L'anima dell'apostolato

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3 - Che cosa è la vita interiore?

Le espressioni vita di orazione, vita contemplativa, adoperate in questo libro, si riferiscono, come nell'Imitazione di Gesù Cristo, allo stato delle anime le quali si danno sul serio a una vita cristiana non comune, eppure accessibile a tutti e, in sostanza, obbligatoria per tutti.11

Non è nostra intenzione fermarci qui in uno studio di ascetismo, ma ci limiteremo a ricordare in breve quello che Ciascuno è obbligato ad accettare come assolutamente certo, per il governo intimo dell'anima sua.

1° Verità

La vita soprannaturale è in me, la Vita di Gesù Cristo medesimo, per mezzo della Fede, della Speranza e della Carità, perchè Gesù è la causa meritoria esemplare e finale e, come Verbo, è col Padre e con lo Spirito Santo la causa efficiente della grazia santificante nell'anima nostra.

La presenza di Gesù per mezzo di questa vita soprannaturale non è la presenza reale propria della santa Comunione, ma una presenza di Azione vitale, come l'azione della testa o del cuore sulle altre membra; azione intima che Dio per lo più nasconde all'anima mia, per accrescere il merito della mia fede; dunque azione abitualmente insensibile alle mie facoltà naturali, che soltanto la fede mi obbliga a credere formalmente; azione divina che non distrugge il mio libero arbitrio e che si serve di tutte le cause seconde, fatti, persone e cose, per farmi conoscere la volontà di Dio e per darmi occasione di acquistare o di accrescere la mia partecipazione alla vita divina.

Questa vita cominciata col Battesimo con lo stato di grazia, perfezionata con la Cresima, ricuperata con la Penitenza, mantenuta e arricchita con l'Eucarestia, è la mia Vita cristiana.

2° Verità

Per mezzo di questa vita, Gesù Cristo mi comunica il suo Spirito; così egli diventa un principio di attività superiore il quale, se non vi metto ostacolo, mi fa pensare, giudicare, amare, volere, soffrire e lavorare con Lui, in Lui, per mezzo di Lui, come Lui.

Le mie azioni esteriori diventano la manifestazione di questa vita di Gesù in me, e così io tendo ad effettuare l'ideale della Vita interiore formulato da san Paolo: Non sono più io che vivo, ma è Gesù che vive in me.

Vita cristiana, Pietà, Vita interiore, Santità non sono cose essenzialmente diverse, ma sono i gradi diversi di un medesimo amore: sono il crepuscolo, l'aurora, la luce, lo splendore di un medesimo sole.

Quando in questo libro adoperiamo l'espressione Vita interiore, non intendiamo tanto la vita interiore abituale, cioè, se così possiamo esprimerci, « il capitale di vita divina » che possediamo per la grazia santificante, quanto piuttosto la Vita interiore attuale, ossia il buon uso di questo capitale per mezzo dell'attività dell'anima e della fedeltà alle grazie attuali.

Possiamo dunque definirla lo stato di attività di un'anima che reagisce per dominare le sue inclinazioni naturali e si sforza di acquistare l'abitudine di giudicare e di regolarsi in tutto secondo la luce del Vangelo e gli esempi di Gesù Cristo.

Vi sono dunque due movimenti: col primo, l'anima si ritrae da ciò che il creato può avere di contrario alla vita soprannaturale, e cerca di essere sempre presente a se stessa: Aversio a creaturis; col secondo, l'anima si porta verso Dio e si unisce a Lui: Conversio ad Deum.

Quest'anima vuole perciò essere fedele alla grazia che Nostro Signore le offre in ogni momento; insomma, essa vive unita a Gesù e avvera in se stessa la parola di Lui: Qui manet in Me et Ego in eo Me fert fructum multum.12

3° Verità

Mi priverei di uno dei mezzi migliori per acquistare questa vita interiore, se non mi sforzassi di avere una fede precisa e certa di questa presenza attiva di Gesù in me e soprattutto di ottenere che tale presenza sia per me una realtà viva, anzi vivissima, la quale penetri sempre più nella cerchia delle mie facoltà.

Così, divenendo Gesù la mia luce, il mio ideale, il mio consiglio, il mio appoggio, il mio rifugio, la mia forza, il mio medico, il mio conforto, la mia gioia, il mio amore, insomma la mia vita, io acquisterò tutte le virtù.

Soltanto allora potrò recitare con sincerità la bella preghiera di san Bonaventura, che la Chiesa mi propone come ringraziamento dopo la Messa: Transfige, dulcissime Domine Jesu …

4° Verità

In proporzione dell'intensità del mio amore per Dio, la mia vita soprannaturale può crescere ogni momento per una nuova infusione della grazia della presenza attiva di Gesù in me, e questa infusione è prodotta:

1° Da atti meritori ( virtù, lavoro, patimenti nelle loro varie forme, privazione di creature, dolore fisico o morale, umiliazione, abnegazione: preghiera, Messa, atti divoti verso Maria santissima ecc. )

2° Dai sacramenti e soprattutto dall'Eucaristia.

