La storia della Chiesa

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III. I successori di Niccolò I

1. Le pretese di Niccolo I significano semplicemente una rivoluzione nel rapporto tra Papato e Impero, così come lo aveva costituito Carlo Magno in base al sistema della chiesa privata e come era regolato dalla costituzione dell'imperatore Lotario I nell'824: colui che prima sottostava, il Papa, doveva essere ora superiore.

a) Ma Niccolo e i suoi successori dovettero sperimentare che il loro programma era intempestivo, anche se i rappresentanti dell'Impero in decadenza non sapevano opporre alcuna resistenza al loro preteso ruolo di guida.

Non bastava che il Papa, quale Vicario di Dio, disponesse liberamente della dignità imperiale; egli, il Papa, aveva bisogno, a sua volta, del rè come interlocutore pronto a ricevere e a usare, in obbedienza alla curia, quello che egli doveva già possedere come presupposto naturale, cioè la forza del potere temporale esecutivo della spada.

Ma mancava l'una e l'altra cosa.

Di conseguenza il livello di potere preteso da Niccolo I non era allora ancora raggiungibile, e meno ancora sostenibile.

Nonostante il partito ecclesiastico di riforma, la forza veramente portante era stata la personalità di Niccolo I.

Dopo di lui, tranne i due immediati successori, Adriano II e Giovanni VIII, assai attivi, non si hanno Papi di rilievo.

b) Già durante il pontificato di Adriano II ( 867-872 ), che aveva lottato a lungo per poter essere incoronato, si annuncia un profondo, inquietante disordine.

Le forze dissolvitrici, che già sotto Niccolo I si erano rivelate nella persona e nell'influenza di Anastasio Bibliotecario, si mostrarono poi, in maniera ancora più forte nel suo legato, uomo influente e arricchitesi nella carica che ricopriva, il vescovo Arsenio.182

Il fatto che quell'Anastasio fosse strettamente legato all'opera di Papa Niccolo ( perlomeno dopo l'862 ) e che questo Arsenio nella difficile carica di apocrisario pontificio presso l'imperatore franco dimostrasse tanta abilità ( all'acuirsi dei contrasti sugli inizi del pontificato di Adriano II ) e arte di maneggio, non toglie al quadro la sensazione di qualcosa di lacunoso, di instabile e non riesce neppure a far dimenticare i sintomi minacciosi delle tensioni, che qui già si manifestano, verso un potere sempre più grande per propria soddisfazione personale.183

2. Niccolo aveva lasciato al suo successore un'eredità straordinariamente pesante: il Papato si trovava di fronte alla necessità di una molteplice difesa e all'inasprimento critico di tutti quei problemi che Niccolo aveva bensì definito d'autorità, ma non risolto.

La situazione di Adriano fu tanto più difficile, in quanto egli cercò di restar fedele ai princìpi del suo predecessore, e realmente vi rimase.

La rivoluzione di palazzo dell'imperatore Basilio e la caduta di Fozio ( dopo mesi di trepidante attesa, durante i quali a Roma non si aveva ancora notizia degli avvenimenti ) fecero assumere una piega inaspettata ai contrasti con l'Oriente; Adriano ebbe la soddisfazione di poter giudicare Fozio in un sinodo romano ( 869 ) e vendicare l'umiliazione subita dal suo predecessore.

Più difficile fu mantenere le decisioni di Niccolo anche di fronte all'Occidente.

Si fecero pressioni su di lui affinché ritirasse il giudizio su Lotario e i provvedimenti ad esso connessi.

Effettivamente il Papa concesse all'arcivescovo Ditgaudo di Treviri ( vedi II,1 ), che era stato deposto, la comunione dei laici, revocò la scomunica a Valdrada e ricevette persino Lotario II, rinviando la questione del suo matrimonio a un sinodo che si sarebbe tenuto a Roma.

La morte del rè, se lo preservò da altre complicazioni nel noioso affare, lo mise davanti al problema della successione che degenerò in una pericolosa crisi.

