La storia della Chiesa

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III. Il kulturkampf

1. Il Kulttirkampf, come si è detto, non è propriamente il risultato di una o più cause in qualche modo esattamente circoscrivibili; è la conseguenza di un vasto movimento culturale-politico, cioè del liberalismo nelle sue molteplici forme, così come era venuto evolvendosi in Germania per molte vie, nella scia di Kant, Hegel, degli hegeliani di sinistra Strauss, Feuerbach e altri, e del protestantesimo anticattolico nuovamente rinvigorito sia in senso confessionale sia politico,234 e in concomitanza con lo spirito della nuova scienza miscredente.

Siffatto liberalismo, estrinsecazione coerente del soggettivismo ( specie nel campo della cultura e dell'economia ) respinge d'istinto tutto ciò che è autorità.

Quale legittimo germoglio dell'illuminismo e dell'economia materialistica esso, nella sua forma radicalmente miscredente e razionalistica è, per natura, di tendenza prevalentemente anticlericale.

Le istituzioni basilari della società umana sono concepite soltanto in senso profano: la famiglia, il matrimonio, l'educazione, la scuola.

Esso non riconosce che una sola autorità, lo Stato ( in quanto però non ostacola la concezione economica liberale ).

È chiaro perciò che a) il Sillabo ( con l'aperta dichiarazione di guerra ivi contenuta contro ogni tipo di « progresso » liberale, § 117 ) e b) la proclamazione del dogma dell'infallibilità facessero esplodere queste tendenze anticattoliche in ostilità aperta.

È già di per se stesso abbastanza significativo che uno scienziato d'avanguardia, ma grossolanamente miscredente235 come il famoso patologo Rudolf Virchow, abbia esplicitamente fatto appello a una « lotta per la civiltà » ( Kampf tur die Kultur ) contro il cattolicesimo.

2. In Germania il liberalismo si era creato un potente strumento parlamentare nel partito nazional-liberale che, dopo la guerra vittoriosa combattuta contro la Francia nel 1870-71 e nel contesto dello sviluppo prodigioso dell'economia tedesca, aveva conquistato notevoli posizioni.

Questo partito riuscì a mobilitare il cancelliere Bismarck che, protestante, favoriva l'idea di una Chiesa subordinata allo stato.236

Dopo i dissapori che si erano avuti nel Baden, nel Wùrttemberg, nell'Assia e nell'Austria-Ungheria a partire dal 1850 ( unione del giuseppinismo col liberalismo ), l'attacco vero e proprio ebbe luogo in Prussia all'inizio degli anni settanta.

In seguito la lotta dilagò nonostante la protagonista principale restasse sempre la Prussia, anche nell'impero e precisamente nel Baden ( ministro Jolly, 1827-76 ) e in Baviera ( ministro Lutz, 1869-71; 1880-90 e rè Lodovico II ), un po' meno in Assia ( vescovo Ketteler ) e nel Wurttemberg.

Sia nel Baden sia in Baviera, per giustificare il modo di procedere ostile nei confronti della Chiesa, ci si servì del vecchio stratagemma di Napoleone: si presero come punto di partenza i decreti aggiunti arbitrariamente dallo Stato ai concordati.

Per essere esatti, il Kulturkampf fu inaugurato nell'impero dal ministro Lutz che il 19 novembre 1871 presentò alla Camera dei deputati una proposta di legge contro l'abuso del pulpito; nel dibattito che seguì alla Dieta egli dichiarò: « …esprimo il fondo della questione che qui vien dibattuta, chiedendo chi debba governare lo stato: il governo oppure la Chiesa romana ».

3. Il Kulturkampf rappresenta una fase della lotta interminabile tra le due grandi forze: religione e politica.

Chiesa e Stato, in quelle forme particolari caratterizzate in Germania dal liberalismo, dal nazionalismo e dal confessionalismo del XIX secolo.

Lo scoppio della lotta in Prussia e nell'impero fu provocato da diversi fattori:

a) Ricordiamo innanzitutto la paura esasperata, in parte vera, in parte artificiosa, e l'istintiva antipatia del liberalismo ( che politicamente agiva nel partito nazional-liberale ) nei confronti del dogma dell'infallibilità pontificia e della presunta possibilità che essa venisse usata da Roma per ingerirsi negli affari interni degli stati nazionali.

b) Il rapporto real-politico di questi sentimenti con il conflitto che stava per coinvolgere Stato e Chiesa è originato da talune difficoltà sorte fra le due istituzioni a causa dei professori e docenti di teologia cattolica che non vollero riconoscere la definizione del Vaticano I e passarono alla Chiesa vecchio-cattolica ma che, in qualità di funzionari dello Stato, continuarono a impartire il loro insegnamento a studenti e scolari cattolici.

c) La possibilità che l'imminente conflitto potesse trasformarsi in una grande prova di forza fu data dalla fondazione del partito di Centro, nel quale si riunirono cattolici di ogni classe, per garantire, nello spirito della Costituzione prussiana, la libertà della Chiesa ( il vecchio motto che animò tutte le lotte di questo genere dall'antichità al Medioevo! ).

d) Contribuì ad acuire la situazione, in ambito di politica interna, l'unione dei polacchi e degli alsaziani cattolici e dei guelfi, per la maggior parte protestanti, con il Centro.

