Gesù Cristo rivelazione dell'uomo

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Capitolo quarto - III

III. Genesi dell'idea di soprannaturale nelle sue tre tappe

Riconsideriamo in sintesi le tre tappe della genesi dell'idea di soprannaturale ne L'Azione, sottolineando il rapporto dell'una all'altra.13

Blondel ha innanzitutto stabilito l'insufficienza dell'attività umana.

Ha dimostrato che la condizione indispensabile al compimento dell'azione umana è inaccessibile a questa azione.

Questa dialettica dell'indispensabile-inaccessibile, o del necessario-impossibile, comanda e ritma tutto l'itinerario ulteriore.

Si tratta sempre di dimostrare che l'esigenza della volontà supera il suo potere.

È di qui che nasce l'idea di soprannaturale, in due tempi ( seconda e terza tappa ).

In un primo tempo, la necessità è assoluta, ma il soprannaturale resta indeterminato.

In un secondo tempo, la necessità è quella di un'ipotesi, ma questa ipotesi è l'ordine soprannaturale cristiano.

Ciò che appare al primo tempo, è la necessità assoluta di aprirsi all'azione di Dio, qualunque essa sia.

Ciò che appare al secondo tempo, è la necessità di accogliere la rivelazione positiva di Dio, se è dimostrato che questa rivelazione è realtà.

La tappa decisiva non è l'ultima, ma quella in cui l'idea di Dio ( nella quarta parte ), nata dal conflitto interiore alla volontà, mette la coscienza davanti a una alternativa e le impone di optare prò o contro l'apertura all'azione divina ancora indeterminata.

Questo è così vero che, nel manoscritto deposto alla Sorbona per ottenere il permesso di stampare la sua tesi, Blondel aveva scritto: « Parte quarta: parte decisiva ».

A conclusione dell'opera, Blondel scrive: « L'unico affare è tutto in questo conflitto necessario che nasce al centro della volontà umana e le impone di optare praticamente tra i termini di una inevitabile alternativa, di una alternativa tale che l'uomo, o cerca di rimanere padrone di se stesso e di mantenersi interamente, o si arrende all'ordine divino più o meno oscuramente rivelato alla sua coscienza » ( A: 487 ).

Blondel certo non limita il suo sguardo a questo soprannaturale indeterminato: mira al di là, ma sa che non può, come filosofo, approdare alla rivelazione cristiana che mediante questo approccio.

La fenomenologia de L'Azione è una logica dell'azione.

Logica rigorosa secondo la quale si concatenano necessariamente i passi successivi dell'azione alla ricerca di un termine che sia adeguato al dinamismo da cui essa procede.

Ciò che fa la forza della dialettica di Blondel, è che essa non costruisce un ideale che sarebbe il termine dell'azione umana: essa esprime semplicemente il contenuto ineluttabile dell'attività umana.

L'infinito del volere non è il punto di partenza della sua ricerca, ma il suo punto di arrivo.

Blondel non misura le diverse tappe dell'azione dall'ampiezza, supposta conosciuta, del volere; è al contrario lo sviluppo inesorabile dell'azione umana che rivela progressivamente l'ampiezza del dinamismo spirituale il cui volere è segretamente animato dalle origini.

Ogni volta, si rivela una inadeguatezza, una discordanza, tra la volontà volente e volontà voluta.

Vi è, nel movimento del pensiero che conduce l'uomo dall'analisi del dinamismo volontario fino al conflitto interiore che obbliga l'uomo alla opzione decisiva mediante la quale si chiude su se stesso o si apre a Dio e all'ordine divino oscuramente presentito, una riflessione ancora valida oggi.

Infatti, oggi come ieri, non abbiamo fatto nulla se non arriviamo a dimostrare che l'uomo deve per lo meno aprirsi a un'eventuale Parola di Dio rivolta all'uomo nella storia.

Ciò che Rahner ha tentato di fare partendo dal dinamismo della conoscenza umana, Blondel lo ha tentato a partire dall'essere dinamizzato dell'uomo alla sorgente.

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13 Attingiamo tìi elementi di questa sintesi in H. BOUILLARD, Blondel et le chrislimiìsme, Paris 1961, pp. 82-110.