Maria Marta Chambon la vita

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Infanzia e giovinezza di Suor Maria-Marta

« Lo Fiore del campo e Giglio delle Valli ». ( Cant. II - 1 )

Suor Maria-Marta Chambon nacque alla Croce Rossa piccolo villaggio verdeggiante, situato ad alcuni chilometri da Chambery, nel mezzo di un magnifico paesaggio dominato maestosamente dal Monte Nivolet con l'alta croce, che dal 1862 getta su tutta la regione la sua ombra protettrice.1

Il villaggio della Croce Rossa appartiene alla Parrocchia di S. Pietro di Lémenc, - l'antico « Lemecum » dei Romani.

È dunque nella Chiesa attigua al nostro Monastero - antica residenza dei Padri Feuillants2 - che la piccina fu rigenerata; il giorno stesso della sua nascita, 6 Marzo 18413 ricevendo il nome di Francesca.

Il Divin Salvatore, che voleva far di lei una perfetta imitatrice dei suoi stati di umiliazione, povertà e sofferenza, volle imprimerle dalla nascita il sigillo di questa Divina rassomiglianza.

La futura Sposa di Gesù non ebbe per culla la mangiatoia di una stalla; ma la misera capanna dal tetto di paglia, dal pavimento di terra battuta dove essa nacque, poteva rivaleggiare in povertà con la grotta di Betlemme.

Una stanza, sola, fredda e umida: ecco il rifugio della giovane famiglia Chambon ai suoi primi inizi.

Quando la famiglia aumentò, alcune tavole pendenti dal soffitto servirono da lettuccio ai figli a misura che essi crescevano.

Francesca fu la maggiore di una sorella e sei fratelli.4

In un bugigattolo adiacente, insignito del titolo di - scuderia - una capra, una sola, formava la ricchezza della famiglia.

Francesca, appena l'età glielo consentì, cominciò a condurla al pascolo lungo le strade campestri e fu in quest'umile uffizio, che la piccola pastorella ebbe uno dei suoi più gravi dispiaceri d'infanzia.

Un giorno astratta e immersa, senza dubbio, nel pensiero di Dio che già si rivelava alla sua anima innocente, non si accorse che l'ingorda bestiola aveva abbandonalo il magro pasto della siepe spinosa per quello migliore del prato vicino; passava in quel momento la guardia campestre che, inesorabile, formò il processo verbale.

È facile immaginare la costernazione della povera bimba e le lacrime da lei versate nel vedere gravate di multa, per sua colpa, le misere risorse dei suoi genitori.

Si diceva anzi in famiglia, che questo spiacevole incidente aveva contribuito non poco ad ispirarle un profondo disgusto del mondo, che essa qualificava di « spietato e pieno di pericoli ».

Il Padre della nostra Franceschina era un uomo semplice, retto e animato da una certa pietà; avendo ottenuto una grazia di guarigione da Santa Filomena, nutriva per Lei una speciale devozione.

Egli allevava cristianamente i propri figli ed era un forte lavoratore sempre occupato nei campi o nelle cave vicine.

Man mano che i figli crescevano, andavano col babbo a giornata e nei ritagli di tempo coltivavano un minuscolo orticello all'uscio di casa.

La famiglia Chambon godeva ottima riputazione.

Quando il primogenito fu sul punto di ammogliarsi, gli amici del futuro suocero dimostrarono a questi la loro meraviglia, che egli, piccolo proprietario, si decidesse ad accettare un genero nulla tenente.

« Sì, è vero rispose quest'uomo di fede e di criterio, la famiglia Chambon è povera: ma è tanto ricca di virtù.

La mamma specialmente è tanto buona! è un'ottima cristiana.

Io sono contento di affidarle la mia figliuola ».

Col tempo, a forza di onestà e di lavoro, questa famiglia esemplare, pervenne, non solo a liberarsi dalla miseria, ma giunse a crearsi una modesta agiatezza.

Abbandonata allora la povera stanza sterrata, - che serve attualmente da cantina, - vi costruì di fianco una graziosa casina, rallegrala da un terrazzino di legno.

I figliuoli stessi ammobiliarono la nuova dimora.

