Gesù Cristo rivelazione dell'uomo

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Capitolo terzo - X

X. L'ascesa verso l'omega

L'interpretazione di Teilhard si basa sull'osservazione scientifica, ma si prolunga in riflessione filosofica: filosofia della natura e anche filosofia religiosa.

Un'analisi semplicemente fenomenologica ci mostra che l'universo è in cammino verso l'unità.

Tuttavia, a partire dall'uomo, l'evoluzione non è soltanto diventata cosciente di se stessa, l'uomo prende anche coscienza che costruisce l'avvenire, che il mondo di domani dipende da lui: legata alla sua libertà, l'evoluzione può riuscire o abortire.

L'uomo porta il peso e, a volte, l'angoscia di questa responsabilità.91

Fin qui ( è un fatto di osservazione scientifica ), l'evoluzione ha progredito nel senso di unità sempre più complesse.

Ciò che noi viviamo ora, è lo stesso fenomeno, ma a livello della coscienza collettiva.

Fin qui la storia della vita è apparsa come una storia « orientata », come un « progetto » che si realizza per tappe dalle durate vertiginose.

La fase attuale di planetizzazione dell'umanità rappresenta una tappa di questo unico processo.92

« La totalizzazione in corso del mondo moderno non è in realtà che il risultato naturale e il parossismo di un procedimento di raggruppamento fondamentale nell'elaborazione della materia organizzata …

Vitalizzazione della materia innanzitutto, legata a un raggruppamento di molecole.

0minizzazione della vita in seguito, legata a un super-raggruppamento delle cellule.

E infine per terminare, planetizzazione dell'umanità, legata a un raggruppamento chiuso di persone …: una sola arci-molecola, iper-compressa, iper-centrata, iper-cosciente ».93

La nostra epoca si caratterizza per uno stato di pressione e di compressione crescente dell'umanità.

Non è il sintomo di un « punto critico » superiore?

Una cosa è certa, si va preparando una coscienza della specie, o della comunità umana come tale.

I segni ne sono visibili, nel fascio sempre più stretto delle relazioni economiche, politiche, culturali, ideologiche.

« Tutto porta a credere … che noi entriamo, in questo stesso momento, in una fase particolarmente critica di super-umanizzazione ».94

Ma è soltanto quando l'unità della famiglia umana sarà coscientemente riconosciuta e accettata da tutti i suoi mèebri che l'umanità, come tale, sarà realizzata.

Ma che sarà questa umanità futura?

La coscienza collettiva non può concepirsi come un soffocamento, un annientamento, un assorbimento della cosciènza individuale personale, ma al contrario come un compimento supremo della coscienza.

Fin qui infatti è la personalità cosciente che ha prodotto e assicurato il cammino dell'evoluzione.

La prospettiva di una evoluzione che andrebbe nel senso di una dissoluzione della persona in una collettività impersonale, toglierebbe ogni dinamismo all'evoluzione e arresterebbe il suo slancio.

Nello stesso tempo in cui l'evoluzione progredisce e accelera il movimento di ultra-umanizzazione in corso, occorre che le ragioni e il gusto di vivere si rafforzino in fondo all'anima umana.

Se quindi il punto di maturazione e di completamento dell'umanità non può realizzarsi che attraverso lo sforzo ardente degli uomini, l'unità della collettività umana deve essere del tipo di unità che esiste tra persone libere, cioè un'unità di concordia, di simpatia e infine d'amore.

Unità tra le menti e i cuori.95

L'amore « è la sola potenza capace di totalizzare, senza contraddizioni interne, le possibilità dell'azione umana ».96

« L'unione, non soltanto differenzia, ma centrifica ».97

La vera unione nell'amore non distrugge, non diminuisce le componenti, ma le fortifica, le super-personalizza, le ultra-personalizza.

Altri fattori, senza dubbio, potranno contribuire all'unificazione dell'umanità, ma il fattore determinante sarà l'amore.

Si può quindi giustamente parlare di amorizzazione dell'evoluzione.

Ciò che si realizza quotidianamente a livello di individui, di famiglie, non può realizzarsi a livello di popoli, di nazioni, di Terra intera?

Dal punto di vista fenomenologico, l'umanità sembra quindi incamminarsi verso una coscienza colletiva, verso un'unità della specie, verso un polo superiore di contrazione e di riflessione.