Di fronte alle tendenze centralistiche della Prussia stavano dunque delle aspirazioni federalistiche, nelle quali il cancelliere Bismarck credette di riconoscere una minaccia per l'esistenza e l'unità dell'impero.

Inoltre Bismarck si trovava a dover subire la pressione dei nazional-liberali ai quali egli si era appoggiato, negli anni decisivi della ricostruzione, dopo la guerra del '70.

4. Il governo finì con il prendere dei provvedimenti contro i cattolici.

Essi si possono riassumere nei punti seguenti:

a) furono sottratti ai cattolici tutti quei mezzi che offrivano loro possibilità d'azione nell'organismo statale ( abolizione della sezione cattolica, cfr. § 115, II, 10, nel ministero prussiano dell'istruzione, nel 1871 ); sovrana assoluta divenne ora la burocrazia statale; il liberalismo operante in nome del protestantesimo agitò nei circoli protestanti lo spauracchio del « minaccioso pericolo di una seconda Canossa » che incombeva con le decisioni del Vaticano I;

b) furono incoraggiati i movimenti anticattolici; la legge sui « vecchio-cattolici » permise a questi di servirsi delle stesse chiese e degli stessi cimiteri dei cattolici-romani e assegnò loro parte dei beni della Chiesa.

a) L'assalto diretto fu caratterizzato da questa tattica: si cercò di evitare il più possibile una « persecuzione dei cristiani » e si attaccò invece la classe dirigente, il clero: « persecuzione della Chiesa »!

Si angariò il clero in molte maniere:

1) paralizzandone il reclutamento ( chiusura dei collegi, dei convitti e dei seminari; ciò accadde anche e soprattutto nel Baden;

2) si limitò la sfera d'azione del clero ( esame di cultura per i sacerdoti cattolici prima di ammetterli all'ufficio di parroci; limitazione della libertà di parola attraverso « i paragrafi del pulpito » ( Kanzelpara-graphen )237 del dicembre 1871, legge sull'ispezione delle scuole del 1872 con esclusione dei sacerdoti dall'ispezione delle scuole;

3) si privò il clero delle sue forze ausiliarie ( legge del 1872 sui gesuiti, che li espelleva dal paese insieme con gli ordini ad essi affini; scioglimento di tutti gli Ordini non ospedalieri nel 1875 );

4) si cercò di affidare completamente allo Stato la formazione, l'impiego e la direzione del clero ( con le leggi del maggio 1873 si concretava l'istituzione di un tribunale di Stato per gli Affari Ecclesiastici, « Brotkorbgesetz », 1873).238

b) Per quanto riguarda i fedeli, si cercò di allentarne i vincoli con la Chiesa, o di offrirne loro la possibilità ( venne prescritto il matrimonio civile; venne introdotto il divorzio nel 1874-76; questi due provvedimenti incontrarono opposizione anche da parte protestante ).

La persecuzione della « Chiesa » si trasformò tuttavia in una « persecuzione dei cristiani » per il fatto che le parrocchie, in seguito alla deposizione dei parroci fedeli alla Chiesa, rimasero vacanti e venne perciò a mancare la cura d'anime dato che, sotto pena di ammenda, si interdiceva a qualsiasi altro sacerdote l'esercizio del ministero ( perfino l'amministrazione degli ultimi sacramenti ai moribondi ).

Questo stato di cose ridestò nel popolo la fedeltà per la religione e rinvigorì la sua resistenza.

c) La reazione ufficiale da parte di Roma in quell'anno non fu particolarmente felice.

Nella lettera all'imperatore Guglielmo I del 7 agosto 1873, il papa avanzò la pretesa per cui « chiunque abbia ricevuto il battesimo appartiene in qualche modo al papa ».

5. Dal punto di vista giuridico, siamo di fronte a una serie di provvedimenti di carattere eccezionale, dettati, come sempre, dal diritto del più forte.

Infatti, si parlava di pretese congiure dei cattolici, senza naturalmente provarne l'esistenza; si accusavano i gesuiti di essere i peggiori nemici dello Stato, e come tali vennero cacciati dal paese di cui erano cittadini: tutto questo non era altro che grossolana violenza.

6. Certo, il presunto fine del liberalismo, espresso ben presto in tutte le possibili variazioni, era di affrancare i cattolici dalla « schiavitù » del papa, consisteva cioè innanzitutto nello svincolare i cattolici tedeschi da Roma, per mezzo di provvedimenti legislativi.