Qui si manifestarono le conseguenze politiche, da lungo tempo previste, di una decisione religiosa che, in quanto tale, non poteva forse esser presa diversamente, ma che però, nei suoi effetti, poneva il Papa di fronte a un problema che superava di molto i limiti dell'ambito religioso.

Le pretese per la successione, moralmente del tutto giustificate, dell'imperatore che, per aver lottato contro i Sassoni, avrebbe meritato il pieno appoggio dell'Occidente, erano minacciate dalle intenzioni, da tempo note, dei suoi zii, specialmente di Carlo il Calvo.

Tutti i tentativi di mediazione e gli ammonimenti dei Papi, che naturalmente però si mostrarono assai meno decisi in questo caso che nel loro modo di agire contro Lotario II, fallirono.

La minaccia di sanzioni più severe venne troppo tardi.

Quando i legati giunsero da Carlo il Calvo, il patto di Meerssen ( 870 ) aveva già creato dei fatti compiuti.

Un sinodo di Reims e anche uno scritto di Incmaro respinsero l'intervento del Papa come interferenza ingiustificata: Adriano non poteva essere nello stesso tempo vescovo e rè; l'appartenenza al regno di Dio non dipende dal fatto di rifiutare o meno il rè voluto da Roma.

I Grandi franchi dichiararono schiettamente che la politica si fa con la spada e non con pretese di dominio religioso.

Adriano fu saggio abbastanza da piegarsi alla realtà politica.

Già nell'872 ripiega sulla vecchia linea e fa sperare a Carlo il Calvo, nel caso venisse a mancare Lodovico II, la dignità suprema dell'impero, rimanendo, nonostante tutto ciò, fedele alla concezione imperiale del suo predecessore.

3. La situazione politica in Italia da qualche tempo era fortemente minacciata dalle invasioni dei Saraceni.

Era stato l'imperatore Lodovico II, nonostante i continui intralci da parte dei suoi zii e il poco appoggio di Niccolo I, ad assumerne la difesa, secondo le sue possibilità.

Con la sua morte ( 875 ) la situazione divenne pericolosissima per il Papa, ora Giovanni VIII.184

Giovanni VIII ( 872-882 ) volle emulare, con ferma volontà, Niccolo I.

All'oppressione causata dai continui attacchi saraceni ( il Papa dovette pagar loro un tributo ) s'aggiungevano scissioni interne a Roma.

Già precedentemente nella lotta dei Papi contro i Longobardi e l'Impero romano d'Oriente, a Roma, accanto a quelli che sostenevano gli interessi del Papa, c'era sempre stato un partito nobile longobardo, uno greco ( romano-orientale ), uno imperiale e poi anche partiti di nobili romani.

« Il veleno della discordia non s'allontanava da Roma » ( Alcuino ).

Nella sua politica nei confronti dell'Impero Giovanni rimase sulla linea tracciata da Niccolo e da Adriano: contro la volontà del defunto Imperatore che aveva destinato alla sua successione il carolingio franco-orientale Carlomanno, il Papa si decise per il franco-occidentale Carlo il Calvo che egli coronò il giorno di Natale dell'875.

I tempi nei quali la corona imperiale veniva trasmessa in base al diritto d'eredità, erano passati.

Adesso era il Papa che, a suo libero giudizio, disponeva della suprema dignità dell'Impero.

In uno spazio di 75 anni le condizioni si erano radicalmente mutate.

Il nuovo Imperatore manifestò la sua riconoscenza non solo ampliando notevolmente le donazioni dei suoi avi, ma rinunciando anche ai più importanti diritti imperiali ( presenza di missi imperiali a Roma, conferma dell'elezione papale ).

Il Papato ora era libero dalla tutela imperiale.

Purtroppo però, esso era al tempo stesso senza protezione, poiché l'Imperatore, che stava invecchiando, non era più in grado di assolvere gli obblighi che si era assunti per onore.

Dopo la morte di Carlo il Calvo ( 877 ), Carlomanno che era stato danneggiato poté venire pacificamente in possesso della sua eredità italiana.

