Gesù Cristo rivelazione dell'uomo

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Capitolo terzo - XIV

XIV. Il Cristo universale

Teilhard ritorna spesso su questo tema del Cristo universale, specialmente nelle Note sul Cristo universale ( Opere, 9 ), Cristianesimo ed Evoluzione ( Opere, 10 ), Il Cuore della Materia ( Opere, 13 ), Il Mio Universo ( Opere, 9 ) Come io credo ( Opere, 10 ).

Teilhard impiega i sinonimi di « Cristo universale », di « Cristo totale », di « Cristo cosmico ».

Queste espressioni si riferiscono a Cristo nel ruolo che assume di riunire e di unificare in lui tutto l'universo e tutta l'umanità.

In un universo organico, « tutto è collegato a tutto … Per ogni uomo che pensa, l'Universo forma un sistema interminabilmente legato nel tempo e nello spazio.

È parere comune, che esso forma un blocco … Il Mondo costituisce un tutto ».154

L'uomo, e ogni uomo, è collegato inseparabilmente al resto dell'universo: è un solo e stesso tessuto non lacerabile.

Di conseguenza, incarnandosi, « inoculandosi » in una porzione di materia, Dio divinizza innanzitutto questo pezzo dell'universo, ma anche, in ragione della solidarietà che esiste tra tutte le componenti del mondo, Cristo si aggrega poco a poco tutto l'universo e tutta l'umanità.

Cosi l'unificazione di tutto e di tutti si realizza progressivamente intorno a un asse, a un centro, che è Cristo.

In definitiva, il processo dell'evoluzione è una Cristogenesi.

Molteplici sono le espressioni impiegate da Teilhard per indicare la realtà che anima e dirige questo processo.

Il Cristo universale è il Cristo totale e totalizzante,155 il « Centro organico dell'Universo intero … quello che ci presentano i Vangeli e specialmente S. Paolo e S. Giovanni ».156

Con l'incarnazione Dio si « cristifica » e, tramite lo stesso movimento, « cristifica » l'universo e l'umanità.

« L'universo cristificato » o il « Cristo universale »: sono tutt'uno.157

Il Cristo universale è « colui che mediante la sua nascita e il suo sangue, riconduce ogni creatura al Padre suo », « Il Cristo dell'Eucaristia e della Parusia, il Cristo perfezionatore e cosmico di S. Paolo … Polo fisico e sintesi universale ».158

Questa visione di Cristo, nella sua azione dinamica di riunire in lui il cosmo e l'umanità, è una intuizione già presente nei primissimi scritti di Teilhard.

Nel 1916, ne La Vita cosmica, scrive: « L'Incarnazione è una rinnovazione e una restaurazione di tutte le forze e di tutte le potenze dell'Universo; Cristo è lo strumento, il Centro, il Termine di tutta la creazione animata e materiale; per mezzo di lui tutto è creato, santificato, vivificato.

Ecco l'insegnamento costante e corrente di San Giovanni e di San Paolo ( il più cosmico degli scrittori sacri ), insegnamento passato nelle frasi più solenni della Liturgia …, ma che noi ripetiamo e che le generazioni ripeteranno fino alla fine, senza poterne padroneggiare, ne misurare il significato misterioso e profondo, legato come è alla comprensione dell'Universo.

Dall'Origine delle cose, un Avvento di raccoglimento e di lavoro ha avuto inizio, nel corso del quale, docilmente e amorosamente, i determinismi si piegavano e si orientavano nella preparazione di un Frutto insperato eppure atteso.

Così armoniosamente adattate e maneggiate che il supremo Trascendente sembrerà germinare interamente dalla loro immanenza, le Energie e le Sostanze del mondo si concentravano e si purificavano nel ramo di Jesse; esse componevano coi loro tesori distillati e accumulati, il gioiello scintillante della materia, la Perla del cosmo e il suo punto di congiunzione con l'Assoluto personale incarnato, la beata Vergine Maria, Regina e Madre di tutte le cose, la vera Demetra … e quando venne il giorno della Vergine, la finalità profonda e gratuita dell'Universo si rivelò improvvisamente: dal tempo in cui. il primo soffio dell'individualizzazione … faceva sorridere in lui le monadi originali, tutto era in movimento verso il Bambino, nato dalla donna …

E dopo che Gesù è nato, è cresciuto, è morto, tutto ha continuato a muoversi, perché il Cristo non è totalmente compiuto.

