Diario di Cesone

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18 gennaio 1931

Umiltà ( 440 - 441 )

Noviziato dei Catechisti

Conferenza del Fratel Teodoreto

Non si acquisterà mai l'umiltà senza meditare sui diritti di Dio e sulle perfezioni di Dio.

Iddio manifestandosi a noi, manifesta pure noi a noi stessi.

É una sola luce che rischiara due oggetti: Dio che parla e l'anima che ascolta.

Sebbene Iddio abiti una luce inaccessibile, e il cuore dell'uomo sia inscrutabile, la più semplice conoscenza della nostra condizione di creature.

Più l'essere che rende omaggio a Dio è piccolo e vile e più l'omaggio deve corrispondere a tale bassezza.

Un principe si inchina meno di un suddito innanzi al Re e un suddito meno di un condannato che chieda grazia.

Il nulla dal quale siamo stati tratti rimane il nostro fondo, la nostra base e persiste sotto i doni di Dio, sotto la natura, sotto la grazia e sott la gloria.

Se Dio cessasse per un solo istante di sostenerci, noi cadremmo nel nostro nulla.

Però non basta considerare il proprio nulla ma occorre anche esaminare la propria condotta.

Qual'è la nostra storia?

E quali motivi apporterà la nostra umiltà?

La morte è lo stipendio del peccato.

Consideriamo nelle fattezze della morte, i lineamenti di un padre sì sovente misterioso e sconosciuto.

La morte eterna separa dal bene infinito in modo irreparabile, trionfa della sua onnipotenza, distrugge il suo amore.

Consideriamo i nostri peccati.

L'umiltà degli innocenti non sarà sufficiente per noi.

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