Ma come concepire questo polo?

Finora si poteva concepire questo polo come la sola unità interna dell'umanità.

Questo modo di vedere sembrava insufficiente a Teilhard, che fa allora un altro passo decisivo.

Questo polo, questo polo di convergenza, dice, non può consistere nella sola collettività umana come tale, sia pure riunita nella concordia.

La forza d'attrazione che centra l'umanità su se stessa, deve essa stessa essere una Persona: una persona alla quale gli uomini possano rivolgere il loro amore e nella quale possano amare i loro simili.

Questo centro personale, questo polo ultimo di coscienza che Teilhard chiama Omega, è necessario per assicurare all'evoluzione il suo slancio e il suo successo.

È necessario per ragioni d'amore e di sopravvivenza,98 in modo equivalente, per ragioni d'irriversibilità ( o di sopravvivenza, d'immortalità ), di polarità ( o di centrazione ), e d'unanimità ( d'amore ),99 o ancora di immortalizzazione e di personalizzazione.100

Il vocabolario qui è leggermente fluttuante, ma i due motivi essenziali che, agli occhi di Teilhard, esigono un polo personale e trascendente dell'evoluzione, sono ragioni di umanizzartene ( amore ) e d'irreversibilità dell'evoluzione.

Innanzitutto un motivo di unificazione, d'unanimizzazione dell'umanità.

Lo slancio dell'umanità, infatti, non potrebbe raggiungere il suo scopo senza accettare, al vertice del mondo e sopra le nostre teste, un Amante e un Amabile.

« In quanto tale il Collettivo è essenzialmente in-amabile …

È impossibile donarsi a un Mondo anonimo ».101

L'umanità non è amabile come umanità se il punto centrale della comunità non è costituito da una Persona vivente.

Teilhard scrive nel 1941: « Non è di un solo a solo, ne di un corpo a corpo, ma di un cuore a cuore che abbiamo bisogno.

In queste condizioni più scruto la questione fondamentale dell'avvenire della Terra, più io credo intravedere che il principio generatore della sua unificazione è in definitiva da cercare, non nella sola contemplazione della stessa verità, ne nel solo desiderio suscitato da Qualche Cosa, ma nell'attrattiva comune esercitata dal medesimo Qualcuno ».102

E nel 1948, in Come io vedo: « Non vi è vero amore in una atmosfera, per calda che sia, di Collettivo, cioè d'Impersonale.

L'Amore non può nascere, ne stabilirsi se non nell'incontro di un cuore, di un volto …

Il solo modo possibile per la torsione cosmica di raggiungere lo scopo è di sfociare, non solo su un sistema centrato dei centri, ma su un Centro dei centri, ne più ne meno ».103

Il punto Omega deve essere il punto in cui tutti si amano perché tutti amano il medesimo punto centrale.

Per diventare pienamente viventi noi siamo condannati a unificarci.

Ma, a sua volta, questa polarizzazione interna dell'umanità non è possibile che a una condizione: « Sotto pena di essere impotente a diventare chiave di volta della Noosfera, Omega non può essere concepito che come il punto d'incontro tra l'Universo giunto al limite di concentrazione e un altro Centro ancora più profondo, Centro per sé sussistente e principio assolutamente ultimo, questo, d'irreversibilità e di personalizzazione, il solo vero Omega …

E, se non mi sbaglio, è a questo punto che nella Scienza dell'Evoluzione ( perché l'Evoluzione si mostri capace- di funzionare in ambiente ominizzato ) si inserisce il Problema di Dio, Motore, Collettore e Consolidatore in avanti, dell'Evoluzione ».104

Nel 1950, Teilhard espone come meglio può il suo punto di vista sulla necessità di un Omega personale, che agisce mediante l'amore, per effettuare l'unanimiztazione dell'umanità.

L'unificazione dell'umanità rimane libera.

Benché spinti dalla necessità sociale a vivere e a pensare più strettamente insieme, gli uomini non per questo si amano di più.

Lungi da ciò! La massa umana non si unificherà di fatto fino in fondo che sotto l'influenza di un'energia affettiva che ponga gli uomini nella necessità di non poter realizzare se stessi che alla condizione di amare e di completare, a qualsiasi grado, tutti gli altri.