Non ha ricondotto a sé le ultime pieghe della veste di carne e d'amore formata ai suoi fedeli …

Il Cristo mistico non ha raggiunto la sua completa crescita, e quindi neppure il Cristo cosmico.

L'uno e l'altro insieme esistono e diventano e nel prolungamento di questa nascita è situata la molla suprema di ogni attività creata.

Mediante l'Incarnazione che ha salvato gli uomini, il Divenire stesso dell'Universo è stato trasformato; Cristo è il termine dell'Evoluzione anche naturale degli esseri; l'Evoluzione è santa.

Ecco la verità liberatrice, il rimedio divinamente preparato per le intelligenze fedeli, ma appassionate, che soffrono di non saper conciliare in esse due slanci quasi ugualmente imperativi e vitali: la fedeltà al mondo, la fede in Dio ».159

L'opera di Teilhard rappresenta certamente uno dei più grandi sforzi contemporanei per allargare e rinnovare la cristologia.

Secondo lui, il cristianesimo deve ringiovanirsi e dilatarsi per far fronte alle richieste di un mondo che si scopre sempre più vasto.

Teilhard infatti intuisce una differenza di livello, per lo meno al suo tempo, tra l'immensità sorprendente dell'universo ( spazio, durata, complessità ) rivelata dalla scienza, e la presentazione troppo spesso ristretta, meschina, statica, giuridica del mistero di Cristo.

I non credenti si allontanano da un Cristo che è loro presentato come più piccolo del mondo; i credenti sono lacerati nel più profondo di se stessi.

Come ridare al Cristo Signore tutta la sua « realtà » in un universo in espansione?

Teilhard non aveva forse gli strumenti filosofici e teologici adatti per fondare e formulare le sue intuizioni, ma ha giustamente presentito la necessità di un aggiornamento della teologia tradizionale.

Una cosa è certa, la cristologia è nel cuore del pensiero religioso di Teilhard.

La questione, per lui, si pone così: che ne è di Cristo in un mondo in cui la complessità e l'immensità dell'universo scoppiano da ogni parte?

Occorre esplicitare, dispiegare una cristologia che sia proporzionata alle dimensioni dell'universo, cioè riconoscere che Cristo possiede, in virtù dell'incarnazione e della redenzione, attributi universali e cosmici che fanno di lui il centro personale dell'evoluzione.

« Universalizzare Cristo è il solo modo di conservargli i suoi attributi essenziali in una creazione prodigiosamente ingrandita »:160 è anche il solo modo di captare, ma correggendoli, tutti i tentativi dei panteismi moderni.161

Mentre la nozione di Cristo-Re evoca un potere che rischia di essere concepito come puramente giuridico, quella di Cristo universale propone il Cristo come centro organico dell'universo intero ( compresi gli angeli e gli uomini ).162

Fino a oggi, nota Teilhard, si sono messi in luce soltanto due aspetti di Cristo: l'uomo Gesù e il Verbo di Dio.

Un terzo aspetto è rimasto nell'ombra, cioè il Cristo universale affermato da san Paolo.

Ritorniamo a san Paolo, scrive Teilhard nel 1927, ricordiamoci che il soprannaturale si nutre di tutto e accettiamo fino in fondo queste magnifiche prospettive, secondo le quali il Cristo di san Paolo ci appare come Colui in cui tutto è creato e Colui in cui il mondo intero, con tutta la sua profondità, la sua larghezza, la sua grandezza, il suo fisico, il suo spirituale, raggiunge e prende consistenza.163

È infatti su san Giovanni e san Paolo che Teilhard si basa per proporre la sua visione del Cristo universale.

Il Prologo di san Giovanni ci insegna che il Cristo dei Vangeli è la Parola di Dio che ha preso carne tra gli uomini, che si è immerso nella materia.

San Paolo da parte sua afferma che « tutto è stato creato per mezzo di lui » e « che tutto sussiste in lui » ( Col 1,15-19 ).

Teiihard, che vede in tutta l'evoluzione una ricerca di unità cosmica, poiché il mondo materiale si sintetizza nell'uomo, e l'umanità a sua volta è collegata, tenuta insieme da un'energia unificante e amorizzante, si basa su questi messaggi della Scrittura per affermare l'indentila del punto Omega con Cristo Signore e col suo Corpo mistico.

San Bruno è stato sedotto dal Cristo solitario; san Francesco dal Cristo povero; san Domenico dal Cristo verità; sant'Ignazio dal Cristo capo e re.