Dunque è cosa certa - e questa conseguenza mi schiaccia con la sua sublimità e con la sua profondità, ma più ancora mi rallegra e m'incoraggia - è dunque cosa certa che in ogni avvenimento, persona o cosa, siete Voi, o Gesù, proprio Voi che vi presentate a me e in ogni minuto!

Sotto quelle apparenze Voi nascondete la vostra sapienza e il vostro amore e sollecitate la mia cooperazione, per accrescere in me la vostra vita!

0 anima mia, è sempre Gesù che ti si presenta per mezzo della grazia del momento presente, della preghiera che devi dire, della Messa che devi celebrare o ascoltare, della lettura che devi fare, degli atti di pazienza, di zelo, di rinuncia, di lotta, di confidenza, di amore che devi fare, e tu oseresti voltare la faccia o nasconderti?

5° Verità

La triplice concupiscenza causata dal peccato originale e accresciuta da ciascuno dei miei peccati attuali, produce in me elementi di morte, opposti alla vita di Gesù.

Ora nella stessa misura con cui tali elementi si sviluppano, diminuiscono l'esercizio di tale vita e possono purtroppo anche arrivare a sopprimerla.

Tuttavia nè inclinazioni, nè sentimenti contrari a tale vita, nè tentazioni anche violente e prolungate, non le possono nuocere finché la mia volontà vi si oppone; e in tal caso - oh! verità consolante! - essi contribuiscono anzi ad aumentarla in proporzione del mio zelo, come qualunque elemento di lotta spirituale.

6° Verità

Se non faccio uso continuo di certi mezzi, la mia intelligenza si accecherà, e la mia volontà diventerà troppo debole per cooperare con Gesù ad accrescere ed anche a mantenere la sua vita in me; allora avviene una diminuzione progressiva di questa vita in me e io cammino verso la Tiepidezza della volontà.13

Per dissipazione, per vigliaccherìa, per illusione o per accecamento, vengo a patti col peccato veniale e per conseguenza divento incerto della mia salute, essendo quella una disposizione facile al peccato mortale.

Se avessi la disgrazia di cadere in questa tiepidezza, e tanto più se avessi la disgrazia di cadere anche più in basso, dovrei tentare ogni mezzo per uscirne,

1° con ravvivare il mio timor di Dio, rappresentandomi al vivo il mio fine, la morte, i giudizi di Dio, l'inferno, l'eternità, la malizia del peccato ecc.;

2° col ravvivare la mia compunzione per mezzo della scienza amorosa delle vostre Piaghe, o misericordioso Redentore, e portandomi in ispirito al Calvario, mi prostrerò ai vostri piedi santi, affinchè il vostro Sangue vivo, scorrendo sulla mia testa e sul mio cuore, dissipi il mio accecamento, sciolga il ghiaccio dell'anima mia e desti dal torpore la mia volontà.

7° Verità

Devo seriamente temere di non avere il grado di vita interiore che Gesù esige da me:

1° Se tralascio di accrescere in me la sete di vivere di Gesù, sete che mi dà il desiderio di piacere in ogni cosa a Dio e il timore di dispiacergli in qualche cosa; ora questo avviene necessariamente se non adopero più i mezzi che sono le preghiere del mattino, la Messa, i Sacramenti e l'Uffizio, gli esami particolare e generale, la lettura spirituale; oppure se per colpa mia tali mezzi non hanno effetto.

2° Se non ho almeno il puro necessario del raccoglimento che mi permetta, durante le mie occupazioni, di custodire il mio cuore in una purezza e in una generosità sufficienti perchè non venga soffocata la voce di Gesù che mi avverte degli elementi di morte che si presentano, e m'invita a combatterli.

Ora quel tanto di raccoglimento mi mancherà, se trascuro i mezzi che me lo possono assicurare, cioè Vita liturgica, giaculatorie soprattutto in forma di suppliche, comunioni spirituali, esercizio della presenza di Dio ecc.

Senza quel raccoglimento, i peccati veniali verranno a pullulare nella mia vita, e io non potrò forse neppure dubitarne; per nasconderli e anche per non lasciarmi vedere uno stato più deplorevole, l'illusione si gioverà dell'apparenza di pietà più speculativa che pratica, di zelo per l'azione ecc.

Ma intanto il mio accecamento sarà colpevole, perchè ne avrò messa o mantenuta la causa, con la mancanza di quel raccoglimento indispensabile.

