Gesù Cristo rivelazione dell'uomo

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Capitolo sesto - VII

VII. Cristo e l'abisso della solitudine

Al Getsemani, Gesù ha conosciuto un abisso di solitudine che resta un mistero.

I testi evangelici, tuttavia, lasciano intravvedere qualcosa di questa solitudine lacerante.

Steso a terra, Gesù è stritolato dalla prova.

Marco parla di « spavento e angoscia » ( Mc 14,33-34 ).

Giovanni parla di « turbamento » ( Gv 12,27; Gv 13,21 ): espressione da capire senza dubbio in rapporto con « l'ora » della passione che viene, del « calice » che deve bere.

La preghiera di Gesù si svolge in tre tempi.

Si rivolge al Padre, perché « tutto gli è possibile ».

Che il Padre passi da lui questo « calice »!

Gesù esprime così il suo voto ardente, profondo, vitale, di non morire, anzitempo, di una morte crudele.

Ma il Padre tace.

In questo terribile conflitto, Gesù vuole restare fedele al Padre fino in fondo.

Questo dramma è da capire innanzitutto a livello della missione di Gesù.

Lui che è venuto a riunire, a raccogliere ciò che era diviso, si è trovato di fronte al risultato opposto: alla divisione.

Tutta la sua vita, ha tentato di riunire i Dodici, di riunire il popolo.

Ora fra i Dodici, si scopre un traditore; gli altri fuggono e lo lasciano solo.

Il « portatore di unità » è diventato causa di « dispersione ».

Egli che è venuto a predicare il Regno di Dio, fa esperienza della solitudine, del rifiuto che il popolo di Dio oppone al Regno di Dio.

È il fallimento, la solitudine della solitudine.

Il silenzio di Dio risponde pesantemente al silenzio degli uomini.

Ma Gesù non cessa di proclamare la presenza di colui che sembra assente.

Continua a dire: « Abba, Padre », fedele al mistero del suo essere.7

A livello della storia della salvezza, questo dramma si illumina ( e in parte soltanto ) all'interno della missione di Cristo come vittima volontaria del peccato e come mediatore della nostra riconciliazione col Padre.8

Che il Padre non risparmi il proprio Figlio e lo consegni a noi e per noi, è il fatto dell'amore del Padre per noi; ma è anche il fatto dell'amore del Figlio per il Padre, amore manifestato nell'essersi dato per la salvezza del mondo.

All'agonia, come al Calvario, colui che prega e che muore, è il Servo sofferente che accetta di fare tutt'uno con i peccatori: caricato dei peccati del mondo, diventato lebbroso, vive la solitudine orribile, l'assenza lacerante che il peccato crea tra l'uomo e Dio.

L'agonia, come la morte in croce, è dunque una prova messianica.

La lotta di Gesù, nella sua preghiera del Getsemani, ha per oggetto il sì alla volontà del Padre: « La tua volontà » e « non la mia ».

L'uomo Gesù, nella sua volontà d'uomo, dice sì al calice offerto dal Padre, all'ora segnata da lui: un sì liberamente proferito nell'orrore della notte e della solitudine, un'umile preferenza alla volontà del Padre amata per se stessa.

Portando il peccato del mondo, Cristo, tuttavia, resta rivolto verso il Padre, indefettibilmente unito a lui.

La solitudine di Cristo, per smisurata e atroce che sia come esperienza umana, non potrebbe « tagliarlo fuori » da Dio.

L'Ecce homo sfigurato è l'unica immagine di ciò che è il peccato allo sguardo di Dio; ma è anche l'unico Ecce Deus, nel suo amore infinito per noi.

L'abisso di solitudine di Cristo, coincide, in lui, con l'abbandono totale a Dio, con l'abbraccio d'amore della sua obbedienza.

Portando così, fino in fondo, la solitudine del peccatore, ma nell'amore, Cristo uccide l'odio e ci da la forza di uscire dalla nostra solitudine cattiva, di rivolgerci verso il Padre, ripetendo dopo di lui: « La tua volontà, o Padre ».

Cristo in agonia, Cristo in croce: e il peccato che fa di Dio la prima vittima della libertà che egli ci ha dato; è il nostro peccato assunto, la nostra cattiva solitudine « convertita » in « buona » solitudine, vale a dire in amore, mediante il costato « aperto»: apertura del cuore, che ci apre all'amore.

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7 LEON-DUFOUR, Face a la mori. Jésus et Paul, Paris, 1979, pp. 113-114.
8 A. FEUILLET, L'agonie de Gethsémani, Paris, 1977, p. 198 H. U. on BALTHASAR, « Le mystère Pascal », in Mysterium salutis 12, Paris, 1972, pp. 95-98, (trad. it. Morcelliana, Broscia); F. MARIE LETHEL, Théologie de l'agonie du Christ, Paris, 1979.