Teilhard è stato affascinato dal Cristo universale di san Paolo, centro e capo dell'universo, presente a ogni momento dell'avventura cosmica e umana che regge dall'alto.

Per Teiihard, il Cristo universale, è il suo modo di capire l'incarnazione in tutta la sua pienezza, e con tutte le sue implicazioni concrete; è il Verbo incarnato, col suo prolungamento e il suo compimento nel Cristo risuscitato e nel Cristo eucaristico.

Cerchiamo di cogliere il significato dell'espressione nella prospettiva di Teilhard con le sue componenti e il peso di ciascuna.

1. In un primo significato il Cristo universale non è altra cosa che Gesù di Nazareth, il Cristo storico dei Vangeli.

Nel 1944 Teilhard scrive a questo proposito: « Concretamente e storicamente, è incontestabile che la nozione viva e conquistatrice di Cristo universale è apparsa ed è cresciuta nella coscienza cristiana a partire dall'Uomo-Gesù riconosciuto e adorato come Dio.

Ancora oggi, sopprimere la storicità di Cristo … sarebbe far sfumare immediatamente nell'irreale tutta l'energia mistica accumulata da duemila anni nel phylum cristiano.

Cristo nato dalla Vergine e Cristo risorto formano un blocco inscindibile ».164

« Più si riflette sulle leggi profonde dell'Evoluzione, dice ancora Teilhard, più ci si convince che il Cristo universale appare alla fine dei tempi al vertice del mondo perché si era prima di tutto introdotto strada facendo, attraverso la nascita, sotto forma di un elemento.

Se veramente è per mezzo del Cristo-Omega che il mondo si tiene in movimento, è in compenso dal suo germe concreto, l'uomo di Nazaret, che il Cristo-Omega trae … per la nostra esperienza, tutta la sua consistenza ».165

2. È quindi Gesù di Nazareth che Teilhard ha in vista quando identifica il Cristo della rivelazione all'Omega dell'evoluzione.

Questa identificazione lo conduce a una seconda affermazione, cioè che Cristo forma un centro personale per tutta l'umanità e per tutto l'universo materiale.

Nell'ordine concreto attuale Cristo ha ormai la funzione del Dio-Omega, centro personale, che esercita la sua influenza unificante e amorizzante su tutto il processo dell'evoluzione.

Questa destinazione del Cristo è un favore inatteso e gratuito che il mondo non poteva naturalmente aspirare a ricevere, ma resta vero che l'incarnazione ha così bene rifuso l'universo nel soprannaturale, che parlando concretamente, non vi è più nell'universo che un solo centro, insieme naturale e soprannaturale, che muove tutta la creazione, cioè Cristo Gesù, centro personale e cosmico di tutto e di tutti.

Ormai il mondo è centrato in Cristo Jesu.166

D'altra parte, Cristo non potrebbe centrare in lui l'universo, se questo non avesse offerto all'incarnazione un punto privilegiato in cui tutte le fibre cosmiche tendono a congiungersi.167

Nel 1951 Teilhard scrive: « Per incorporare ( secondo l'espressione di san Paolo ) tutte le cose in sé e poi rientrare nel seno del Padre col mondo in lui, non basta a Cristo … santificare soprannaturalmente una messe di anime, ma gli occorre anche, con lo stesso movimento, portare creativamente la Noogenesi cosmica al termine naturale della sua maturità ».168

Il Cristo universale è il Super-Cristo, cioè « il Cristo di sempre, che si rivela a noi sotto una figura e delle dimensioni, con una urgenza e una superficie di contatto, allargate e rinnovate ».169

A questo punto possiamo inserire un testo già citato: « Si voltino e rivoltino le cose come si vorrà, l'Universo non può avere due teste, non può essere bicefalo … Centro universale eristica, fissato dalla teologia, e Centro universale cosmico, postulato dall'antropogenesi: i due focolai, in fin dei conti, coincidono ( o per lo meno si sovrappongono ) necessariamente nell'ambiente storico in cui ci troviamo posti.

Cristo non sarebbe il solo Motore, il solo sbocco dell'Universo, se l'Universo potesse, in un modo qualsiasi unificarsi, anche a un grado inferiore, al di fuori di lui » ( Super-Humanité, Super-Christ, Super-Charifé, 1943, Oeuvres 9, pp. 209-210 ).

La funzione del Cristo universale si basa in primo luogo sull'incarnazione.

Per Teilhard l'incarnazione è il mistero centrale del cristianesimo.