In seguito però i decreti di stato, in considerazione dell'opposizione ecclesiastica, divennero sempre più delle leggi faziose nate sotto la spinta del momento e prive di fini costruttivi ( soprattutto nel 1875 ).

Anche se, all'inizio, si proclamò che i provvedimenti dello Stato non erano diretti contro la Chiesa, bensì contro determinati circoli cattolici « ostili all'impero », ben presto la lotta fu condotta dallo Stato contro la Chiesa cattolica in quanto tale.

Bismarck non mancò di provocare direttamente e ostentatamente anche il papa; senza previa domanda di gradimento a Roma, nel 1872 nominò ambasciatore presso la Santa Sede il cardinale Gustavo Hohenlohe, uno dei più accaniti oppositori del dogma dell'infallibilità al Concilio Vaticano I e ligio alla politica del governo prussiano.

Per lo stato nulla egli ottenne con tale atto, eccettuata forse una momentanea soddisfazione della fazione liberale.

Al contrario egli lasciò ormai chiaramente intendere ai cattolici che non si trattava di piccoli screzi: l'unione col centro apostolico della Chiesa fu da essi riconosciuta di vitale importanza.

Insieme con la condanna delle leggi del Kulturkampf da parte del papa ( 1875 ), quella provocazione promosse una più salda unione dei cattolici tedeschi con il papato.

7. La risposta fu data dai vescovi, dal clero e dal popolo cattolico.

Anche questa volta però fu soprattutto il popolo a condannare gli avversari all'insuccesso ( v. sopra II, 7 e 8 ), a) col suo sentimento religioso e la sua fedeltà alla Chiesa e b) con la sua forza politica.

Le esperienze dei fatti di Colonia da una parte, il crescente prestigio di Roma e l'aumento del senso della Chiesa dall'altra, spinsero i cattolici ad affrontare, nella loro resistenza incondizionata, qualsiasi sacrificio; rinunciarono allo stipendio, all'abitazione; vescovi e clero sopportarono perfino l'esilio; sei vescovi furono arrestati, destituiti e cacciati dall'impero; altre due sedi episcopali rimasero vacanti.

Centinaia di sacerdoti condivisero la stessa sorte e soffrirono, oltre a pene pecuniarie, anche la prigionia; ma lo Stato non riuscì in alcun modo a realizzare l'educazione « statale » dei teologi, la nomina « statale » dei parroci e la provvisione « statale » delle sedi vescovili.

Le ingiustizie dello stato poliziesco erano così lampanti, numerose e brutali, colpivano violentemente i sentimenti più santi a tal punto che, non soltanto l'opposizione andò crescendo e si tradusse nella più profonda indignazione, ma ne uscì rafforzato anche lo spirito di sacrificio del popolo.

Il popolo cattolico di ogni classe, e in particolar modo la nobiltà cattolica attesero, in tutte le maniere possibili, al mantenimento del clero.

Una simile resistenza non sarebbe stata possibile, se i cattolici non si fossero trovati intimamente uniti, dopo i fatti di Colonia, e non avessero imparato ad organizzarsi anche esteriormente in associazioni, ma, soprattutto, se non fosse esistita, sia nel popolo che nei ceti culturalmente più elevati, una profonda forza religiosa.

Per capire l'importanza di questo patrimonio di ricchezza spirituale e religiosa, è sufficiente fare un confronto tra la Germania del Kulfurkampf e la Francia del 1905, all'epoca cioè delle leggi relative alla separazione fra Chiesa e Stato in senso ostile alla Chiesa: ne fra il popolo ne in Parlamento vi erano energie religiose sufficienti ad attenuare nei suoi effetti l'opera del governo, e tanto meno a provocarne il fallimento.

In seguito poi, fu proprio la separazione tra Chiesa e Stato, in Francia, a risvegliare le potenzialità religiose della nazione, nei tentativi positivi di rinnovamento, da allora fioriti in consolante misura, sia nel clero sia nel laicato ( nella direzione delle parrocchie, nelle missioni fra il proletariato, nella vita del clero, nella teologia, nella letteratura ); molti di questi elementi portano il contrassegno della novità creativa e, spesso, del cristianesimo eroico.239

8. Il cattolicesimo tedesco espresse una fedele rappresentanza « cattolica » parlamentare alla Dieta imperiale e in quella del Land prussiano.

Questo primo periodo del Centro è pieno di nuove forze prorompenti.

I nomi di Windthorst ( 1812-91 ), Reichensperger ( + 1895 ), Mallinckrodt ( + 1874 ) e di molti altri rappresentano una schiera di spiriti di altissimo livello, anche se assai diversi.

