L'anima dell'apostolato

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2 - Dio vuole che Gesù sia la vita delle opere

La scienza, e non a torto, va superba dei suoi immensi risultati; però una cosa le fu fino a oggi e le sarà sempre impossibile, cioè il creare la vita, il far uscire dal laboratorio di un chimico un chicco di grano, una larva.

Le clamorose sconfitte dei difensori della generazione spontanea ci dicono qualche cosa su tale pretesa.

Dio riserva per sè il potere dì creare la vita.

Nel regno vegetale e animale, gli esseri viventi possono crescere e moltiplicarsi, ma la loro fecondità si esplica soltanto nelle condizioni stabilite dal Creatore.

Quando però si tratta della vita intellettuale, Dio la riserva a sè, ed è lui che crea direttamente l'anima ragionevole.

Vi è tuttavia un dominio di cui è ancora più geloso, quello della Vita soprannaturale, perchè questa è un'emanazione della vita divina comunicata alla Umanità del Verbo incarnato.

L'Incarnazione e la Redenzione stabiliscono Gesù Cristo Sorgente, e Sorgente unica, di quella vita divina alla cui partecipazione sono chiamati tutti gli uomini.

Per Dominum nostrum Jesum Ckristum; Per ipsum, et curri ipso et in ipso.8

L'azione essenziale della Chiesa consiste nel diffonderla per mezzo dei Sacramenti, della Preghiera, della Predicazione e di tutte le opere che vi si riferiscono.

Dio fa tutte le cose per mezzo di suo Figlio: Omnia per Ipsum facta sunt et sine Ipso factum est nihil.9

Questo è vero nell'ordine naturale, ma quanto più nell'ordine soprannaturale, dove si tratta di comunicare la sua vita intima e di fare gli uomini partecipi della sua natura, per renderli figli di Dio!

Veni ut vitam habeant; - In Ipso vita erat; - Ego sum vita.10

Quanta precisione in queste parole! Quanta luce nella parabola della vite e dei tralci, nella quale il Maestro svolge questa verità!

Con quanta insistenza Egli vuole scolpire nella mente dei suoi Apostoli questo principio fondamentale, che Egli solo, Gesù, è la Vita, e questa conseguenza che, per partecipare a tale Vita e per comunicarla agli altri, essi debbono essere innestati su l'Uomo-Dio!

Gli uomini chiamati all'onore di collaborare col Salvatore per trasmettere alle anime questa Vita divina, debbono dunque considerare se stessi come modesti canali incaricati di attingere a questa unica Sorgente.

L'uomo apostolico il quale non riconoscesse questi princìpi e credesse di poter produrre la più lieve traccia di vita spirituale senza attingerla totalmente da Gesù, ci farebbe credere che la sua ignoranza di teologia è uguale alla sua sciocca presunzione.

Se pure riconoscendo teoricamente, che il Redentore è la causa prima di ogni vita divina, l'apostolo, nella sua azione, dimenticasse tale verità e, accecato da una stolta presunzione ohe è ingiuriosa per Gesù Cristo, non facesse assegnamento che sulle sue forze, sarebbe questo un disordine meno grave dell'altro, ma però sempre insopportabile agli occhi di Dio.

Il respingere la verità o il fare astrazione da essa nell'azione, è sempre un disordine intellettuale, o dottrinale o pratico; è la negazione di un principio che deve informare la nostra condotta.

Il disordine sarà ancora più grave se la verità, invece di risplendere, trova nell'uomo di azione un cuore che per il peccato o per la tepidezza abituale sia in opposizione col Dio della luce.

Ora la condotta pratica di chi si occupa delle opere come se Gesù non fosse il solo principio di vita, è chiamata dal cardinale Mermillod Eresia dell'azione.

Con tale espressione egli condanna l'aberrazione di un apostolo il quale dimenticando che la parte sua è secondaria e subordinata, attendesse la buona riuscita del suo apostolato unicamente dalla sua attività personale e dalla sua capacità.

E non è forse, praticamente, la negazione di una gran parte del Trattato della Grazia?

È vero che tale conseguenza a prima vista ripugna, ma se vi si pensa un poco, essa è purtroppo vera.

Eresia dell'Azione!

L'attività febbrile che si sostituisce alla azione di Dio; la grazia disconosciuta; l'orgoglio umano che vuole detronizzare Gesù; la vita soprannaturale, la potenza della preghiera, l'Economia della Redenzione collocate, almeno praticamente, nel numero delle astrazioni, sono un caso tutt'altro che immaginario, che lo studio delle anime mostra anzi come assai frequente, benché in gradi diversi, in questo secolo di naturalismo, in cui l'uomo giudica soprattutto dalle apparenze e agisce come se il risultato di un'opera dipendesse principalmente da una buona organizzazione.

Anche prescindendo dalla Rivelazione, alla sola luce della sana filosofìa, ci farebbe pietà la vista di un uomo fornito di belle doti, il quale non volesse riconoscere Dio come il principio delle buone qualità che si vedono in lui.

Che cosa deve dire un cattolico istruito nella Religione, alla vista di un apostolo il quale mostrasse, almeno implicitamente, la pretesa di fare a meno di Dio, per comunicare alle anime anche solo il minimo grado di vita divina?

Noi chiameremmo insensato l'operaio evangelico che osasse dire: a Mio Dio, non mettete ostacoli alle mie imprese, non venite a intralciarle e io m'incarico di condurle a buon termine! ».

Il nostro sentimento non sarebbe che un riflesso dell'avversione che prova Dio alla vista di un simile disordine, alla vista di un presuntuoso il quale spinge il suo orgoglio fino alla pretesa di dare la vita soprannaturale, di produrre la fede, di far cessare il peccato, di spingere alla virtù, di infervorare le anime con le sole sue forze e senza attribuire tali efletti all'azione diretta, costante, universale e sovrabbondante del Sangue divino il quale è il prezzo, la causa e il mezzo di ogni grazia e di ogni vita spirituale.

Perciò, per riguardo all'Umanità di suo Figlio, Dio deve confondere questi pseudocristi col paralizzare le loro opere di superbia o col permettere che esse non producano altro che un miraggio effimero.

Eccetto quello che agisce sulle anime ex opere operato, Dio, per riguardo dovuto al Redentore, deve privare l'apostolo presuntuoso delle sue migliori benedizioni, per darle al tralcio cohe umilmente riconosce di trarre dalla Vite divina ogni suo vigore.

Ma se Dio benedicesse con risultati seri e durevoli un'attività infetta dal veleno chiamato Eresia dell'Azione, sembrerebbe incoraggiare quel disordine con permetterne il contagio.

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8 Per mezzo di Nostro Signor Gesù Cristo.
- Per mezzo di Lui, con Lui e in Lui ( Liturgia )
9 Tutto è stato fatto per mezzo di Lui, e non fu fatto niente senza dì Lui ( Gv 1,3 )
10 Io sono venuto affinchè abbiano la vita ( Gv 10,10 ).
- In Lui era la vita ( Gv 1,4 ).
- Io sono la vita ( Gv 14,6 )