La storia della Chiesa

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V. Epilogo

1. L'età moderna,37 nella questione che stiamo trattando, mutuò dapprima l'eredità dal Medioevo.

Neppure la Riforma cambiò qualcosa, ne riguardo alla posizione giuridica degli Ebrei, ne al trattamento pratico dettato dall'antipatia e dallo sprezzo, incominciando dalle predicazioni imposte ( fino al '700 ), dalle espulsioni dalle città e regioni fino alle menzionate imprecazioni in massa ( « di affogare, impiccare e bruciare gli Ebrei » ) che vennero sempre più diffuse.

Poteva sembrare che Martin Lutero avesse riconosciuto come compito cristiano una vera evangelizzazione degli Ebrei.

Purtroppo su questo punto egli non rimase coerente.

La sua posizione emerge sostanzialmente dai due scritti: « Che Gesù è di nascita giudeo » ( 1523 ) e « Dei Giudei e delle loro menzogne » ( 1534 ).38

2. La sinagoga per Lutero è sulla stessa linea degli eretici e degli scismatici, dei peccatori in genere.

Essa rappresenta, per così dire, l'essenza della peccaminosità: nel suo legalismo è il tipo originario della sicurezza di sé e della carne e dell'aderenza alla lettera; essa non vuole riconoscere il suo peccato, cioè la sua colpa nella crocifissione di Cristo.

L'oppressione degli Ebrei è un segno dell'ira di Dio.

Questo però, egli dice, non giustifica affatto il trattamento riservato finora agli Ebrei.

La Chiesa del Papa, col suo modo di trattarli ( « come cani maledetti » ), è colpevole della loro caparbia incredulità.

« Chi poteva voler diventare cristiano, quando vedeva che i cristiani trattavano gli uomini in maniera così disumana! ».

Lutero prosegue e intraprende una trattazione missionaria del problema, perché per « il resto risparmiato » degli Ebrei è possibile la salvezza.

Il riformatore si crede capace di far cambiare sentimenti agli Ebrei solo spiegando loro in modo giusto l'Antico Testamento ( che per lui equivale al Nuovo Testamento e a Cristo ).

La volontà salvifica di Dio non è diminuita.

« Essi hanno la promessa di Dio per sempre.

Fra di loro ci sono molti futuri cristiani ».

Egli si propone dunque di portarli a Cristo; egli si chiede: « se anch'io potessi portare qualche ebreo alla fede ».

3. Lutero ha poi ritrattato questa posizione in modo spaventoso.

Per molti motivi che noi, solo in parte, siamo in grado di ricostruire,39 a partire dal 1538 nasce in lui l'intenzione di scrivere « a disonore della dura incredulità degli Ebrei accecati e caparbi ».

In maniera terribilmente dura si esprime la posizione del sicuro possesso della fede, anzi una pericolosa, temeraria sicurezza di sé: « La parola di Dio è un acquazzone mobile che non ritorna.

È piovuto sopra i Giudei, ma passato è passato ».

E così « che noi ne cerchiamo, ne abbiamo bisogno della loro conversione ».

Dio nell'ultimo giorno dirà così: « Senti, tu sei un cristiano e hai saputo che gli Ebrei hanno pubblicamente bestemmiato e maledetto me e il mio Figliuolo, e tu gliene hai dato tutte le possibilità ».

« Che cosa debbono fare i cristiani per riparare la loro colpa di non aver ancora vendicato il sangue di Cristo? … poiché i Giudei possono essere ancora liberi?

I cristiani con la preghiera e il timore di Dio dovrebbero usare intensa misericordia, se tuttavia ne salvano alcuni dalle fiamme … ».

L'« intensa misericordia » fu però così definita: « si debbono bruciare le loro scuole e sinagoghe, le loro case, privarli dei loro libri; ai rabbini deve esser vietato l'insegnamento, ogni salvacondotto deve esser tolto, l'usura proibita, il denaro e le cose preziose confiscate e conservate … ».

Tutto ciò deve accadere poiché « i Giudei sono dannati figli del diavolo, induriti, più cattivi del diavolo nell'inferno ».

Infine Lutero prega Dio ancora una volta di cessare la sua ira e di por fine, per amore del suo Figlio, ai patimenti degli Ebrei.

Ma questa conclusione è sopraffatta, dopo due mesi dall'ammonimento: « Nessuna meraviglia se i cristiani per castigo, perché sopportano fra di loro questi maledetti bestemmiatori, venissero precipitati nel baratro dell'inferno … poiché qui non è oltraggiato soltanto il Figlio, ma lo stesso Padre ».