Giovanni però seppe abilmente sottrarsi alla sua pretesa alla corona imperiale.

Ma così egli rimase anche senza protezione.

Umiliato di nuovo dai Saraceni, oppresso dai principi italiani, poi imprigionato, si ritirò nel regno franco occidentale: un parallelo lontano, anticipato, del futuro atteggiamento filo-francese dei Papi nella seconda metà del XIII secolo, che li portò ad Avignone.

La situazione disperata dell'Impero,185 l'opposizione dell'Arcivescovo di Milano, lotte reciproche fra i principi dell'Italia meridionale e ancora i Saraceni, costrinsero il Papa perfino ad avvicinarsi all'Impero romano d'Oriente e ad approvare le decisioni di quel sinodo dell'879-80186 che riabilitava Fozio, senza che si tenesse conto minimamente delle condizioni poste dal Papa.

Giovanni VIII morì, già vecchio, di morte violenta: secondo gli Annali di Fulda, egli fu avvelenato dai suoi parenti; gli sarebbe poi stato frantumato il capo con un martello.

4. a) Con questa orrenda visione, si può far iniziare, a ragione, per la storia della Chiesa, il « saeculum obscurum ».

Giunti a questo punto dello sviluppo, un breve sguardo all'elenco dei Papi ci svela già l'instabilità della situazione.

Dalla morte di Giovanni VIII nell'anno 882 fino a Leone IX nel 1049 ( § 45 ) si ebbero 44 Papi, per gli 80 anni fino all'intervento di Ottone il Grande oltre 20; essi venivano e andavano.

b) Il quadro esterno rimane ancora caratterizzato dalle invasioni dei Normanni, dei Saraceni, degli Ungheresi e ( in Inghilterra ) dei Danesi con le relative enormi devastazioni, e da molteplici disordini, sia nell'amministrazione che nel campo della morale e del diritto.

Ciò che valeva era soprattutto la forza bruta, non per ultimo, naturalmente, usata nei confronti dei beni delle chiese e dei monasteri, specialmente in Italia e nell'odierna Francia.

Vescovadi scomparvero, oppure ( come anche abbazie ) furono occupati da laici.

Era più che naturale che anche fra il clero comparissero dei sintomi di dissoluzione: ignoranza, simonia, immoralità, basso livello sociale.

La pericolante situazione politica dei Papi, che nei Carolingi non avevano più alcun appoggio, li sospinse formalmente a lato dei loro nemici più vicini, i duchi franchi di Spoleto, contro i quali, a sua volta, si ergeva la sete di potere dei duchi franchi del Frinii.

Il Papato così, a causa dei suoi possedimenti temporali, divenne, in aspre lotte partigiane, il pomo della discordia.

Le famiglie della nobiltà vittoriosa sfruttano per sé, senza scrupoli, i proventi e le possibilità politiche dello Stato della Chiesa fortemente diminuito.

Senza riguardo alla capacità, essi pongono sul trono di Pietro i loro favoriti, mèmbri della propria famiglia; Papi spodestano altri Papi incarcerandoli e vengono a loro volta gettati in carcere.

Viene il famigerato anno 896-97; Bonifacio VI, già sacerdote romano e deposto perché indegno, regna per 15 giorni; Stefano VI ( 896-97 ) sotto la pressione di Lamberto di Spoleto ( che era stato incoronato imperatore da Stefano V ) tiene il « sinodo dei cadaveri » dove fa condannare Formoso ( 891-896 ), dopo esser stato esumato e portato lì; egli stesso viene messo in prigione.

Sergio III ( 904-11 ), una creazione dei duchi di Spoleto, fa strangolare in carcere i suoi due predecessori.

Altri pontificati sono del tutto insignificanti.

Di una programmazione ecclesiastico-universale non si parlava più, affatto.

5. Nella lotta partigiana tra le famiglie della nobiltà romana, una si mantenne al primo posto per lungo tratto di tempo, quella di Teofilafto con la moglie Teodora e le figlie di quest'ultima Marozia e Teodora.