8° Verità

La mia vita interiore sarà quale è la mia Custodia del cuore: Omni custodia serva cor tuum, quia ex ipso vita procedit.14

La custodia del cuore altro non è che la sollecitudine abituale o almeno frequente per preservare tutte le mie azioni, man mano che si presentano, da tutto ciò che potrebbe viziarle o nel loro motivo o nella loro esecuzione.

Sollecitudine calma, tranquilla, senza sforzo, ma però forte, perchè fondata sul filiale ricorso a Dio.

È questo un lavoro del cuore e della volontà più che della mente la quale deve restare libera per compiere i suoi doveri.

La custodia del cuore non solo non disturba l'azione, ma la perfeziona, perchè la regola secondo lo spirito di Dio e l'aiuta nei doveri del proprio stato.

Questo esercizio si può fare ogni momento; è come uno sguardo del cuore sulle azioni presenti a un'attenzione tranquilla sulle diverse parti di un'azione che si sta facendo; è la perfetta osservanza dell'Age quod agis.

L'anima come una sentinella attenta esercita la sua vigilanza su tutti i movimenti del cuore, su tutto ciò che avviene nel suo interno, intenzioni, impressioni, passioni, inclinazioni, insomma su tutti i suoi atti interni ed esterni, pensieri, parole e azioni.

Per la custodia del cuore si richiede un certo raccoglimento, e un'anima dissipata non ne è capace.

Con la frequenza di questo esercizio, a poco a poco se ne acquista l'abitudine.

Quo vadam et ad quid?

Che cosa farebbe Gesù, come si comporterebbe al mio posto!

Che cosa mi consiglierebbe?

Che cosa chiede da me in questo momento?

Ecco le domande spontanee che vengono all'anima avida di vita interiore.

Per l'anima che va a Gesù per mezzo di Maria, la custodia del cuore prende un carattere ancora più facilmente affettivo, e per il suo cuore diventa un continuo bisogno il ricorrere a questa buona Madre.

9° Verità

Gesù Cristo regna nell'anima quando questa vuole imitarlo sul serio, in tutto e con affetto.

In questa imitazione vi sono due gradi:

1° L'anima si sforza di divenire indifferente alle creature considerate in se stesse, siano esse conformi oppure contrarie ai suoi gusti.

Come Gesù, non accetta altra legge che la Volontà di Dio in tutte le cose: Descendi de caelo non ut faciam voluntatem meam, sed voluntatem eius qui misit me.15

Christus non sibi placuit.16

L'anima tende più volentieri a ciò che è contrario e ripugna alla natura.

Essa allora mette in pratica l'Agendo contra di cui parla sant'Ignazio nella sua celebre meditazione del Regno di Gesù Cristo; è l'azione contro la natura per dare la preferenza a ciò che imita la povertà del Salvatore e il suo amore dei patimenti e delle umiliazioni.

Allora l'anima, secondo l'espressione di san Paolo, conosce davvero il Cristo: Didicistis Christum.17

10° Verità

Qualunque sia il mio stato, se voglio pregare ed essere fedele alla grazia, Gesù mi offre tutti i mezzi per ritornare ad una vita interiore che mi restituisce la sua intimità e mi permette di sviluppare in me la sua vita.

Allora, nel suo progredire, l'anima possederà la gioia, anche in mezzo alle prove, e si avvereranno per lei le parole d'Isaia: Allora splenderà la tua luce come l'aurora, e la guarigione presto verrà; la tua giustizia camminerà dinanzi a te; la gloria del Signore ti seguirà.

Allora invocherai il Signore, ed Egli ti esaudirà; tu griderai, ed Egli dirà: Eccomi …

E il Signore sarà la tua guida; sazierà l'anima tua nei luoghi aridi e darà vigore alle tue ossa; tu sarai come un giardino bene irrigato, come una sorgente le cui acque non vengono mai meno.18

11° Verità

Se Dio vuole da me che io esplichi la mia attività non soltanto per la mia santificazione, ma anche per le opere di zelo, devo anzitutto formare nell'anima mia questa convinzione ferma: Gesù deve e vuole essere la vita di queste opere.

I miei sforzi da soli non sono nulla, assolutamente nulla: Sine me nihil potestis facete;19 non saranno nè utili nè benedetti da Dio, se non li unisco continuamente all'azione vivificatrice di Gesù, con una vera vita interiore; saranno invece onnipotenti, se così farò: Omnia possum in eo qui me confortai.20

Ma se derivassero da presunzione orgogliosa, dalla fiducia nella mia capacità, dal desiderio di una bella riuscita, i miei sforzi sarebbero rigettati da Dio: non sarebbe infatti una stoltezza sacrilega la mia, se volessi rubare qualche cosa alla gloria di Dio, per farmene bello?

