Gesù Cristo rivelazione dell'uomo

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Capitolo ottavo - IX

IX. Progresso terreno e Regno dei cieli

Se l'edificazione della Città terrena è elevata, mediante la grazia, all'edificazione del Regno, come comunità di servizio e di carità, quale rapporto esiste tra.il progresso umano e il Regno di Cristo, tra la storia dell'attività terrestre e la storia della salvezza?

Secondo la Gaudium et spes,22 non vi è tra le due ne identificazione, ne separazione, ma contributo reciproco: « Se si deve accuratamente distinguere il progresso terreno dalla crescita del Regno di Dio, questo progresso tuttavia ha molta importanza per il Regno di Dio nella misura in cui può contribuire a una migliore organizzazione della società umana ».23

Cristo stesso non è protagonista del progresso umano e del Regno di Cristo nel mondo?

E aggiunge: « La Chiesa cammina con tutta l'umanità e condivide la sorte terrena del mondo; essa è come il fermento e per così dire, l'anima della società umana, chiamata ad essere rinnovata in Cristo e trasformata in famiglia di Dio ».24

Il progresso umano, in quanto tale, non si deve confondere con la storia della salvezza.

Ma, per grazia, l'uomo tutto intero è chiamato a partecipare alla gloria del Risorto: ne deriva un orientamento comune dell'uomo e del mondo verso la vita senza declino.

A causa della sua esistenza nella grazia, l'uomo contribuisce alla trasformazione totale della collettività umana e del cosmo stesso.

Se il senso più profondo del progresso umano è la sua integrazione nella gloria escatologica di Cristo, la storia della salvezza e la storia dell'umanità non sono semplicemente sovrapposte: il progresso umano si trova di fatto incluso e integrato nella storia della salvezza.

Ma questo sforzo d'integrazione è costantemente minacciato e a volte paralizzato dall'uomo che perverte il senso del lavoro, col suo egoismo.

Ha sempre tendenza a costruirsi degli idoli fatti dalla mano dell'uomo, a fare del progresso il suo vitello d'oro, il suo assoluto.

Perciò la vittoria definitiva è riservata alla fine dei tempi.

Questo rinnovamento reale e definitivo del mondo è tuttavia già anticipato.

Già Cristo glorioso attira l'umanità e la creazione verso questa trasfigurazione definitiva.

Mediante il mistero pasquale Cristo è legato per sempre all'umanità, al cosmo, alla storia.

La venuta del Figlio nel mondo non può significare la distruzione della storia, ma la sua salvezza.

Il Vaticano II non parla mai di una distruzione del mondo e dell'opera dell'uomo, ma di una trasformazione del cosmo.

Certamente, passa la figura di questo mondo deformata dal peccato; ma, noi lo sappiamo, « Dio ci prepara una nuova dimora e una terra nuova dove regnerà la giustizia e la cui beatitudine colmerà e supererà tutti i desideri di pace che abitano il cuore dell'uomo ».25

Il legame col mondo dell'uomo in Gesù Cristo, implica che il mondo sia destinato a partecipare, anch'esso, in un certo modo, con l'uomo, alla gloria del Cristo.

Slegato dal « suo mondo », l'uomo non potrebbe raggiungere la sua pienezza d'uomo.

In breve, se Cristo glorioso è Signore e Centro unificante di tutto; se l'uomo è legato al mondo per trasformarlo; se la salvezza è quella dell'uomo tutt'intero ( compresa la sua corporeità ); se l'uomo è destinato, col suo servizio d'amore a una comunione con gli altri uomini mediante il suo lavoro e la sua ricerca; se infine, è destinato, come Cristo risorto, alla glorificazione di tutto il suo essere, si deve concludere che la pienezza escatologica non può essere distruzione del mondo, ma la sua trasformazione nel compimento trasfigurante dell'uomo e del mondo attraverso Cristo

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22 Gaudium et spes, 39, 40, 41, 45, 59.
23 Ibid., a.39, par. 2
24 Ibid., n. 40, par. 2
25 Ibid., n. 39, par. 1