Sotto Teofilatto iniziò quel dominio di donne che non si arrestò nemmeno dinanzi ai doveri spirituali del vescovo di Roma.

La fonte principale però, lo scandalistico Liutprando ( + verso il 970 ), non può essere accettata senz'altro ( o magari ancora generalizzando ).

Ci furono anche delle persone ineccepibili e delle figure edificanti.

Sotto Giovanni X ( 914-28 ) si formò la Lega dei prìncipi italiani del centro e del meridione, compresi i Bizantini e nel 916 fu conseguita una vittoria sui Saraceni.

Marozia però e il suo secondo marito si adoprarono affinché il Papa morisse in carcere.

Nel 931 Marozia pose sul trono papale il suo figlio naturale ( nato da una relazione con Sergio III, uccisore del Papa precedente? ) col nome di Giovanni XI ( 931-35 ).

Un cambiamento fu portato da Alberico di Spoleto ( figlio di Marozia, nato da un precedente matrimonio; + 954 ) il quale aveva conservato ancora un senso di cristiana responsabilità.

Egli scacciò il terzo marito di sua madre, rè Ugo, imprigionò Marozia e suo figlio Giovanni XI e per 22 anni governò autocraticamente; anche i 4 successori di Giovanni XI dipendevano completamente da lui.

Furono però dei sacerdoti degni, i quali ( assieme ad Alberico ) introdussero perfino la riforma cluniacense a Roma, stabilendovi dei monaci riformatori.

Purtroppo anche in Alberico, infine, prevalsero gli interessi di famiglia.

Sul letto di morte, nel 954, destinò a suo figlio Ottaviano ( di 17 anni ) la sede pontificia non appena si fosse resa vacante; si tratta di Giovanni XII187 ( 955-64 ) il quale condusse una vita estremamente scandalosa e pubblicamente immorale i cui interessi erano la caccia, le gozzoviglie e le donne.

Si giunse persino ad amministrare gli ordini in modo blasfemo.

Egli brindava in onore di Venere e di Apollo.

6. E, ciononostante, fu proprio questo Papa indegno che in quel tempo compì l'azione storicamente più importante per la Chiesa: per necessità politica ( oppresso da Berengario, che regnava nell'Italia settentrionale ) nel 960 chiamò Ottone I188 dalla Germania, il quale si sentiva erede dei diritti dei Carolingi e poté entrare in Roma con la moglie Adelaide per farsi incoronare ( 962 ).

Naturalmente Ottone si vide poi costretto, già l'anno successivo, a far deporre lo stesso Papa da un sinodo romano, per tradimento e vita immorale.

Nel 964 morì l'ex papa Giovanni XII che, come sta scritto nella cronaca ufficiale papale, il « Liber Pontificalis », « aveva trascorso tutta la sua vita nella lussuria e nella vanità ».

a) Questa situazione del Papato si riflette in certo qual modo nella leggenda non-storica ( ma generalmente creduta fino al tardo Medioevo )189 della papessa Giovanna ( che sarebbe esistita verso l'855 ).

La leggenda ha parecchie radici, ma è certamente anche espressione della vera serie di donne che nel X secolo dominarono il Papato.

Il decadimento del Papato fu reso possibile in queste proporzioni solo dalla decadenza dell'Impero: entrambi ebbero i loro paralleli in fenomeni di dissoluzione sociale e culturale in tutta Europa.

Le suddivisioni che risultano dai trattati di Verdun 843, Meerssen 870 ( divisione del regno lotaringio ) e Tribur ( 877: il regno diviso in 5 parti: regno orientale, regno occidentale, Borgogna superiore, Borgogna inferiore, Italia ) significarono per il Papato un apparente alleggerimento, furono in realtà un danno; esso infatti aveva bisogno sia per i suoi compiti ecclesiastici, come per la sua autonomia politica, dell'appoggio di una potenza superiore.