4. In analoga maniera ambigua si comportano altri riformatori, per
esempio Bucero, che (tolti alcuni punti) finisce col fare tutt'uno della fede giu-
daica e di quella papale. In modo decisamente duro e senza cuore si esprime
Calvino: « l'ostinatezza corrotta e sfrenata degli Ebrei merita una immensa
miseria, nessuno deve aver misericordia di loro ».

Molto più ragionevole è invece Capitone, e più di tutti Osiandro in uno scritto anonimo in cui egli respinge le assurde calunnie riguardo a omicidi rituali ( dopo l'orrendo processo di Posing del 1529 ), ritiene nulle le confessioni estorte con la tortura, mette in luce le motivazioni egoistiche di cristiani indebitati, tutte queste accuse che fanno « puzzare il nome di cristiano ».

5. a) Purtroppo anche Giovanni Eck nel 1541 si è volto nel peggiore dei modi, niente affatto illuminato, contro le espressioni di Osiandro il « seduttore luterano », e contro gli Ebrei « perfidi, falsi, spergiuri, vendicativi, traditori ».

b) Anche in tale questione il più oggettivamente sensato, il più onesto fu l'imperatore Carlo V.40

Pur non cedendo nelle sue convinzioni religiose, pur non rinunciando alla sua redditizia regalia sugli Ebrei, non diede ascolto alle calunnie contro di loro neanche quando non era possibile rendersi conto della effettiva situazione delle forze; non gravò particolarmente gli Ebrei di tasse in Germania, anzi, nel privilegio loro accordato nel 1544 rigettò, con superiorità, le accuse di delitti di sangue.

6. Il problema dell'evangelizzazione degli Ebrei dal punto di vista della Chiesa consisteva nel lottare contro la condanna e l'indurimento, annunciati da Paolo, degli Ebrei, nella fiducia nella universale volontà salvifica di Dio, che non ritira la sua promessa, sotto la spinta del comandamento fondamentale dell'amore, anche per l'anima del popolo di Israele.

Il problema, attraverso i secoli, non è stato, per una misura considerevole, risolto.

Dobbiamo rispondere ancora negativamente alle due domande poste all'inizio.

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37 Vado oltre il Medioevo per poter concludere il tema, poiché nella tarda Età Moderna non ci sarà più l'occasione di ritornarci.
Il peggioramento della situazione verificatosi in tutta l'Europa per il Giudaismo nel XVI secolo, non aprì una nuova problematica in relazione alla Chiesa ( nell'Europa orientale la situazione è diversa; nell'Ucraina, in Polonia e in Russia vi furono delle persecuzioni a partire dal 1648 ).
Nella misura in cui gli Ebrei andarono riacquistando influenza in campo culturale ed economico, si aprirono su ampia scala alla incipiente secolarizzazione e al razionalismo.
A dire il vero, sono soltanto i vari battesimi dei singoli Ebrei preminenti, avvertiti come una sensazione, e singole opere filosofico-letterarie che potrebbero meritare menzione nelle nostre considerazioni.
L'antisemitismo moderno invece ebbe motivi politici, nazionalistici e razzisti, non più cristiano-religiosi.
Tuttavia, proprio il più recente antisemitismo razzista coi suoi orrori nel Reich dei nazionalsocialisti, ha posto nuovamente alla coscienza cristiana il problema della responsabilità religiosa, anche per il Giudaismo, in maniera più che mai profonda, dai tempi apostolici in poi.
38 Per porre in rilievo un po' lo sfondo, dal quale si staccano le espressioni di Lutero, alcune parole ancora per caratterizzare meglio la posizione degli Ebrei in Germania.
A partire dal secolo XIV gli Ebrei erano economicamente in una posizione importante.
C'erano numerosi orgogliosi mercanti borghesi di fede ebraica.
Dalla fine del secolo XV la loro stella è in declino.
Molte città dell'impero cercano di sbarazzarsi di loro.
Sono pertanto costretti a cercarsi un nuovo stato sociale in campagna, nella quale furono imitate le classi rurali.
Al tempo di Carlo V in Germania fu Josel di Rosheim ( + 1554 ), il suo importante procuratore da tutti stimato, che nel 1520 riuscì ad ottenere dall'Imperatore un privilegio per gli Ebrei di tutta la Germania.
39 Vi ha collaborato anche lo scritto, orribilmente diffamatorio, dell'Ebreo battezzato Antonio Margarita dell'anno 1530 su « Tutta la fede giudaica! ».
40 Forse andrebbe menzionato il langravio Filippo d'Assia. che rifiutò molto energicamente il « consiglio » antisemitico dei suoi predicatori: « I Giudei, secondo l'Antico e il Nuovo Testamento, non dovrebbero essere tenuti così stretti ».