Ma è possibile arrivare a questo stato di unanimizzazione?

Una cosa è certa: l'umanità attuale ha preso coscienza dell'unità organica dell'universo.

Noi ci scopriamo in modo solidale impegnati nell'immensa avventura della cosmogenesi e della antropogenesi.

Il senso della specie, al di sopra di tutti gli individualismi e tutti i nazionalismi, emerge e cresce.

L'umanità sviluppa la convinzione che si incammina, come umanità, verso un vertice della sua traiettoria.

I pareri si dividono, tuttavia, sul modo di concepire questo vertice.

Per gli uni ( soluzione di tipo marxista ) basterebbe, per eccitare e polarizzare le energie umane, far loro intravvedere, al termine dell'antropogenesi, uno stato superiore dell'umanità ultra-tecnificata, ultra-socializzata, ultra-cerebralizzata, di cui ciascuno profitterebbe per partecipazione, dove ciascuno troverebbe intellettualmente e affettivamente la sua pienezza nella misura in cui fa corpo col sistema tutto intero: tutto ciò sema apparizione, ne necessaria, ne concepibile, di alcun centro universale e autonomo di riflessione.

Tale sarebbe il termine superiore dell'ominizzazione.105

Per i cristiani, al contrario ( soluzione di tipo personalista ), « è appunto qualche Centro di aggregazione, è precisamente una Chiave di volta, che occorre prevedere e postulare ad ogni costo, perché niente crolli di fatto dell'edificio umano ».

Se una forza reale non nasce nel cuore dell'evoluzione, un amore più forte di ogni egoismo privato e collettivo, la noosfera non può stabilizzarsi.

« In verità, per connettere, senza stritolare, la moltitudine umana ( anche presa nel suo stato attuale di sopra-compressione ), sembra indispensabile un campo di attrazione a un tempo potente e irreversibile, che non potrebbe emanare collettivamente da una semplice nebulosa di atomi riflessi, ma che esige alla sua sorgente un astro per sé sussistente e potentemente personalizzato ».106

Teilhard è del parere che, sotto la pressione degli avvenimenti, un numero sempre crescente di biologi e di psicologi saranno condotti, anch'essi, alla « scoperta graduale … non soltanto di Qualche cosa, ma di Qualcuno, al vertice generato dalla convergenza su se stesso dell'Universo in Evoluzione ».107

In un altro testo di questo stesso anno 1950, esprime in termini più suggestivi ancora questa necessità di un Omega personale e trascendente, per realizzare efficacemente l'unanimizzazione della massa umana: « Secondo gli altri ( soluzione di tipo "cristiano" ) solo in definitiva l'apparizione al vertice e al cuore del mondo unificato, di un Centro autonomo di raduno, è strutturalmente e funzionalmente capace di suscitare, di mantenere e di liberare a fondo, in seno alla massa umana ancora dissociata, le forze attese di unanimizzazione.

Solo infatti … un reale super-amare ( vale a dire solo l'attrattiva di una super-persona ) può, per necessità psicologica, dominare, captare e sintetizzare la folla degli altri amori della Terra.

Senza l'esistenza di un simile focolaio ( non metaforico o virtuale, ma reale ) di universale convergenza, non vi è coerenza possibile per l'Umanità totalizzata; e di conseguenza, non vi è consistenza.

Da un Mondo culminante e Impersonale non potrebbe scendere su di noi il calore di attrazione, ne la speranza d'irreversibilità ( immortalità ) senza la quale il nostro egoismo avrà sempre l'ultima parola.

Occorre un reale Ego al vertice del Mondo per consumare, senza confonderli, tutti gli ego elementari della Terra …

Ho parlato qui dal "punto di vista cristiano".

Ma l'idea fa la propria strada anche altrove.

Non è Camus che ha scritto, in Sisyphe "se l'Uomo riconoscesse che l'Universo può amare, sarebbe riconciliato"?

E non è Welis che fa esprimere al suo interprete, il biologo umanitario Steele ( Anatomy of Frustration), la nostalgia di trovare, al di sopra e al di là dell'Umano, qualche "Universal Lover"? ».108

Per efficace che sia la fede dell'uomo in qualche ultra-umano, dice Teilhard in conclusione, « non sembra che il suo slancio verso Qualche cosa in avanti possa completarsi senza combinarsi con un'altra aspirazione più fondamentale ancora, che scende dall'alto e da Qualcuno ».