Quando questa venne a mancare, dappertutto si sollevarono, così come abbiamo visto, anche in Italia, le potenze minori; dove poterono danneggiarono l'indipendenza politica e con essa quella ecclesiastica del Papato.

La controprova ce la forniscono, già dall'inizio del X secolo, e poi sempre più spesso attraverso i secoli, i vescovi tedeschi i quali compresero il nesso esistente fra l'unità dell'Impero e l'efficace opera della Chiesa.190

La debolezza politica dell'Impero offrì ancora una volta lo spunto e l'occasione favorevole per l'irruzione di potenze avide di conquista, che si dimostrarono ben presto anche devastatrici, con enorme danno di quanto era ecclesiastico-cristiano, dunque anche del Papato.191

b) Il disordine generale faceva trionfare soltanto il diritto del più forte.

Ciascuno è, per così dire, affidato a se stesso.

Si formano molte piccole signorie con un munito castello al loro centro.

L'idea della rapina, della sanguinosa autodifesa diviene corrente.

L'infausto sistema del duello, naturalmente pregiudizievole all'educazione cristiana dei popoli, ha qui la sua origine anche se solo più tardi si sviluppò veramente, quando cioè, con l'ereditarietà dei piccoli feudi, iniziando da Corrado II, i castelli diventarono possesso dei cavalieri.

Le conseguenze per la vita religiosa sono facilmente comprensibili.

I più importanti caposaldi dell'attività religiosa, i monasteri sono per la maggior parte estinti verso il 900, oppure divenuti infecondi nel regno franco occidentale.

In quel tempo anche i libri erano mercé rara.

In questo quadro deprimente, caratterizzato da vari processi di dissoluzione, c'è tuttavia qualche elemento consolante: l'unica coesione, che si dimostrò stabile, venne dalla Chiesa.

È sorprendente che essa fosse in grado di continuare la sua tradizione e di servirsene nella situazione di allora e sotto la guida di simili papi.

Una dubbia personalità, come Sergio III, ricostruisce la basilica Lateranense, la sua chiesa episcopale, che era crollata durante il pontificato di Stefano VI.

Anche le massime ampollose e le esigenze grandiose di questi Papi indegni furono « parole che tennero vive delle grandi idee » ( Hauck ).

E non dobbiamo mai dimenticare che l'idea dell'incomparabile dignità religiosa del vescovo di Roma, anche se talvolta fu poco chiara e in singoli casi fu negata, non sparì mai dalla coscienza della cristianità.

Inoltre non era cosa trascurabile, soprattutto per il modo di pensare di quei tempi, fortemente simbolico, il fatto che il Papa a partire dalI'VIII secolo portasse, oltre alla mitra ( che designava la dignità religiosa ), una « corona » come segno di sovranità, e precisamente una cuffia a punta, riservata a lui solo, attraverso la quale egli era incomparabilmente innalzato al di sopra di tutti gli ecclesiastici e i secolari.

Il modo di vestire simbolico ebbe come effetto una creazione di autorità quasi come corona imperiale per l'unica idea imperiale ( Percy E. Schramm ).192

7. Questa risultanza di fattori positivi, persino in questi tempi di decadenza ecclesiastica, non deve farci dimenticare la problematica intrinseca, immanente, all'idea papale di quel tempo ( dunque già specificamente medievale ).

Bisogna sempre tornarci sopra per la sua tragica decisiva importanza per la storia universale e specialmente per quella della Chiesa.

La problematica e la sua tragicità consistono nella combinazione arbitraria di primato religioso e politico universale, simbolizzata in quella « Corona-Regnum » di Costantino ( v. sopra ) sul capo del successore di Pietro, del Pescatore di uomini.

I fattori positivi menzionati non impediscono che nello stesso tempo il vero compito religioso-pastorale retrocedesse in maniera pericolosa.

È veramente impressionante che Flodoardo di Reims ( + 966 ) critichi il pontificato di Giovanni XI - la lodevole eccezione sopra menzionata - appunto perché « senza potenza, privo di splendore, si è occupato soltanto di cose spirituali ».

