La storia della Chiesa

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II. Le persecuzioni generali

1. L'antagonismo dello Stato crebbe a misura che le tendenze della nuova religione, praticamente ostili al paganesimo, divennero più evidenti o lo Stato pagano credette di poterle costatare come tali.

Ciò avvenne in seguito alla diffusione enorme del Cristianesimo e alla sua organizzazione.

La dottrina cristiana Roma l'avrebbe, alla fin fine, tacitamente tollerata, ma una Chiesa organizzata, costituita gerarchicamente, si doveva distruggere.

2. Nel III terzo secolo l'Impero, a causa di scosse politiche ed economiche, entrò in una forte crisi.

Invece l'organizzazione della Chiesa attorno all'anno 250 era così progredita che ormai lo Stato pagano per la prima volta riconobbe chiaramente il pericolo che lo minacciava da parte del Cristianesimo, tanto più che l'imperatore Decio ( 249-251 ) voleva riordinare l'Impero sulla ricostruzione di una comune base religiosa.

La lotta entrò nella sua fase decisiva; scoppiò la prima persecuzione generale, vale a dire il primo tentativo sistematicamente disposto e coerentemente perseguito in tutto il territorio dell'Impero di annientare il Cristianesimo.

3. Lo scoppio della persecuzione dipese dal fatto che i cristiani si erano rifiutati di prendere parte ai sacrifici nazionali che erano stati indetti in tutto l'Impero per impetrare la protezione contro una epidemia.

Un editto ordinò che d'ufficio tutti i sudditi dell'Impero erano obbligati al sacrificio e che, eventualmente, dovevano esservi costretti.

Furono istituite commissioni sacrificali davanti alle quali tutti, con l'intera famiglia, dovevano sacrificare e farsi rilasciare un certificato, un « libellus ».

( Sono ancora conservate diverse richieste di un simile libello con i corrispondenti certificati firmati, contro-firmati e datati ).

Vi furono molti martiri, più confessori, ma anche moltissimi che divenuti tiepidi per il precedente lungo periodo di pace, apostatarono36 ( lapsi; tra questi anche dei preti e dei vescovi ).

Alcuni si fecero rilasciare il libello senza aver sacrificato; genere di apostasia questo che fu punito con minor rigore dalla Chiesa dopo la persecuzione.

La persecuzione di Decio ebbe fine con la penetrazione dei Goti nella Dacia.

L'imperatore cadde in battaglia contro di essi.

Ma le sue misure ostili furono mantenute dall'imperatore Valeriano ( 253-260 ).

Ciò avvenne tuttavia solo nell'anno 257 in un improvviso mutamento del suo atteggiamento di fronte ai cristiani, il che dimostra chiaramente come fossero oscuri i fondamenti giuridici delle persecuzioni.

Questo attacco, d'altra parte, fu sferrato con un calcolo più acuto; si diresse direttamente contro quegli elementi che erano i più importanti per la Chiesa: il clero, le assemblee della comunità, i giudici e i senatori cristiani.

Martiri furono: a Roma Papa Sisto II ( + 258 ) e il suo diacono Lorenzo; a Cartagine Cipriano, il grande difensore dell'unità della Chiesa.

4. Il figlio di Valeriane, Gallieno, divenuto imperatore nel 260, abrogò gli editti di persecuzione.

Ebbe inizio un periodo di 40 anni37 di pace, fondato su una tolleranza di fatto ( non di diritto ) e che fu della massima importanza.38

L'organizzazione della Chiesa all'interno, come il suo sviluppo in tutto l'impero e fra tutti gli strati sociali, poteva proseguire indisturbata.

Attraverso questo lavoro la Chiesa si rafforzò talmente che la tempesta, che poi si sarebbe scatenata, non poté più nuocerle in maniera decisiva.

La Chiesa, durante questo periodo, riuscì soprattutto a superare profondamente il pregiudizio diffuso nell'opinione pubblica contro i cristiani.

All'ultima persecuzione il popolo non ha quasi più preso parte; Atanasio riferisce che i pagani protessero e nascosero ripetutamente i perseguitati dai loro oppressori.

5. Solo dopo 18 anni di governo, l'imperatore Diocleziano ( 284-305 ) si lasciò indurre dal suo Cesare e genero Galerio ( 293-311 ), un fanatico odiatore della nuova religione, a sferrare l'attacco contro i cristiani.

Tuttavia la persecuzione rientrava nella linea complessiva del piano generale di questo imperatore che voleva ridare all'Impero l'antica forza.

A tale scopo tutto ciò che non fosse pagano doveva essere sterminato come non romano.

