La storia della Chiesa

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II. La Chiesa

1. La Chiesa è « la totalità del cristianesimo » ( Florowsky ), la presenza del divino mistero.

Essa è mistero per eccellenza.

La salvezza è data all'uomo soltanto nella Chiesa.

Si effettua quella mediazione comunitaria ( § 124, I, 3 e ), attraverso la quale l'uomo viene redento.

Poiché la Chiesa è mistero, anche la sua gerarchia è un mistero, e questo anzitutto ( Seraphim ).

Nella gerarchia episcopale la Chiesa diviene realtà.

Non c'è Chiesa ortodossa senza vescovo consacrato,362 nella successione apostolica, come garante della Tradizione, investito soprattutto del compito di celebrare la liturgia.

La « potestà » del vescovo è quindi sacramentale-sacerdotale; non può estendersi al campo politico.

La Chiesa nel senso della potestas come venne configurandosi in Occidente, o addirittura come detentrice delle due spade, non trova posto nel pensiero della chiesa orientale.

Il vescovo è il pastore.

Nell'ambito di questa sfera egli deve far rispettare la legge di Dio, anche e soprattutto al principe, rappresentante di Dio, qualora egli infranga la legge santa.363

2. La Chiesa come Corpo mistico di Cristo è un'unità, perciò tutti i sacramenti conferiscono la grazia dell'unità ( Florowsky ).

Esso è anche un'unità in quanto il vescovo-sacerdote è un'unica cosa con la comunità, porta solidalmente con essa il peccato, fa professione di fede e riceve in comune la nuova vita.

Una forma essenziale dell'unità della Chiesa è la sua cattolicità ( anche questo: sobórnost; cfr. § 124, I, 3 a ), « l'unità nella molteplicità, la pienezza della comunione di tutti i credenti, l'unità del corpo di Cristo in molti cristiani ».

La cattolicità è l'unità pneumatico-ecumenica della Chiesa nel tempo e nello spazio, il « Dio tutto in tutti » nella misura in cui è partecipato alla Chiesa.

La Chiesa è invisibile e visibile.

Nella sua forma visibile, nonostante la gerarchia episcopale, essa è informata a un principio democratico.

Tutti i mèmbri della Chiesa sono uguali nella stessa nuova creazione.

I laici, in quanto redenti, sono uniti in forma organico-sacramentale con l'episcopato, che ha il compito di strutturare e di definire; e questo fino a un punto tale che, per es., i vescovi che consacrano un nuovo vescovo, secondo l'opinione di molti teologi, amministrano l'ordine sacro come rappresentanti di tutta la Chiesa, compresi i laici.

L'unità della Chiesa come organismo umano-divino sopravvive alla morte, ossia c'è unità fra chiesa terrena e chiesa celeste, perché il Corpo mistico di Cristo è anche in cielo ( Seraphim ).

3. Il fondamento che nella Chiesa decide circa la « retta » ( = ortodossa ) dottrina e circa la legittimità dell'esistenza ecclesiastica, è l'apostolicità.

Nella successione apostolica trova legittimazione l'autorità ecclesiastica.

In quanto realtà del Corpo mistico del Signore, garantita dalla successione episcopale, che inizia con gli Apostoli, la Chiesa con la sua Tradizione e con la Scrittura, è l'elemento primario.

La fonte della Chiesa è quindi in primo luogo essa stessa e la sua Tradizione della quale fa parte la Sacra Scrittura.

La Chiesa è infallibile essendo il Corpo di Cristo.

Poiché l'infallibilità è opera sua ( = di lui ), che comprende e unisce tutti, secondo la concezione ortodossa non è possibile che un'unica persona sia infallibile, o almeno non può esserlo, senza la partecipazione della comunità di quanti partecipano della medesima vocazione.

La Chiesa ha un solo capo, Cristo.

L'espressione « capo » non dev'essere usata per nessun altro.

E come capo, Cristo unisce la chiesa terrena e quella celeste.

4. La dottrina fondamentale che divide sempre ancora l'Oriente nonunito dalla Chiesa cattolico-romana è la dottrina del primato.

Si riconosce bensì a Pietro una posizione particolare, come pastore del gregge.

Ma il primato della Chiesa romana può essere soltanto un primato « nell'amore », cioè carismatico, eucaristico.

Non è difficile vedere come in questa teoria Roma, come prima sede dell'amore, non venga sufficientemente valutata.

In tutta la Chiesa dei primi tempi, era riconosciuto, come un'autentica realtà, il primato di onore della Chiesa romana.364

L'affievolirsi di questo riconoscimento e l'avanzare di Costantinopoli per motivi provatamente politici è desumibile, abbastanza chiaramente, dai concili.

5. a) Dopo aver presentato così recisamente l'elemento mistico-pneumatico, come il centro vitale della ecclesiologia ortodossa, possiamo ben volgerci, senza pericolo di una falsa accentuazione unilaterale, all'altro aspetto del problema: anche secondo la coscienza ortodossa, l'autorità della Chiesa, quindi del vescovo, possiede taluni elementi giuridici.

Il sorgere della struttura ecclesiastica, a Costantinopoli e poi a Kiev e a Mosca, dimostra con quale efficacia tali elementi giuridici si manifestassero nella direzione della chiesa ortodossa.

Si trattava qui, è vero, di chiesa di stato, ma appunto questo sistema della chiesa di stato fu ampiamente riconosciuto dalle chiese orientali, a Costantinopoli, in Russia e nelle chiese slave dei paesi balcanici.

E con quale vigore!

Già la concezione sacrale della persona dell'imperatore e dello zar vincolava la Chiesa, da questo punto di vista, in un senso schiettamente giuridico.

La concezione di una realtà politico-ecclesiastica, al cui centro, nonostante la symphonia teoricamente proclamata fra imperatore e patriarca, di fatto non stava un sacerdote, ma l'imperatore eletto da Dio, come un secondo Mosè o un secondo Davide,365 era stata accettata, a partire da Costantino, dalla Chiesa ancora unita.

Oltre a ciò, però, si era andato formando un particolare diritto canonico.

Poiché la Chiesa orientale si professa, nella maniera più concreta possibile, per la propria visibilità, si avrebbe una gratuita alterazione della sua essenza e un'esagerazione falsificatrice del suo essere mistico-pneumatico, se si volessero annullare gli elementi giuridici della dottrina della Chiesa e del concetto di Chiesa.

b) Dopo la caduta degli zar, nel 1917, la teologia russa cerca, a ragione, di trovare un nuovo chiarimento nel rapporto fra Chiesa e Stato e pertanto un'interpretazione teologica, in base alla quale i cristiani ortodossi possano trovare un giusto rapporto con il nuovo stato sovietico.

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362 Soltanto recentemente circoli radicali nei paesi balcanici, sotto governo comunista, hanno cercato di elaborare una « dottrina » mirante a procurarsi una direzione della Chiesa, senza consacrazione episcopale, dichiarata apostolicamente non richiesta, ma è stata rigettata.
363 Tre arcivescovi di Mosca, per esempio, pagarono con la vita il biasimo rivolto al sovrano e furono poi canonizzati dalla Chiesa.
364 Il patriarca Atenagora ha riconosciuto, in maniera esplicita, il primato di onore di Roma, ma soltanto perché Roma fu un tempo « la prima capitale ».
365 Per l'apice di questo sviluppo ( Giuseppe Wolokalamsk e Nikon ) cfr. § 122, II, 5.6.