Una seconda ragione per concepire e postulare un Omega personale e trascendente, è una ragione di irreversibilità ( o d'immortalità o di sopravvivenza ).

Infatti, senza un Motore in avanti personale e trascendente, l'evoluzione non è garantita, perché fazione umana non è garantita.

In un universo di coscienza riflessa, gli uomini non si piegheranno a un impegno di progresso e di unificazione dell'umanità, presentito come sempre più faticoso, se non hanno la convinzione che lo sforzo richiesto ha delle possibilità di successo.

La prospettiva di una morte totale, contro la quale si spezzerebbe la coscienza individuale e collettiva, spezzerebbe simultaneamente ogni ascensione evolutiva.

Ecco a questo proposito alcuni testi scaglionati tra il 1931 e il 1950.

« Il mondo cesserebbe legittimamente e infallibilmente di agire, per scoraggiamento, se si rendesse conto ( nelle sue zone pensanti ) di andare verso una morte totale ».109

Ciò sarebbe l'atonia, il disgusto.

Ancor più, « un universo che continuerebbe ad agire laboriosamente, nell'attesa cosciente della morte assoluta, sarebbe un mondo stupido, un mostro dell'Intelletto, vale a dire una chimera …

Dal momento che ammette in sé il Pensiero, un Universo non potrebbe più essere temporaneo, ne a Evoluzione limitata: gli occorre, strutturalmente, emergere nell'Assoluto ».

L'intelligenza « rappresenta la porzione indistruttibile dell'Universo ».110

Così, al momento in cui la vita si riflette su se stessa, « si trova di fronte al Problema dell'Azione.

Si desta a se stessa sul cammino ascensionale e difficile di una unificazione progressiva …

Dove si troverà non solo la legittimazione, ma anche il coraggio e il gusto dello sforzo? …

Nessuna considerazione potrebbe, di diritto, spingerci a fare il minimo passo in avanti, se non sapessimo che la strada in salita conduce a qualche vetta da dove la vita non ridiscenderà più ».111

Al seguito di Blondel e di Le Roy, Teilhard afferma che l'azione umana è impossibile, un puro non senso, senza una garanzia di immortalità.112

La prospettiva di una morte totale, diventata cosciente, « inaridirebbe immediatamente in noi le fonti dello sforzo.

Nell'universo personalizzato, rinesso, che si pensa nell'uomo, la vita non può continuare senza esigere, per sua stessa struttura, di salire sempre più in alto, di essere assicurata di una sopravvivenza.

« Una morte totale, un muro invalicabile, dove si urterebbe e sparirebbe definitivamente la coscienza, sono quindi incom-possibili col meccanismo dell'attività riflessa ( ne spezzerebbe immediatamente il meccanismo ) ».113

Ma, fa notare Teilhard, il focolaio che mantiene nell'uomo il gusto di vivere e di agire, in una parola, di lavorare al successo di una evoluzione unificante dell'umanità, deve essere esso stesso riflesso, personale e trascendente: « A quale scopo poter svelare, in testa all'Evoluzione, un focolaio qualsiasi, se questo focolaio può e deve un giorno disgregarsi? …

Per soddisfare alle esigenze supreme della nostra azione, Omega deve essere indipendente dalla caduta delle potenze di cui si tesse l'Evoluzione ».114

È in Come io vedo, nel 1948, che Teilhard sistematizza meglio le sue idee sulla necessità di un Omega personale e trascendente per assicurare l'irreversibilità dell'evoluzione: « Il movimento di complessificazione cosmica, una volta innescato, non si ferma più …

L'uomo, destato simultaneamente alla previsione del futuro e al suo potere di invenzione, si accorge sempre più chiaramente che sarebbe ben pazzo di prestarsi al prolungamento, e ancor più, al rimbalzo, mediante lui, dell'Evoluzione, se l'essenza insostituibile e incomunicabile, sia di ogni persona individuale, sia dell'umanità planetarizzata, non fosse in definitiva riunita e integrata da un compimento, per sempre.

