La storia della Chiesa

Indice

Secondo periodo

La lotta della Chiesa contro il paganesimo e l'eresia

La struttura interna

§ 10. Propagazione della Chiesa

1. a) Sulle singole tappe della diffusione del Cristianesimo nell'Impero romano abbiamo scarse informazioni, e in parte ne manchiamo totalmente; sappiamo però con sicurezza che essa, nei limiti delle riserve che menzioneremo, avvenne in modo sorprendentemente rapido.

Come causa principale di cui si servì la Grazia a questo fine, nonostante i numerosi fattori sfavorevoli del mondo giudaico greco e romano, va ricordata l'intima, misteriosa forza d'attrazione della verità e del bene in quella forma unica di religione della rivelazione e della redenzione, quale la presentavano e la comunicavano la persona di Gesù, la sua vita e il suo messaggio.

Il modo di quel processo di fecondazione lo conosciamo molto bene per i primi tempi dagli Atti degli Apostoli.

b) Particolarmente grande fu la forza d'attrazione del martirio eroico.

Con la frase « il sangue dei cristiani è una semente » Tertulliano ha ben caratterizzato la misteriosa forza in esso nascosta.

Anche l'impressione singolare e profonda prodotta dalla semplicità della Sacra Scrittura viene spesso menzionata.

Tertulliano ha un'altra, sintetica espressione: « non appena la verità venne nel mondo, con la sua sola esistenza provocò odio »; ma « la verità combatté da sola ».

Della coscienza di sé che, come in ogni grande opera, anche nello sviluppo della nuova comunità fu condeterminante, abbiamo già parlato: importante è che l'includiamo bene nell'analisi.

c) Innanzitutto dobbiamo prendere coscienza di questa misteriosità che permea l'evoluzione del primo Cristianesimo, se vogliamo conoscere le « cause » della sua diffusione.

La questione non è veramente risolta con l'enumerazione di un paio di fattori storici.

Si possono rilevare alcuni elementi, ma l'intero processo è estremamente complesso, è un processo vitale, nel quale molte cause cooperano, intrecciandosi fra loro.

Bisogna riconoscere che esso si è svolto, in notevole parte, ad onta della debolezza morale degli uomini.

Dall'altra parte anche in questa evoluzione si manifesta l'importanza del principio teologico che dovremmo sempre ricordare: gratia praesupponit naturam, cioè la cosa decisiva è la grazia divina; essa però non opera magicamente, come un incantesimo, bensì nell'ordine creato da Dio, anche conformemente ai presupposti naturali.

2. La diffusione del Cristianesimo si effettua grosso modo in un vasto movimento da est a ovest.

Ciò era naturale: la propagazione avvenne nell'impero romano.

La lieta novella fu portata innanzitutto dalla Palestina all'Asia Minore che divenne il primo paese cristiano.

S. Paolo poi portò la nuova dottrina anche nella Macedonia e in Grecia.

I centri principali di vita cristiana nei primi secoli divennero poi l'Africa settentrionale e Roma.

S. Ireneo ( + nel 202 circa ) attesta che alla fine del II secolo c'erano comunità cristiane sulla sinistra del Reno.

Del fiorire del Cristianesimo nella Gallia meridionale verso la metà del II secolo ci danno notizia le lettere inviate dai cristiani di Lione e di Vienne alle Chiese dell'Asia Minore sui martiri di Lione.

Verso il 200 il Cristianesimo era diffuso in tutte le parti dell'impero.

La maggior parte degli aderenti era in Oriente.

Non è possibile addurre delle cifre.

Tuttavia già per il primo periodo anche solo le lettere di Paolo ci attestano uno sviluppo relativamente significativo.

Le notizie di Tacito ( verso il 55-116 d. C. ) e il rapporto di Plinio il Giovane a Traiano sulla Bitinia e sul Ponto, ci documentano almeno la presenza di una forte minoranza in talune regioni dell'Impero.

La propagazione fu però disuguale.

Fino a Costantino ( § 21 ) i cristiani costituivano ancor sempre una minoranza ( non molto forte ) dell'intera popolazione dell'Impero.

La lieta novella si spinse con i soldati, i commercianti e i predicatori lungo le vie di comunicazione.

Si stabilì conseguentemente dapprima nelle stazioni di tappa di queste vie, ossia nelle città, mentre coloro che abitavano le campagne ( = pagi ) restarono per molto tempo ancora pagani.

3. a) Il Vangelo era un messaggio di consolazione e di misericordia. Gesù chiamava a sé gli oppressi. Secondo Paolo v'erano pochi mèmbri, nelle sue comunità, che avessero una rinomanza nel mondo ( 1 Cor 1,26 ).

Il disprezzo dei pagani verso i cristiani e le notizie dei primi tempi in tal senso ce lo confermano.

Paolo tuttavia ha spesso motivo di biasimare i benestanti delle sue comunità, perché non vivono sufficientemente secondo il Vangelo.

b) Tuttavia già fin dagli inizi il Cristianesimo penetrò anche tra alcune persone di altissima posizione sociale: il primo non-giudeo battezzato appartiene a questo ceto, il ciambellano della regina d'Etiopia ( At 8, 27s ); inoltre il governatore Sergio, convertito da Paolo, e alcuni mèmbri della corte imperiale secondo gli accenni generici di Fil 4,22.

Nel 95 Tito Flavio Clemente, cugino dell'imperatore (!), risulta cristiano.

In tal modo un cristiano presiedeva già fin d'allora le sedute del Senato pagano: fu un breve intermezzo però.

Ben presto troviamo una serie di nobili donne che aderirono al Cristianesimo e lo favorirono con zelo.

c) Molto più tardi le persone colte, i filosofi, si convertirono in gran numero.

Lo scetticismo radicale, uno stile di vita alieno dal sacrificio, impregnato di fine o grossolano materialismo, anche l'immoralità erano allora, come oggi, gli avversari più tenaci della verità religiosa vincolante, della fede e della religione della croce.

d) La nuova religione era l'annuncio del Padre che è nei cieli, i cui figli diletti sono gli uomini redenti da Gesù Cristo.

La forza di fede e di amore che scaturiva da questa verità, l'autorità morale e fascinosa ad un tempo con la quale i suoi insegnamenti e i suoi precetti venivano formulati, fecero rifiorire negli uomini quanto in essi c'è di vero e di buono, in proporzioni molto maggiori di quanto fosse riuscito al paganesimo, anche se non mancarono carenze morali, quali furono lamentate per esempio da s. Paolo e da Ignazio di Antiochia.

L'essenziale fu che il messaggio cristiano pose gli uomini in una relazione del tutto diversa con le loro debolezze e le loro facoltà, il loro intelletto e il loro amore: il Dio redentore era colui che in essi agiva.

L'alto livello religioso-morale di quei primi tempi è un forte rimprovero a molte carenze posteriori e odierne nella Cristianità.

A ragione lo zelo riformatore di molti secoli si è richiamato continuamente a quella Chiesa originaria, primitiva, apostolica.

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