Dio ha creato per incarnarsi e per divinizzare gli uomini: incarnazione e divinizzazione dell'uomo sono tutt'uno.

Sotto questo aspetto, la Natività o l'Epifania di Dio nella carne, hanno maggior peso nella cristologia di Teilhard che la risurrezione.

Teilhard sottolinea molte volte, e con forza, tutta la « serietà » dell'incarnazione: Dio si è veramente « immerso » nella, materia e nel mondo: « Il Redentore non ha potuto penetrare la Stoffa del Cosmo, infondersi nel sangue dell'Universo che fondendosi prima nella materia per poi rinascere …

La piccolezza del Cristo nella sua culla e le piccolezze ben più grandi che hanno preceduto la sua apparizione tra gli uomini, non sono soltanto una lezione morale di umiltà.

Esse sono innanzitutto l'applicazione di una legge di nascita e, consecutivamente, il segno di una influenza definitiva di Gesù sul mondo.

È perché Cristo si è inoculato nella materia che non è più separabile dalla crescita dello, Spirito, talmente incrostato nel mondo visibile che non si potrebbe più strapparvelo ormai se non facendo crollare le fondamenta dell'Universo.

Di ogni elemento del mondo ci si può chiedere, da buon filosofo, se non estenda le sue radici fino agli estremi limiti del Passato.

A maggior ragione conviene riconoscere a Cristo questa misteriosa preesistenza!

Non soltanto in ordine intentionis, ma in ordine naturae, omnia in eo condita sunt.

Le prodigiose epoche che precedono il primo Natale non sono vuote di lui, ma permeate dal suo influsso potente.

È l'agitazione della sua concezione che mette in movimento le masse cosmiche e dirige le prime correnti della Biosfera.

È la preparazione della sua nascita che accelera il progresso dell'istinto e la fioritura del Pensiero sulla Terra.

Non scandalizziamoci più stupidamente delle attese interminabili che ci ha imposto il Messia.

Non ci voleva niente di meno delle fatiche estenuanti e anonime dell'Uomo primitivo, e l'antica bellezza egiziana, e l'attesa inquieta d'Israele, e il profumo lentamente distillato dei mistici orientali, e la saggezza cento volte raffinata dei Greci, perché sullo stelo di Jesse e dell'Umanità potesse sbocciare il Fiore.

Tutte queste preparazioni erano cosmicamente, biologicamente necessarie perché Cristo mettesse piede sulla scena umana …

Quando Cristo apparve nelle braccia di Maria, aveva sollevato il mondo ».170

Così, mediante l'incarnazione, Cristo « è interiore al mondo, radicato nel mondo fino al cuore del più piccolo atomo ».171

L'evoluzione non potrebbe essere pienamente evoluzione, se una « involuzione », cioè l'incarnazione, non le garantisse un significato che la trascende.

Vi è evoluzione dell'immanente, perché nel Verbo incarnato, vi è involuzione trascendente.

Mediante l'incarnazione. Cristo incorpora quindi non soltanto tutta l'umanità, ma anche tutto il mondo materiale assunto da questa umanità.

« Supposto stabilito, attraverso la sua incarnazione, in questo punto cosmico di ogni convergenza, Cristo diventa immediatamente coestensivo all'enormità spaziale …

Così posto, Cristo si trova anche, con la stessa agiatezza, in equilibrio con l'abisso temporale in cui si immergono le radici dello spazio …

Che Cristo sia emerso nel campo delle esperienze umane un istante soltanto, due mila anni fa, questo non potrebbe impedirgli di essere l'asse e il vertice di una maturazione universale ».172

La funzione del Cristo universale si basa in secondo luogo sulla risurrezione che è la manifestazione sensibile della padronanza del Cristo sull'universo.

La risurrezione « segna la presa di possesso effettiva da parte di Cristo delle sue funzioni di Centro universale.

Fino a quel momento era dovunque come un'anima che faticosamente riunisce i suoi elementi embrionali.

Ora irraggia su tutto l'universo come una coscienza e un'attività padrone di sé.

È emerso dal mondo dopo esservi stato battezzato.

Si è esteso fino ai cieli dopo aver toccato le profondità della Terra: descendit et ascendi! ut impleret omnia ( Ef 4,10 ).

Quando, di fronte a un Universo la cui immensità fisica e spirituale si rivela a noi sempre più vertiginosa, siamo spaventati dal peso sempre crescente di energia e di gloria che si deve depositare sul figlio di Maria per avere il diritto di continuare ad adorarlo, pensiamo alla risurrezione ».173

È questo il momento di sottolineare che, per Teilhard, creazione, incarnazione e redenzione sono tre misteri intimamente legati.