In altre parole, in un Universo diventato cosciente di un Avvenire, la torsione cosmica si arresterebbe immediatamente dall'interno, davanti all'eventualità disperante di una morte totale.

Che significa ciò se non che, all'istante ineluttabile in cui, presto o tardi, in ogni essere o sistema pensante, il Focolaio 1 di complessità si prepara a disfarsi, un Focolaio comune e supremo deve trovarsi là già pronto, sul quale si appoggino e si congiungano i F 2 di coscienza, affinchè si riformi, senza possibilità di disgregazione, questa volta, l'elissi umana? ».115

A partire da un certo livello di complessità e di coscienza, ciò che è fatto non può essere disfatto.

L'immortalità ( o l'irreversibilità ) appare come una proprietà o un complemento necessario a ogni progresso umano.

In breve, il ragionamento di Teilhard è questo.

La vita ha impiegato miliardi di anni per arrivare all'uomo, vale a dire alla coscienza di sé.

Sarebbe assurdo pensare che questo sforzo fosse vano e votato all'autodistruzione.

L'essere, infatti, a partire da un certo livello, non potrebbe negarsi radicalmente.

La vita non sarebbe più possibile se non avesse coscienza, almeno nella sua zona superiore, nell'uomo, di essere irreversibile, immortale.

Credere all'universo è credere alla sua coerenza, perché là è la sua verità.

Ora un'evoluzione « guidata » che sale verso l'uomo, sarebbe incoerente, assurda, se la persona umana ( individuale e collettiva ) frutto superiore dell'evoluzione, dovesse alla fine perire.

L'abolizione degli ego, dopo la morte, costituirebbe la più grave regressione, contraria all'essenza stessa dell'evoluzione, che è ascesa verso lo spirito e, mediante lo spirito, verso la persona umana.

Per continuare, un'evoluzione ormai ominizzata, deve essere irreversibile.

Ecco due altri testi degli anni 1947 e 1948, che illustrano questa convinzione di Teilhard: « A partire dal momento in cui essa si pensa, l'Evoluzione non potrsbbe più accettarsi, ne autoprolungarsi senza riconoscersi irreversibile, cioè immortale.

Infatti, vivere costantemente e laboriosamente puntando sull'avvenire, fosse anche quello della Noosfera, se questo avvenire si chiude con uno zero, a che serve?

Non sarebbe meglio fermarsi e morire subito? …

L'irreversibilità così svelata e riconosciuta, sensibilizza, non una porzione qualsiasi, ma il focolaio stesso più profondo e più incomunicabile della nostra coscienza …

Una salita irreversibile nel Personale: senza la possibilità di soddisfare uno qualsiasi di questi due attributi, l'Universo … non può che diventare rapidamente asfissiante per un'attività riflessa ».116

« L'Ominizzazione ( socializzazione compresa ) è un fenomeno convergente …

Ma questo Fenomeno convergente è ugualmente, per struttura, di natura irreversibile: nel senso che l'Evoluzione, diventata riflessa e libera nell'Uomo, non potrebbe più continuare il suo cammino ascendente verso la complessità-coscienza senza riconoscere che la torsione vitale, non soltanto sfugge ( verso l'avanti ) a un annullamento o morte totale, ma raccoglie anche tutta l'essenza preservabile di ciò che la Vita avrà generato cammin facendo.

Questa esigenza implica strutturalmente, al termine superiore della Convergenza cosmica, l'esistenza di un Centro trascendente d'unificazione, il Punto Omega.

Senza questo focolaio, insieme irreversibilizzante e raccoglitore, è impossibile salvare la legge della ricorrenza evolutiva ».117

Solo una conversione massiccia dell'umanità a un centro personale e distinto, insieme immanente e trascendente, insieme al termine e al di fuori del processo evolutivo, può impedire una caduta nell'impersonale e, ipso facto, un aborto di tutta l'evoluzione.

« Non basta che il Polo cosciente del mondo emerga dall'ascesa delle coscienze; occorre aggiungere che, da questa genesi, si trova già nel contempo emerso.

Senza questo non potrebbe ne soggiogare nell'amore ne fissare nell''incorruttibilità.

Se per natura non sfuggisse al Tempo e allo Spazio, che riunisce, non sarebbe Omega.