Suor Maria-Marta può ora constatare dal cielo quale copia di Divine Benedizioni sia discesa su coloro che Gesù le aveva promesso di considerare come suoi, dicendole: « il centuplo che ho promesso all'anima religiosa lo darò nel modo stesso ai tuoi congiunti cioè, secondo il Vangelo, il centuplo in questo mondo e la vita eterna nell'altro ».

La Madre della nostra cara Sorella, discesa da un ramo decaduto della nobile famiglia dei Barandier5 era veramente degna di queste promesse Divine.

La Sig.ra Chamhon si compiaceva condurre la sua piccola primogenita alle cerimonie religiose; amava in particolare modo salire, in compagnia di Francesco, la Via Crucis stabilita sulla collina - sovrastante, a un tempo, il nostro monastero e la città, - la quale per la sua conformità topografica col Golgota porta il nome di Calvario.

Al dire di quanti la conobbero era una santa.

Nostro Signore rivelerà un giorno alla fanciulla divenuta sua Sposa, l'anima di questa cara Madre, conquistante il Cuore Divino con la pietà semplice e schietta: « Questa donna avrà nel cielo un'assai bella corona ».

Sotto la pia influenza materna l'anima della nostra Franceschina si rivolgeva istintivamente verso Dio.

Ai termine dei suoi giorni Suor Maria-Marta ricordava ancora la gioia provata, quando sua Madre posando la mano carezzevole sulla sua testolina di cinque anni, diceva alle amiche: « Oh! questa sarà certamente una vergine ».

Colui che volle chiamarsi « il Fiore dei campi e il Giglio delle convalli » doveva infatti attirare ben presto a Sé quest'umile violetta, il cui profumo Gli era sì grato.

Ma lasciamo che la Serva di Dio ci racconti nel suo incolto linguaggio i suoi lontani ricordi d'infanzia e la storia delle Divine predilezioni a suo riguardo.

« Mia Madre anteponeva a tutto il servizio di Dio, era molto ferma coi miei fratellini e non dava loro colazione se prima non avevano recitalo le preghiere.

A volte essi avevano fame e piangevano, ma la mamma non cedeva.

« Mio Padre lavorava la terra e lavorava molto, era buono.

Avevo pure una zia, mia madrina che era un'ottima donna.

Ero in età di otto o nove anni, quando un Venerdì Santo, la zia mi condusse laggiù6 ad adorare la Croce.

Appena mi fui inginocchiata - Francesca, mi disse - stendi le braccia in forma di croce e recita cinque Pater e Ave.

Io stentavo a stendere le braccia, perché poco prima mi ero fatta male allo stomaco caricando del fieno, erano diversi giorni che mangiavo poco o nulla e quasi non mi reggevo in piedi, tuttavia stesi le braccia in croce e dissi i cinque Pater.

In quel momento io Lo vidi la prima volta!

Egli era attaccato alla Croce, tutto coperto di Sangue e tutto lacero!

Oh! in quale stato era! Non mi disse nulla …

Dopo un po' la zia mi ricondusse a casa; io non le dissi che L'avevo veduto: non lo dissi né a lei, né ad altri ».

Fu quella una prima rivelazione della Passione del Salvatore che doveva occupare sì gran posto nella sua esistenza.

Gesù non parlò: ha forse Egli bisogno di parole per farsi intendere? …

Ma, una potenza infinita di attrazione si sprigionò dalle Piaghe adorabili del Cristo e accese in quell'anima giovinetta il desiderio che consumava il Suo proprio Cuore: quello cioè di un'unione più intima nel Suo Sacramento d'amore.

Comunicarsi! Ricevere Gesù! …

Francesca non ebbe più altre aspirazioni.

Quando essa aprì l'animo suo al Parroco « Bimba mia - sentì rispondersi - bisogna imparare il catechismo ».

« Allora mia madre mi mandò a scuola ed io imparai immediatamente il catechismo », raccontava essa, tra sorpresa e trionfante.

Si è indotti a credere che una grazia particolare l'avesse aiutata, tanto più che a questa conoscenza del catechismo studiato a orecchio, si limitava la sua istruzione, poiché Suor Maria-Marta, non seppe mai né leggere, né scrivere.