Diocleziano aveva attuato un completo riordinamento dell'Impero: divisione del potere fra due imperatori augusti, uno in Oriente e uno in Occidente; nomina di due cesari con diritto di successione; accentramento amministrativo con la ripartizione dell'Impero in 96 province e con 12 diocesi e 4 prefetture.39

Egli trasferì la propria residenza ( del primo imperatore ) in Oriente ( Nicomedia ); ciò ebbe grande importanza per la libera evoluzione interna della Chiesa e del Papato.

Dopo tre editti del 303 ( le chiese devono essere rase al suolo, i libri santi consegnati, il clero incarcerato e costretto con la tortura a sacrificare ), nel 304 con un quarto editto cominciò la persecuzione generale.

Il numero dei cristiani era notevolmente cresciuto negli anni di pace;40 il Cristianesimo si faceva già fortemente notare nella formazione della vita pubblica della città ( costruzione di chiese; cristiani in posizioni influenti ).

Vi furono di nuovo molti « lapsi »,41 ma anche numerosi martiri ( gli atti relativi sono molto leggendari ).

In Occidente la persecuzione già dopo il 305 andò scemando, allorché divenne imperatore Costanzo Cloro.

In Oriente invece Galerio, dopo l'abdicazione di Diocleziano ( 305 ), la proseguì.

Ma anch'egli alla fine dovette confessarsi sconfitto; sul letto di morte emise un editto di tolleranza ( editto di Sardica, 311 ) che portò già un qualche riconoscimento del Cristianesimo, così che d'allora in poi il neroniano non licei esse vos perdette in
sostanza ogni valore.

6. La libertà definitiva del Cristianesimo la portò nell'anno 312 la vittoria di Costantino il Grande sui suoi antagonisti.

Dapprima insieme col suo collega Licinio, in diversi rescritti, e in fine Costantino da solo dichiarò libero il Cristianesimo.

Il passo decisivo fu l'intesa fra Licinio e Costantino a Milano nel 313; conseguenza ne fu il cosiddetto editto ( costituzione ) di Milano del 313 che fu emanato dai due imperatori dopo la vittoria di Costantino su Massenzio a Ponte Milvio, e che concesse illimitata libertà di religione.

( Una ulteriore persecuzione condotta da Massimino Daia in Asia al di là del Tauro e in Egitto finì con la sua sconfitta ).

È vero che i due Augusti Costantino e Licinio presto si divisero e l'ultimo perseguitò nuovamente i cristiani.

La vittoria di Costantino però ( 324 ), rese questi unico signore e liberò definitivamente la Chiesa ( § 21 ).

Anche questa persecuzione ripresentò il problema della riammissione dei « lapsi » nella Chiesa; vi ricomparve il contrasto tra la concezione più rigorosa e quella più blanda.

Si giunse a parecchie scissioni ( scismi ).

La più importante risultò quella dei donatisti nell'Africa settentrionale ( § 29 ).

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36 Cipriano, cosi duro in queste cose, dice, evidentemente esagerando, che già in vista dell'editto i più divennero subito, deboli.
37 Un editto dell'imperatore Aureliano nell'anno 271 non fu eseguito.
38 Il rescritto di Gallieno ( nella storia ecclesiastica di Eusebio ) col quale egli restituisce ai cristiani gli edifici sequestrati, è di particolare importanza: per la prima volta un imperatore si rivolge ufficialmente ai vescovi cristiani ( in maniera non ufficiale era già accaduto da parte di Giulia Mammea, Alessandro Severo e Filippo l'Arabo ).
39 Diocleziano mantenne per sé l'Oriente con capitale Nicomedia.
Suo genero Cesare Galerio amministrava l'Illiria con la Macedonia e la Grecia ( residenza a Sirmio ).
Massimiano come secondo « imperatore augusto » ottenne l'Italia e l'Africa ( residenza a Milano ), il suo Cesare Costanze la Spagna, la Gallia e la Britannia ( residenza a Treviri ).
40 Che il Cristianesimo fosse già fortemente diffuso e che anche nell'esercito, soprattutto, ci fossero molti suoi seguaci ce lo testimoniano le tradizioni del martirio della Legione Tebea e dei soldati-martiri nel basso Reno ( Gereone a Colonia; Cassiano e Fiorenzo a Bonn; Vittorio a Xanten ); si tratta, è vero, di leggende, esse hanno però un nocciolo storico.
41 Specialmente addetti ai ministeri ecclesiastici, che seguendo l'editto imperiale avevano consegnato i libri santi, i cosiddetti « traditores ».