Autonomia, attualità, irreversibilità e quindi trascendenza: i quattro attributi dell'Omega ».118

Ultimo termine della serie.

Omega è nello stesso tempo « fuori serie ».

Altrimenti, la somma mancherebbe a se stessa.119

È questa indipendenza nei riguardi del mondo che permette a Omega di raccogliere tutto ciò che l'universo comporta di eterno, di assoluto, d'irreversibile.

Omega, è Dio, « Motore, Collettore e Consolidatore dell'Evoluione ».120

Così l'evoluzione appare come un gigantesco movimento d'unificazione e di personalizzazione che sale verso Dio.

In un primo tempo l'ascesa umana verso Omega appare come una « ricerca », uno sforzo dell'umanità per arrivare a una realizzazione pienamente cosciente e voluta della comunità come tale.

Ma l'umanità non può tendere efficacemente ed effettivamente a questa unità d'amore reciproco se non tende all'unione d'amore con Dio Omega.

L'evoluzione, ascesa verso l'uomo; poi, ascesa dell'uomo verso l'unione d'amore coi suoi simili; infine ascesa verso l'unione di tutti mediante l'unione con un Dio personale e trascendente: tali sono le tappe attraverso le quali Teilhard spera di fare scoprire Dio agli agnostici, un Dio in avanti e in alto.

Dopo la biosfera e la noosfera, la presa di coscienza di un Omega personale nel cuore della noosfera, fa nascere poco a poco la teosfera.121

In breve, l'Omega deve essere personale, per personalizzare e armorizzare l'evoluzione; deve essere trascendente per consolidare e immortalizzare l'evoluzione.

Indice

91 Le Phéhomène humain, 1940, Oeuvres 1, p. 254.
92 Un grand événement qui se desiine: la planétisation humaine, 1945, Oeuvres 5, pp. 159-175.
93 Vie et Planètes, 1945, Oeuvres 5, pp. 147-148.
94 Ibid., p, 146.
95 Le Phénomène humain, 1940, Oeuvres 1, p. 29.
96 L'Energie humaine, 1937, Oeuvres 6, p. 18.
97 La Piace de l'homme dans la nature. Le groupe zoologique humain, 1949, Oeuvres 8, pp. 164-165.
98 Le l'hénomène humain, 1940, Oeuvres 1, pp. 299-300.
99 Comment je vois, 1948, Oeuvres 11, pp. 201-202.
100 Le rebondissement humain de l'Évolutton et ses conséquences, 1947, Oeuvres 5, pp. 264-265.
101 Le Phénomène humain, 1940, Oeuvres 1, p. 297.
102 Réflexions sur le progrès. L'menir de l'hoffime vu par un palèontologiste, 1941, Oeuvres 5, p. 99.
103 Comment je vois, 1948, Oeuvres 11, p. 202.
104 La Piace de Vliomme dans la nature. Le groupe wòloglque humain, 1949, Oeuvres 8, pp. 172-173.
105 Sur l'existence probabile w avani de nous d'un ultra-humain, 1950, Oeuvres 5, p. 362.
106 Ibid., p. 363.
107 Ibid., p. 363.
108 Comment concevoir et espérer que se réalise sur terre l'unammisation humaine, 1950, Oeuvres 5, pp. 373-374.
109 L'Esprit de la Terre, 1931, Oeuvres 6, p. 49.
110 Ibid., pp. 50-51.
111 Ibid., p. 53.
112 Gommoni je crois, 1934, Oeuvres 10, p. 133.
113 Le Phénomène humain, 1940, Oeuvres 1, pp. 256-257.
114 Ibid., p. 300.
115 Comment je vois, 1948, Oeuvres 11, p. 20.
116 Le rebondissement humain de l'Évolution et ses conséquences, 1947, Oeuvres 5, pp. 264-265.
117 Ma Position intellectuelle, 1948, Oeuvres 13, pp. 173-174.
118 Le Phénomène humain, 1940, Oeuvres 1, p. 301.
119 Ibid., p. 301.
120 La Piace de l'homme dans la nature. Le groupe toologique humain,
1949, Oeuvres 8, pp. 172-173
121 L'Energie humaine, 1937, Oeuvres 6, p. 198.