Ma quanto essa era già sapiente, senza neppure supporlo, nella scienza della vita e delle virtù cristiane!

A quella tenera età ella comprendeva e provava il bisogno della mortificazione, ma di quale cosa avrebbe ancora potuto privarsi quella fanciulletta la cui esistenza era una continua privazione? …

Le anime fanciulle, quando sono anime elette, sono ingegnose se si tratta di sacrificarsi per Iddio, e molte volte i fanciulli danno in questo, la lezione ai grandi: « Mamma, supplicava Francesca, dammi la minestra prima di metterci il burro ».

La fanciulletta aveva ottenuto un piccolo cantucchio nell'umile tugurio per esporvi le sue immagini.

Era quello il suo altare e ogni notte, quando essa credeva tutti addormentati, si levava pian piano e rimaneva lungamente inginocchiata sulla nuda terra pregando con tutto il fervore del suo giovane amore, fino a che la madre, accorgendosene, la faceva ricoricare.

Qualche volta accadeva che durante la giornata Francesca sfuggisse alla sorveglianza materna per correre poco distante, dalla sua madrina.

Questa sorella di suo padre, zitella, abitava, e non se ne sa il motivo, un antico eremitaggio - oratorio o cappella, sormontato ancora da un minuscolo campanile con la sua campanella.

Il villaggio, la Croce Rossa, molto distante dalla Chiesa parrocchiale, certamente aveva bisogno di questo luogo di preghiera, e forse, in seguito alla Rivoluzione, il piccolo edificio fu abbandonato, e la pia ragazza ne divenne proprietaria.

Sia come si sia, ella amava riunire parenti e vicini nella sua piacevole dimora, e la sera recitavano in comune il rosario.7

La « Cappella » - il nome era rimasto - custodiva cosi la realtà della sua prima destinazione.

Francesca era appassionata per la Cappella e voleva un gran bene alla zia, sua buona madrina, la quale la ricambiava con tenero affetto.

Volentieri questa si occupava della figlioccia, sostituiva spesso la mamma - sopraccarica di lavoro - accompagnandola in Chiesa.

Giunto il momento essa l'aiutò amorosamente a prepararsi alla prima Comunione.

Finalmente il gran girono spuntò … 8 settembre 1850.

Lasciamo la parola alla nostra cara Privilegiata rievocante molti anni dopo i ricordi della giovine Comunicanda: « Alora io feci la mia prima Comunione …

Fu là, nella Chiesa di Lémenc. E quando mi comunicai fu il piccolo Gesù che io vidi e ricevetti …

Oh! quanto ero felice! … Egli mi disse che ogni volta che mi sarei comunicata, sarebbe stato cosi … ».

- Com'era Gesù Bambino? le domandò la sua interlocutrice; aveva forse i riccioli biondi e il vestitino bianco come nelle immagini?

« Oh! povera Sorella, - soggiunse essa - non potrei darne un'idea! queste cose non si possono esprimere! - e continuò - Da quel giorno io l'ho sempre visto! …

Oh! è il cielo! … si sente il Paradiso nel cuore! …

Il Signore mi ha sempre accarezzata, ma mi dicono che questo avviene appunto perché sono una povera ignorante …

Noi eravamo sempre insieme …

Quando andavo al lavoro dei campi o a raccogliere l'erba per la capra, il piccolo Gesù mi era sempre vicino, si camminava, si lavorava, si ritornava insieme.

Ero così felice e cantavo di gioia! … »

- E che cosa cantavate?

- « Il Tuntum ergo e tutto ciò che si canta in Chiesa ».

« Il Signor Curato mi permetteva di comunicarmi spesso; qualche volta era la Madonna che mi dava il Suo piccolo Cesù.

In una ricorrenza della Natività di Maria,8 il SS. Sacramento era esposto; dopo la Messa grande io rimasi in Chiesa e vidi la SS. Vergine.

Essa aveva il suo piccolo Gesù e me lo diede.

Non so quanto tempo sono rimasta in Chiesa, ma quando tornai a casa, tutti avevano desinato e il babbo mi sgridò ben bene pel ritardo ».

- Non l'avete più riveduta la SS. Vergine?

- « Oh! sì, spessissimo, ma questa volta fu cosa notevole ».