Già nel 1918, scrive: « Creazione, Incarnazione, Redenzione pur segnando ciascuna un grado in più nella bellezza dell'operazione divina, non sono esse tre atti indissolubilmente legati nell'apparizione dell'essere partecipato? ».174

Nel 1945, in Cristianesimo e evoluzione, propone i tre misteri come collegati tra loro e collegati all'idea del Cristo universale.175

Infine, in questa impresa di aggregazione universale dell'universo, Teilhard attribuisce una funzione importante all'eucaristia.

Attraverso l'eucaristia, infatti. Cristo si rende capace di unirsi, « corpo in quanto persona », a tutti i fedeli, in ogni momento e in ogni luogo.

Cristo diventa così, fìsicamente, un ambiente di vita e un centro che controlla il movimento totale dell'universo.

Mediante questa presenza e questa azione, Cristo santifica l'umanità e in qualche modo la materia apportandole una promessa di trasfigurazione.

Attraverso l'eucaristia, che prolunga l'incarnazione, l'onnipresenza di Cristo raggiunge la totalità dell'universo e della sua durata.

Nel 1926, ne L'ambiente divino, Teilhard scrive: « Se quindi l'Eucaristia influisce sovranamente sulle nostre nature umane, la sua energia si estende necessariamente, per effetto di continuità, alle regioni meno luminose che ci sostengono …

A ogni istante il Cristo eucaristico controlla, dal punto di vista dell'organizzazione del pieremo … tutto il movimento dell'universo …

La nostra umanità assimilando il mondo materiale, e l'Ostia assimilando la nostra umanità, la trasformazione eucaristica trabocca e completa la transustanziazione del pane all'altare.

In un senso secondo e generalizzato, ma in un senso vero, le specie sacramentali sono formate dalla totalità del mondo e la durata della creazione è il tempo richiesto per la sua consacrazione ».176

La materia del sacramento è il mondo stesso, in cui Cristo è presente per portarlo a compimento.177

Attraverso l'eucaristia, l'evento dell'incarnazione raggiunge tutti gli uomini di tutti i tempi.178

In realtà, dalla creazione del mondo, un solo avvenimento decisivo si sviluppa, cioè la divinizzazione del mondo mediante l'incarnazione e mediante il suo prolungamento, l'eucaristia.

Questa presenza eucaristica che prosegue e cresce fino alla fine dei tempi, autorizza Teilhard a parlare del « Cristo sempre più grande », cioè del Cristo il cui potere sul mondo e sugli uomini si estende sempre più.

Mediante l'eucaristia si prepara il Cristo totale, il Cristo della parusia.

« Al di là dell'Ostia transustanziata, attraverso il susseguirsi dei secoli, l'incarnazione mai terminata, trasforma.

Vi è una sola Messa al mondo, in tutti i tempi: la reale ostia, l'ostia totale, è l'Universo che, sempre un po' più intimamente, Cristo penetra e vivifica.

Dalla lontana origine delle cose fino alla loro imprevidibile consumazione, attraverso le agitazioni innumerevoli dello spazio senza limiti, la Natura intera subisce lentamente e irresistibilmente, la grande Consacrazione.

In fondo, una sola cosa si fa, da sempre e per sempre nella Creazione: il Corpo di Cristo ».179

Così l'universo si muove verso l'uomo e l'uomo si muove verso la sua consumazione finale, attirato da Cristo che, mediante la sua continua attività creatrice ( come Verbo ), mediante la sua attività santificante nelle anime ( come Cristo salvatore risorto ), mediante la sua onni-presenza eucaristica, costruisce il suo Corpo mistico e prepara il pleroma, unione in Cristo dell'umanità e dell'universo.

Il processo intero della creazione è in vista del pleroma, stato finale del mondo, consumazione di tutte le cose ( umanità e cosmo ) in Cristo.

Le espressioni di Teilhard sono a volte oscure, le sue spiegazioni insufficienti, ma esse non mirano che a esprimere, in un certo modo, a partire dall'evoluzione, la funzione cosmica attribuita al Cristo da san Paolo.

Teilhard intende sottolineare decisamente che la cosmogenesi è una cristo genesi.

Come Verbo incarnato, Cristo sostiene tutto, anima tutto, orienta tutto.

