e nonostante questo si obbligò in certo qual modo a completare il bene spontaneamente intrapreso quando nella sua bontà lo creo.

Infine Dio non fa nulla per necessità, perché in nessun modo è costretto o impedito a compiere qualcosa; e così quando diciamo che Dio compie questo o quello quasi per la necessità di evitare una sconvenienza, che certamente egli non teme, lo dobbiamo più che altro intendere nel senso che non lo fa per la necessità di conservare il proprio onore.

Cioè questa necessità non è altro che la immutabilità del suo onore, che gli viene da se stesso e non da un altro, e per questo impropriamente viene chiamata necessità.

Tuttavia diciamo che è necessario che la bontà di Dio in quanto è immutabile completi nell'uomo ciò che ha cominciato, quantunque il bene che fa sia totalmente gratuito.

Bosone - Lo concedo.

VI. Soltanto un Dio-Uomo può compiere questa soddisfazione che salva l'uomo

Anselmo - Questo non può essere realizzato se non si trova chi paga a Dio per il peccato dell'uomo un prezzo più grande di tutto ciò che esiste all'infuori di Dio.

Bosone - É evidente.

Anselmo - É pure necessario che colui, che dai suoi beni potrà dare a Dio qualcosa che sorpassi tutto ciò che è meno di Dio, sia più grande di tutto ciò che non è Dio.

Bosone - Non lo posso negare.

Anselmo - Ora nulla esiste che sia al disopra di tutto ciò che non è Dio se non Dio stesso.

Bosone - É vero.

Anselmo - Quindi questa soddisfazione non la può dare che Dio stesso.

Bosone - É la conseguenza.

Anselmo - Ma da nessun altro deve essere fatta la soddisfazione se non dall'uomo.

Altrimenti non è l'uomo che soddisfa.

Bosone - Nulla di più giusto.

Anselmo - Se quindi, come è evidente, la città superna deve necessariamente essere completata con degli uomini e questo non può accadere se prima non avviene la soddisfazione anzidetta, che può essere compiuta soltanto da Dio e che soltanto l'uomo è tenuto a dare, è necessario che la faccia un Dio-Uomo.

Bosone - Dio sia benedetto ( cf Sal 66,20 ): abbiamo già trovato una cosa importantissima di ciò che cerchiamo.

Continua dunque per la via intrapresa. Spero che Dio ci aiuterà.

Indice