La storia della Chiesa

Indice

III. Correnti nazionali nel collegio cardinalizio

Il Papa possedeva un enorme potere su tutto l'Occidente.

È evidente che l'elezione di un Papa o di un altro non fosse cosa indifferente per le singole nazioni.

I Francesi preferivano un francese a un tedesco sul trono da cui si dominava il mondo.

Per questo crebbe notevolmente l'importanza politica degli elettori del Papa, cioè dei cardinali.

L'elezione, alla quale soltanto essi potevano procedere, doveva assicurare un Papato ecclesiasticamente indipendente.

Ma ben presto si affermarono delle concezioni che miravano ad una partecipazione dei cardinali al governo.

Si ebbe così la formazione di veri partiti.

Noi conosciamo la loro attività dall'elevazione di antipapi ad opera della fazione imperiale.

Federico II aveva cercato, non senza risultato, di agire contro il Papa valendosi dell'aiuto dei cardinali.

Successivamente era proprio il collegio cardinalizio che doveva offrire la base dalla quale l'influsso politico di singoli stati minacciò continuamente l'autonomia del Papato.

Le varie nazioni cercavano di avere il numero maggiore possibile di fautori dei propri interessi nel supremo senato della Chiesa: anche qui abbiamo una penetrazione di forze nazionali, centrifughe, che, unite a quelle sopraccennate, avranno un'influenza decisiva sugli ulteriori sviluppi.

Questo ci spiega anche la formazione di sempre nuove fazioni tra i cardinali che molto spesso ostacolarono per lungo tempo l'azione del Pontefice.

Dopo la morte di Clemente IV ( 1265-1268 ), ci fu una vacanza di tre anni.

Per ovviare a questo inconveniente, fu introdotto, come obbligo per accelerare l'elezione, il conclave.

Ma le prese di partito tra i cardinali, specialmente l'opposizione tra Orsini e Colonna, erano così radicate, che anche dopo il pontificato di Niccolo IV ( 1288-1292 ) la sede papale rimase vacante per più di due anni ( elezione dell'eremita Pietro da Morrone, Celestino V, nel 1294 ).

Indice