Nella vita della nostra cara Sorella vediamo, fin dai primi anni delinearsi nettamente le due attrattive che regolarono tutta la sua vita spirituale.

Da un lato il Presepio e la SS. Eucaristia, che essa non separava mai, poiché è sempre Gesù Bambino che scorge sotto i veli dell'Ostia immacolata, il Presepio e l'Eucaristia, vale a dire la Santa Infanzia e l'annientamento.

Da un altro lato - il Crocifisso - vale a dire l'amore che soffre, l'amore che s'immola, l'amore che ripara.

Così prevenuta da tante grazie l'anima di Francesca si orientava da se stessa verso la vita religiosa contemplativa.

E il suo impulso personale s'incontrava col sentimento intimo dell'abate Lacombe Curato di Lémenc, dal settembre 1859.

Ma bisognava forse affrettarsi a dirigere verso il chiostro una giovane di 18 anni dall'aspetto poco robusto? …

L'ammissione al Terz'Ordine di S. Francesco d'Assisi ( 1861 ) calmò per un po' di tempo il suo desiderio di essere consacrata a Dio: ma ben tosto si risvegliò più veemente che mai.

Ben lontana di attingere, da questa sua forte tendenza verso Dio e le cose divine, una presuntuosa sicurezza della salute eterna, questa semplice figlia della campagna - si stenta a crederlo - temeva di perdersi …

Essa provava talvolta una grande paura dell'inferno; questa paura, essa confessò più tardi, fu uno dei motivi che la portarono al chiostro.

Le sembrava altresì d'essere chiamata a riparare la defezione d'un membro della sua famiglia, il quale, mancando di coraggio, aveva abbandonata, dopo qualche mese, la sua vocazione di Fratello della Dottrina Cristiana.

Sovente Francesca andando a fare erba ed a raccogliere legna secche, si spingeva fin sotto le muraglie claustrali del Carmelo e della Visitazione, che non erano ancora circondate da ville e da giardini.

« Ah!, sospirava allora la fanciulla. Gesù Bambino fatemi entrare là dentro ».

- Che cosa volevate venire a fare in Monastero, interrogò un giorno la sua aiutante spirituale, mentre, già il piccolo Gesù vi stava sempre vicino?

- « Volevo non essere occupata che di Lui … vivere come gli Angeli e non vedere più le cose del mondo ».

- Ma, le si replicava, sorridendo. Vostra Carità non ha poi troppo conosciuto il mondo.

« Oh! no; ma ho visto le mie compagne della Croce Rossa e un pochino di Chambéry ».

Francesca fu prima presentata al Carmelo, ma non fu giudicala abbastanza robusta per portare il peso della regola.

Il Signore non aveva segnato là il suo posto.

Il buon Parroco Sig. Lacombe, ebbe allora il pensiero di presentarla alla nostra On.ma Madre Maria-Paolina Deglapigny, e questa, colpita dall'ingenuo candore della fanciulla, non ebbe cuore di darle un rifiuto, ma la esortò benevolmente ad aspettare che vi fosse un posto libero, tra le Sorelle Converse.

Francesca se ne tornò a casa pieno il cuore di speranza, benché sensibilmente afflitta della dilazione indeterminata, e cominciò subito una novena di Via Crucis in suffragio delle Anime Sante del Purgatorio, alle quali affidò la propria causa.

La novena non era ancora terminata, che le porte del Monastero si aprivano per la pia giovinetta: una Sorella Conversa, Suor M. Francesca Ponlaz era andata a ricevere il premio delle sue religiose virtù, lasciando libero il posto per la fervida aspirante.

Ciò accadeva nel Febbraio 1862.

Al colmo della felicità, Francesca avvertì la sua buona mamma, che ormai poteva entrare senza difficoltà alla Visitazione; ma ascoltiamo dalle sue labbra l'ingenuo racconto.

« Mia Madre ne fu contenta, ma anche un po' afflitta, perché ero la maggiore e cominciavo ad aiutarla nel lavoro; ma era cosi cristiana! … essa mi rispose semplicemente: bisogna dirlo a tuo Padre.

La sera quando egli venne a casa gli dissi: Babbo domani entro in Monastero, perché sono stata accettata alla Visitazione.