La questione se la teologia di quegli uomini sia in grado di soddisfare oggi la nostra smaliziata critica moderna non è priva d'importanza, ma decisiva è invece la costatazione che il nerbo della loro forza fu costituito da un chiaro programma fedele alla Chiesa.

9. Il parlamentarismo, che aveva scatenato il conflitto, fu vinto con le sue stesse armi.

Difficoltà di politica interna ( rottura di Bismarck con i liberali nel 1878 ), gli insuccessi e, anzi, l'assurdità della lotta, la pace gravemente turbata all'interno, i progressi così dannosi per lo Stato e per i prìncipi, delle idee materialistiche e anarchiche ( attentato contro l'imperatore il 2 giugno 1878 ), nonché della social-democrazia indussero il governo a battere in ritirata.

Il coincidere di tali circostanze con l'avvento del nuovo pontefice ( Pio IX moriva nel 1878 e gli succedeva Leone XIII ) offrì a Bismarck la possibilità di riparare al grave errore compiuto con il Kulturkampf e ciò avvenne a partire dal 1880, mediante trattative con Leone XIII.

Una volta aveva dichiarato - e le sue parole erano state ripetute e ristampate innumerevoli volte: - « Noi a Canossa non andremo ».

Ma egli andò invece « molto più a sud » ( Theodor Heuss ).

Il programma di Leone XIII ( 1878-1903 ) si proponeva innanzitutto di guadagnare alla Chiesa il mondo moderno; non voleva perciò rinunciare all'impero tedesco che si trovava in pieno rigoglio.

a) Tuttavia l'abrogazione delle leggi del Kulturkampf procedette con molta lentezza.

Nei primi quattro anni, 1880-83, si ebbero soltanto delle progressive mitigazioni.

Soltanto un anno dopo l'arbitrato di Leone XIII, nella questione delle Caroline ( quando Bismarck aveva già ricevuto dal papa il supremo ordine del Cristo e lo aveva ringraziato in una lettera rimasta celebre ) si giunse ad una più radicale revoca delle leggi del Kulturkampf ( 1886-87 ).

b) Continuavano peraltro a rimanere in vigore molte disposizioni an-ticattoliche: la legge contro i gesuiti e quella sui « vecchio-cattolici ».

L'amministrazione dei sacramenti e la celebrazione della messa rimanevano ancora soggette a restrizione.

Anche se ora mancava la vessazione, questi residui erano tuttavia pesanti.

Nulla dimostra meglio la dura oppressione di cui erano stati oggetto i cattolici quanto il fatto che ancora trovassero sopportabile la situazione nonostante quelle restrizioni.

Nel 1894 rientrarono in Germania i redentoristi e solo nel 1917 i gesuiti.

c) I provvedimenti del Kulturkampf, del resto, colpirono in parte anche i protestanti, i quali accolsero con dolore l'introduzione del matrimonio civile e la soppressione dell'ispezione delle scuole da parte della Chiesa; anch'essi perciò fecero pressione affinché venissero revocate le leggi del Kulturkampf ( soprattutto Guglielmo I ).

d) C'è da notare ancora che l'asprezza del conflitto fu diversa da regione a regione.

Nel Wùrttemberg, per esempio, perfino circoli dirigenti protestanti abbandonarono ogni grettezza confessionale.

Una legge relativa alle chiese ha poi contribuito a mantenere per lungo tempo la pace tra le confessioni.

Accanto a questa va ricordata anche l'attività, aperta al dialogo e universalmente riconosciuta, dei teologi cattolici di Tubinga.

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234 Neppure il protestantesimo per nulla liberale rimase estraneo a questo contesto per altri attacchi da valutarsi sul piano prettamente dogmatico antiromano.
235 « Ho sezionato centinaia di cadaveri, ma non ho mai trovato un'anima ».
236 La diffidenza di Bismarck nei confronti dei cattolici traeva origine dalla sua politica di difesa dello Stato, perché, ad esempio, nella cattolica Baviera, si era stati in parte contrari all'annessione all'impero; ma il motivo principale non era questo.
237 Cfr. § 130 a, del Codice di Diritto penale. Minacciava ai sacerdoti, che avessero trattato in maniera « pregiudizievole » le questioni dello Stato, il carcere o la fortezza, fino a due anni.
238 Queste leggi regolavano la formazione del clero e l'impiego dei parroci per i quali furono prescritti esami sotto il controllo dello Stato; inoltre fu limitato il potere disciplinare della Chiesa e furono comminate pene contro eventuali trasgressioni.
239 Il confronto con la lotta condotta contro la Chiesa sotto il nazionalsocialismo dopo il 1933, quando la reazione, in un primo tempo, non fu affatto così positivamente unanime, presenta particolari difficoltà per il fatto che l'attaccante di allora, per lungo tempo e in maniera raffinatamente menzognera, nascose i suoi fini sotto formule che potevano apparire plausibili.