La mescolanza inevitabile, anzi desiderata, delle due sfere, doveva sempre condurre ad irretire l'elemento religioso in quello temporale.

8. L'opposizione più forte al decadimento pontificio italiano andò formandosi in Germania proprio con l'avvento dei principi sassoni ( 919-1024 ).

Già rè Enrico ( 919-936 ) aveva forse pensato alla corona imperiale; egli morì prima di poter realizzare il suo piano.

Lo doveva attuare suo figlio Ottone ( 936-973 ).

Il primo viaggio in Italia nel 951 portò ad Ottone, nella città di Pavia, l'omaggio dei Grandi italiani, nella sua qualità di rè dei Franchi e dei Longobardi, non poté tuttavia scendere in Roma, poiché Papa Agapito e Alberico si erano opposti.

Passò ancora un decennio, fino al giorno in cui il Papa stesso, erede di Alberico, chiese aiuto ad Ottone.

Dopo che furono superate le situazioni politico-anarcoidi nell'Impero, migliorarono pure le condizioni della Chiesa.

L'episcopato divenne un potente collaboratore nella lotta del nuovo regno.

E appunto questa Germania fu quella che salvò il Papato.

Accanto all'episcopato si ebbe anche un focolaio, che vedremo poi, di rigenerazione ecclesiastica in nuovi movimenti e centri monastici.

Con l'intervento di Ottone a Roma il cambiamento della storia ecclesiastica è avviato, ma non ancora attuato.

Anche i primi sviluppi del Papato si attuarono in continua lotta contro le nobili famiglie romane, lotte nelle quali alcuni Papi morirono ancora in carcere o di morte violenta.

Solo verso la metà dell'XI secolo, con le spedizioni in Italia di Enrico III, il Papato fu definitivamente liberato dagli indegni vincoli delle cricche romane,193 e potè avviarsi verso un Papato universale e riformato ( § 48 ).

9. Mentre nell'Occidente cristiano, in molti luoghi, appariva nuovamente la barbarie, nella vicinissima Spagna si sviluppava un'altra civiltà arabo-musulmana, dietro l'impulso proveniente dai paesi dell'Islam: un fatto molto significativo nel momento in cui questa civiltà, superando i confini del regno arabo, comincia a influenzare l'Occidente cristiano, e a deporvi germi estranei che saranno in parte positivi, ma anche dissolventi ( § 59,2 ).

a) Le condizioni dei cristiani in Ispagna sotto il dominio arabo non erano sfavorevoli; godevano della libertà di religione, i vescovi vennero nominati o confermati dagli Arabi.

Vi furono però anche cristiani « arabizzanti » e la superiorità della cultura causò molte conversioni all'Islam.

Santiago di Compostella nella parte non araba della Spagna, dall'inizio del IX secolo, divenne, un po' alla volta, un centro cristiano di irradiazione religiosa tipicamente medievale.

b) Ma anche nello stesso Occidente, il X secolo ha un volto molto diverso nei singoli Paesi.

In Inghilterra ci fu un periodo di rigoglio già prima del X secolo sotto Alfredo il Grande ( 871-900 ); egli tradusse in inglese antico parti della Bibbia e filosofi latini.

Quando fu ristabilito l'ordine in Germania ( sotto Enrico I [ 919-936 ] ), qui e nella Francia, che si stava aprendo alla riforma cluniacense ( § 47 ), furono nuovamente trascritti e raccolti libri.

Particolare fama godeva in quel tempo la scuola monastica di san Gallo, nella quale insegnarono, nell'ordine, Notkero Balbulo ( + 912 ), Notkero Fisico ( + 975 ) e Notkero Teutonico ( + 1022 ).

Quest'ultimo specialmente è della massima importanza e uno dei creatori del linguaggio religioso tedesco.

Accanto a Cluny ( 910 ), già nominato, negli ultimi anni del X secolo sorgono dei centri di autentica pietà nell'Italia meridionale ( rinnovamento dell'ideale eremitico con Nilo il Giovane + 1005 e Romualdo + 1027 a Grottaferrata ), in Lotaringia ( Gorce e Brogne ) e in Inghilterra.