Mio Padre alzò le mani al cielo, poi lasciandole ricadere sulle ginocchia esclamò: « Dio me ne liberi! Dio tue me liberi ».

L'indomani misi in un fazzoletto la mia poca roba e venni via.

- Ma, e vostro Padre?

- « Ebbene; mio Padre col suo « Dio me ne liberi » mi lasciò partire ».

Ciò che la nostra cara Sorella non diceva si è che la partenza di Francesca fu un grande dolore per tutti: per suo Padre poi, le parole Monastero-Visitazione non suscitavano idee troppo chiare e precise, ma significavano semplicemente, separazione per sempre.

Francesca per risparmiargli lo strazio dell'addio, approfittò del tempo che egli si trovava nei campi a lavorare e partì senza abbracciarlo.

Il brav'uomo sentendo fischiare la locomotiva, pensando che portava via la sua figliola, si mise a piangere dirottamente, esclamando: « povera bimba mia non li rivedrò mai più ».

Quando Francesca nel 1862 entrò nel nostro Monastero.

Essa prediligeva la sua primogenita e benché si rassegnasse a vederla partire, non si consolò mai totalmente.

Tre o quattro anni dopo, Marietta, Sorella minore di Suor M. Marla, veniva essa pure alla Visitazione.

La pia Madre offrì, non senza lacrime questo secondo sacrificio esclamando: « Ho capito … se avessi sei figlie andrebbero tutte alla Visitazione! ».

Quando Francesca nel 1862 entrò nel nostro Monastero, aveva 21 anni, essa veniva a fissare la sua dimora a pié di questo Calvario che aveva salito tante volte accompagnata dalla mamma.

Nell'atrio del Convento il Crocifisso miracoloso - che già aveva vibrato i suoi raggi9 sul capo di S. Francesco di Sales - pareva volesse accoglierla a braccia aperte, per involgerla nella sua misericordia.

Alla stessa data ardimentosi cristiani piantavano sulla vetta più alta del Nivolet il segno del Redentore.

Già amante e futura discepola di Gesù Crocifisso, Francesca entrava in monastero sotto gli auspici e all'ombra della Croce.

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1 Croce monumentale alzata dalla pietà del Conte de Fernex sulla punta culminante del Nivolet a 1558 m. d'altitudine.
Nel 1910 fu abbattuta da un violento uragano. Ma tosto la fede e l'amore dei Savoiardi si commossero e le 10.000 lire necessarie a rialzarla furono subito raccolte per sottoscrizione.
Nell'attuale aspetto d'alluminio, essa scintilla di nuovo ai raggi del sole e benedice tutta la Savoia
2 Vedere al Cap. Seg. la nota esplicativa sul nostro Monastero
3 Erroneamente le prime edizioni dell'opuscolo delle Santa Piaghe portano la data: 21 Maggio 1811
4 Uno di essi morì in fasce, e tutti la precedettero nella tomba
5 La Sig.na Luisa B…, Sorella aggregata e benefattrice del Monastero, quando apprese quell'illustre discendenza ebbe in maggior stima Suor M. Marta. Volle interrogarla:<< Sembra, mia Sorella, che V. C. discenda dai Barandier.
- ??? - Vostra madre si chiamava ben Barandier - Si. si chiamava Barandier.
- Ma non sapete che è una famiglia nobile? - lo non lo so … oh! ciò non vuole dire niente, ciò … Non faccio attenzione a quelle cose, Signorina », rispose la buona Suora andandosene via lesta lesta
6 Il suo gesto indicava la cripta della Chiesa di Lémenc presso la quale aveva luogo la conversazione
7 Davanti un'antica statua della Santa Vergine in legno dorato, che in omaggio di venerazione alla memoria di Suor M. Marta, i membri della sua famiglia hanno offerto ultimamente alla nostra Comunità.
Per un commovente sentimento di fede, tutti si riunirono per pregare ancora una volta ai piedi delle venerata immagine quale ultimo saluto, e se ne separarono con le lacrime agli occhi
8 Natività della S.ta Vergine, 8 Settembre
9 « Vita di S. F. di Sale? », di Hamon ( Gontier-Letourneau, Vol. I° cap. V, p. 571