In una parola, il Cristo universale, è Dio incarnato, e dunque il Cristo storico, ma col suo prolungamento e il suo compimento nel Cristo risorto e il Cristo eucaristico che perpetua la sua presenza e la sua azione fino alla parusia.

Il Cristo universale è una sintesi del Cristo e dell'universo.

Teilhard ha scoperto nel Cristo universale, colui che sognava: il Cristo capo del mondo cosmico e umano, ricapitolatore, che deve tutto rimettere al Padre; il Cristo totale, con la realtà del suo corpo mistico; il Cristo tutto in tutti.

Questo Cristo non si capisce bene che in un mondo che ha fatto scoppiare le dimensioni di spazio-tempo.

Questo Cristo totale e totalizzante: ecco il vero punto Omega.

Creando il mondo Dio ha voluto Cristo; per avere Cristo ha dovuto creare l'uomo; per avere l'uomo ha dovuto creare l'enorme movimento della vita cosmica e organica.

Fin dalle origini tutto sale verso lo spirito nell'attrazione del Cristo universale.

Verso la fine della sua vita, Teilhard scrive da New York: « La sola cosa chiara concernente l'avvenire è che io vorrei impiegare il più intensamente possibile gli ultimi anni che mi restano, a cristificare ( come ho detto ) l'Evoluzione ( ciò che suppone insieme il lavoro scientifico per stabilire … la convergenza dell'Universo, e il lavoro religioso per far emergere la Natura universale del Cristo e della storia ).

Questo, e poi finire bene, cioè morire testimoniando questo Vangelo ».180

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154 Ibid., p. 121.
155 Ibid., pp. 146-150.
156 Notes sur le Christ universe],, 1920, Oeuvres 9, p. 39.
157 Le Christique, 1955, Oeuvres 13, p. 105.
158 Christianisme et Évolution, 1945, Oeuvres 10, p. 210.
159 La Vie cosmique, 1916, Ecrits du temps de la guerre (1916-1919), Grasset, Paris, 1965, pp. 48-49.
160 Réflexions sur la conversion du monde, 1936; Oeucres 9, p. 165.
161 Ibid, p. 163.
162 Notes sur le Christ universel, 1920, Oeuvres 9, p. 39.
163 Le Milieu divin, 1927, Oeuvres 4, pp. 41-51.
164 Introduction a la vie chrétienne, 1944, Oeuvres 10, p. 187.
165 Christianisme et Évolution, 1945, Oeuvres 10, p. 211.
166 Se si osserva in Teilhard un'attenzione sproporzionata al Cristo universale, a detrimento di Gesù di Nazaret, il fatto si spiega senza dubbio tenendo conto dell'inclinazione naturale della sua mente, che si rivolge più verso l'avvenire che verso il passato, e anche della sua preoccupazione apologetica.
167 Super-Humanité, Super-Christ, Super-Charité, 1943, Oeuvres 9, pp. 209-210.
168 Du Cosmos a la Cosmogénèse, 1951, Oeuvres 7, p. 272.
169 Super-Humanité, Super-Christ, Super-Charité, 1943, Oeuvres 9, p. 208.
170 Mon Univers, 1924, Oeuvres 9, pp. 89-90.
171 Science et Christ, 1921, Oeuvres 9, p. 2.
172 Christologie et Evoluito», 1933, Oeuvres 10, pp. 106-107.
173 Mon Univers, 1924, Oeuvres 9, p. 92.
174 L'amo du monde, 1918, Écrits dù temps de la guerre (1916-1919), p. 231.
175 Christianisme et Évolution, 1945, Oeuvres 10, pp. 212-213. Vedere anche Quelques vues générales sur le christianisme, 1939, Oeuvres 10, p. 156.
176 Le Milieu divin, 1926, Oeuvres 4, pp. 153-154.
177 Mon Univers, 1924, Oeuvres 9, p. 94.
178 Ibid., p. 92. Vedere anche: « Trois histoires comme Benson », soprattutto « La Custode », in Hymne de l'Vnivers, Seuil, Paris, 1961, pp. 86-92.
179 Panthéisme et Christianisme, 1923, Oeuvres 10, p. 90.
180 Lettera dell'8 novembre 1953, in P. TEILHARD de CHARDIN, Novelles lettres de voyage, Grasset, Paris, 1957, pp. 171-172. Vedere anche: G.-H. BAUDRY, Le Christ universel, Espoir pour le monde, Paris, 1979; G. MARTELET, « Le Christ universel », Études Teilhard wnties, 1970, pp. 51-62.