Mediante la santificazione personale, azioni e scritti polemici, questi monaci furono a capo dell'opposizione ecclesiastica alle infrazioni canoniche, esigendo dai pastori una vita apostolica.

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182 Faceva parte del partito di Anastasio, suo nipote, e aveva contribuito affinché questi fosse nominato antipapa.
183 I rimproveri mossi ad Anastasio durante la sede vacante dopo la morte di Niccolo sono alquanto inspiegabili.
184 La vittoria conseguita dalla sua piccola flotta, da lui guidata personalmente, presso il Circeo, nulla mutò della persistente minaccia.
185 il figlio di Carlo, Ludovico il Balbo, muore nell'879; il franco-orientale Carlomanno è paralizzato e incapace di governare; il Papa infine deve necessariamente rassegnarsi al carolingio orientale Carlo di Svevia ( fratello del paralizzato Carlomanno ).
186 Si era innalzato il patriarcato di Costantinopoli allo stesso rango di quello di Roma; e il Papa era stato riconosciuto solo come patriarca d'Occidente.
Giovanni però aveva reso nota la riserva decisiva: dovevano considerarsi escluse eventuali deroghe alle prescrizioni apostoliche.
187 Fu il primo che, diventando Papa, cambiò nome, ciò che un po' alla volta diventò costume.
188 La sua prima spedizione in Italia nel 951, provocata dall'invocazione d'aiuto della vedova regina Adelaide, aveva riordinato soltanto l'Italia settentrionale.
189 Questo fatto è, de; resto, una prova della coscienza di sé del Papato: non ci si vergognava di confessare le proprie debolezze.
190 Cfr. come primissimo caso il sollecito intervento dei vescovi in favore di rè Corrado nel sinodo di Hohenaltheim nel 917, nel nome « di tutta la Chiesa cattolica » contro le mire egoistiche di vari principi.
191 I Normanni erano in movimento già dalI'VIII secolo; all'inizio del X secolo in Notmandia; nel 1016 nell'Italia meridionale, 1053: vittoria su Papa Leone IX.
I Saraceni occuparono ( dall'827 ) la Sicilia appartenente all'Impero romano d'Oriente e condussero degli attacchi in tutta l'Italia; 846 saccheggio di Roma; alla fine del IX secolo si spingono a Gaeta, sul Gran S. Bernardo, a Coirà e S. Gallo; le città di Napoli, Amalfi, Gaeta furono costrette a fare alleanza con loro.
I Danesi irrompono nello Schleswig ( dal 934 ) che era appena stato cristianizzato, ma non del tutto liberamente: temporanea ricaduta nel paganesimo.
192 Il « diadema » pontificio o « frigio » era chiamato anche « regno ».
Il suo uso e significato sono strettamente connessi alla donazione di Costantino.
La terminologia però sembra non esser stata usata in modo coerente, poiché il frigio-regno era chiamato anche mitra.
Nel corso dei tempi la « mitra » romana fu conferita anche ad altri prelati e perfino a principi e il rapporto alla donazione di Costantino fu dimenticato.
Con la riforma gregoriana furono aggiunte due corone sovrapposte rendendo il « triregno » un accessorio che esprimeva in modo inequivocabile la posizione unica del Papa.
193 È evidente che questa « liberazione definitiva » non eliminò completamente l'influenza delle nobili fazioni romane sull'elezione del Papa.
Tale influenza non solo agisce fino a Bonifacio VIII ( 1294-1303 ), ma riappare in nuova forma nel Rinascimento.
Ma quella servitù della sede pontificia, che caratterizza la situazione ecclesiastica a Roma dalla fine del IX secolo, fu definitivamente eliminata da Enrico III.
Dal XII secolo e nei secoli successivi, di fronte ai baroni romani, c'era un Papato di una potenza del tutto diversa, intimamente superiore e autonoma.