Tale convinzione non solo non mi renderà pusillanime, ma sarà la mia forza.

Come mi farà sentire il bisogno della preghiera per ottenere questa umiltà che è tesoro per l'anima mia, assicurazione dell'aiuto di Dio e pegno di buona riuscita per le mie opere!

Ben convinto dell'importanza di questo principio, mi esaminerò seriamente nei giorni di ritiro, per vedere

- se la mia convinzione della nullità delle mie azioni quando è sola, e della sua forza quando è unita all'azione di Gesù, non si è indebolita;

- se escludo inesorabilmente la compiacenza, la vanità e la personalità nella mia vita di apostolo;

- se conservo un'assoluta diffidenza di me stesso;

- se prego Dio di dare vita alle opere e di difendermi dall'orgoglio, che è l'ostacolo principale al suo aiuto.

Questo credo della vita interiore, quando è per l'anima la base della sua esistenza, le assicura fino di quaggiù una partecipazione alla felicità del cielo.

La vita interiore è la vita dei predestinati.

Essa corrisponde al fine propostosi da Dio nel crearci.21

Essa corrisponde al fine dell'Incarnazione: Filium suum Unigenitum misit Deus in mundum ut vivamus per eum.22

È uno stato felice: Finis humanae creaturae est adhaerere Deo: in hoc enim felicitas eius consistit.23

All'opposto delle gioie del mondo, se fuori vi sono spine, dentro vi sono rose.

Come sono da compiangere i poveri mondani! dice il santo Curato d'Ars; essi portano sulle spalle un mantello foderato di spine e non si possono muovere senza pungersi; invece i veri cristiani portano un martello foderato di pellicce.

Crueem vident, unciionem non vident.24

È uno stato celeste: l'anima diventa un cielo vivente.25

Come santa Margherita Maria, essa canta: « Io posseggo in ogni tempo e porto in ogni luogo il Dio del mio cuore e il cuore del mio Dio ».

È il principio della beatitudine: Inehoatio quaedam beatitudinis:26 la grazia è il Cielo in germe.

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11 Pure, prescindendo sempre dai fenomeni che accompagnano certi stati straordinari di unione con Dio, siamo persuasi che Dio spesso concede, all'infuori di tali fenomeni, grazie speciali di orazione alle anime generose che bramano di vivere in intimità con Lui
12 Chi si tiene in me, e in chi io mi tengo, questi porta gran frutto ( Gv 15,5 )
13 Questa tiepidezza è ben diversa dall'aridità e anche dal disgusto che provano talvolta, loro malgrado, i fervorosi.
Le colpe veniali che sfuggono alla fragilità e che sono combattute e subito detestate appena commesse, non rivelano neppur esse la tiepidezza della volontà.
L'anima che ha questa tiepidezza, ha due volontà opposte, una buona e l'altra cattiva; una calda e l'altra fredda.
Da una parte vuole la salute e perciò evita i peccati mortali e manifesti; d'altra parte non vuole le esigenze dell'amor di Dio, vuole invece le comodità di una vita libera e facile e perciò si permette peccati veniali deliberati …
Quando questa tiepidezza non è combattuta, per ciò stesso vi è nell'anima cattiva volontà, non totale, ma parziale; vi è cioè una parte della volontà che dice a Dio: « Su questo o su quel punto, non voglio cessare di dispiacervi » ( P . Desurmont, C. S. R., Le reiour continuel à Dieu )
14 Prima di tutto custodisci il tuo cuore, perchè da esso viene la vita ( Pr 4,23 )
15 Sono disceso dal Cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato ( Gv 6,38 )
16 Rm 15,3. Il Cristo non ebbe compiacenza per se
17 Ef 4,20
18 Is 58,8.9.11
19 Senza di me, voi non potete fare nulla ( Gv 15,5 )
20 Io posso tutto in Colui che mi conforta ( Fil 4,13 )
21 Ad contemplandum quippe Creatorem suum homo conditus fuerat ut eius semper speciem quaereret atque in soliditate amoris illius habitaret ( S. Greg., Moral. VIII cap. XII )
22 Dio mandò il suo Figlio Unigenito nel mondo, affinchè noi viviamo per Lui ( 1 Gv 4,9 )
23 Il fine della creatura umana è di unirsi a Dìo; qui sta tutta la felicità ( S. Tommaso )
24 Si vede la croce, ma non se ne vede l'unzione ( S. Bernardo )
25 Semper memineris Dei, et caelum mens tua evadit ( S. Efrem )
Mens anlmae paradisus est, in qua, dum caelestia medltatur, quasi in paradiso voluptaUs delectatur ( Ugo da San Vittore )
26 S. Tomm., 2a 2ae, q. 180, a. 4